Urban Legends

By CactusdiFuoco

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[STORIA COMPLETA] Io sono Furiadoro e la mia esistenza è una sorta di... leggenda. Sono una donna lupo, una s... More

Prologo
L'inizio di un nuovo viaggio
Finto-Vampiro
Il sangue dei licantropi
Sospesa tra due mondi
Il corpo di un lupo
Il muso della ferocia
Di nuovo umana
Massacro di plenilunio
Ciò che mi ha dato la Luna
Una lupa tra gli umani
Il club degli animali
Incontro col mandante
La casa del mago
La routine della donna lupo
Everybody was Kung Fu Fighting
La ricompensa dei ratti
Cannibale
Il gabinetto pensatoio
L'omicidio di Mr.Mell
Illusioni di tempi andati
Licantropi for dummies
Una terribile bestia in abito elegante
Sebastian Barren
Cacciare cacciatori
Le risorse nascoste di un goldenwolfen
Un dottore immaginario?
Un dottore pazzo?
Un luminoso Sabato mattina
September Aster vs Franco Staretti
L'altra bestia d'oro
Tutti i mostri sono capricciosi
A caccia per vivere
Lupouomo
Violenza e mutazioni
Goldenwolfen
Il Natale anormale
Uno spettacolo di magia
Due mostri non possono scontrarsi senza conseguenze terribili per entrambi
Ritorno alla vita
Su Dio e sulla salvezza del genere umano
Lupo acromegalico
Primo intermezzo narrativo
September che parla a ruota libera
Una strana creatura trovata in un fosso
Sharazad
Un plenilunio con Cuscino
Fame di morte
Un nuovo autocontrollo
Il ritorno del cacciatore nero
E si aprirono le porte dell'inferno
Benvenuta nella tua tomba
In cui si ammazza una nosferatu
Conversazione con la Mater Inferorum
Un troll con vestiti nuovi
Santo Stefano di Camastra
Aldo, la bottega e l'uomo misterioso
Ci rivedremo in un'altra città
La Madre dell'Inferno
Solo un sogno in carne ed ossa
Lo squallore e la (gradita) separazione
Mack e Jack
L'orologiaio
Un vampiro diverso da tutti gli altri
Il portale di Miomarto
PARTE SECONDA
Un viaggio sabotato
La Città Senza Nome
Le Creature senza Nome
E il pericolo arriva anche sottoterra
Vampiri pazzi
Una foto di gruppo su una nave da crociera
Un vampiro addormentato su una nave da crociera
In comunione con il vampiro
Furio Dorati
Furio il supereroe
Un inganno riuscito
Quel che Lilith fece a Vlad
Vampiri con le mitragliatrici
Grande Crinos
Fullbeast mode
Intrappolata dalla magia
Di ritorno dall'Inferno
Mostri con le ali
Un segno di Dio?
Finale di battaglia
Epilogo
Urban Legends #1: il mago e la donna lupo. Un ebook per voi!

I poteri "aldilà"

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By CactusdiFuoco

Dracula mi guardò. I suoi occhi erano di un rosso liquido, le pupille così nere che sembravano potermi risucchiare.

«Prendila» sussurrò «Prendila, uccidila, rispediscila all'inferno».

L'impulso fu quello di obbedire. Era impossibile resistere a quegli occhi, se lo avessi fatto sarei morta arsa dall'interno. Corsi verso Lilith. Lei sfoderò qualcosa dal niente e lo roteò verso di me. La lama di energia mi trafisse la spalla, il sangue caldo sprizzò, ma non mi fermai. Continuai ad andare verso di lei, con il muscolo che si lacerava, che si apriva, e ruggendo attaccai la sua gola.

Le mia zanne, però, incontrarono le sue a fare resistenza. Il suo alito era orribile, qualcosa a metà fra il miele e la putrefazione, che mi faceva rotolare lo stomaco dentro alla pancia. Per carità, il miele da sé è veramente buono, ma non si sposa niente affatto bene con l'odore della morte.

Con i canini le tagliai le labbra in due punti, poi balzai all'indietro. La mia spalla si liberò dalla lama di energia. Vlad mi affiancò e tese una mano davanti a se.

