La donna dell'Est

Por Jill_Galad

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Goneril è un Generale. Uno dei più spietati della Terra di Mezzo. A capo di una legione mercenaria di Uomin... Mais

Cap.1 - Cenere
Cap. 2 - Il Maresciallo del Mark
Cap.3 - Edoras
Cap. 4 - Malefici
Cap. 5 - La legione
Cap. 6 - Fangorn
Cap. 7 - Lo Stregone bianco
Cap. 8 - I tre viandanti
Cap. 9 - Il risveglio del Re
Cap. 10 - Oro
Cap. 11 - Tradimenti
Cap. 12 - Segreti
Cap. 13 - Idis
Cap. 14 - L'Elfo solitario
Cap. 15 - I Mannari di Gundabad
Cap. 16 - Il Fosso di Helm
Cap. 17 - Alleanze
Cap. 18 - L'assedio
Cap. 19 - Pioggia
Cap. 20 - Fuoco e piombo
Cap. 21 - L'alba
Cap. 22 - Sangue blu
Cap. 23 - Anelli
Cap. 24 - A Rohan
Cap. 25 - Notte a Palazzo
Cap. 26 - La Compagnia
Cap. 27 - Verso Esgaroth
Cap. 28 - Bosco Atro
cap. 29 - Il giovane principe
Cap. 30 - Scelte
Cap. 31 - Il Signore del Nord
Cap. 32 - L'evasione
Cap. 33 - La via nascosta
Cap. 34 - Dale
Cap. 35 - La cittá fantasma
Cap. 36 - La casa sulla collina
Cap. 37 - Ester
Cap. 38 - La Signora degli Elfi
Cap. 39 - Vendette
Cap. 40 - Re e Regine
Cap. 41 - Le maree del tempo
Cap. 42 - Passaggio a Nord
Cap. 43 - L'Ombra dell'Est
Cap. 45 - Guerra
Cap. 46 - I neri eserciti
Cap. 47 - Aria
Cap. 48 - La fine della corsa
Cap. 49 - Battaglia nella foresta
Cap. 50 - Un'altra vita
Cap. 51 - Un nuovo sole
Cap. 52 - Il Signore del Lothlórien
Cap. 53 - Addio al Generale
Cap. 54 - Ipotesi e verità
Cap. 55 - Un nuovo Re
Cap. 56 - Passioni
Cap. 57 - Luce
Cap. 58 - Un anno dopo

Cap. 44 - Promesse e onore

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Por Jill_Galad

"... se proverai a farmi del male, ti ridurrò in tanti piccoli pezzi che gli avvoltoi non potranno trovarti." ringhiò Goneril.

Il bianco Drago davanti a lei non sembrò intimorito dalle sue minacce. Stava lí, accucciato a terra, le ali ripiegate dietro la schiena, il muso puntato verso il cavallo. I suoi occhi dalle iridi rosate scrutavano la donna umana, ma nessuna emozione visibile traspariva da essi. Erano gli occhi freddi di un rettile.

Goneril smontò lentamente dall'animale, impugnando ben salda la spada nella mano destra. Doveva fare attenzione: quel mostro davanti a lei ci avrebbe messo un attimo ad allungare il collo flessuoso e strapparle via la faccia con un morso. E la sua coda era piena di spine ossee, con un colpo improvviso avrebbe potuto frantumare le costole della donna umana in un batter d'occhio.

Il Drago seguí in silenzio i movimenti di Goneril. Sembrava studiare la situazione.

Il cavallo, nonostante avesse gli occhi bendati, intuí che lí c'era qualche predatore. Forse era il respiro pesante del Drago, forse erano gli odori che la sua pelle ricoperta di scaglie emanava, o forse era semplicemente il suo istinto animalesco. Ricominciò ad agitarsi. Goneril tiró le briglie.

"Sei la seconda donna mortale che incontro." disse la Bestia. Il suono della sua voce era limpido, non era il timbro cavernoso che uno avrebbe potuto aspettarsi da un essere di quelle dimensioni. "Tutte incapaci di governare i vostri cavalli."

Al suono di quella voce, il destriero si spaventó ancora di più e s'impennó, con un alto nitrito.

"Lascia che ti aiuti, ladra." disse il Drago. Spalancó le fauci, e allo stesso tempo la base del suo collo inizió a gonfiarsi, come se una bolla d'aria si stesse formando nella gola. Goneril intuì cosa sarebbe capitato e si lanció a terra.

Dalla bocca del mostro partì un fiotto di aria ghiacciata che avvolse con una nuvola grigia il cavallo. Goneril venne sfiorata da quel getto e sentì subito metà del suo corpo irrigidirsi dal freddo. Si alzó in piedi alla svelta, prima che il ghiaccio si formasse anche su di lei.

