The Mask | Paulo Dybala

By itssimy

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La storia di un compleanno, e di un regalo inaspettato che le cambierà la vita per sempre. La storia di uno s... More

Cast
1. Sorprese che non ti aspetteresti... beh, altrimenti che sorprese sarebbero
2. Quando tuo fratello fa stupidi scherzi e non gli interessa più vivere
3. Bella questa maglia sporca, la posso avere?
4. Telefoni rotti e altre belle cose
5. Quando rischi di schiaffeggiarti da sola in pubblico
6. Fette di prosciutto davanti agli occhi
7. Ecco cosa succede quando ti dimentichi di caricare il telefono
8. Ragionare con un altro tipo di cervello, se capisci che intendo
9. Vuoi fare una pazzia? Ti sei rivolta alla persona giusta
10. Piccoli errori di calcolo
11. Non ci fare caso, sto solo morendo d'imbarazzo
12. Tutorial su come sembrare stupida in tre semplici mosse
13. Passare inosservati? Lo stai facendo nel modo giusto
14. Mettimi alla prova
15. Ogni buona confessione ha bisogno di una birra
16. Perché tutti mi guardano? Ho qualcosa in faccia?
17. Dammi un pallone e ti dirò chi sei
18. Nooo, papàà, non mi stressare
19. Certe cose devono andare male e basta
20. Risvolti interessanti e problemini ingombranti
21. Oh, questo? È solo il rumore del mio cuore in frantumi
22. Beh, se aspettiamo che sia l'uomo a fare il primo passo...
24. Quando vai più tu allo stadio che i calciatori che ci giocano
25. Sì, mi va proprio di mangiare - aspetta, un amaebi-sashi-cosa?
26. Cene che capitano tutti i giorni, insomma
27. Cosa cavolo è appena successo
28. Quando sei un idiota fatto e finito
29. Nell'occhio del ciclone
30. Occhio per occhio, prezzemolo e finocchio
31. Momenti imbarazzanti e dove trovarli
32. Quando scopri un angolo di Polinesia nel cuore di Torino
33. La malvagia strega dell'ovest
34. Sotterrare l'ascia di guerra? Io l'ascia te la do in testa!
35. Ora resterò qui, ad origliare, fate pure finta che non esisto
36. Spero che il karma ti prenda a pugni prima che lo faccia io
37. Perdersi e ritrovarsi
Epilogo - La finale

23. Torteria Belirc-Brelica-Berlicrab- al diavolo, non lo so dire

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By itssimy




Capitolo 23
Torteria Belirc-Brelica-Berlicrab- al diavolo, non lo so dire











           

Il lunedì successivo non fu traumatico come tutti gli inizi settimana; le ore di lezione per Adua volarono, perché sapeva che una volta uscita di lì Paulo l'avrebbe aspettata per prendere un caffè. La ragazza aveva trascorso un fine settimana molto tranquillo a casa, vedendo un nuovo film, studiando e di tanto in tanto sentendosi con Paulo; il fatto che le cose tra loro si fossero sistemate incideva pesantemente sul suo umore, al punto che anche i suoi si erano accorti fosse più spensierata della settimana precedente, ma non fecero domande. Del resto Adua non era pronta a dar loro risposte.

La campanella di fine lezione era suonata già da una decina di minuti ormai, ma il professore non smetteva di spiegare; per quanto la ragazza fremesse dalla voglia di catapultarsi fuori sapeva che non poteva saltarsi quei minuti finali e apparentemente cruciali per l'esame, senza contare che l'insegnante soltanto al termine della lezione consentiva loro di firmare i fogli delle presenze per distinguere tra corsisti e non corsisti. Appena l'uomo li congedò una marea di persone si affollò intorno alla cattedra e ai tanto agognati fogli; essendo Adua in una delle prime file, e avendo già messo a posto la roba nella borsa, con un agile slalom e solo pochi minuti di attesa riuscì a firmare e ad uscire fuori. Lanciò un'occhiata al suo orologio, facendo attenzione a non inciampare per le scale, e constatò di avere poco più di dieci minuti di ritardo; minuti che sarebbero aumentati esponenzialmente se non avesse trovato al volo un pullman che la portasse a Corso Moncalieri.

Il corso sulla riva del Po era famoso per la sua bellezza suggestiva e per la presenza dei locali più raffinati e in voga del momento; era la zona prediletta da personaggi dello spettacolo di vario tipo, ma era abbastanza commerciale da attrarre anche turisti e cittadini. Era la classica zona che i torinesi frequentavano il sabato sera, vestendosi in maniera ricercata e ostentando una signorilità che in realtà non possedevano; era la strada dove l'apparenza e l'opulenza regnavano sovrane, ma era anche una delle zone più affascinanti della città, con i pavimenti in pietra e il fiume che ti scorreva di fianco.

Paulo le aveva dato appuntamento in una sala da tè che non aveva mai sentito nominare, la Berlicabarbis – non era mai certa di riuscire a dire il nome correttamente, quindi preferiva evitare – ma d'altronde Adua non girava molto per caffetterie varie su corso Moncalieri. Quando l'aveva invitata il giorno prima le era sembrato un po' strano – non lo vedeva esattamente il tipo da torteria – ma non aveva detto niente, pensando che forse lui riteneva il luogo più adatto ad una ragazza e sperando di farla contenta. Adua era più tipo da pizza e birra, ma di nuovo, non aveva detto niente. Era sempre aperta a nuove possibilità.

Il pullman che le serviva le passò davanti senza che quasi se ne accorgesse, e la ragazza si fece una piccola corsa per arrivare sotto la fermata e prenderlo al volo; se non ce l'avesse fatta sarebbe dovuta andare a piedi, ma per quanto le piacesse una camminata di mezz'ora e più non poteva proprio permettersela in quel momento. Il pullman la lasciò all'inizio del corso, e Adua cercando di riprendere fiato e lanciando un'occhiata all'orologio – 23 minuti di ritardo, doveva aver recuperato qualcosina con la sua corsa sfrenata – si avviò verso la torteria.

La sala da tè era un piccolo locale, piuttosto modesto, al piano terra di un basso edificio; sui muri in pietra l'insegna bianca mostrava a caratteri cubitali il nome. Le grandi vetrate, scoperte da delle tende bianche, rendevano possibile da fuori osservare l'interno: sembrava una tipica caffetteria americana, di quelle che vendevano torte e bibite e con i lunghi banconi dove mettevano in esposizione ogni tipo di dolce – cosa che infatti c'era. Le sedie erano in legno e paglia, i tavoli piccolini, le pareti decorate da scritte simpatiche e tutto era in legno e sui toni del bianco, come una rilassante casa di campagna. L'aria che si respirava era di cordialità e semplicità; era un luogo che mai e poi mai si sarebbe aspettata fosse frequentato da personaggi del calibro di un calciatore, e ancora una volta Adua dovette rammentare a sé stessa che per quanto famoso potesse essere Paulo non era come tutti gli altri. Ma ancora non riusciva a figurarselo in quel locale chiaramente femminile, e la cosa la fece ridere.

Quando Adua entrò lo vide immediatamente, seduto a uno dei tavoli in fondo e con le mani intorno ad una tazza. Un sorriso le si aprì sul volto prima di notare che il ragazzo stava parlando a bassa voce con qualcuno, una donna con i capelli cespugliosi e scuri che le dava le spalle. Aggrottò le sopracciglia, improvvisamente indecisa su cosa fare, quando il ragazzo alzò lo sguardo e la vide. Le sorrise, alzandosi e dirigendosi verso di lei, sotto lo sguardo attento della donna seduta al tavolo.

Adua rimase imbambolata a fissare Alicia Dybala negli occhi, prima di riprendersi e spostare lo sguardo sull'argentino di fronte a lei.

«Sei arrivata.» Sembrò un sospiro di contentezza il suo. Non smetteva di sorridere, gli occhi incatenati nei suoi.

«Sì, ma non vorrei disturbare. Ci vediamo la prossima volta.» Girò sui tacchi e fece per uscire di lì, ancora confusa per tutto quello.

Paulo le prese il braccio, bloccandola sul posto. «Dove pensi di scappare? – Stava trattenendo una risatina, ne era certa. – Eravamo d'accordo sul vederci qui, oggi.»

«Paulo, tua madre ti sta aspettando. Avrete un sacco di cose da dirvi! Dopo la sorpresa che ti ha fatto è da maleducati farla attendere così.» Tentò di ragionare, cercando di svincolare il braccio dalla sua presa. Ma lui non cedeva.

«Nessuna sorpresa. Le ho comprato io i biglietti per farla venire qui.» Sembrava che avesse sentito solo quella parte.

«Sapevi già che sarebbe venuta?»

«Sì.»

«E perché mi hai invitato, se stai con lei?» C'era qualcosa che le doveva essere sfuggito.

«Per presentartela.» Le fece l'occhiolino, lasciando la presa sul braccio e prendendole la mano, intrecciando le dita con le sue. La trascinò al tavolo con sé, e ad Adua quasi mancava il respiro dall'agitazione.

«Mami, ella es Adua. Adua, ti presento mia madre, Alicia.» Paulo fece le dovute presentazioni, prendendo posto al tavolo.

«È un vero piacere conoscerla.» Adua le strinse la mano, sorridendo imbarazzata; la madre aveva un volto molto dolce.

«Il piacere è mio. Per favore, dammi del tu e chiamami Alicia.» Le sorrise caldamente, tornando a sedersi e invitando Adua a fare altrettanto.

Certo, come no. Adua non l'avrebbe mai fatto.

«Posso?» Una cameriera si era avvicinata col taccuino in mano, chiedendo se erano pronti per ordinare. Adua notò che entrambi avevano già preso da bere e la madre aveva un piattino vuoto di fronte a lei; si sentì tremendamente a disagio per aver fatto così tardi.

«Se posso consigliarti, querida, assaggia la torta di mele. È fantastica.» Alicia le poggiò una mano sul braccio, sporgendosi verso di lei come a confidarle un prezioso segreto.

«Ehm, sì. Una torta di mele, grazie. Nient'altro.» Adua disse alla cameriera, già sicura che con lo stomaco chiuso che aveva non ne sarebbe entrata una briciola. Stettero qualche minuto in silenzio; la madre sorseggiava tranquillamente il suo tè e Paulo la osservava divertito, la testa appoggiata alla mano e un sorriso sghembo sul volto. Adua voleva sprofondare dall'imbarazzo, ma una rinnovata fiducia in sé le fece raddrizzare le spalle; non avrebbe fatto la figura della stupida.

Quando le portarono la torta si sforzò di mandare giù qualche boccone, più per educazione che altro; Alicia la guardava, una strana luce negli occhi. «Allora, come vi siete conosciuti tu e Paulo? Ha voluto aspettare te per dirmelo.»

Gli occhi di Adua si illuminarono, e si fece trasportare dal racconto dimenticandosi di provare imbarazzo. «Oh, è una storia strana in realtà. Sono andata allo stadio a vedere una sua partita. Lui mi ha lanciato la sua maglia, ma non si era accorto fossi io.»

Paulo la interruppe. «Dille dello schermo!»

Adua rise. «Beh, sì, Paulo aveva segnato e io avevo imitato il suo gesto, la maschera. I maxi schermi mi ripresero.»

«Già, io stavo esultando coi ragazzi e mi ritrovai questa maxi faccia sorridente sullo schermo. È stato davvero memorabile.» Scosse la testa, divertito, ripensando a quel momento.

Adua proseguì. «Poi ci siamo incontrati per caso per strada, e di nuovo allo Juventus Store, ma lui proprio non mi riconosceva.»

Paulo intervenne ancora, troppo su di giri per non dire la sua. «Sì, beh, non è che tu abbia aiutato. Ti ho chiesto se ci conoscevamo e hai detto no!»

Fece come se non l'avesse sentito. «Alla fine ci siamo conosciuti grazie a un social network, un po' banale dopo tutto quello che è successo» scherzò lei.

Alicia, che era stata in silenzio fino a quel momento – la testa faceva avanti e indietro tra i due, come se stesse seguendo una partita di tennis – ridacchiò. «La vostra mi sembra davvero una storia da film.»

I due ragazzi si scambiarono un'occhiata, ripensando per la prima volta a tutte le coincidenze che li avevano portarti a conoscersi, ma il flusso dei loro pensieri venne interrotto dalla donna, che si era sporta verso Adua e aveva ora uno sguardo serio. «Il fatto è che siamo sempre così lontani, io e lui, è per questo che sono curiosa di ogni cosa che lo riguardi.»

Adua si sentì toccata da quelle parole sincere. «Non ho la presunzione di dire che la capisco, ma immagino quanto deve essere dura stare separati dal proprio figlio fin da quando lui era poco più di un bambino.»

Alicia fece un sorriso mesto. «Non ne hai idea, querida. Ma ho il cuore in pace, perché l'ho lasciato andare per permettergli di fare qualcosa che ama. La mia unica preoccupazione è che si senta solo» confidò, come se il figlio non fosse lì davanti a lei e la potesse sentire.

«Mami, te l'ho già detto, non devi preoccuparti. Ci sono tante persone che mi vogliono bene» le disse lui. Adua immaginava che non era la prima volta che tentasse di rassicurarla su questo aspetto.

A quelle parole Alicia lanciò uno sguardo fugace ad Adua, ma lei, imbarazzata, finse di non notarlo. «Lo so, Paulo, ma per un genitore è normale essere apprensivi. Ho solo bisogno di coccolarti un po', è da troppo tempo che non ti vedo. Lasciamelo fare, hijo.» La madre allungò un braccio sul tavolo raggiungendo quello di Paulo, e glielo strinse dolcemente. Adua si sentì piuttosto a disagio ad intromettersi in una scena intima come quella, e ancora una volta si domandò perché cavolo Paulo l'avesse trascinata in quella situazione.

La voce del ragazzo la distrasse dai suoi pensieri. «Lo sai, i genitori di Adua sono molto gentili nei miei confronti. La madre è un po' come te, molto disponibile e amorevole.» Aspetta, cosa?

«Davvero?» si interessò Alicia.

Adua si sentì in dovere di dire qualcosa, altrimenti Paulo avrebbe fatto passare i suoi per la famiglia del Mulino Bianco. «Beh, la mia è una famiglia di juventini, quindi sono stati molto contenti di conoscerlo» si schernì.

Paulo intervenne prima che la madre potesse parlare. «Non è solo questo, mami. La madre è sempre così gentile ad invitarmi a cena, o ad offrirmi qualcosa. Pensa che mi ha detto che capisce che sia dura stare da solo a questa giovane età; mi ha aperto la sua casa e si è offerta di prepararmi qualcosa di buono ogni volta che ne ho voglia.» Paulo tesseva le lodi della madre come se fosse stata una santa; ad Adua un po' la faceva ridere la cosa, un po' la lusingava.

Alicia però aveva le lacrime agli occhi, forse commossa dell'amore che la gente dimostrava al figlio quando lei era troppo lontana per farlo. «Deve avere un cuore grande, per trattarti così bene. Me alegra mucho

«Mia madre si è solo aggiunta alla lunga fila di persone che lo amano, nulla di più. È impossibile non farlo» intervenne lei, ma dopo essersi resa conto delle parole avrebbe voluto rimangiarsele.

Le guance le si tinsero di rosso, e Paulo le sorrise. Si rivolse alla madre. «Dovresti conoscerla. Ti piacerebbe.»

Alicia spalancò gli occhi, ma sorrise vedendo lo sguardo acceso del figlio e la sua determinazione. «Oh, claro que sì, Paulo.»

Adua intervenne, incapace di rimanere impassibile di fronte a quei programmi. «Aspetta, cosa?» Ridacchiò a disagio, sperando le dicessero che si trattava di uno scherzo.

Paulo la ignorò beatamente. «Potremmo organizzare una cena. O un caffè.» Quando vide che la ragazza si stava muovendo a disagio sulla sedia, come se qualcosa le pungesse il fondoschiena, si affrettò a correggere il tiro. «Insomma, non dico debba essere domani. Mia madre resterà qui ancora un po', quindi possiamo fare con calma.» Se stava tentando di essere rassicurante, Adua voleva dirgli che aveva fallito miseramente.

Il cellulare appoggiato sul tavolo squillò, e Alicia si affrettò a vedere chi fosse. «Es tu hermano. Scusate, devo rispondere, in Argentina ora è mezzogiorno e tra poco lui va a lavorare.» Si alzò dal tavolo e rispose, una mano premuta sull'orecchio per attutire i rumori, e si diresse fuori dal locale.