Sembrava che non fosse accaduto niente, cioè, effettivamente non c'era stato nessuno scoppio, nessuna dimostrazione della presenza di energia, ma Lilith fu catapultata all'indietro e cadde come stecchita con le ali aperte. Mi avvicinai a lei per annusarla, stupidamente, per istinto.

Lei scattò a sedere, gli occhi che ardevano di rabbia, e mi mise le mani intorno al collo. Iniziai a uggiolare e tirare, ma la sua forza era davvero sproporzionata rispetto al corpo che la conteneva. Ricordo bene che sentii il rumore delle mie vertebre che scricchiolavano, mentre il sapore del sangue mi risaliva nella parte posteriore della bocca. Il dolore iniziò a pizzicare la gola. Assaggiai l'aria con la lingua, ma non riuscivo ad inghiottire.

Poi vidi Vlad spostarsi fulmineamente dietro Lilith e spalancare le ali. In quell'istante, un istante così fugace che non so come feci a coglierlo, vidi centinaia di vene che pulsavano sotto le membrane oscure delle ali da pipistrello di Dracula. Pulsavano. C'era del sangue che scorreva, dentro di lui, ed un cuore che batteva.

Riuscivo a sentire l'odore del suo sangue e l'odore del suo corpo che sapeva di carne, non di polvere e zucchero marcio, come quello degli altri vampiri. Pregai un dio ignoto che ciò che vedevo fosse vero, che non fosse solo un'allucinazione dovuta alla confusione, al dolore, alla luce fievole che tremava.

Eppure, quando Vlad, con altrettanta rapidità, afferrò per le spalle Lilith e le affondò le dita nella carne fino a farla sanguinare, vidi anche una delle vene sulla sua tempia destra che si gonfiava e pulsava, come per uno sforzo. Sembrava vivo, non c'era più niente in lui che suggerisse il fatto che fosse un non-morto.

Il suo cuore... Per un momento, nella zuffa che venne fra Vlad e Lilith, sfiorai il petto del primo. Avevo chiaramente sentito i suoi polmoni dilatarsi.

Vlad mi fu scagliato addosso da uno dei pugni di Lilith ed insieme rotolammo sul selciato duro. Avvolsi quel fagotto alato fra le zampe, cercando di capire se era vera la parvenza di vita che avevo scorto in lui.

Era...

Lilith staccò uno dei pali della luce come se fosse un rametto e ci colpì entrambi. Vidi il metallo che sfregiava la pelle di Vlad, mentre io rimanevo illesa. Il suo sangue mi bagnò. Lo assaggiai, leccandolo via dalla sua spalla con la punta della lingua. Era sangue caldo. Bollente.

Ruggii, mettendomi in piedi, e aprii le zampe per lasciare andare Vlad. Lui avanzò deciso. Alcune gocce del suo sangue caddero a terra, poi si riappiccicarono a lui, sotto i suoi piedi nudi.

I muscoli potenti delle sue spalle lavorarono per riaprire le ali, un brivido lo percorse dalla testa ai piedi e lo fece piegare in due. Lilith si scagliò contro di lui, proprio adesso che sembrava più vulnerabile, e gli azzannò la nuca. La allontanai con una zampata che avrebbe staccato la testa, probabilmente, ad un essere umano, ma che a lei sfregiò solamente il volto in una maniera che, se fosse stata permanente, la avrebbe resa inguardabile.

Uno degli occhi penzolò fuori dal volto, attaccato alla testa solo dal cordone dei nervi ottici, mentre i muscoli facciali vennero scoperti e colorati di un rosso intenso. Un pezzo del suo cuoio capelluto venne via, le ciocche di capelli rossicci volarono a qualche metro di distanza e caddero per terra.

Sentii chiaramente un "bleah" di orrore da parte di September e sorrisi.

Lilith barcollò all'indietro portandosi le mani al volto e trafficò rapidamente con le sue lunghe dita affusolate per rimettersi a posto l'occhio.

