one | prince to kiss ; yoonmin

By Dakota_Summers

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โœ… ๐‚๐Ž๐Œ๐๐‹๐„๐“๐€ | New York City, 2019. Min Yoongi รจ un principe ricco e affascinante che nasconde un segre... More

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40 / Happy ending.
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By Dakota_Summers

Jimin si era scordato di aver scritto a Yoongi, ma gli tornò alla mente quando vide il suo nome comparire sul display. Per poco non cadde dal letto, tanto fu violenta la reazione: scattò su col busto, gemette a voce alta e quasi si sbilanciò. Il messaggio era breve. Poche e inaspettate parole: "Ciao a te, Jimin".

Jimin non ricordava di essersi presentato. Anzi, era sicuro al cento per cento di non averlo fatto. Eppure Yoongi sembrava esser entrato in qualche modo a conoscenza del suo nome... Ma come? Forse, rifletté in seguito, quando sei un principe di chissà dove ti basta voler qualcosa per ottenerla.

Se avesse reagito in modo esagerato, era certo che Yoongi ne avrebbe approfittato per darsi delle arie. Doveva mostrarsi... rilassato, come se fosse una cosa da niente, che il principe fosse in possesso dei suoi dati personali. "Quindi il numero sul bigliettino era vero!" scrisse, ma appena premette invio pensò fosse una frase... ridicola.

"Perché avrei dovuto stampare bigliettini con numeri falsi?" domandò infatti Yoongi nel messaggio successivo.

"Per prenderti gioco degli sconosciuti nei bagni" Jimin la buttò sulla simpatia. Non sapeva se Yoongi avesse un buon senso dell'umorismo o meno.

"Conosco metodi più divertenti per prendermi gioco negli sconosciuti in un bagno".

Jimin dovette rileggere tre volte il messaggio. Aveva come l'impressione che Yoongi stesse alludendo a qualcosa di sessuale... ma era davvero così, o si trattava solo della sua fantasia perversa? L'astinenza faceva brutti scherzi? O forse Yoongi stava davvero flirtando con lui?

"Oh, scommetto di sì" Jimin si trattenne dall'aggiungere l'emoji maliziosa al messaggio.

Per qualche minuto, più nessuna risposta. Jimin pensò che Yoongi si fosse stancato di dargli retta, ma proprio quando stava per arrendersi e crollare addormentato, il cellulare vibrò di nuovo.

"Hai da fare, adesso?"

Jimin lesse il messaggio. Un secondo era già giù dal letto a togliersi il pigiama. Con le dita scrisse, mentre scalzava i pantaloni assestando calci all'aria. "Dove ci vediamo?"

"Vedo che capisci in fretta. O forse non aspettavi altro?" la risposta (che fece arrossire Jimin in ogni dove) era seguita da un'indirizzo. Jimin lo googlò e scoprì che lì si trovava uno dei locali di cucina coreana più In della città, uno di quelli siti agli ultimi piani dei grattacieli, con vista panoramica e menù senza prezzario, da veri ricchi.

Jimin pensò "ordinerò soltanto acqua" e acciuffò un paio di banconote che fuoriuscivano dalla fessura del suo porcellino salvadanaio. Pronto per uscire, scattò fuori da casa senza nemmeno salutare i suoi (che guardavano il corrispettivo coreano di "C'è posta per te!"). Avrebbe preso la macchina, ma era senza benzina. Un taxi? Non poteva permetterselo, dal momento che non aveva idea di quanto gli sarebbe costata la serata. Fu costretto ad andare alla fermata del bus e aspettare.

"Potrà volerci un po'" scrisse a Yoongi.

Per venti minuti nessuna risposta, poi: "Male." e poi ancora. "Odio aspettare".

Bella faccia tosta... pensò Jimin, che da quando conosceva Yoongi (= un minuto) aveva scoperto come parlare con lui consistesse in qualche risposta ravvicinata intervallate da mezz'ora di attesa.

"Mi spiace, io non sono un principe e devo prendere lo spostapoveri" questa volta aggiunse l'emoji della linguaccia.

Nessuna risposta. Jimin salì sull'autobus, era quasi vuoto fatta eccezione per un vecchio ubriacone che continuava a parlare con cane sbiascicando le parole. Alla fermata successiva salì una straniera sovrappeso che parlava concitatamente al telefono. Fu circa alla terza fermata che il telefono vibrò di nuovo.

"Hai bisogno di un passaggio?"

"Se aspettavi ancora un po' a scrivermelo, mi trovavi già là... ormai sono quasi arrivato. Mancano 10 fermate."

