Urban Legends

By CactusdiFuoco

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[STORIA COMPLETA] Io sono Furiadoro e la mia esistenza è una sorta di... leggenda. Sono una donna lupo, una s... More

Prologo
L'inizio di un nuovo viaggio
Finto-Vampiro
Il sangue dei licantropi
Sospesa tra due mondi
Il corpo di un lupo
Il muso della ferocia
Di nuovo umana
Massacro di plenilunio
Ciò che mi ha dato la Luna
Una lupa tra gli umani
Il club degli animali
Incontro col mandante
La casa del mago
La routine della donna lupo
Everybody was Kung Fu Fighting
La ricompensa dei ratti
Cannibale
Il gabinetto pensatoio
L'omicidio di Mr.Mell
Illusioni di tempi andati
Licantropi for dummies
Una terribile bestia in abito elegante
Sebastian Barren
Cacciare cacciatori
Le risorse nascoste di un goldenwolfen
Un dottore immaginario?
Un dottore pazzo?
Un luminoso Sabato mattina
September Aster vs Franco Staretti
L'altra bestia d'oro
Tutti i mostri sono capricciosi
A caccia per vivere
Lupouomo
Violenza e mutazioni
Goldenwolfen
Il Natale anormale
Uno spettacolo di magia
Due mostri non possono scontrarsi senza conseguenze terribili per entrambi
Ritorno alla vita
Su Dio e sulla salvezza del genere umano
Lupo acromegalico
Primo intermezzo narrativo
September che parla a ruota libera
Una strana creatura trovata in un fosso
Sharazad
Un plenilunio con Cuscino
Fame di morte
Un nuovo autocontrollo
Il ritorno del cacciatore nero
E si aprirono le porte dell'inferno
Benvenuta nella tua tomba
In cui si ammazza una nosferatu
Conversazione con la Mater Inferorum
Un troll con vestiti nuovi
Santo Stefano di Camastra
Aldo, la bottega e l'uomo misterioso
Ci rivedremo in un'altra città
La Madre dell'Inferno
Lo squallore e la (gradita) separazione
Mack e Jack
L'orologiaio
Un vampiro diverso da tutti gli altri
Il portale di Miomarto
PARTE SECONDA
Un viaggio sabotato
La Città Senza Nome
Le Creature senza Nome
E il pericolo arriva anche sottoterra
Vampiri pazzi
Una foto di gruppo su una nave da crociera
Un vampiro addormentato su una nave da crociera
In comunione con il vampiro
Furio Dorati
Furio il supereroe
Un inganno riuscito
Quel che Lilith fece a Vlad
Vampiri con le mitragliatrici
Grande Crinos
Fullbeast mode
Intrappolata dalla magia
Di ritorno dall'Inferno
Mostri con le ali
I poteri "aldilà"
Un segno di Dio?
Finale di battaglia
Epilogo
Urban Legends #1: il mago e la donna lupo. Un ebook per voi!

Solo un sogno in carne ed ossa

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By CactusdiFuoco

«LILITH!».

Il nome della vampira, quella parola blasfema e antica, riecheggiò sparata nelle tenebre come una lancia di ghiaccio che distrugge un pannello di legno. La voce che la aveva pronunciata mi risultò piacevolmente conosciuta, era potente, profonda, con un graffiare roco alla fine, e nel suo fondo riverberava il rumore delle spade che strisciano l'una contro l'altra. Il rumore delle battaglie, una meravigliosa sinfonia...

I tentacoli di nebbia nera si sciolsero intorno a me, smisero di pressare contro la pelle, e gli aghi gelati si ritirarono. Caddi per terra, ma per mia fortuna madre natura aveva disposto in quella zona un morbido cuscinetto d'erba, seppure adesso fosse inaridito a causa del potere blasfemo di Lilith. Cuscino iniziò a leccarmi la parte destra della faccia con foga.

«Sto bene, sto bene!» Lo rassicurai, sentendo chiaramente la sua preoccupazione.