Proprio quando la vampira si scoprì la faccia, Vlad si risollevò. Forse mi sbagliavo, ma io lo vedevo più alto. E più peloso. Il suo dorso pallido era disseminato di una rada peluria nera come la pece che sembrava andare a infoltirsi e fondersi con i capelli a metà della schiena. Quando sollevò la testa al cielo ed ululò, sentii il cuore pompare ad una velocità inaudita, qualcosa che sarebbe stato bene ad un topolino più che ad un lupo gigantesco.

Non era paura quella che mi mandava a mille, era più l'eccitazione dello scontro finale che si faceva sempre più imminente. O forse un altro tipo di eccitazione, di quello che ancora non avevo mai provato.

Il suo volto non aveva più fattezze umane, il muso era diventato più lungo, le labbra scure, le zanne canine che sporgevano dal labbro superiore. Avrebbe potuto definirsi una creatura rozza, di certo il suo aspetto non aveva più nulla a che fare con quello del principe aristocratico che avevo conosciuto sino a quell'istante.

I suoi occhi rossi si erano allargati e distanziati un po', le pupille ristrette fino ad essere solo due minuscoli puntolini affogati nel rosso. Anzi, sembrava che le pupille non esistessero proprio. Occhi scarlatti, le fiamme dell'inferno e sangue denso.

Arruffò la pelliccia e allargò le braccia, stringendo le ali abbastanza perché potessi vedere le sue mani, due zampe prensili munite di artigli color selce, le dita lunghe e nere.

Non era un licantropo, ovviamente, anche se all'inizio lo avevo creduto. Se non altro aveva ululato...

No, con quelle orecchie glabre e ampie che gli erano cresciute poteva essere solo un pipistrello gigantesco e antropomorfo. Avrei potuto definirlo un pipistrello mannaro.

Era questo il vero aspetto che una volta mi voleva mostrare? Non era poi così spaventoso... non finché non aveva iniziato a strisciare in quella maniera ferina, quasi viscida, e la terra, all'improvviso, aveva tremato.

Le ali del mostro erano munite di una sorta di artigli nella parte in cui le listelle d'osso si univano, e Vlad aveva iniziato a trascinarsi in avanti aiutato da quella sorta di falcetti ricurvi, strisciando sul ventre.

Lilith lo guardò con una sorta di disgusto. Ah, certo, lei era schizzinosa, per lei solo uomini bellissimi...

La voce del mostro era carezzevole e roca insieme, in una combinazione difficile da definire

«Guardami, guarda cosa sono diventato».

Quella frase avrebbe potuto anche essere pronunciata nella maniera più disperata del mondo... "oddio, sono un mostro"... ma lui la aveva detta nella maniera più compiaciuta possibile. Lui amava il suo corpo, quelle ali enormi, la pelliccia, il muso, le zanne e gli artigli, il modo in cui la sua schiena muscolosa si incurvava e soprattutto amava il terrore e il disgusto che era in grado di incutere.

Lilith indietreggiò

«Sei solo una bestia» disse «Sei esattamente come loro».

Lui rispose con una breve risata ringhiosa, eco della stessa che stavo emettendo io.

«Allontanati» Continuò lei, stendendo una mano in avanti, in un gesto di potere «Non sai quello che stai facendo, adesso!».

Ma non accadde niente, o perlomeno non quello che lei aveva sperato, e la sua faccia si trasformò nella stessa maschera di granito che usava per nascondere le sue emozioni. E questa volta quello che nascondeva era terrore puro.

Proprio mentre la terra tremava, sentii lo squittio di una cosa come un miliardo di topi. No, se li ascoltavo meglio, erano voci diverse da quelle dei topi.

Non sapevo cosa ci facessero lì, in quel branco così enormemente folto, non sapevo come ce l'avessero fatta ad arrivare, ma volevano sangue. Erano pipistrelli, decine di centinaia di pipistrelli che oscurarono completamente il cielo.

L'animale di Vlad era il lupo, sicuro, ma a quanto pareva richiamava anche parecchi di quegli animali che insozzarono il castello di una pioggia non proprio composta da acqua pura.

Lilith alzò lo sguardo, proprio nel momento in cui la luce smise di arrivarle a causa del branco di pipistrelli

«Richiamali!» urlò.

