La donna dell'Est

Od Jill_Galad

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Goneril è un Generale. Uno dei più spietati della Terra di Mezzo. A capo di una legione mercenaria di Uomin... Více

Cap.1 - Cenere
Cap. 2 - Il Maresciallo del Mark
Cap. 4 - Malefici
Cap. 5 - La legione
Cap. 6 - Fangorn
Cap. 7 - Lo Stregone bianco
Cap. 8 - I tre viandanti
Cap. 9 - Il risveglio del Re
Cap. 10 - Oro
Cap. 11 - Tradimenti
Cap. 12 - Segreti
Cap. 13 - Idis
Cap. 14 - L'Elfo solitario
Cap. 15 - I Mannari di Gundabad
Cap. 16 - Il Fosso di Helm
Cap. 17 - Alleanze
Cap. 18 - L'assedio
Cap. 19 - Pioggia
Cap. 20 - Fuoco e piombo
Cap. 21 - L'alba
Cap. 22 - Sangue blu
Cap. 23 - Anelli
Cap. 24 - A Rohan
Cap. 25 - Notte a Palazzo
Cap. 26 - La Compagnia
Cap. 27 - Verso Esgaroth
Cap. 28 - Bosco Atro
cap. 29 - Il giovane principe
Cap. 30 - Scelte
Cap. 31 - Il Signore del Nord
Cap. 32 - L'evasione
Cap. 33 - La via nascosta
Cap. 34 - Dale
Cap. 35 - La cittá fantasma
Cap. 36 - La casa sulla collina
Cap. 37 - Ester
Cap. 38 - La Signora degli Elfi
Cap. 39 - Vendette
Cap. 40 - Re e Regine
Cap. 41 - Le maree del tempo
Cap. 42 - Passaggio a Nord
Cap. 43 - L'Ombra dell'Est
Cap. 44 - Promesse e onore
Cap. 45 - Guerra
Cap. 46 - I neri eserciti
Cap. 47 - Aria
Cap. 48 - La fine della corsa
Cap. 49 - Battaglia nella foresta
Cap. 50 - Un'altra vita
Cap. 51 - Un nuovo sole
Cap. 52 - Il Signore del Lothlórien
Cap. 53 - Addio al Generale
Cap. 54 - Ipotesi e verità
Cap. 55 - Un nuovo Re
Cap. 56 - Passioni
Cap. 57 - Luce
Cap. 58 - Un anno dopo

Cap.3 - Edoras

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Od Jill_Galad

"Portatelo dentro...oh dèi aiutatelo...Théodred!" esclamó Éowyn, alla vista del cugino.
Éomer e due soldati trasportarono il corpo nella camera da letto del principe. Arrivó subito lo speziale di Rohan, Jeremiah, l'unico nel reame ad avere conoscenze in medicina, ma alla vista di Théodred scosse subito la testa. Non si disturbó nemmeno ad esaminare le ferite sul costato.
"La sua vita é sull'orlo del baratro." disse a Éomer. La sorella, lí vicino, scoppiò in singhiozzi.
"Ma respira!" protestò il giovane. "Respira ancora! Puoi salvarlo."

"No Éomer, mi dispiace. Il suo viso ha perso ogni scintilla di vita. È troppo tardi. Deve aver versato quasi tutto il sangue del suo corpo." spiegò Jeremiah, che non era un chirurgo e che, più di tanto, comunque non avrebbe potuto fare. "Vi consiglio di stargli vicino. Non lasciate che se ne vada da solo."

"No, non Théodred... non è giusto. É poco più che un ragazzo!" disse Éowyn, disperata. "Chi lo dirà a nostro zio?" chiese al fratello.

"Sono certo che ce la farà, é forte." continuò Éomer, che non pareva aver sentito le frasi dello speziale. "La morte non lo prenderà oggi, vedrai." Poi si girò e lasciò la stanza a passo deciso: la sola vista del cugino ridotto in quello stato era troppo per lui da sopportare.

Éowyn immaginava come si sentisse suo fratello. Un affetto profondissimo lo legava a Théodred: anni e anni trascorsi insieme, loro orfani di entrambi i genitori, e il principe privato della madre. Si era creato un legame totale fra i cugini, e Théodred aveva sempre considerato Éomer un prezioso punto di riferimento. Da lui aveva imparato a combattere, da lui aveva imparato a mostrare coraggio di fronte ad ogni avversità.

