36. Spero che il karma ti prenda a pugni prima che lo faccia io

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Capitolo 36
Spero che il karma ti prenda a pugni prima che lo faccia io











«Non credo di aver capito bene.» Antonella buttò i capelli all'indietro, sbuffando. Incrociò le braccia.

«Credo che tu abbia capito benissimo, invece» fece Paulo calmo.

Il ragazzo era seduto sul divano di casa sua, la TV accesa su un canale che in realtà non vedeva. Nell'ingresso erano posizionate le valigie di Antonella: la ragazza era arrivata solo con un bagaglio, ma quando quella mattina Paulo le aveva preparate aveva usato anche un suo borsone, altrimenti non avrebbe saputo dove mettere tutti i vestiti e gli accessori che Antonella negli ultimi anni aveva lasciato nel suo appartamento. Se per togliersela dai piedi doveva rinunciare a un borsone di Alexander McQueen, beh, era disposto a pagare il prezzo.

«Mi stai cacciando di casa?!» Il tono dell'argentina era isterico.

Paulo la guardò. «Te l'avevo detto già due giorni fa che non potevi rimanere. Non ti voglio qui, e francamente non so perché tu sia venuta a Torino in primo luogo.»

«Scusami se ho pensato che il mio fidanzato avesse voglia di vedermi!» Quasi pestò i piedi per terra, furiosa.

Paulo, se possibile, rispondeva a quella sfuriata con un atteggiamento ancora più stoico. «Ma questo punto l'abbiamo già chiarito: è finita. Se il problema sono i soldi, il biglietto aereo te lo compro io.»

«No che non è quello il problema!» Sì, era anche quello, ma non le sembrava il caso di chiedere i soldi ora: voleva dire ammettere la sconfitta. Quella sarebbe stata la sua ultima spiaggia. «Non puoi lasciarmi così!»

A quel punto Paulo si alzò, e un velo di rabbia gli cadde sugli occhi. «Ah, no? E cosa devo fare, la richiesta con almeno due settimane di anticipo da parte del mio avvocato? Non fare tanto la sorpresa, Anto, lo sentivi anche tu che le cose tra noi non funzionavano già da un po'. Per me è ora di finirla.»

«Perché mi fai questo? Lo sai che io ti amo più della mia vita, non posso stare senza di te. Che ho fatto di male? Io non ti ferirei mai così.» Giocò la carta del senso di colpa: era davvero la sua ultima risorsa.

Paulo sogghignò, sprezzante. «Non cercare di farmi sentire in colpa, questa volta non ci riuscirai. E non fingere di essere una santa. Forse pensavi che il tuo stupido ragazzo non si accorgesse di niente, quando la verità era che non parlavo perché non mi interessava. La nostra era una storia abitudinaria, non cercavo niente di meglio. Ora sì.»

Per la prima volta Antonella non seppe che dire. Si ritrovò a supplicare. «Non mi lasciare, Paulo. Possiamo ancora funzionare. Ricominciare.»

Lui non si lasciò toccare da quelle parole. «Per me sei un capitolo chiuso, Antonella. E non capisco perché combatti così tanto per me, ora, quando non l'hai mai fatto.»

Capendo che il ragazzo non avrebbe ceduto di un millimetro, iniziò a ribollire di rabbia. «Sei un povero idiota. Sembra che tu abbia cancellato tutto quello che in questi anni ho fatto per te. – Cosa avesse fatto, però, non lo disse, anche perché non era sicura fosse vero. – Ripensaci. Resterò a Torino ancora un po', quindi ripensaci. Ti accorgerai di cosa ti sei perso.»

«Non ci scommetterei troppo. Ciao, Anto» la congedò, andando in camera sua senza neanche aspettare che fosse uscita di casa. Si sbatté la porta alle spalle.

Da sola nell'ingresso dell'appartamento di Paulo, circondata da valigie che valevano più della sua stessa casa, Antonella meditò almeno tre diversi modi per vendicarsi. Avrebbe avuto lei l'ultima parola. «Se non hai me non avrai neanche lei, Paulo» sussurrò furibonda, prima di raccogliere le sue cose e uscire, portando con sé l'ultimo brandello di dignità rimasta.

The Mask | Paulo DybalaWhere stories live. Discover now