Quando la nebbiolina gelida si dissolse, una statua di ghiaccio in forma di cavallo apparve. L'aveva letteralmente congelato.
La guerriera era ammutolita, sconvolta. Non aveva mai visto niente di simile. Si giró a guardare il Drago, che sembrava compiaciuto del suo lavoro.

"Ecco. Una vera opera d'arte." disse, digrignando i denti. Le sue zanne erano lunghe, forti, ricoperte da una patina giallognola. "Dov'é la pietra?" chiese.

Goneril non rispose subito. Era ancora agitata per quello che aveva visto. Non c'era modo di uscire vittoriosa da un eventuale scontro con quella creatura. E anche se fosse riuscita a venire fuori da quella situazione, ormai aveva perso il cavallo. Sarebbe rimasta senza mezzo di trasporto su un sentiero a Nord, lontano dai villaggi umani e dal Reame di Thranduil, del tutto sperduta. Cosa avrebbe fatto?

"Il rubino. Dov'é?" insisté il Drago.

"Oropher." rispose finalmente la donna.

Il Drago mostró di nuovo la dentatura in quello che voleva essere un sorriso. "Conosci il mio nome. Hai parlato con Roswehn, allora. Magari prima di ucciderla per rubarle quella pietra. O forse questo miserabile destino é toccato a suo figlio?"

"Non sono morti. Nessuno dei due. Ma come sai che ho io la gemma?" ribatté Goneril.

"Conosci il mio nome, ma non conosci la mia razza. Non sai che i Draghi hanno lo stesso istinto degli Elfi, la stessa capacità di leggere nella mente."
spiegò la Bestia. "E quella pietra che tieni in tasca era mia. Era nascosta fra le mie scaglie, e lí era rimasta per quattrocento anni, prima che decidessi di donarla alla donna del lago. Ho sentito il suo richiamo, mentre ero in volo. Voglio sapere adesso, perché ce l'hai tu."

"Se puoi spiare fra i miei pensieri, conosci la risposta. Me l'ha data in cambio di una promessa." rispose Goneril.

Il Drago si alzò sulle quattro zampe munite di artigli. Goneril sentí un brivido di paura correrle lungo la schiena. La Bestia era poco più grande di un bue, non era gigantesco come Smaug, tuttavia la sua stazza era massiccia. Un enorme serpente candido munito d'ali di pipistrello.

"Una promessa. Anch'io avevo fatto una promessa a quella donna, molti anni fa. Le avevo giurato che sarei stato amico di suo figlio, e che quel rubino rappresentava metà del mio cuore. Lealtà e amicizia, le avevo regalato. E qui si apre un dilemma, ora." disse il Drago. "Suo figlio é in grave pericolo."

Goneril non capí. "Perché? Il principe Haldir é protetto a Boscoverde. Non esiste al mondo creatura più sorvegliata di lui."

"Haldir...cosí lo ha chiamato." disse il Drago. "Davvero perfetto!" poi si lasciò andare a una serie di versi gutturali. Stava ridendo.

Dopo quell'attacco di ilarità, riportó l'attenzione sulla guerriera. "Ho sorvolato Boscoverde. La parte Sud sta bruciando. Orchi...orchi guidati da uno spettro nero stanno dando fuoco a tutto. Il fumo é visibile perfino dalle Montagne Nebbiose, dov'é la mia dimora. Quell'incendio non ci metterà molto ad arrivare fino al cuore di Eryn Galen. Gli Elfi non possono spegnerlo."

"Sí. Ho saputo che Sauron avrebbe tentato un attacco ai reami elfici. Era prevedibile che usasse il fuoco. Gli Elfi amano rintanarsi nei boschi, dovevano immaginare che la prima azione sarebbe stato un incendio." ribatté lei.

"Thranduil e il suo orgoglio smisurato hanno attirato la catastrofe sulla sua gente. Gli Elfi Silvani si sono isolati nei secoli, rifiutano i contatti con altri, con Elrond, e con Lord Celeborn del Lothlórien. Lui e Thranduil sono cugini, ma il risentimento del Re verso Galadriel ha portato all'isolamento del suo regno. Se fossero uniti, Caras Galadhon avrebbe mandato rinforzi." rivelò il Drago. "Ora quell'altezzoso Re é solo. Entrambi i suoi figli sono in grave pericolo."

"Beh, allora accorri in suo aiuto. Sorvola il bosco e presentati a Thranduil come alleato. Sono sicura che accoglierà a braccia aperte un Drago che porta il nome di suo padre Oropher. Voglio vedere quanto ci metterà a dare ordini ai suoi di trafiggerti con i loro dardi." gli disse Goneril. "Che vuoi da me, comunque? Io mi sto dirigendo a Rivendell, non ho niente a che vedere con questa storia."