Éowyn immaginava che il fratello probabilmente si sentisse anche in colpa per aver permesso al ragazzo di uscire da solo in perlustrazione. Da parecchio giravano voci sulla presenza di Uruk-Hai nell'area del Mark. E si sapeva che erano pericolosi, si sapeva che contro quelle creature a poco valevano le armi degli Uomini.

Prese la mano gelida del cugino. "Ti prego, combatti. Come hai sempre fatto. Rimani con noi, Théodred." gli sussurrò, mentre una lacrima scendeva lenta sulla sua guancia. Sembrò bruciarle la pelle. Anche il suo viso era freddo. Faceva sempre freddo nel Palazzo, gli spifferi portati da quel gelido Febbraio entravano dalle mille fessure delle mura antiche.

"Davvero una sventura, povero giovane." disse Grima, dietro di lei. La osservava sulla soglia della porta. Éowyn detestava il modo in cui la guardava continuamente quel corvo nero. Detestava anche il fatto che stesse sempre appresso a suo zio, avvelenando la sua mente con consigli spesso nocivi e spingendolo a isolarsi da tutto e da tutti.

"Sto pregando perché sopravviva." rispose lei comunque. Sembrava che Grima fosse tutt'altro che dispiaciuto per la sorte di Théodred. Éowyn non voleva dargli la soddisfazione di mostrarsi disperata, e impaurita.

"E fai bene. Sono certo che gli dèi ti ascolteranno..." mormorò lui, avvicinandosi. La ragazza sentí un nuovo brivido. "...come potrebbero ignorare un cosí grazioso fiore." mormorò, guardandola da capo a piedi.

"Ti prego di lasciarmi sola con mio cugino." ribatté lei, facendo uno sforzo per guardarlo. Evitava sempre il contatto con i suoi occhi, temeva che Grima fraintendesse il suo sguardo. Éowyn era certa che non vedesse l'ora di fraintendere, cosí da avere una giustificazione per importunarla ancora di più.

"Ma sicuro, come desideri." ribatté l'ometto, evidentemente seccato da quell'ennesimo rifiuto. "Stagli vicino...se ne vada almeno con un conforto amorevole."

Poi si voltò, dopo aver lasciato cadere l'ultima occhiata lasciva sul corpo della giovane.

Éowyn crollò in ginocchio. Si sentiva debole, indifesa e vulnerabile. Le sensazioni peggiori per una come lei, cresciuta nella convinzione che le donne dovessero mostrarsi forti come gli uomini, anzi più degli uomini. Aveva preteso di imparare a usare la spada da bambina, e diventare un'esperta nel suo uso come tutte le donne di Rohan, reame di dimensioni ridotte e aperto ad ogni invasione. Edoras non era protetta da un lungo strapiombo come Minas Tirith, la capitale di Gondor. Non esistevano altissime mura bianche a delimitarne i confini. Tutti i cittadini del loro regno, di ogni sesso, erano tenuti a imparare l'uso delle armi, fin dai quattordici anni.

Ma, contrariamente a molte ragazze del regno, a Éowyn piaceva combattere. Era nel suo sangue, il sangue di Éomund, primo Maresciallo di Rohan. Aveva perfino pregato Théoden di lasciarla andare con i soldati a sorvegliare i confini del loro territorio qualche volta. Naturalmente suo zio si era opposto.

Éowyn aveva ventiquattro anni a quel tempo e suo cugino venticinque. Due giovani in un mondo che stava iniziando a fare paura.
Non é giusto.
Non é giusta quest'agonia, pensó.
Prese di nuovo la mano del cugino. "Se questo ha voluto Eru...addio Théodred. Non soffrire inutilmente." sussurrò in un singhiozzo strozzato. "La casata di Thengel muore con te."

⚜️⚜️⚜️

"Ah, che miseria." mormorò Hammon, mentre con Goneril e Degarre oltrepassava il portone di Edoras.

Il resto della loro gigantesca legione attendeva nella valle. Avevano già montato tende e accesò falò.

Era tempo di contrattare e i soldati sapevano che ci sarebbe voluto molto. Forse un giorno intero.