Stavolta sembrava in preda al panico, per quanto possa esserlo un vampiro. Un pipistrello mi svolazzò pigramente attorno alla testa. Non avevo mai visto uno di quegli animali da così vicino.

Sentii September barcollare verso di me e aggrapparsi di nuovo al mio collo, con una stretta tremante

«Pipistrelli vampiro» spiegò, di fronte al mio sguardo perplesso che continuava a seguire la rotta di volo di uno di quei topi con le ali «In teoria vivono solo in Sudamerica e si nutrono esclusivamente di sangue».

Già, come avevano fatto a venire dal Sudamerica? Sciamarono allegramente intorno a Vlad, come una cortina di ombre che si muovevano, stridendo tutti insieme in un fracasso terribile.

Lilith continuava ad indietreggiare, l'unica mano tesa dietro di se

«Ritirali!» urlò «Adesso! Ritirali adesso».

Dracula, con le ali spalancate, aprì anche le braccia e si liberò in una risata che era l'inferno stesso. Ci si sentivano dentro le fiamme, se si aguzzava l'udito c'erano anche i gemiti dei dannati e in fondo a tutto questo, se si scavava ancora oltre gli strati di grasso e di terra dei cimiteri, si poteva ascoltare la tristezza di chi ancora vive.

Chiusi gli occhi, assaporando quella risata. Seppi che solo un demone avrebbe potuto apprezzarla, perché September, ancora abbracciato a me, rabbrividiva. Si, povero umano, per quanto possedesse in se un potere sconfinato, non aveva ancora oltrepassato la soglia che divide gli uomini da tutto ciò che c'è "aldilà".

Aldilà della ragionevolezza, aldilà della civilizzazione, aldilà c'è un'energia selvatica che impazza e crea e distrugge e non si sottomette mai, un mondo selvaggio che rimescola sé stesso all'infinito e che non segue regole conosciuto.

E in questo momento Vlad stava letteralmente aprendo il cancello dell'"aldilà" che c'è oltre il mondo che conoscete. Il guscio di illusoria sicurezza che aveva sempre circondato il mondo degli esseri umani, stava per essere definitivamente spezzato da quella creatura, né uomo, né animale, né morto, che era Vlad.

Era stata la sua risata, l'inizio. Poi, per proseguimento, c'erano state quelle ombre.

No, non i pipistrelli, quelli erano solo un gustoso condimento, neppure troppo sovrannaturale.

Intendo le ombre che si allungarono sul pavimento, all'improvviso, dal suo corpo. Mentre quella sottospecie di topi alati si scostavano per lasciare alla luce della luna la possibilità di illuminare il corpo di Dracula, furono sei le ombre che si dipartivano dal corpo del mostro nero, stagliandosi sulla terra intorno a lui in una formazione che ricordava un ventaglio.

La prima ombra, abbastanza alta e con il torso largo, con la testa ricoperta di una folta massa di capelli ricci, era il Vlad che avevo conosciuto.

La seconda ombra, lunga e più magra della prima, era quella di un uomo che non conoscevo, con arti snelli e i capelli più corti di quelli di Vlad, poco più lisci, che ondeggiavano come sospinti dal vento su un solo lato della testa.

La terza ombra era quella di un grosso cane dal pelo folto e semiriccio, con le orecchie reclinate e una testa larga e pesante.

La quarta ombra sembrava praticamente una ragazza, era più bassa di tutte quelle che ho citato fino ad ora, con i fianchi un po' più stretti di quelli di un ragazzo e i capelli lunghi e lisci che ondeggiavano.

La quinta ombra era simile a quella che era un tempo la mia concezione di demone, con la schiena leggermente curva e un paio di grosse corna ricurve che sovrastavano la sua testa, uscendo dal groviglio dei capelli folti e semiricci identici a quelli di Vlad.

L'ultima ombra, la sesta, era la più sconcertante: era quella di un bambino. Il bambino era veramente piccolo, ne avrei stimato un'età di circa sei anni, mingherlino, anche lui con i capelli lunghi e ricci.