Il Drago si mosse verso di lei. La donna indietreggiò.

"Mi sa proprio che ti sbagli." ringhió il Drago. "Non andrai da nessuna parte senza cavallo. Non c'é modo che tu ti muova da qui. Rivendell é dall'altra parte di Boscoverde e oltre le Montagne Nebbiose. A piedi ci metteresti mesi...e forse fra qualche ora tutta questa terra sará sotto il dominio dell'Oscuro."

Goneril rabbrividí. "Voglio solo che mi lasci in pace. Quello che farò non ti deve riguardare. Va' da Haldir, forza. Va' dal tuo amico." gli disse.

"Nemmeno di fronte all'evidenza dei fatti rinuci alla superbia. Anche Roswehn era diretta a Rivendell quando la incontrai. E senza il mio aiuto, non ci sarebbe mai arrivata. Ti offro la stessa possibilità. Ti porterò io nella valle di Imladris. Sul mio dorso. Cavalcherai un Drago anche tu, giovane guerriera."

Goneril non credette a quello che aveva sentito. "Cosa? E perché lo faresti?"

"Te l'ho detto: ho fatto una promessa. E l'hai fatta anche tu. A Roswehn Monrose, abbiamo entrambi giurato di vegliare su suo figlio." rispose il Drago.

"Io le ho solo promesso che non avrei svelato il segreto sulla sua esistenza! Non le ho mai detto che gli sarei stata amica!" urlò lei. "Lasciami andar via, ho detto! Io non devo niente a nessuno!"

Vide il collo del Drago gonfiarsi di nuovo. Stava preparando un nuovo getto di acqua gelida, stavolta indirizzato a lei. "Questione di punti di vista. Lei ha comprato la vita di suo figlio donandoti la mia vecchia pietra. Questo significa, che devi aiutarlo. Io la vedo cosí, e mi sa tanto che dovrai vederla cosí anche tu, se non vuoi passare l'eternità in un blocco di ghiaccio, come quel cavallo. Sai, a proposito, da queste parti non batte mai il sole. Il ghiaccio, qui, non si sciogli mai."

Goneril preferí mordersi la lingua di fronte a quella minaccia. Era furiosa per essere costretta a capitolare, ma la Bestia lí davanti a lei era un avversario oltre le sue capacità. "Ma cosa vuoi che faccia, si puó sapere?" gli chiese.

"Andremo entrambi a Boscoverde. Tu combatterai a fianco degli Elfi. Sei una combattente straordinaria, lo so. Lo vedo dentro di te. Hai combattuto centinaia di battaglie. Aiuterai gli Elfi, come hai aiutato la gente di Rohan." le disse il Drago, leggendo la sua mente. "Dopo, quando tutto sarà finito, se si arriverà alla vittoria, ti porteró dove sei diretta. E lí farai ció che ti pare." promise il Drago.

Un'altra volta. Mi sono fatta fregare un'altra volta. Dopo il Fosso di Helm...di nuovo. Goneril pensó, affranta. Ma quando finirà tutto questo, quando?!

"Voi Draghi siete stati creati da Morgoth, come i Ragni. La tua razza deve obbedienza a lui e a Sauron. Perchè ti rivolti contro i tuoi padri?" chiese allora, esasperata.

"Dici giusto. All'alba dei tempi, Morgoth diede vita ad Ancalagon il Nero, un colossale sputafuoco, che venne ucciso da Ërendil. Ma poi la nostra specie scelse l'indipendenza, scegliemmo di allontanarci dalle forze del Male. Ma non per schierarci con il Bene. Scegliemmo di allontanarci da tutto. Io sono l'ultimo della mia razza. L'ultimo dei Draghi, e me ne andrò mantenendo un giuramento." 

"Le mie congratulazioni per questa dimostrazione di onore." ribatté Goneril, ironica. "C'é comunque un incendio in corso. L'hai detto tu, gli Elfi sono spacciati. Cosa credi che possa fare io?" sbottó lei.

"Tu, niente. Ma io sì." disse il Drago. "Io posso spegnerlo."

⚜️⚜️⚜️

"Chi sei tu?"'chiese Arwen.

Hammon si girò di scatto. Era seduto su una panca in pietra, fuori dalla residenza di lord Elrond.

Era lí da due giorni, ormai. Elrond era  partito alla volta di Gondor e l'aveva lasciato nel suo regno, ad aspettare Goneril e a sorvegliare sua figlia. In realtà, non c'era molto da sorvegliare: Arwen quasi non poteva muoversi, e tutti gli avvenimenti importanti stavano capitano lontano da Rivendell. Nessuno si sarebbe addentrato nel territorio di Imladris, quello ormai era un luogo deserto e dimenticato.

Quando vide la Dama di Gran Burrone in piedi, il soldato restò basito. "Mia signora, vi sentite meglio?" chiese lui.

