La donna dell'Est

By Jill_Galad

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Goneril è un Generale. Uno dei più spietati della Terra di Mezzo. A capo di una legione mercenaria di Uomin... More

Cap.1 - Cenere
Cap. 2 - Il Maresciallo del Mark
Cap.3 - Edoras
Cap. 4 - Malefici
Cap. 5 - La legione
Cap. 6 - Fangorn
Cap. 7 - Lo Stregone bianco
Cap. 8 - I tre viandanti
Cap. 9 - Il risveglio del Re
Cap. 10 - Oro
Cap. 11 - Tradimenti
Cap. 12 - Segreti
Cap. 13 - Idis
Cap. 14 - L'Elfo solitario
Cap. 15 - I Mannari di Gundabad
Cap. 16 - Il Fosso di Helm
Cap. 18 - L'assedio
Cap. 19 - Pioggia
Cap. 20 - Fuoco e piombo
Cap. 21 - L'alba
Cap. 22 - Sangue blu
Cap. 23 - Anelli
Cap. 24 - A Rohan
Cap. 25 - Notte a Palazzo
Cap. 26 - La Compagnia
Cap. 27 - Verso Esgaroth
Cap. 28 - Bosco Atro
cap. 29 - Il giovane principe
Cap. 30 - Scelte
Cap. 31 - Il Signore del Nord
Cap. 32 - L'evasione
Cap. 33 - La via nascosta
Cap. 34 - Dale
Cap. 35 - La cittá fantasma
Cap. 36 - La casa sulla collina
Cap. 37 - Ester
Cap. 38 - La Signora degli Elfi
Cap. 39 - Vendette
Cap. 40 - Re e Regine
Cap. 41 - Le maree del tempo
Cap. 42 - Passaggio a Nord
Cap. 43 - L'Ombra dell'Est
Cap. 44 - Promesse e onore
Cap. 45 - Guerra
Cap. 46 - I neri eserciti
Cap. 47 - Aria
Cap. 48 - La fine della corsa
Cap. 49 - Battaglia nella foresta
Cap. 50 - Un'altra vita
Cap. 51 - Un nuovo sole
Cap. 52 - Il Signore del Lothlórien
Cap. 53 - Addio al Generale
Cap. 54 - Ipotesi e verità
Cap. 55 - Un nuovo Re
Cap. 56 - Passioni
Cap. 57 - Luce
Cap. 58 - Un anno dopo

Cap. 17 - Alleanze

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By Jill_Galad

La notizia travolse Éowyn come una folata di gelido vento invernale. Per un attimo, fu incapace di pensare.

Il Nano aveva esitato prima di rivelarle la cruda verità, consapevole del dolore che avrebbe dato a quella giovane delicata come un giglio. Ma era successo. Aragorn se n'era andato, e stavolta non per perdersi in qualche radura desolata, ma se ne era andato proprio dalla faccia della Terra. Un Dunèdain, una razza di Uomini baciata dalla grazia della lunga vita, ucciso da un branco di squallidi orchetti.

Goneril era risalita dai sotterrannei e con fatica si era fatta largo in quella massa di gente lamentosa. Andavano condotti tutti giù, sotto le fondamenta della fortezza, che nel frattempo si erano  riscaldate.

Cercò Èowyn con lo sguardo, mentre rifletteva su come avrebbe potuto trascinare Aldair attraverso quel cunicolo. Il suo prezioso cavallo avrebbe dovuto piegare il collo per tutto il tempo verso il basso, e Goneril non era sicura che ce l'avrebbe fatta. Inoltre, le sporgenze delle pareti rocciose avrebbero potuto ferirlo.

"Ma dov'é quella ragazza, dove si caccia sempre quando c'é bisogno di lei... voi laggiù!" urlò a un gruppo di soldati. "...iniziate a scortare queste persone nei sotterranei." Con malcelato fastidio, i soldati obbedirono. Uno osò protestare: "Noi obbediamo al nostro Re."
Goneril si girò a guardarlo: le ricordava Aran, il fiero guerriero della sua legione, al quale lei un giorno aveva sfigurato il viso per punizione. Sai, quella cicatrice ti dà un'aria più mascolina...dovresti rimgraziarmi, gli aveva detto per prenderlo in giro. Aran aveva avuto abbastanza sale in zucca da non replicare, quella volta. Si trovò anche a pensare che in quella situazione i suoi uomini sarebbero stati molto utili.