Poi tutte le ombre si piegarono su se stesse, come se si inginocchiassero, e si alzarono dalla terra per camminare autonomamente, staccandosi dal loro padrone, che tornò a proiettare sulla terra la propria forma nera e alata.

Lilith guardò con disgusto le ombre che venivano verso di lei risolute, poi si strappò un pezzo di carne dal braccio mutilato, probabilmente per eliminare la zona che era venuta a contatto con la mia saliva, e finalmente si fece ricrescere il braccio. Poi si slanciò in avanti rapidamente. Tutte le ombre cercarono di carpirla, allungando le braccia, ma lei passò fra di loro e raggiunse Vlad.

Lui sorrise con il suo muso largo, scoprendo le zanne. Lilith gli mise le mani ai lati del volto, affondando con le dita nella pelliccia, e lo guardò negli occhi. Le ali grigie e piumate della demonessa si sollevarono come a fare da rifugio per entrambi, oppure come per proteggerlo. Non riuscivo a capire, sentivo solo una sensazione spiacevole e un pizzicore dietro la testa, gli artigli che si contraevano sulla terra.

September mi lasciò il collo e barcollò in direzione di Vlad

«Fermalo!» mi ordinò, poi si rivolse direttamente a lui «Stai attento a quel mostro!».

Vlad la fissava negli occhi, stregato, senza vedere davvero lei. Ciò che vedeva, ormai, non apparteneva più a questo mondo, e lui la bramava più di ogni altra cosa.

Tutto si fermò, insieme al Signore delle Tenebre, tutto straziato, dilaniato e innamorato di un'illusione.

Poi le loro labbra si incontrarono, il muso enorme e peloso di un mostro che aveva chiuso i suoi occhi rossi e la bocca rossa insanguinata di un essere blasfemo e bellissimo.

Si erano baciati? Ero perplessa. Perplessa e arrabbiata.

Vlad riaprì gli occhi, vuoti di tutto di fronte a una Lilith compiaciuta a disgustata al tempo stesso.

Scattai in avanti per distruggere l'illusione.

«È il demonio!» Gridò September, a squarciagola «Svegliati, Vlad, lei non è chi pensi! SVEGLIATI!».

Poi, mentre stavo per balzare sopra Lilith, Vlad si scagliò contro di me. Terribilmente potente, i suoi muscoli si flessero e mi colpirono. Gli artigli mi squarciarono i fianchi e percepii chiaramente una vampata di calore risalire da essi, dolorosa, e conficcarsi nelle mie ossa.

Urlai e mi rannicchiai di fronte a lui, tremando. Non riuscivo a capire, era tutto così confuso, e nella mia testa c'era tutta quella nebbia... nebbia, nebbia, nebbia.

Vlad mi colpì con un pugno che mi rovesciò su un lato, poi le sue sei ombre strisciarono sotto di me e mi fermarono afferrandomi le zampe. Era la stessa sensazione di prima, quando Mefisto mi aveva intrappolata con le sue spire di tenebra: c'era freddo, e cose che mi strisciavano sul corpo, e la mia mente si andava congelando gradualmente.

No, ti prego, Vlad, ti prego...

Lui mi sovrastò. La sua pelliccia era nera come il catrame, il petto muscoloso, possente, si muoveva affannosamente. Il muso si distorse in un ghigno selvaggio, le zanne scoperte e gocciolanti di bava simile a schiuma bianca. I suoi occhi rossi erano persi nel nulla, sbarrati, l'ipnosi perdurava. Brancolava come cieco in un mondo che per ora non poteva capire, Lilith si era presa la sua mente con qualche trucco demoniaco.

Mi afferrò per la gola con una mano sola e strinse abbastanza forte da soffocarmi, conficcando gli artigli ai lati del collo...

Voglio sopravvivere...

Le ombre mi salirono addosso, appiattendo il mio corpo contro il suolo. La mia visione si riempì di puntini rossi mentre annaspavo alla ricerca d'aria. Perché non reagivo? Perché? Ero forte.