Poi lo spostai delicatamente da un lato, al mio fianco, e lo strinsi a me, mettendomi a sedere in una posizione più comoda e con la schiena eretta, in modo da poter osservare meglio qualunque cosa stesse succedendo.

Lilith non mi stava guardando più, i suoi occhi rossi e infernali erano puntati da qualche parte alla mia destra, o per meglio dire la sua sinistra.

Sembrava sorpresa, un sentimento che sul suo volto non ci stava proprio benissimo.

Poi udii un ululato tanto potente da sembrare in grado di squarciare la notte, un verso che somigliava ad un urlo amplificato di decine e decine di volte, con decine e decine di laceranti decibel, che si spense in un aspro singhiozzo e in un ringhio, come un pianto, ma che nelle sue note oscure esprimeva molte più cose di quante se ne potessero pensare in un colpo solo. Rabbia, ce n'era tantissima, e aveva miliardi di sfumature. Minaccia, anche quella era presente, ed era la nota prevalente.

«Ciao Lilith...» La voce profonda che sapevo di guerra parlò di nuovo.

Seguii lo sguardo di Lilith, fino ad incontrare una figura deliziosamente familiare, esattamente come lo era la sua voce. Messo lì, con le mani nelle tasche, c'era l'uomo che avevo incontrato nel cimitero di Santo Stefano, con tanto di vestito elegante, guarnito questa volta di un cilindro rosso scuro messo un po' sbilenco e dai cui sfuggivano, in prossimità della fronte, morbidi ciuffi neri come la cascata di capelli che gli ricadeva sulle spalle. Il desiderio di affondare dentro i suoi capelli scuri le mie dita per un attimo ebbe il sopravvento su qualunque mia preoccupazione, almeno finché non riuscii di nuovo a percepire chiaramente il calore di Cuscino e continuai la mia analisi visiva di quell'uomo che aveva appena osato salutare in maniera informale uno dei vampiri più potenti della terra.

Gli occhialini neri rotondi erano abbassati un po' a cavallo del naso affilato, in modo da lasciare vedere una parte degli occhi. All'inizio non ci credevo anch'io che quegli occhi fossero veramente...

«Ciao» salutò anche me, sorridendo. Si, anche le zanne erano indubbiamente disumane.

Mi si avvicinò con passo elegante, senza togliersi le mani dalle tasche.

I suoi occhi grandi e circondati da folte ciglia nere, erano veramente rossi. Rossi come il sangue.

Lilith sollevò il mento, mostrando la gola pallida

«Vlad...» disse «Che cosa diavolo ci fai qui?»

«Che lessico adeguato alla situazione, milady. Devo dire che sono appena tornato dall'inferno per fare quattro chiacchiere con Fenrir».

Mi sentii stranamente chiamata in causa non appena si fece il nome di Fenrir. Dopotutto anche lui era un gigantesco lupo, voglio dire, era come se io lo sostituissi in quel momento. In quel momento ero io il licantropo più adatto a rappresentare la nostra specie.

L'uomo dai capelli neri guardò di nuovo verso di me

«Allora, facciamo quello che dobbiamo fare?».

Mi alzai lentamente, senza riuscire mai a staccare davvero lo sguardo dal suo ghigno

«Se intendi distruggere Lilith, si, facciamolo...»

«Oh si...» la sua voce si perse per un istante in un sussurro sognante e in una lingua sconosciuta, poi si rialzò di tono «E tu che ne pensi, Sara?».

Un ruggito terrificante si levò da dietro di lui, lontano, poi dalle tenebre emerse una massa caracollante di muscoli e pelo giallo. Conoscevo anche lei, era incredibile... era la bestia che mi aveva quasi uccisa nell'ambulatorio del dottor Staretti, quella che aveva morso Cuscino e lo aveva trasformato in un licantropo.

I suoi occhi gialli, pieni di odio, gli occhi che non avrei scordato mai, erano fissi sul corpo di Lilith.