"Il tuo Re non é qui adesso. La tua principessa, invece, vi ha detto qualche minuto fa che dovete ascoltarmi e fare ciò che dico... perciò... fa quello che dico." Un tempo, se qualcuno dei suoi legionari avesse mostrato un simile atteggiamento sarebbe finito ai ceppi per almeno un giorno intero. Le proteste nella sua compagine erano tollerate quanto le zanzare d'estate.

"Il Re é appena tornato. Ha varcato la porta qualche istante fa." disse seccamente un altro soldato. Goneril volse lo sguardo verso le grandi mura all'ingresso del Fosso.

Vide infatti Théoden, che stava smontando da cavallo. Si affrettò in direzione del manipolo di soldati appena rientrati. "Cosa é successo, dove sono tutti gli altri?" chiese a Legolas, che sembrava essere stato colpito da un fulmine.

"Aragorn è caduto." mormorò l'Elfo. Goneril notò in lui la tipica espressione confusa degli Elfi quando si trovavano ad elaborare il concetto di morte. Non lo comprendevano fino in fondo. Non faceva parte della loro natura. O meglio, non nel senso che intendevano gli Uomini.

Era più che certa che il principe di Boscoverde in quel momento stesse provando a convincersi che non avrebbe mai più rivisto il suo amico. Quello, era il suo modo di intendere la morte. Mai più si sarebbero parlati, nemmeno in un'altra vita, perché per i mortali, un'altra vita semplicemente non esisteva.

Quando il suo sguardo incrociò quello della principessa di Rohan, capí che invece per lei l'idea del trapasso era ben chiara. Éowyn sembrava essersi trasformata in una statua di pietra. Avrebbe dovuto essere felice che suo zio era sopravvissuto e tornato quasi incolume, invece pareva una donna appena informata di essere diventata vedova.

Goneril lo trovava ridicolo, se non patetico. Ma cosa si era messa in testa, quella ragazza, di avere un futuro come consorte di Aragorn? Insomma, aveva sentito anche lei della sua relazione con Arwen figlia di Elrond, casomai era quest'ultima a doversi disperare. E lo avrebbe fatto di sicuro, una volta che la notizia sarebbe arrivata a Rivendell. Era anzi probabile che l'Elfa si sarebbe lentamente spenta per il dolore, secondo la natura degli Eldar.

Decise di scuoterla.  "Forza, ci sono circa seicento persone da condurre nei sotterranei. Dobbiamo sbrigarci." le disse bruscamente. Éowyn si girò a osservarla. Non pareva comprendere. "Ascolta: é un fatto che devi accettare. Era un guerriero, questo é il rischio con cui si convive ogni giorno, quando si sceglie questa strada."

La giovane non rispose. Le girò le spalle e si diresse verso il suo popolo, pronta a riprendere il suo ruolo. Sembrava quasi che si fosse rinchiusa in una corazza, quella stessa nella quale aveva trovato rifugio da bambina, quando lo zio aveva informato lei e Éomer della morte dei genitori, quando ancora lo zio le aveva detto fra le lacrime che sua moglie Elfhild aveva raggiunto i suoi genitori in cielo, quando Grima aveva spedito suo fratello fuori dal reame, quando suo cugino se ne era andato per sempre. Era una ragazza ormai allenata al dolore, e a suo modo aveva imparato a gestirlo. Un po' come Goneril: la differenza era che i dispiaceri della vita avevano trasformato quest'ultima in una macchina di morte; Éowyn, invece, aveva preservato una buona dose di umanità e compassione.

La guerriera guardò il cielo grigio e sentí nell'aria odore di pioggia. Senza Aragorn sarebbe stata dura resistere anche solo un'ora.

Théoden e la sua gente erano spacciati, lo sapeva, bene...ma se l'Uomo di Gondor avesse preso in mano la situazione forse potevano rimanere vivi. Almeno per un po'.

Théoden era un buon Re, ma aveva una vaga predisposizione al pessimismo. Non aveva più il fegato e la tempra dei suoi anni d'oro, e in quella circostanza, invece, erano doti che servivano più che mai.

Legolas e Gimli erano due principi delle rispettive razze, ma nessuno dei due aveva sufficiente esperienza per guidare la resistenza a un assedio.
Gandalf era disperso chissà dove a cercare Éomer.

No, qualcun altro doveva aiutarli.