Era difficile convincere i governatori e i regnanti ad assumere un esercito mercenario: in parte, perché il prezzo da pagare era alto. In parte, per la scarsa fiducia di cui quel tipo di compagine si circondava. Mercenario era colui che vendeva se stesso e la propria arte al miglior offerente. Non esistevano contratti firmati, però, solo la parola e una stretta di mano, dietro pagamento anticipato. Chi poteva dire che lo stesso gruppo di soldati già lautamente retribuito avrebbe mantenuto la parola data, e non sarebbe invece fuggito, o peggio, rivoltato contro i suoi stessi "clienti", in presenza di un'offerta migliore?  Non c'erano mai garanzie e i potenti di tutta Arda lo sapevano. A volte, messi alle strette da incombenti invasioni di nemici, accettavano. Altre volte li cacciavano in malo modo, com'era successo a Dale. La regina Sigrid, figlia del defunto e rimpianto re Bard, non aveva nemmeno permesso a Goneril di entrare nei loro confini. Stupida donna, aveva inveito il loro Generale, offesa. Idiota come solo le regine sanno essere. Con suo padre sarebbe stato diverso.

Erano mille, vent'anni prima, sotto il Generale Mainard, un disertore dell'esercito di Gondor. Aveva rubato a Gondor una cinquantina dei suoi soldati più preparati e si era diretto verso i più remoti angoli di Arda, raccattando predoni, ex combattenti, ladri e ogni genere di gentaglia, purché di sesso maschile, razza umana, e provate abilità belliche. Li aveva educati alla disciplina, al rispetto dei compagni e non senza difficoltà era riuscito a trasformare una massa di selvaggi guerrieri in una legione ordinata e compatta.

Poi, arrivò Goneril.
L'elemento ingovernabile, la scheggia impazzita. Mainard apprezzava la sua efficienza in battaglia, ma la trattava con strano distacco. Aveva consigliato tante volte a Degarre di limitare le sue scorrerie, di controllare che non perdesse il controllo durante gli scontri, perché troppe volte l'aveva vista esagerare.
Goneril, diceva, gli ricordava una vespa assassina in uno sciame di api operaie.

"Come ha fatto Théoden a ridurre il suo territorio in questo modo...Eru mi è testimone, dieci anni fa l'atmosfera era ben diversa." commentò Degarre.

"Qualcosa di funesto è arrivato qui." rispose Hammon, osservando i visi tristi e consunti dei paesani. Molti erano vestiti di stracci. Le case sembravano ancora decorose, ma erano lasciate in stato di decadimento; non un vaso di fiori alle finestre, nessun bambino che giocava nel cortile, non si udiva il vociare tipico delle città vive. Edoras stava perdendo la sua anima, la sua vitalità.

"Dale in confronto sembra il paese dei divertimenti." osservò ancora Hammon.

"Dale è un reame ricco, un regno di mercanti. Non vedi qui... povertà ovunque. Ma che sarà capitato?" ribatté Degarre.

"Ve l'ho detto cos'è successo. Théoden è fuori di senno." rispose Goneril, scendendo dal suo cavallo nero. "Tu!" chiamò un ragazzo che li osservava imbambolato. "Conduci i nostri animali nelle vostre stalle. E tieni queste." gli allungò sei monete d'oro.

"Non abbiamo stalle a pagamento qui. Ci sono quelle dei soldati." rispose il giovanotto. Degarre temette di vederlo cadere sotto una sferzata di frusta. Goneril detestava le obiezioni agli ordini, anche se legittime.

La donna invece si mostrò inaspettatamente paziente e ripeté al ragazzo: "Allora vorrà dire che li porterai nelle stalle dei vostri cavalieri. Siete il regno dei cavalli, giusto?"
Il ragazzetto capí infine di dover tenere chiusa la bocca e fece quanto detto.

"Seguitemi. E lasciate parlare me." disse poi ai suoi due capitani.
Come sempre, pensò Degarre.

I tre si avviarono su per la scalinata in pietra che conduceva all'entrata del
Palazzo del Re. Gli stendardi con i simboli del regno si elevavano maestosi, ma Goneril notò che una delle bandiere era sporca, sgualcita. Come se il decadimento mentale e fisico di Théoden si fosse magicamente trasferito anche ai simboli della sua terra.

Arrivato all'ingresso, le porte vennero aperte da due soldati di guardia.
Ma non era un benvenuto.

"Chi siete?" chiese un soldato dalla barba e capelli rossi come il fuoco, uscendo dal portone.

