Più di quanto tu sappia ♦ Tem...

By svetlavly

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L'amore è come un dipinto dalle mille sfumature. Non è corretto fermarsi all'accezione più comune del termine... More

1.Checked Shirt
2.Loser
3.Azzurro contro Verde
PERSONAGGI
4.Batte forte il cuore
5.You Kissed Me
6.Segna per me
7.Fiocchi di neve
9.Mi dai la forza
10.Questione d'istinto
11.Feel Good
12.Più di un segnale
13.Non ne vale la pena
14.Quasi una famiglia
15.La sua storia
16.Rischi e Regali
17.Fireworks
18.Try, Try, Try
19.Strano
20.Rimorsi e Bugie
21.Delusione
22.Essere carini
23.Shy boy
24.Anni di silenzi
25.Forse non ci crederai
26.Telefonate importanti
27.Devi dirglielo
28.Un po' di sano stalking
29.Tutti tranne te
30.Il meglio sei tu
31.Finalmente
32.Convocazioni particolari
33.Nient'altro che la verità
34.La Cura
35.La partita della vita-EPILOGO

8.Frozen atmoshpere

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By svetlavly

Quando la signora Palmer e suo marito parcheggiarono vicino al marciapiede che affiancava la facciata color crema della loro villetta, rimasero sorpresi dalla scena che gli si presentò sotto gli occhi. Avevano immaginato di trovare loro figlio ed i suoi amici rinchiusi in camera, ignari della nevicata che si era abbattuta sulla città, ma avevano supposto erroneamente. Sei ragazzi coperti da giacche pesanti e sciarpe correvano da una parte all'altra del giardino, lanciandosi palle di neve e lasciando nel manto candido le impronte delle scarpe da ginnastica.

"Buon pomeriggio a tutti!", esclamò Line, rischiando di essere travolta da un paio di ragazzi. Forse erano Cody e James, ma non ne era del tutto certa. Immediatamente i sei adolescenti smisero di rincorrersi e si avvicinarono a loro due, rivolgendogli saluti sfiatati a causa della corsa.

"Entriamo?", propose Felipe abbassandosi il cappuccio del giacchetto e rivelando i capelli umidi. Aveva il naso rosso a causa del freddo.

"Direi che sia il caso", rispose per tutti Line sorridendo cordialmente e lasciando passare gli amici di suo figlio.

"Com'è stato il film, signora?", domandò Thomas pulendosi la suola delle scarpe sul tappeto.

"Bellissimo, Julia Roberts non si smentisce mai", dichiarò commossa la donna che, osservò Daniel, non somigliava affatto a Felipe; neanche suo marito, che fino ad ora non aveva parlato, aveva qualcosa che potesse ricordare anche solo vagamente il figlio. Era evidente che il diciannovenne fosse straniero e non c'erano aspetti che facessero intuire anche una minima somiglianza con Carl o Line. Fu da quella veloce osservazione che Daniel comprese che Felipe fosse stato adottato; non sapeva la sua storia, ma sicuramente era amato tantissimo anche da due genitori che non l'avevano generato personalmente.

"Volete una tazza di cioccolato caldo?", chiese la donna ravvivandosi i capelli. Era davvero una bella signora, probabilmente sulla cinquantina, con i capelli castani e gli occhi del medesimo colore molto espressivi e ben truccati. Tutti accettarono la proposta tranne Daniel che, controllando l'orario sullo schermo del cellulare, si accorse di essere in ritardo per la cena a casa di Taylor. Felipe si propose di accompagnarlo a casa ma dovette rifiutare a malincuore l'offerta perché non poteva lasciare il motorino lì e doveva affrettarsi, in quanto le strade non erano ancora del tutto ghiacciate. Il diciassettenne salutò tutti con una stretta veloce, indugiando un po' di più su Felipe e ringraziandolo per l'ospitalità.

Quando uscì dall'appartamento, la sala da pranzo divenne silenziosa. Line stava accendendo i fornelli in cucina e suo marito si era chiuso in bagno, mentre i cinque ragazzi erano accomodati sul divano. Margot ronfava indisturbata sul tappeto vicino alla televisione.

"Posso farvi una domanda?", esordì George, continuando a fissare la porta d'ingresso dalla quale era uscito Daniel pochi minuti prima. Gli altri quattro annuirono per incitarlo a proseguire. "Come mai all'improvviso Daniel è diventato uno di noi?".

"Ti sta sul cazzo?", domandò di rimando Thomas, ponendosi un po' troppo sulla difensiva, accavallando le gambe e lanciando uno sguardo di sfuggita a Felipe. Il brasiliano non sembrava essere particolarmente irritato, ma l'atteggiamento tradiva le sue emozioni, forse.

"No assolutamente, ma l'ho trovato un po' strano", disse il ragazzo stringendosi nelle spalle. Aveva notato il tono infastidito di Thomas e non riusciva a spiegarselo. "E poi non vi siete accorti di, beh-come guarda Lipe?", proseguì.