"Mio padre...dov'é?" sussurrò lei, appoggiata a una colonna. Faticava a stare su due gambe e la sua voce era appena percettibile.

"Vostro padre é partito." rispose lui, avvicinandosi per sorreggerla. "Vi ha lasciata con me. Non abbiate paura." le disse.

Hammon si accorse, porgendole un braccio, che l'Elfo femmina era diafana. Il suo viso era più bianco di un canovaccio e gli occhi azzurri erano diventati cosí vitrei da sembrare quasi bianchi. Sembrava un cadavere. "Non dovreste stare in piedi. Permettetemi di riaccompagnarvi alle vostre stanze."

Arwen lo guardò. "Un soldato...come Aragorn." disse.
La bellezza di quella ragazza era da mozzare il fiato, se non fosse stato per l'aura di morte che l'avvolgeva.
"Lascia che io mi sieda qui. Voglio guardare il nostro giardino..." aggiunse.

Hammon, allora, la sorresse fino alla panca, e delicatamente l'aiutò a sedersi. Arwen si appoggiò al muro dietro di lei. Le sue mani abbandonate in grembo, i meravigliosi capelli color mogano lasciati liberi sulle spalle, ammirò quella che una volta era un elegante e profumato cortile.

"Il tuo nome, non me l'hai detto..." disse.

"Benjamin Hammon. Al vostro servizio." si presentò lui, sedendosi con lei.

"Benjamin." ripeté Arwen. "Dov'é il tuo esercito, soldato?"

"Non ho più un esercito, mia signora." confessò lui.

"Un disertore..." sussurrò lei.

"No. Ho dovuto abbandonare quegli uomini. Non condividevo più i loro ideali." ripose Hammon. "Volevano che tradissi il mio onore."

"Mi dispiace. Questi tempi di pazzia e confusione. Tutto sta finendo." disse la ragazza Elfo. "Anche l'amore finisce."

Hammon la guardò. Arwen aveva chiuso gli occhi, come fosse addormentata. Ma li riaprí poco dopo . "Dov'é casa tua, soldato?"

"Casa mia...sarebbe Gondor, ma lasciai da giovane quel reame. Mi unii a un gruppo guerriero a diciotto anni, scelsi una vita nomade. La nostra idea, o meglio, l'idea del nostro comandante era ritirarci in un luogo lontano, fondare un piccolo regno umano, e lí prosperare. Ma non capiterà." raccontò lui.

"Gondor...la tua patria é lí? É minacciata..." disse Arwen.

"Lo so. E se state per dire che dovrei correre in sua difesa, e aiutare il vostro amato Aragorn, vi rispondo che no, non lo farò. Attendo il mio comandante. Lei arriverà presto, qui a Gran Burrone, dove abbiamo nascosto i nostri fondi. Le devo rimanere fedele. Ha solo me, ormai." disse Hammon.

"Lei?" chiese Arwen. "É una donna?"

"Sí." rispose il giovane capitano.

"Com'é? Descrivimela." mormorò Arwen, che aveva ancora chiuso gli occhi.

"Oh...lei é...una donna molto tenace, forte. Ha un carattere straordinario. Una vera leonessa in battaglia." rispose il soldato. "Abbiamo la stessa età."

"Com'é...il suo aspetto..." sussurrò Arwen. "Se me la descrivi, posso vederla attraverso le tue parole."

Hammon deglutí e cominciò a spiegare. "Beh...lei ha...lunghi capelli neri come la pece, tanto lunghi che le scendono sotto alla vita. Ma li tiene quasi sempre legati. I suoi occhi sono verdi, ma in certi momenti sembrano screziati d'azzurro. Hanno un colore che non ho mai potuto definire." sorrise il capitano. "E sono penetranti, enigmatici come quelli di un gatto. La sua pelle é candida come la vostra. Ha un piccolo neo sotto l'occhio sinistro, ma lo si nota solo se si é vicini a lei. Il suo corpo é snello, e tuttavia le sue forme sono morbide, da vera donna. É alta come voi." continuò il soldato. "La sua voce é calda e profonda. Le sue labbra hanno il colore della melagrana..."

Si girò verso la principessa di Rivendell, notò che sorrideva. "Quella guerriera...ha figli, una famiglia?" chiese l'Elfa.

"Oh, no davvero. Goneril sarebbe una pessima madre." rispose il soldato.

"E tu ne hai?" chiese Arwen.

"La mia vita da soldato non mi ha lasciato il tempo per costruirmi una famiglia." rispose lui. "Non ho mai avuto tempo per l'amore."

"Sí, invece." rispose Arwen in un sussurro. "Non lo hai mai riconosciuto, ma é sempre stato dentro di te. Tu sei stato innamorato...per tutti questi anni."

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