«Allora, lupi, combattiamo?» L'uomo dai capelli neri si portò una mano ad un fianco.

Non mi ero accorta che possedesse una spada, seppure fosse enorme, un vero spadone medioevale di quelli giganteschi e apparentemente impossibili da impugnare per una persona normale, con la lama spessa. Da cartone animato. Comunque, quando lo estrasse, lo maneggiò come se non pesasse più di uno spiedino, con disinvoltura. No, non era umano.

«Vlad...» Lilith lo disse in un sussurro mieloso, sporgendo un po' in fuori le labbra «Come al solito sei un ingenuo stupidino. Prost. Naiv vampir, Slaba copil...»

«Che dice?» chiesi

«Niente di importante» l'uomo che doveva chiamarsi Vlad conficcò la punta dello spadone nel terreno e ci si appoggiò «Ha solo detto che sono un povero piccolo vampiro ingenuo»

«Tu... tu sei un vampiro?» la sorpresa mi divorò.

Un vampiro? Quell'uomo meraviglioso poteva essere un vampiro? E dov'era andata a finire la puzza dolciastra di cadavere, dov'era andata a finire la sua fierezza esagerata, e le sue manie di grandezza, l'odio verso i licantropi e tutto il resto?

Sembrò attendere che mi riprendessi dallo shock prima di replicare

«Purtroppo si, sono davvero un vampiro... ehi, ma dove diavolo...» il suo sguardo saettò altrove, le zanne si scoprirono fra le labbra esangui, sfilò lo spadone dal terreno e si lanciò di corsa verso Lilith.

Lei stava scomparendo, inghiottita dalla terra, la parte inferiore del suo corpo sembrava sciogliersi a contatto con il terreno secco man mano che andava più giù, diventando una poltiglia nera che veniva assorbita dalla sabbia. E nel frattempo rideva, sghignazzava nel suo modo vuoto e orribile

«Poveri ingenui... sono dispiaciuta per voi, ma trovo davvero che parliate troppo di azione e ne facciate ben poca. Se solo mi foste arrivati alle spalle, in silenzio...».

E con un rumore di risucchio finì completamente sotto terra e scomparve. Vlad si fermò nel punto dove prima c'era stata la vampira e mi aspettai che anche lui si trasformasse in qualcosa e la inseguisse sotto terra, ma lui rimase semplicemente a guardare verso il basso con una faccia desolata

«Inizio a credere davvero di essere ingenuo...» mormorò, poi rinfoderò la spada con un movimento rapido e ampio, drizzò le spalle e guardò verso di me. O almeno credetti che guardasse verso di me, perché all'improvviso un ruggito di quelli da far rabbrividire esplose alle mie spalle.

Cuscino saltò su e scappò fra le braccia di September, io mi voltai, accorgendomi di avere il fiatone e un mezzo infarto. Iniziai a sudare freddo, sapevo che da lì a poco i vestiti mi si sarebbero incollati addosso.

La bestia gigantesca era di fronte a me, quasi più alta di me anche se a quattro zampe, con la sua cicatrice sulla guancia che urlava "pericolo!" e gli occhi dardeggianti di rabbia, circondata dalle fitte tenebre di una notte senza luna, con la sua pelliccia ispida sparata in alto e le zampe nervose, con gli artigli giganteschi che raccoglievano il terriccio raspando fastidiosamente.

«Vedo che già ti conosce» Vlad parve sorpreso in maniera positiva «In qualunque caso non sarà stata una bella esperienza. Non per te. Lei è Sara» si avvicinò così rapidamente che non riuscii nemmeno a vederlo, poggiò una mano sul collo gigantesco e in movimento della bestia e guardò verso la sua testa «Sara, lei invece è Furiadoro».

Sara ringhiò in maniera aggressiva, mostrando le zanne scoperte fino al punto in cui si congiungevano con le gengive. Non risposi, ovviamente, visto che non ci tenevo proprio tantissimo a morire. Non ero abbastanza pronta a scontrarmi con quell'animale.

