1. Il figlio di Hel

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Data:  3631,2 d.s.[2]

Luogo: pianeta Raémia, sistema Mytho


Il piccolo villaggio sembrava abbandonato da tempo. Delle misere casupole di legno restavano solo i ruderi, gli interni erano stati saccheggiati e la vegetazione ne aveva ripreso possesso.

Non molto distante dal centro abitato c'era un piccolo cimitero. Anche lì le piante si erano diffuse senza timore, segno che non veniva più usato da tempo. Situato al centro del cimitero c'era un piccolo tempio, ma la statua al suo interno non era dedicata a Nergal[3], bensì a Hel[4], la precedente dea della morte, il cui culto era scomparso da più di due decenni.

Inginocchiata davanti alla piccola statua c'era una vecchia orchessa dalla carnagione marrone. I capelli grigio chiaro erano raccolti in lunghi rasta a loro volta legati insieme, e intorno agli occhi aveva della pittura nera, simile a una maschera, che faceva risaltare ancora di più le sue iridi azzurro chiaro. Indossava un lungo mantello un po' consumato in grado di avvolgerla completamente, utile anche per celare la protesi metallica che rimpiazzava la sua mano sinistra: un artefatto dalle linee rozze, ma che lei riusciva a muovere in maniera relativamente naturale, presumibilmente grazie alla magia.

D'un tratto qualcosa si risvegliò all'interno del modesto tempio. Non era strano che gli dei rispondessero ai loro fedeli più devoti, ma la dea Hel era stata uccisa, e da allora nessuno era stato più in grado di sentire la sua voce o di attingere alla sua benedizione.

La temperatura parve calare di colpo e davanti alla statua della dea si aprì un tetro portale. Una figura lo attraversò, stagliandosi retta e fiera al centro del tempio. Era anche lui un orco, ma era nettamente più giovane, aveva la carnagione molto pallida e sotto gli occhi aveva dei segni neri simili a lacrime cicatrizzate. I suoi abiti erano in condizioni migliori rispetto a quelli dell'orchessa, ma erano comunque di fattura piuttosto umile, che cozzavano con la sua aura fiera e autorevole.

La donna si alzò. Nonostante l'età – probabilmente superiore all'aspettativa di vita media – si muoveva ancora in maniera piuttosto disinvolta.

«Sei riuscito a creare il bastone. Ti soddisfa?»

L'orco pallido osservò l'artefatto magico che gli arrivava quasi alla spalla. Per crearlo aveva fuso insieme le ossa di vari animali dotati di magia, creando una sorta di grande bacchetta in grado di canalizzare e amplificare i suoi poteri.

«Sì, per ora andrà bene. Tu hai trovato quello che ti avevo chiesto?»

Lei annuì. «Un giovane drago ha fatto il suo nido non molto distante da qui. C'è anche un villaggio nascosto nella foresta.» L'orchessa si voltò in direzione dei ruderi. «Credo che gli abitanti prima vivessero qui, ma si saranno spostati per essere al sicuro dai predoni.»

«Ottimo lavoro, Nambera. Fammi strada.»

«Da questa parte.»

I due lasciarono il cimitero abbandonato e si addentrarono nella foresta circostante, muovendosi in salita. I draghi erano animali volanti, quindi era normale che prediligessero luoghi elevati per costruire il loro nido.

Dopo una ventina di minuti di marcia fra i tronchi, avvertirono dei rumori. Non era un rumore di ali: qualcosa stava correndo per la foresta. Avvistarono una specie di grosso cinghiale, poi una lancia che per poco lo mancò.

Age of Epic - 2 - La progenie infernaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora