23. Torteria Belirc-Brelica-Berlicrab- al diavolo, non lo so dire

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Capitolo 23
Torteria Belirc-Brelica-Berlicrab- al diavolo, non lo so dire











           

Il lunedì successivo non fu traumatico come tutti gli inizi settimana; le ore di lezione per Adua volarono, perché sapeva che una volta uscita di lì Paulo l'avrebbe aspettata per prendere un caffè. La ragazza aveva trascorso un fine settimana molto tranquillo a casa, vedendo un nuovo film, studiando e di tanto in tanto sentendosi con Paulo; il fatto che le cose tra loro si fossero sistemate incideva pesantemente sul suo umore, al punto che anche i suoi si erano accorti fosse più spensierata della settimana precedente, ma non fecero domande. Del resto Adua non era pronta a dar loro risposte.

La campanella di fine lezione era suonata già da una decina di minuti ormai, ma il professore non smetteva di spiegare; per quanto la ragazza fremesse dalla voglia di catapultarsi fuori sapeva che non poteva saltarsi quei minuti finali e apparentemente cruciali per l'esame, senza contare che l'insegnante soltanto al termine della lezione consentiva loro di firmare i fogli delle presenze per distinguere tra corsisti e non corsisti. Appena l'uomo li congedò una marea di persone si affollò intorno alla cattedra e ai tanto agognati fogli; essendo Adua in una delle prime file, e avendo già messo a posto la roba nella borsa, con un agile slalom e solo pochi minuti di attesa riuscì a firmare e ad uscire fuori. Lanciò un'occhiata al suo orologio, facendo attenzione a non inciampare per le scale, e constatò di avere poco più di dieci minuti di ritardo; minuti che sarebbero aumentati esponenzialmente se non avesse trovato al volo un pullman che la portasse a Corso Moncalieri.

Il corso sulla riva del Po era famoso per la sua bellezza suggestiva e per la presenza dei locali più raffinati e in voga del momento; era la zona prediletta da personaggi dello spettacolo di vario tipo, ma era abbastanza commerciale da attrarre anche turisti e cittadini. Era la classica zona che i torinesi frequentavano il sabato sera, vestendosi in maniera ricercata e ostentando una signorilità che in realtà non possedevano; era la strada dove l'apparenza e l'opulenza regnavano sovrane, ma era anche una delle zone più affascinanti della città, con i pavimenti in pietra e il fiume che ti scorreva di fianco.

Paulo le aveva dato appuntamento in una sala da tè che non aveva mai sentito nominare, la Berlicabarbis – non era mai certa di riuscire a dire il nome correttamente, quindi preferiva evitare – ma d'altronde Adua non girava molto per caffetterie varie su corso Moncalieri. Quando l'aveva invitata il giorno prima le era sembrato un po' strano – non lo vedeva esattamente il tipo da torteria – ma non aveva detto niente, pensando che forse lui riteneva il luogo più adatto ad una ragazza e sperando di farla contenta. Adua era più tipo da pizza e birra, ma di nuovo, non aveva detto niente. Era sempre aperta a nuove possibilità.

Il pullman che le serviva le passò davanti senza che quasi se ne accorgesse, e la ragazza si fece una piccola corsa per arrivare sotto la fermata e prenderlo al volo; se non ce l'avesse fatta sarebbe dovuta andare a piedi, ma per quanto le piacesse una camminata di mezz'ora e più non poteva proprio permettersela in quel momento. Il pullman la lasciò all'inizio del corso, e Adua cercando di riprendere fiato e lanciando un'occhiata all'orologio – 23 minuti di ritardo, doveva aver recuperato qualcosina con la sua corsa sfrenata – si avviò verso la torteria.

La sala da tè era un piccolo locale, piuttosto modesto, al piano terra di un basso edificio; sui muri in pietra l'insegna bianca mostrava a caratteri cubitali il nome. Le grandi vetrate, scoperte da delle tende bianche, rendevano possibile da fuori osservare l'interno: sembrava una tipica caffetteria americana, di quelle che vendevano torte e bibite e con i lunghi banconi dove mettevano in esposizione ogni tipo di dolce – cosa che infatti c'era. Le sedie erano in legno e paglia, i tavoli piccolini, le pareti decorate da scritte simpatiche e tutto era in legno e sui toni del bianco, come una rilassante casa di campagna. L'aria che si respirava era di cordialità e semplicità; era un luogo che mai e poi mai si sarebbe aspettata fosse frequentato da personaggi del calibro di un calciatore, e ancora una volta Adua dovette rammentare a sé stessa che per quanto famoso potesse essere Paulo non era come tutti gli altri. Ma ancora non riusciva a figurarselo in quel locale chiaramente femminile, e la cosa la fece ridere.

The Mask | Paulo DybalaOù les histoires vivent. Découvrez maintenant