Forse un'altra notte, magari con una bella luna piena che mi facesse luce...

«Io invece sono Vlad Țepeș terzo, principe di Valacchia» continuò il vampiro bizzarro, portandosi una mano al petto e inchinandosi galantemente, con tutto il busto piegato a novanta gradi

«Si vede lontano un miglio che sei un principe» gli feci notare non appena si fu rialzato, indicando la camicia color canapa che compariva da sotto la solita giacca rossa e dall'apparenza serica «Le persone normali non si vestono così»

«Ah» c'era della delusione in questo "Ah" «Vuoi dire, l'abito che fa il monaco?»

«Scherzi?» mi venne naturale contraddirlo e consolarlo, nonostante fosse un vampiro «Se chiunque altro si fosse vestito come te sarebbe risultato praticamente ridicolo»

«Pensi che io sia antiquato?» indicò con una mossa curiosa il fazzoletto color sangue arterioso che portava annodato al collo «Ridicolo?»

«Senti, signor vampiro anormale, ho già abbastanza problemi per i fatti miei e troppa gente da proteggere e consolare per includere nella lista anche te, perciò... beh, sei fantastico, superlativo, non credevo che avessi bisogno di rassicurazioni sulla tua, ehm, apparenza. Uno che si presenta come un principe, così insicuro... oh, andiamo. Quella cosa» e indicai verso il basso, laddove Lilith era scomparsa «Era il demonio, e tu l'hai messa in fuga. Uno che ha fatto una cosa del genere non dovrebbe minimamente dubitare di sé stesso»

«Non sono stato io»

«Come?»

«Ho detto che... non sono stato io. Ha paura di Sara, sa che finirebbe male se le sue zanne la sgranocchiassero un po'. Perciò... beh, mi sto rendendo ridicolo, non è vero?»

«La vuoi piantare? Sei fantastico».

La sua faccia cambiò radicalmente espressione, gli angoli della bocca si sollevarono in una maniera inquietante ed insieme invitante, quello che si potrebbe definire un sorriso malandrino, e le sopracciglia si abbassarono sopra le palpebre semichiuse a mo' di ammiccamento seduttivo

«Davvero mi trovi fantastico?» domandò, aggiustandosi il fazzoletto e gonfiando il petto.

Anche la sua voce aveva cambiato tono, era sicura e beffarda. Aveva finto per tutto questo tempo.

Lo colpii dietro la testa con la mano aperta. Lui non si mosse di un millimetro, come se fosse una stele di roccia. Incredibile.

«Ti sei offesa?» Mi chiese, senza cambiare tono

«Offesa? La smetti di prendermi in giro»

«Siamo d'accordo, allora, milady»

«Perché lo hai fatto?»

«Ci deve essere per forza un perché? Amo vedere alimentata la mia autostima. Non che ne abbia bisogno» il suo sorriso era malvagio, senza dubbio malvagio, ma il mio non doveva essere da meno «Mi piace sentirmi dire che sono fantastico. O se preferisci superlativo. La mia vita è tutta vanità, nel caso tu non lo abbia notato... sono un vampiro. Un non-morto. Siamo fatti così. Perché non mi hai ancora azzannato, eh?»

«Non lo so» scossi la testa e diedi un'occhiata dietro di me. Non lo sapevo davvero.

September e Cuscino erano abbracciati e ci guardavano in maniera strana. Sharazad era in piedi, dietro di loro, e per l'incredulità aveva persino aperto la bocca, lasciando intravedere i canini da tigre.