⚜️⚜️⚜️

Dopo alcune ore, l'umore generale era precipitato ancora di più verso il basso. Fra i popolani, era diffusa sensazione di dover presto dare il bacio dell'addio alla Terra. Molti pregavano.

"La situazione é molto grave." commentò Legolas, osservando la massa di gente che si dirigeva verso i sotterranei. "Come può pensare, Théoden, di..."

"Perché non chiami tuo padre con il pensiero?" propose Goneril, sorridendo, mentre con un pugnale tagliuzzava una mela. "Voi Elfi avete potere psichico, no?"

Legolas le rivolse uno sguardo infastidito. "Non tutti abbiamo questo dono. Non te l'ha detto Amon?"

"Mi ha detto che gli Elfi sono uniti da un legame indistruttibile, se c'é parentela fra loro. E quando uno é in pericolo, i suoi congiunti accorrono." spiegò lei, tenendo lo sguardo fisso sul Principe. "L'armata di Boscoverde é imponente, lo so. Arcieri, spadaccini...ci farebbero comodo."

"Mio padre non sa che sono qui." tagliò corto Legolas.

"Già. Per lui é più importante l' altro figlio, ormai. Il futuro Re di Eryn Galen." aggiunse Goneril. "Hai perso il diritto di successione al trono. Questo, mi ha detto Amon."
La donna si godette l'espressione ferita di Legolas. "Davvero un Re crudele...mettere nell'angolo il suo primogenito."

A quel punto, Legolas non riuscí a trattenersi. "Non parlare mai più della mia famiglia. La prossima volta che lo fai, sarà l'ultimo tuo giorno, puoi credermi."

"Come desideri, Altezza. Piuttosto dimmi... come si chiamava lei? L'amante di tuo padre?" Goneril insisteva. Quella storia la incuriosiva da matti. "La straordinaria umana che ha risvegliato il cuore del Re del Ghiaccio? So che veniva dal reame di Dale."

"Non ti direi il suo nome nemmeno sotto tortura. Andresti a cercarla, ricatteresti anche lei." rispose Legolas.

"Ma mi hai detto che é morta." obiettò Goneril.

"Forse. Forse no. Forse dovresti chiudere la bocca. Dico davvero." concluse Legolas.

"Sí, comunque..." continuò Goneril, ma qualcosa la interruppe. Sgranò gli occhi. Notando la sua espressione, anche Legolas si giró.

Aragorn era tornato.

⚜️⚜️⚜️

Aveva un aspetto orribile, come di un uomo travolto da una valanga di pietre e rimasto miracolosamente vivo. Le varie abrasioni sul suo corpo rivelavano che la caduta nel burrone era stata violenta, ma il fiume sottostante lo aveva salvato. Per qualche divino intervento, era riuscito a ritrovare il suo cavallo, il cui istinto animalesco aveva condotto entrambi al Fosso.

Gimli era entusiasta, e anche un po' commosso. Legolas aveva accolto il suo ritorno con l'usuale compostezza degli Elfi, ma negli occhi celesti era evidente la sua gioia. In quanto a Éowyn, pareva un fiore sbocciato sotto la neve. Aveva improvvisamente ritrovato il sorriso.

Anche Goneril, in fondo, era contenta. Non perché il ramingo era sopravvissuto, ma perché sotto la sua guida l'esercito di Rohan avrebbe resistito per un po'. E lei avrebbe, di conseguenza, guadagnato tempo. Tempo per prendere Aldair dalle stalle, tempo per scendere nei sotterranei, tempo per andarsene indisturbata.

Aragorn, comunque, non portava buone notizie. A sentir lui, un'armata impressionante di Uruk-Hai e orchi stava marciando decisa verso il Fosso.

"Quanti saranno?" chiese Théoden.

"Diecimila, a occhio e croce." rispose Aragorn, lapidario, mentre teneva una pezza premuta sul braccio. "Li ho visti mentre venivo qui." Aveva una brutta ferita, ancora sanguinante.

Erano tutti sulla sommità della fortezza, intenti a scrutare l'orizzonte. La sera stava calando, e con essa le poche speranze rimaste.

"Vuoi scherzare?" chiese Gimli, incredulo.

"Ha! Questa é bella..." commentò Goneril. "...questa é bella davvero..."

"Non avete altra scelta. Dovete chiedere aiuto a Gondor." propose Aragorn. Ma Théoden non ne voleva sentir parlare.

"Morirete qui, in questa gola rocciosa." disse la ragazza. "Almeno, morirete in gloria."