"Chi sei tu." rispose Goneril. "Presentati soldato, e sappi che stai parlando a un Generale."

"Come no, una donna...capo di una marmaglia di mercenari. Non permetterti inutili esibizioni di orgoglio da noi." ribatté il soldato. "Il tuo nome."

Goneril non si scompose.
"Lo dirò al Re il mio nome."
Degarre ammirava il suo sangue freddo in quelle occasioni. La loro Generalessa ci teneva a far capire subito ai suoi interlocutori che tentare di sminuire la sua importanza era fuori discussione.

"Senti," disse il soldato. "Il nostro Re non è in condizione di ricevere nessuno...tantomeno una pazza come te."

Goneril inarcò un sopracciglio e sorrise. "Mi giudichi in questo modo? Allora...sono nel regno giusto. A quanto pare anche il tuo sovrano ha qualche rotella fuori uso. Ormai è una voce che gira per tutta Arda." si avvicinò a sua volta al soldato, inchiodando gli occhi celesti e circondati da un tratto nero in quelli dell'altro. "Sono qui per parlare di affari. O meglio, sono qui per evitare che quei disgraziati lá fuori che sarebbero i vostri sudditi, vengano fatti a pezzi e poi divorati da esseri cosí orrendi come non ne hai mai visti."

"Ma che vai cianciando, ragazza?" chiese il soldato in malo modo.

"Degarre." chiamò Goneril.

Il capitano si avvicinò reggendo un sacco. Infilò la mano ed estrasse la testa decapitata e marcia di un Uruk-Hai. Il soldato di Rohan fece una smorfia di ribrezzo.

"Sto parlando di una nuova razza di Orchi." disse Goneril. "Osserva bene le dimensioni di questa testa. Ti assicuro che appartiene a un essere gigantesco e feroce. Uno solo di questi mostri farebbe strage della tua gente, se entrasse qui. E vuoi sapere una cosa? Ce ne sono centinaia in marcia verso Rohan. Anzi, per essere più precisi, sono già all'interno dei vostri confini. Uno di questi ha ucciso il figlio di Théoden. E voi avete bisogno di un esercito che integri le vostre forze."

Il soldato distolse gli occhi dalla testa del mostro e rispose: "Théodred è vivo. Ferito, ma vivo."

Hammon e Degarre si guardarono stupiti. Goneril, invece, manteneva il suo contegno. "Sarà morto prima di sera. Conosco bene le ferite di battaglia, soldato-che-non-vuole-presentarsi. Quel giovane è spacciato."

Poi arretró di qualche passo, indicando la sacca nera e macchiata di sangue rappreso. "Questo l'abbiamo ucciso noi, nel villaggio di Bannock. E lo abbiamo fatto gratis. Lasciami parlare col tuo Re."

"Gambling." disse il soldato. "Mi chiamo Gambling."

La donna sorrise.
"Goneril, al tuo servizio."

Gambling osservó prima lei, poi i due capitani alle sue spalle. "Consegnateci le armi."

"Non abbiamo armi." rispose Goneril. "Le nostre sono là fuori, nell'accampamento. Siamo qui per dialogare, non minacciare."

"Dovremo perquisirvi." disse allora Gambling.

"Provaci." fu la risposta della donna. "Oseresti toccarmi?"

Gambling sospiró. "Allora solo tu potrai entrare. Loro staranno qui, sorvegliati dalle nostre guardie." decise infine.

"Molto bene." disse lei.
Gambling le fece strada all'interno del Palazzo. La porta massiccia si chiuse dietro di loro.

"Dovrai parlare con Grima Vermilinguo. E' lui che prende le decisioni ora." la informó Gambling, sottovoce, avviandosi con la donna verso il trono.

"Non ho intenzione di parlare con chi porti un nome simile. Siete caduti in basso, Gambling di Rohan." rispose lei con un ghigno.

Il soldato s'intristì. "Hai ragione su questo."

"Chi si presenta qui con un esercito al seguito?" urló Grima da lontano. "Chi osa?"

"Voglio parlare con il Re. Zitto, tu." intimó Goneril. Avvicinandosi, vide subito che qualcosa non andava in Théoden. Quello seduto mollemente sul trono davanti a lei non era un anziano oppresso dalla vecchiaia.

Era un uomo posseduto da qualcosa.

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