Mi voltai di nuovo verso Vlad

«O meglio, come dire...» il mio istinto fu quello di accarezzarlo «... Mi intriga la tua stravaganza»

«Non sono mai stato come gli altri» e mentre lo diceva si gonfiava d'orgoglio, come un bambino

«Lo vedo. Anzi, lo sento. Voglio dire... il tuo odore. Sai, è come se tu non fossi un cadavere decomposto»

«Sono diventato un vampiro da vivo. Non ho avuto il tempo di decompormi»

«Come è possibile una cosa del genere?» ormai le mie dita fremevano e l'avambraccio tendeva a piegarsi da solo verso l'alto

«Non lo so. Credo che fosse perché... ero ancora vivo e il mio cuore batteva quando ho iniziato a desiderare il sangue. Quel desiderio mi ha mutato in un demone. Non potevo redimermi, è questo il mio destino, e anche quando sono morto sono rimasto un demone. Sono un nosferatu»

«Ti sei ucciso?»

«No, certo che no!»

«Ma i nosferatu non sono... suicidi?»

«Tutte sciocchezze. Io volevo vivere. Avrei vissuto per sempre se quel maledetto di Mehmed, che possa marcire all'inferno con tutto il suo popolo, non avesse deciso di farmi tagliare la testa. Sono stato decapitato, guarda» sollevò un po' il collo e allentò il nodo del fazzoletto, poi si avvicinò a me, probabilmente sapendo che, per quanto fosse buona la mia vista, in quelle fitte tenebre mi sarebbe risultato difficile riconoscere certo particolari.

C'era una sottile linea in rilievo sulla sua pelle pallida, una linea che circondava tutta la gola come un anello, almeno per quello che riuscivo a vederne. Toccai quella cicatrice con l'indice. La sua pelle era fredda, anzi, era gelida. Non era normale che il suo corpo fosse tanto freddo anche in una sera d'estate.

«Non puoi resistere, non è così?» Il tono con cui lo disse mi fece allontanare.

Lui si rimise a posto il fazzoletto rosso e allargò le braccia

«Non avere paura di me. Per quanto io sia il terrore incarnato, per quanto chiunque sano di mente debba avere paura di me, tu non hai nulla da temere»

«Io non ho paura di te»

«No?».

Annuii. Lui sollevò la testa e sorrise in una maniera ancora diversa. Quanti sorrisi possedeva? I denti erano incastrati fra di loro in maniera tale da potersi vedere tutti e le zanne sporgevano inquietantemente

«Vuoi vedere chi sono davvero?»

«Perché mai dovrei volerlo?» preferivo sapere la motivazione di quella richiesta prima di acconsentire.

Dopotutto quello che avevo davanti sembrava comunque un essere dalla potenza enorme.

«Se non ti faccio vedere chi sono davvero non penserai mai che io ti possa essere utile, soprattutto dopo la scenata che ho fatto prima sul fatto che non ero stato io a mettere in fuga Lilith»

«Non c'è niente di male nell'essere più deboli di quella» indicai il mostro poco lontano da noi, che ci guardava quietamente con i suoi occhi gialli e feroci

«Ma io non sono poi molto più debole di lei...» Vlad si strinse nelle spalle «Ecco quello che intendevo, ho sviato i tuoi pensieri. Sono proprio un bravo attore... come il tuo amico. Con la differenza che io sono morto»

«Dici di essere così potente?»

«Io sono così potente» le sue mani scricchiolarono mentre si irrigidivano nella tipica posizione dell' "artiglio". C'era qualcosa di strano che si muoveva nei suoi occhi, come un mare di ombre e di fiamme lontane. Fiamme nere e rosse che si sollevavano e splendevano. Dentro di lui c'era il fuoco del potere.

«E vuoi mostrarmi proprio adesso cosa sei?» Gli feci notare che forse non era il momento migliore, oppure il posto migliore. Più calma no, eh?

«Voglio vedere se hai paura» Ribatté lui, infilandosi le mani nelle tasche di nuovo

«Paura di te, piccino?» e stavolta non riuscii più a resistere e poggiai la mano sulla sua guancia gelida. La sua pelle era levigata ed elastica, ma non morbida, un po' come del cuoio, ma ancora più elastica.

Lui sorrise ed abbassò un po' la testa, nascondendo la gola

«Mi credi piccolo, non è così? Speravo almeno che la barba mi facesse sembrare più vecchio...»

«Tranquillo, sembri un quarantenne. Sei piccolo solo per me»

«Ho più di cinquecento anni» il suo palmo ghiacciato si posò sulla mano che avevo messo sulla sua guancia e all'improvviso fu come se avesse iniziato a risucchiarmi via il calore dai pori «No, arrotondiamo, sono seicento»

«Eppure, in qualche modo» mi chinai verso di lui, finché la punta del suo naso non fu a un paio di centimetri dal mio «La tua anima, no, le tue anime sono più giovani della mia»

«Certo, Fenrir, cosa possono i miei miseri cinquecento contro i tuoi... tremila? Quattromila anni?» percorse con le punte delle dita il dorso della mia mano, soffermandosi sulle piccole cicatrici «Quanti anni ha la tua anima? Brilla... è incredibilmente...» sibilò, abbassando ancora un po' la testa «... Potente. Ah, è inebriante... » inclinò un po' la testa, abbastanza da non fare più coincidere le punte dei nostri nasi, mostrando le zanne compiaciuto

«Però sei antico...» non riuscii a fare a meno di trattenermi dal commentare «E la tua antichità è potere. Sei molto più forte di quanto pensassi. Chi sei veramente?»

«Io sono solo un sogno» mi rispose, poi distolse lo sguardo e si allontanò, togliendo la mia mano dalla sua guancia. Non sembrava deluso, ma era come se si vergognasse di dire chi fosse davvero.

«Come puoi essere un sogno?» gli chiesi, mettendomi le mani sui fianchi

«Io sono un sogno e nulla di più. Tutto si confonde di fronte a me, e la mia esistenza è solo un sogno pallido. Se la mia esistenza è solo un sogno, se ciò che vedo intorno a me non è altro che un mio sogno, allora il me che vedi è un sogno anch'egli» continuò a tenere lo sguardo puntato in basso, poi si tolse delicatamente gli occhiali «Pensa, mi sono illuso di essere immortale. Mi sono illuso per molto tempo, parlo di decenni, di poter restare eternamente giovane, ma cose come l'eterna giovinezza... cose come questa non esistono. Quindi io non esisto. Sono morto seicento anni fa, e questa è la mia morte. Quindi sta tranquilla, la morte è solo come un grande sogno. Sono seicento anni che sogno, ora rimane da vedere solo cosa sognerò quando qualcuno mi ucciderà in questa serie onirica. Se vuoi puoi farlo persino tu» rialzò lo sguardo da terra e mi guardò, poi si tolse anche il cilindro, mostrando una capigliatura spettinata sotto di esso e un mucchio di ciuffi che si riversarono in maniera curiosa davanti al volto, ma che non coprirono quei suoi occhi rossi fatti per ipnotizzare, con due cerchi gialli chiarissimi che non avevo notato fino ad ora «Quindi perché non mi uccidi? Dopotutto sono già morto. Chissà che sogno farei, in quell'altro mondo in cui stai per mandarmi».

Avrei voluto rispondergli che non stavo per mandarlo proprio da nessuna parte.

Lui doveva rimanere con me.

Un vampiro... era incredibile, un vampiro fatto così. Era lì, di fronte a me, all'apparenza inerme, con quei suoi occhi rossi socchiusi, ridotti a fessure rosse nel bianco, contornate dal nero profondissimo delle ciglia, e sembrava davvero aspettare che gli dessi la morte. No, era un vampiro, era già morto, lui voleva solo uscire da questo mondo, lui volevo un altro sogno, forse un sogno migliore, più dolce, meno buio.

«Non posso mandarti in un altro sogno, mi dispiace. Tu mi servi» Lo indicai.