"Parli come se la cosa non ti riguardasse." rispose Théoden. Anche Aragorn si voltò a osservarla. Quella donna aveva dei piani, glielo leggeva in faccia.

"Non é nel mio destino crepare su questo sasso, dite bene. Ma...avete la mia solidarietà." sorrise.

"Io dico invece che c'é una speranza." intervenne Aragorn. "Eru non può permettere un simile abominio."

"I destini della Terra non sono solo in mano a Eru. C'é un'altra forza, a questo mondo. Morgoth, e i suoi seguaci. E non é meno potente." obiettò Goneril. "Almeno...fino a quando arriverà il gran giorno. La resa dei conti finale." disse, avvicinandosi a Legolas. "La Dagor Dagorath."

Théoden e i suoi soldati si guardarono confusi. Aragorn invece sapeva bene di cosa stava parlando. La Fine.

"Non é questo il giorno. Presto arriveranno quelle coorti di mostri e il nostro unico compito sarà evitare che entrino qui dentro. Possiamo farcela. Se resisteremo fino all'alba, la luce del Sole ci aiuterà." disse, perentorio. "É essenziale che chi può farlo combatta. Anche ragazzini, o vegliardi. Chiunque riesca a reggere in mano una qualsiasi arma."

"A questo siamo ridotti..." bofonchiò Gambling. "Gli dèi ci aiutino..."

"Sí. A questo. Ora datevi da fare." ordinò anche Théoden.

⚜️⚜️⚜️

L'oscurità arrivó presto.
Aragorn e Goneril scrutavano l'orizzonte. Presto un fiume luminoso apparve in lontananza.

"Eccoli." commentò Goneril.

"No." ribatté Aragorn. "Quelli non sono Orchi."

"E allora chi si sta avvicinando?" chiese lei. Senza risponderle, Aragorn corse giù dalla scalinata in pietra. "Aprite il cancello!" urlò ai soldati di guardia.

Anche Théoden uscí dalla stanza dei consigli per osservare.

Quando la misteriosa compagine fu più vicina, Goneril riconobbe i simboli sugli stendardi. "Non é possibile." mormorò. "Elrond."

Erano in effetti soldati elfici. Tutti perfettamente allineati in formazione, tutti disciplinati come solo gli Elfi potevano essere.

La donna non riusciva a crederci. Rivendell aveva mandato aiuto, un aiuto che definire prezioso era poco.

Legolas, Gimli e Aragorn si precipitarono con Théoden ad accogliere l'armata silenziosa.

Non era Elrond ad avere il comando, però. Alla testa della schiera di soldati, un Elfo biondo, in ricca armatura e avvolto da un mantello color cremisi. Somigliava vagamente a Legolas, ma era più robusto fisicamente.

Théoden era basito. "Com'é possibile?" gli sentí dire Goneril. L'Elfo biondo spiegò che lord Elrond aveva mandato un piccolo esercito in aiuto agli Uomini, data l'antica alleanza che univa le due razze.

Aragorn gli corse incontro, e, facendo una cosa che normalmente non si sarebbe mai dovuta fare con un Elfo, lo abbracciò di slancio. Quelle creature sopportavano con fatica il contatto fisico. Non era nella loro cultura.

Anche Legolas lo salutò, e non appena i soldati elfici videro il Principe, si misero sull'attenti, in segno di rispetto.

"Ma chi é quel tizio? Un capitano di Rivendell?" volle sapere Goneril, rivolgendosi ad Aragorn.

"No." rispose lui. "Viene dal Lórien. Si chiama Haldir. É il Guardiano delle Frontiere di quel territorio."

A quella risposta, Goneril sentí il cuore saltarle nel petto.

Haldir. Haldir di Lórien.
Lo aveva già sentito nominare, Amon gliene aveva parlato. Da lui veniva il nome del secondogenito di Thranduil. L'avevano scelto, il Re e la sua amata mortale, in onore proprio di quell'Elfo.

E c'era anche un'altra cosa che Amon le aveva rivelato: quell'Haldir, quel nobile soldato lí davanti a lei, era stato perdutamente innamorato dell'umana misteriosa. Aveva rinunciato a lei, quando la donna aveva scelto Thranduil sessant'anni prima. Ma non sapeva che avevano avuto un figlio, che portava il suo stesso nome.

Non sapeva neanche che l'umana, il suo amore perduto, forse era ancora viva. Ormai lontana da Thranduil, ormai anziana.

Ma era viva.

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