Felipe si mosse sulla poltrona, affondando il gomito sul bracciolo. "Come mi guarda, scusa?".

George continuò a sentirsi strano, e davvero non comprendeva l'atteggiamento dei suoi amici. Improvvisamente si pentì di aver iniziato a parlare.

"Ti fissa come io fisserei una ragazza con un bel culo", affermò. Aveva osservato attentamente quel ragazzo, durante le poche volte che si erano visti, ed aveva notato quel comportamento che aveva solo nei confronti di Felipe. Sapeva della sua omosessualità, ma non voleva che entrasse nel loro gruppo solo per provarci con il suo amico che, fino a prova contraria, non era gay. Felipe si morse il labbro inferiore e strinse il bracciolo, teso. Solo Cody e Thomas erano a conoscenza dei retroscena e dell'interesse nei confronti del diciassettenne. Thomas lo stava guardando, lo sapeva, ma non riuscì a ricambiare lo sguardo.

"Avrò modo di accorgermene, grazie per avermelo fatto notare", decretò freddamente.

Ci furono attimi di silenzio scomodo, poi Line entrò nella stanza con un vassoio traballante di tazze colme di cioccolata fusa fumante, che adagiò sul tavolino da caffè davanti al divano. I ragazzi borbottarono dei ringraziamenti.

"Bevete così si scioglie l'atmosfera congelata", commentò Cody scrutando i suoi amici attraverso la coltre di fumo profumato emanato dalla sua tazza.

Nessuno osò ribattere.


Ryan non aveva potuto declinare l'invito a cena a casa di Taylor, altrimenti i suoi amici avrebbero capito che qualcosa non andava. In compenso, non aveva mangiato per tutto il giorno, limitandosi ad allenarsi in camera sua. Era sceso di altri tre chili, ma non bastava. I pantaloni gli andavano larghi ma davanti allo specchio continuava a vedersi enorme, sbagliato. Sua madre e Graham non sospettavano di nulla, ma sentiva come se non stesse facendo abbastanza. Aveva letto su qualche blog online che per dimagrire in maniera più rapida bastava vomitare appena dopo aver mangiato, ma lui non l'avrebbe mai fatto. Non voleva diventare uno di quei casi clinici, lui voleva solo dimagrire. Non stava male mentalmente, aveva solo bisogno di tenere sotto controllo tutto quello che andava a finire nel suo stomaco.

Avevano ordinato del sushi da un ristorante giapponese poco distante da casa di Taylor e nel frattempo stavano apparecchiando in modo spartano la tavola, con bicchieri e posate di plastica. Non c'era bisogno dello sfarzo per stare in compagnia d'amici che si conoscevano da anni. Ryan ricordava ancora il piccolo Daniel dell'asilo, quello che durante la ricreazione passava le ore in cortile a correre dietro ad una palla. Non era cambiato nulla da allora, il suo migliore amico era rimasto lo stesso ed anche lui, che sin dalla tenera età era rimasto seduto sulla panchina ad osservarlo sgambettare agile assieme agli altri bambini. Aveva sempre ammirato molto Daniel, ma non l'aveva mai invidiato in modo malsano. Certo, avrebbe voluto condurre la vita dinamica che faceva lui, ma in alcune occasioni gli era sembrato che fosse troppo sicuro di sé, e non sempre questa era una cosa positiva. Da quando era arrivato a casa della loro amica non faceva che parlare di quel dannato ed etero Felipe e dei nuovi amici che si era fatto, e l'unica ad assecondarlo era Abigail, che perseverava nel fargli domande e dargli consigli. Lui e Taylor si limitavano ad ascoltare passivamente, annuendo di tanto in tanto ma senza davvero rimanere coinvolti nella discussione. Da qualche settimana il loro rapporto si era incrinato, ma Ryan non avrebbe saputo dire in che modo; rimanevano sempre migliori amici, ma non c'era molta connessione tra i quattro. Daniel era troppo impegnato con la squadra di calcio e con la sua nuova cotta per accorgersi dei turbamenti di Ryan che, d'altra parte, si stava allontanando dai suoi amici per evitare di dare troppo nell'occhio.

Il cibo che avevano ordinato arrivò poco dopo aver finito di apparecchiare, ed il gruppo si mise in tavola spartendosi il sushi. Ryan riuscì a mangiare solo tre pezzi di Hosomaki di riso e salmone prima di sentire il suo stomaco chiudersi in una morsa ferrea. Si era così tanto abituato al buco allo stomaco tipico della fame che ingerire il cibo gli risultava addirittura complicato.

"Ry tutto bene? Hai una faccia...", constatò Abigail mentre inzuppava il suo sashimi nella salsa di soia.

Il ragazzo si costrinse ad annuire flebilmente. "Non mi piace molto il pesce crudo", si giustificò trovando l'appoggio di Daniel, che gli fece eco "è meglio la pizza, ha ragione lui".

Abigail e Taylor scossero la testa contrariate.

"Il sushi è cibo da fashion blogger, ragazzi", cinguettò Taylor sventolando le bacchette in aria. Daniel ribatté con un verso stizzito ma continuò a mangiare.