La sua faccia divenne la più neutra possibile, ma negli occhi, per quanto terribili e luminosi, c'era una dolcezza strana. Le sue labbra si mossero al rallentatore, costringendo a fissare gli occhi su di esse

«Io sono un sogno antico. Gli uomini sognano di me ed io nasco da loro, di loro mi nutro, e solo loro possono abbattermi. Anche se tu volessi, dubito che riusciresti ad annientarmi davvero, ma puoi provare quando vuoi...»

«Perché?»

«Perché cosa?»

«Tutto questo» mormorai, troppo piano perché un umano percepisse le mie parole, ma ero sicura che lui mi avesse sentito

«Uno scherzo del destino» rispose.

Si rimise il cilindro, stavolta perfettamente dritto, e gli occhiali neri. In parte fui sollevata di non vedere più i suoi occhi rossi. Bisogna ricordare che era pur sempre un vampiro, e che gli occhi di un vampiro sono, beh... devianti, ma soprattutto uno stimolante dell'aggressività per noi licantropi.

«Adesso io e Sara ce ne andiamo» Disse, a voce abbastanza alta da fare sentire le sue parole al trio accanto alla lampada da campeggio «Ho sete, molta sete, e non vorrei che il tuo amico September mi tentasse troppo» mi fece l'occhiolino, abbassando per un istante le lenti oscurate «Sai di che cosa mi nutro, vero?» poi si voltò ed iniziò ad allontanarsi. Dovevo ammettere che anche la sua camminata era attraente.

La gigantesca bestia dal pelo dorato lo seguì caracollando come un orso, ingobbita, ed emettendo suoni che, per quanto fossi anch'io un licantropo, non avrei saputo replicare in maniera convincente, una cosa come una serie di sbuffi profondi e ansiti lunghi.

Sparirono nel buio, lasciandosi dietro una serie di tracce che mi parvero vagamente misteriose, o invitanti, come indizi di una qualche ricerca. Poi, all'improvviso, dal buio si risollevò la voce del vampiro

«A proposito di ciò che sono, tu mi avrai sicuramente già conosciuto, prima di adesso. Non parlo di quella volta al cimitero»

«Chi sei?» stavolta ero davvero curiosa.

«Tanta gente mi conosce come Dracula»

Dracula? Quel Dracula, monsieur ciuffo impomatato che va a caccia di ragazze nel cuore della notte, avvolgendosi in un mantello nero? Avevo detto delle cose orribili su di lui. Lilith aveva ragione ancora una volta, io non lo conoscevo.

Tornai da September e mi sedetti accanto a lui

«Non ti sembra tutto molto strano?» gli chiesi.

Lui mi guardò, pallido in volto, e tutto sudato. Deglutì, mentre le sue labbra tremavano

«Hai idea di chi sia quello?»

«Se non ne avessi idea io, nessuno ne avrebbe... insomma ...» presi fiato a lungo «Quello è l'unico vampiro mezzo accettabile che esista, perciò... Che dire, ha tutto il mio rispetto. Il conte Dracula, ah!»

«Io stanotte non dormirò...» si guardò intorno spaesato, come se fosse assalito da uno stormo di spettri «... No, io stanotte non dormirò, io inizio da oggi a soffrire ufficialmente di insonnia. Ogni angolo, ogni ombra può nascondere un mostro. Ahhh! Hai visto cosa ha fatto Lilith, l'hai vista vero? Lei è... entrata nel terreno. Nel terreno dico. Potrebbe essere ovunque...» con la faccia da paranoico guardò in basso «Io stanotte non dormirò, non dormirò, non dormirò...»

«Vuoi che ti faccia dormire io?» sollevai un pugno chiuso sopra la sua testa.

Lui mi abbracciò forte all'improvviso, buttandosi letteralmente contro di me

«No, per favore, non farmi del male!».

Sollevai entrambe le braccia

«D'a... d'accordo. Però dormi. Non ti preoccupare» passai una mano fra i suoi capelli morbidi «Ci sono io qui, a vegliare su di te».

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