Ma Vlad era la cosa più forte che avessi mai conosciuto, le sue dita erano acciaio che si tende, e il suo potere era dieci volte più forte di quello di Mefisto. September non poteva molto contro di lui, anche lanciandogli tutta la sua magia in una volta sola non avrebbe potuto fare altro che rallentare la sua avanzata inarrestabile.

«Lasciala stare!» Ringhiò Vlad, abbassando il muso e poggiando il naso contro il mio «Devi lasciare stare mia moglie!».

Sua... moglie? Lilith, da quanto ne sapevo, non era sua moglie. Lui non la sopportava, lui aveva cercato soltanto di ucciderla, fino ad ora.

Stavo soffocando, ma lentamente, soffrendo. Sentivo il sangue che mi colava ai lati della gola e Lilith che rideva, una risata demoniaca, compiaciuta. Aveva ribaltato la situazione come voleva, senza neppure sforzarsi troppo, e aveva rivoltato contro di noi la nostra arma.

Udii uno scoppio e Vlad mi lasciò per girarsi. I muscoli delle sue spalle si incresparono, mentre lui ruggiva a gola spiegata, con i peli della schiena ritti, e spiccava il volo per lanciarsi contro Lilith. Girando lo sguardo vidi September che aveva pugnalato la vampira con il suo kriss e gridava come se stesse per morire.

Vlad lo travolse e ci fu uno schizzo di sangue laddove i suoi artigli penetrarono nelle spalle di September.

September era solo un essere umano, avrebbe potuto morirne.

Ululando, balzai sopra al vampiro e lo afferrai per la gola. Rotolammo entrambi, ringhiando, mentre Lilith continuava a ridere con il sangue che le colava dal centro del petto squarciato.

Azzannai alla gola il mostro e lui rispose nella stessa maniera, contorcendosi in maniera tale che riuscì ad addentarmi alla giugulare mentre io continuavo a stringere la sua. La bocca mi si riempì di un sapore ferroso e viscido, che mi colava in gola continuamente, e ancora si riempiva fino a che non mi sentivo tendere le pareti interne delle guance e il palato e dovevo di nuovo deglutire.

Crudelmente, gli afferrai un'ala fra gli artigli e strappai la membrana. Mi inzuppai di rosso la pelliccia, mentre gli occhi mi si chiudevano, le palpebre troppo più pesanti per resistere al sonno inesorabile dell'asfissia. Fui costretta ad aprire la bocca per respirare, ma non un solo filo d'aria raggiunse i miei polmoni stanchi. Annaspai, iniziando a temere per la mia vita, e mi sentii afferrare la coda e le zampe posteriori. Sapevo che, se mi fossi girata, ciò che avrei visto non mi sarebbe piaciuto.

Eppure, era scritto, dovevo vincere. Sarebbe stato stupido, sarebbe stato inglorioso, morire uccisa proprio dall'unico non-morto che avessi mai ammirato.

Lo ammiravo ancora, pure adesso che mi stava uccidendo. Ammiravo i suoi saldi denti bianchi e ricurvi, la sua criniera folta e riccia, la barba folta che si congiungeva con le basette, con la gorgiera di pelo, ammiravo il modo aggressivo in cui le arcate sopracciliari si inarcavano e abbassavano a formare quel ponte di rabbia, i muscoli del petto e del collo possente, ma soprattutto ammiravo la sua tenacia. Non avrebbe mollato, fino a che sarebbe stato sicuro che il suo nemico era io.

Era quella cosa che ci avrebbe permesso di vincere, se fosse stata utilizzata nella maniera più adatta. Se fossi riuscita a rivolgerlo verso Lilith...

Ma stavo scivolando nel nero del nulla. Sempre più nero e profondo, mi accoglieva. Era quasi caldo. Era comodo e accogliente, anche se non lo desideravo. Il nulla era delizioso... ma volevo allontanarmi da quella droga. Lottai per tenere aperti gli occhi, ma ormai il mio corpo non si muoveva più. Sentii gli ultimi spasimi nervosi sotto la pelle delle braccia, ma la pelliccia si distendeva, la bocca si aggiustava nel contegno dignitoso, senza più ringhi, che era il contegno della morte.