Adua guardò la sua fetta di torta praticamente intonsa nel piatto, prima di alzare lo sguardo verso il ragazzo. «Paulo, sei impazzito?» Le uscì una risata isterica.

Lui sembrava proprio non capire. «Perché? Mi sembrava un'idea carina.» Aveva la vocina piccola piccola.

«Carina? – Adua strabuzzò gli occhi; quel ragazzo aveva bisogno di rivedere le sue priorità. – Mh, Antonella non c'è?» Voleva vedere se coglieva il messaggio. Antonella: fidanzata. Adua: non fidanzata.

«È in giro.» Si tenne sul vago, cosa molto sospettosa.

«Perché ci sono io qui, e non lei? Se posso chiedere.» Abbassò lo sguardo.

L'argentino le si avvicinò pericolosamente, la bocca vicino al suo orecchio. «Il fatto che ci sia tu dovrebbe dirla lunga sul mio rapporto con lei, non credi» sussurrò. Adua alzò lo sguardo e si scontrò coi suoi occhi magnetici, parecchio, troppo vicini al suo volto.

«Non ho mica interrotto qualcosa?» Il tono pimpante di Alicia li colse di sorpresa, e si sentirono colti in flagrante come due bambini con le dita nel barattolo del miele. I due si allontanarono di scatto, improvvisamente consci della loro estrema vicinanza.

Paulo era arrossito fino alla radice dei capelli, e seppur Adua sapesse di trovarsi nella sua stessa situazione non poté fare a meno di pensare che fosse adorabile. Il ragazzo si schiarì la voce prima di parlare. «No, mami

Un flash li colse di sorpresa, e Paulo si voltò di scatto. «Abbiamo compagnia.»

Sul marciapiede, sotto l'albero che proiettava la sua ombra sull'ingresso della torteria, un paparazzo scattava foto senza curarsi del fastidio che provocava il suo flash anche agli altri clienti del locale. La mora sembrò andare in panico; chissà che guai sarebbero successi se Antonella avesse visto le foto. «Oddio, e ora?»

Paulo rise, vedendola agitarsi terribilmente sulla sedia. «E ora niente.» Aveva uno sguardo ilare, e una postura rilassata.

Alicia guardò storto il figlio come ad ammonirlo, poggiando poi una mano sulla spalla di Adua. «Non fare lo sbruffone! All'inizio era strano anche per me, querida, poi ci si fa l'abitudine. Non preoccuparti» le disse simpaticamente. Quella frase le suonò strana; perché mai Adua si sarebbe dovuta abituare alle foto dei paparazzi? Non era nessuno, lei.

«Ti accompagno a casa. Non mi sembra più il caso di stare qui» fece Paulo, guardandosi intorno; in effetti i pochi clienti del locale li fissavano insistentemente, e il paparazzo fuori non sembrava intenzionato ad andarsene.

I tre raggiunsero la macchina di Paulo, parcheggiata a poche vie di distanza, in religioso silenzio; l'unico suono era dato dagli scatti insistenti della macchina fotografica e dalle domande dell'uomo, che cercava di strappare un dichiarazione al calciatore. Adua camminava fissandosi i piedi, la testa bassa e i lisci capelli che come una cortina la proteggevano da sguardi indiscreti. Il fastidioso inseguimento ebbe fine soltanto una volta giunti in auto, al sicuro dietro i finestrini scuri della Maserati.

Paulo accompagnò prima la madre a casa; una volta arrivati fece cenno ad Adua di passare davanti, accanto a lui. La ragazza salutò Alicia, non sapendo quando e se l'avrebbe rivista.

«Mi ha fatto davvero piacere conoscerti, Adua. Ci rivedremo sicuramente presto.» E con quella frase sibillina la donna si congedò, lasciando Adua ai suoi pensieri e alla presenza rassicurante di Paulo al suo fianco.


Hola!
Adesso Adua è ufficialmente presentata in famiglia, w-o-w
Non farò il gioco per questo capitolo, perché vedo che non partecipate in molte quindi non ne vedo il senso.
Fatemi sapere in tante che ne pensate, dai babesss 🌟

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