"10 fermate è quasi arrivato?"

"Considerato che la tua prossima risposta arriverà tra altri 20 minuti..."

E così fu. Jimin scese dal bus: ora dal grattacielo che ospitava il locale mancavano solo dieci minuti di camminata a passo spedito. Jimin però notò che una Lamborghini rossa proseguiva a passo d'uomo proprio accanto a lui. Il finestrino si abbassò e Jimin si chinò per guardare chi ci fosse dentro. Era Yoongi.

"Ho cercato su google la fermata dell'autobus" disse, in risposta all'aria interrogativa di Jimin.

"Come facevi a sapere quale autobus avrei preso? Ci saranno 100 linee diverse".

"Sali a bordo o cosa?"

"Ma ormai siamo arrivati"

"Vuoi farmi aspettare lì anziché salire subito in macchina?"

Effettivamente non suonava molto sensato. Jimin aprì la portiera e si sedette al posto del passeggero. Se per messaggio era riuscito ad ignorare il mistero legato al suo nome, adesso che si aggiungeva anche il mistero di come sapesse a sapere con qualche autobus sarebbe venuto, non riusciva più a contenere la propria curiosità.

"Come hai scoperto il mio nome?"

"Me lo hai detto tu" rispose Yoongi tranquillo, senza staccare gli occhi dalla strada.

"Non è vero" insistette Jimin "Non te l'ho detto".

"Ah no?" Yoongi non sembrava molto interessato alla cosa. Mise la freccia ed entrò nel parcheggio sotterraneo del grattacielo, dove un autista si fece consegnare le chiavi: avrebbe provveduto lui a sistemare la macchina.

"Sei silenzioso" fece Yoongi.

"Scusa, è che... Non mi piace non capire le cose" borbottò Jimin. Yoongi premette il tasto argentato dell'ascensore, e siccome era già al piano, le porte in cristallo si aprirono immediatamente.

"Però sei venuto qui"

"Sì" disse Jimin senza capire.

"Se fossi un maniaco stalker, si tratterebbe di una mossa pericolosa" gli fece notare Yoongi.

"Confido nel fatto che sono troppo ordinario per attirare le attenzioni di un maniaco stalker"

Yoongi guardò Jimin negli occhi. Fu un attimo, ma così intenso che Jimin sentì i brividi scorrergli lungo la spina dorsale.

"Non direi affatto che sei ordinario" furono le sue uniche parole. Che fossero un complimento o meno, Jimin in quel momento non riuscì a capirlo. Il suo cuore aveva cominciato a battere velocemente nel momento stesso in cui gli occhi neri del principe si erano fissati nei suoi, e tutto il resto aveva perso momentaneamente senso. Chi fosse, dove fosse, cosa stesse facendo... Erano tutte cose relative, cose di poco conto. Quello che importava era che era con Yoongi, un essere così straordinario da riuscire a mandare in pappa il cervello di una persona con un. solo. sguardo.

Da non crederci.

L'ascensore si aprì. Yoongi uscì per primo, poi, siccome Jimin era rimasto imbambolato, avvolse le dita attorno al suo polso e se lo tirò dietro. Il ristorante era meraviglioso: ogni cosa era in un posto per una determinata ragione, c'era uno studio di design dietro che era impossibile non notare. Nonostante ci fossero tante persone, siccome tutti parlavano a voce bassa, l'atmosfera era pacifica e gradevole. Un cameriere si avvicino ai due.

"Principe Min Yoongi" disse, facendo un breve inchino.

"Chi è il suo accompagnatore?"

Jimin rispose velocemente, perché non voleva scoprire quanto Yoongi avesse indagato sul suo conto (se avesse detto il nome completo al suo posto, si sarebbe inquietato troppo per godersi sul serio la serata). "Park Jimin".

"Prego, seguitemi"

Li portò ad un tavolo che dava su uno dei punti migliori dell'attico. La vista era mozzafiato. Le luci della città si riflettevano sull'oceano, dando l'impressione che fosse in realtà un mare di stelle. Jimin avrebbe contemplato affascinato quello spettacolo, in un'occasione differente, ma cos'era quella meraviglia in confronto al ragazzo che gli sedeva di fronte? Si sentiva un cretino, eppure... Era una sensazione così strana, così diversa. Che fosse il famoso colpo di fulmine? Effettivamente, si sentiva folgorato.