Il mio campo visivo incominciò a restringersi gradualmente, mentre i polmoni bruciavano, mentre la gola bruciava, mentre le forze svanivano, scivolando via come la luce del sole al tramonto...

Strinsi i denti, ma la mascella tremò e cedette. No, non volevo morire. Sbattei le palpebre, raccolsi le mie ultime forze.

Gli artigli di Vlad si conficcarono sopra la mia clavicola sinistra, lacerando la carne e scheggiando l'osso. La sua bocca non mi lasciava, quasi non sentivo più il suo morso caldo e umido, ne stavo facendo assuefazione.

Chiusi gli occhi, ma non era arrendersi. Era l'unica cosa che potevo fare, riposare e sperare, forse attendendo la morte. Il mio corpo non rispondeva più e all'improvviso, ricordo, anche i pensieri si fecero confusi.

Vlad. Perché tu? Allora quello dell'amico posseduto che riconosce i suoi vecchi compagni è tutta una bugia... non esistono cose del genere. Di fronte al male, non c'è cosa che non si inginocchi, inzuppata di paura e tremante, come una foglia secca al giungere dell'autunno.

Requiem per me.

Una voce mi rispose, mentre cadevo nel nulla, ormai senza più respiro

Mi dispiace.

E in quell'esatto momento tornai nel mondo dei vivi. I miei polmoni si espansero al massimo, raccogliendo l'ossigeno. La vita era il miracolo più bello di tutti, lo sarebbe sempre stato. Tutto il resto non era più così importante, neppure punire Lilith sembrava più importante di respirare a pieni polmoni, qui e adesso, sentendo la brezza fredda della sera nel deserto che si insinuava nella mia pelliccia umida e sporca di sangue.

Vlad sedeva a terra, nella sua forma umana. Le sue sei ombre lo circondavano, notai che mancava, però, quella della sua forma attuale, sostituita da quella del gigantesco pipistrello mannaro.

I suoi occhi erano terribilmente tristi. Il sangue gli scorreva dalle labbra, imbrattandogli il petto nudo, e provai una fitta di odio pensando che quel rosso era stato, non molto tempo prima, nelle mie vene. L'odio mi accecò, all'improvviso, e lo attaccai. Sapevo esattamente quello che stavo facendo, ma si diventa cattivi quando si è stati traditi e incontrollati quando si è grande crinos.

Vlad protese le mani in avanti, spaventato. Era come se questo corpo fosse più fragile di quell'altro con cui avevamo combattuto, ma non ci credevo più di tanto... perlomeno non ci credetti finché, con una zampata, non gli ruppi la cassa toracica. Il rumore era orribile e meraviglioso al tempo stesso, come il gorgoglio di dolore che il vampiro emise a labbra strette mentre lo sbattevo a terra. Quel maledetto aveva appena tentato di uccidermi.

Lo avrei inghiottito, come il lupo di Cappuccetto Rosso, se non fosse stato per September.

Il mago mi afferrò per la pelliccia dietro il collo e mi trascinò indietro urlando, tutti i muscoli in tensione. Non mi avrebbe spostata di un millimetro se non lo avessi voluto... ma lo assecondai. Poi lui crollò per terra, come morto.

Lo guardai. Non si muoveva, ma respirava ancora. Flebilmente. Non ce l'avrebbe fatta...

Morire. Morire dissanguato, ucciso dagli artigli di un uomo che consideravo un amico.

Da sola, mi ersi di fronte ai miei nemici.

Lilith sghignazzò. Le cancellai quel ghigno dalla faccia, strappandogliela via con una zampata. Poi mi gettai sul suo corpo e iniziai ad azzannarla. Strappai via un pezzo bianco e rosso di carne del suo fianco, insieme a un pezzo del velo nero che usava come veste.

Sentii Vlad avvicinarsi, ma non avevo più voglia di attaccarlo. Magari dopo, quando tutto questo fosse finito.

Lui si accanì insieme a me sul corpo inerte di Lilith, sfigurandolo. La azzannò anche lui, alla gola, ed iniziò a berle il sangue, con uno sguardo così compiaciuto che mi faceva venire voglia di dargli il cinque.

Se non fosse stato...

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