Yoongi prese il menù. Lunghe dita bianche ed eleganti, che sfogliavano le pagine alla ricerca di qualcosa che suscitasse il suo appetito. Jimin nemmeno lo toccò, il menù. Sapeva a prescindere di non poter ordinare niente.

Yoongi chiuse il proprio, lasciando così intendere di aver scelto. Fu in quel momento che notò Jimin intento a guardarsi intorno, anziché a scegliere le pietanze.

"Hai già scelto?" domandò il principe, inarcando un sopracciglio.

"Ehm, sì" disse Jimin. Yoongi non era molto convinto, ma non fece in tempo a chiedergli "cosa?" che arrivò il cameriere a prendere le loro ordinazioni.

Yoongi ordinò tteakbokki, e quando fu il turno di Jimin, disse: "Una bottiglietta di acqua naturale"

"Acqua?"

"Eh... sai... Non ho molta fame" tentò Jimin, cercando di mostrarsi convincente. "Ho mangiato così tanto, prima di uscire" ma proprio terminato di dire quelle parole, lo stomacò di Jimin decise di tradirlo borbottando rumorosamente.

Yoongi appoggiò la fronte ad una mano e poi scosse la testa. "Ho capito. Per lui Dalkgalbi, e soju di ottima qualità per entrambi" consegnò entrambi i menù al cameriere mentre un Jimin impallidito osservava la scena.

"Yoongi..." Jimin si domandò se non fosse il caso di chiamarlo con l'onorifico PRINCIPE, ma poi pensò che sarebbe stata una cosa troppo imbarazzante da dire, e lasciò perdere. "Questo posto è meraviglioso, ma io sono venuto con un autobus e non avevo nemmeno comprato il biglietto..."

"Non fare il finto tonto" lo rimproverò immediatamente il moro. "Mi offendi se pensi davvero che ti abbia portato qui con la pretesa di farti saldare la tua parte di conto".

Jimin arrossì fino alle orecchie, questa volta dalla vergogna. "Non sono abituato ai regali senza ragione"

"Senza ragione?" Yoongi ghignò. Jimin abbassò lo sguardo sul ricamo sul tovagliolo, fingendo di trovarlo estremamente interessante.

"Dunque... Vivi in un castello o cose del genere?"

"Cose del genere" concesse Yoongi.

Jimin immaginava una cosa tipo Buckingham Palace, ma a New York non gli risultava ci fosse niente del genere. Chissà dove viveva, un principe metropolitano. Forse in un albergo a cinque stelle come in Zac e Cody al Grand Hotel?

"Tua madre è una regina?" domandò di nuovo Jimin.

"No, è una principessa..." sembrava volesse aggiungere altro, ma si fermò. "Il mio titolo nobiliare ti incuriosisce così tanto?"

"No, cioè, non ho mai conosciuto un principe e quindi-"

"Non pensare a meno come un principe. Vuoi conoscermi, conoscermi davvero? Hai tutta la sera per poterlo fare. Poni le domande giuste, però".

Niente, era innamorato. Il modo in cui gli aveva pronunciato quelle parole lo aveva fatto sciogliere come burro fuso. Come si fa ad essere COSI? Jimin appoggiò il mento contro le mani e sospirò.

"Hai sorelle o fratelli?" chiese allora, decidendo di lasciar perdere il titolo nobiliare e di conoscerlo meglio come persona.

"Una sorella e un fratello" disse Yoongi. "Tu hai una sorella, giusto? Hai fatto un gran trambusto ieri sera, non si parlava d'altro".

Ecco come aveva scoperto il suo nome. Si era quasi dimenticato di aver dato spettacolo.

"Sì, ho una sorella... L'hai mai vista? Bellissima, vestita color cipria, accompagnata da uno stronzo..."

Il cameriere portò il soju e lo versò ad entrambi. Yoongi prese il bicchierino, sembrò pensarci. "Forse? Era pieno di ragazze, ieri sera. Può essere che l'abbia vista e può essere di no. Pensi di picchiare qualcuno, con quel fisico là?" lo sfotté poi, ma Jimin non si perse d'animo.

"So farmi valere, se si tratta di difendere chi amo. Mia sorella ... si era innamorata, ci credeva davvero, penso. In ogni caso, le è stato spezzato il cuore e io volevo solo rompere il culo a quello stronzo, e invece..."

"Invece ti sei ubriacato, sei finito nei bagni e hai incontrato me".

"Non posso dire mi sia andata male" ammise Jimin, e Yoongi piegò le labbra in un sorrisetto sghembo.

"No, infatti. Direi proprio di no."





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