"Com'è andato il corso di chitarra?", gli chiese Abby.

"Bene, oggi è stato il primo incontro e abbiamo solo parlato, ma dalla prossima volta iniziamo con la pratica", spiegò il ragazzo dai capelli arancioni.

"Quell'insegnante è un belloccio da paura", osservò Taylor con occhi sognanti. "Com'è che si chiama?", chiese successivamente. Ryan scosse la testa e si arrese all'insistenza dell'amica nel conoscere il nome di qualsiasi ragazzo carino le passasse davanti.

"Eric Bown, mi pare", l'assecondò.

"Eric! Oddio, come il principe della Sirenetta, ci assomiglia pure", esclamò esaltata la diciassettenne, affrettandosi a digitare il nome dell'insegnante sul tasto di ricerca di Facebook.

"Ma sono completamente diversi", ribatté il ragazzo, sporgendosi per controllare cosa stesse facendo l'amica sul social.

"Non è vero guarda: stessi capelli scuri ed occhi grigi, che coincidenza", disse mentre scorreva le diverse immagini di profilo del nuovo insegnante. "Una botta gliela darei", proseguì leccandosi le labbra.

"Sei così insulsa", commentò sardonico Ryan, sfilandole il cellulare dalle mani ed uscendo dall'applicazione. Non si accorse tuttavia che l'amica aveva preso il suo telefono da sotto il gomito, e quando se ne rese conto era troppo tardi per evitare che inviasse la richiesta d'amicizia proprio a quel professore che somigliava, a detta sua, al principe Eric.

Emise inutilmente un grido di protesta e vide la sua dignità sprofondare lentamente in una fossa profonda, quindi si accasciò sulla sedia sibilando qualche insulto in direzione di Taylor che gli fece la linguaccia. Aveva appena fatto una figura di merda colossale. Okay, Eric stesso gli aveva detto che potevano darsi del tu, che non era un professore e blablabla, tuttavia non poté fare a meno di sentirsi a disagio; sperò che per qualsiasi motivo il suo insegnante di chitarra non utilizzasse il social, ma non ne era del tutto sicuro.

Dopo essersi spazzolati tutto il sushi contenuto nelle vaschette di plastica si spostarono sul divano ed accesero la televisione, optando per guardare una serie tv su Netflix. Taylor aveva l'abbonamento da mesi, ormai, patita com'era di film e serie tv. Tuttavia, la quiete durò ben poco perché il cellulare di Ryan prese a squillare con insistenza: era Graham.

Il diciassettenne si tirò su a malincuore, sistemandosi con un gesto automatico la felpa sotto lo sguardo perplesso dei suoi amici.

"C'è il compagno di mamma qui sotto, devo andare", si scusò.

"Di già?", domandò dispiaciuta Abigail. Erano appena le dieci e mezza!

"Si, ha appena staccato da lavoro, poi non poteva venirmi a prendere", spiegò il ragazzo avviandosi verso l'attaccapanni e sfilandovi il giacchetto. Aveva incastrato nella manica la sciarpa ed il cappello, che indossò goffamente. Non amava molto portare i cappelli, perché gli schiacciavano i boccoli rossi sulla fronte e facevano sembrare il suo viso ancora più paffuto di quanto già non lo fosse, ma aveva dovuto metterlo per necessità: faceva davvero un freddo cane.

"Non puoi dirgli che ti riporto io con il motorino?", propose Daniel. Ryan scosse la testa poco convinto e al contempo dispiaciuto di rifiutare una gentilezza del suo amico, che sembrava visibilmente dispiaciuto.

"Meglio di no, l'ho fatto venire fin qui", sostenne. Tirò su la zip del giacchetto e salutò sventolando la mano i presenti.

"Grazie di tutto, ci vediamo domattina", concluse prima di abbassare la maniglia della porta e scomparire nell'androne delle scale. Scese a passo veloce i gradini che separavano il pianerottolo dal portone ed uscì fuori dall'edificio. Graham accese e spense i fari della sua automobile per segnalare la sua presenza, così il diciassettenne raggiunse la vettura e vi si introdusse, sospirando appagato dall'aria calda che riempiva l'abitacolo, in netto contrasto con il gelo esterno a cui si era esposto per quel breve tratto di strada. Si premurò di allacciare la cintura perché, andiamo, era in macchina con un poliziotto, poi quest'ultimo partì.

"Com'è andata la serata?", gli chiese. Ryan doveva ancora abituarsi alle sue attenzioni, che a dirla tutta gli facevano molto piacere.

"Molto bene, abbiamo mangiato sushi e guardato un film", lo informò. Sentiva ancora quei pochi grammi di riso sullo stomaco, calorie su calorie che appena arrivato a casa avrebbe bruciato facendo esercizi. Non poteva sbagliare.

"Oh si, adesso tra voi giovani è arrivata la moda del cibo esotico", commentò l'uomo sollevando un angolo della bocca.

"Preferisco i piatti tradizionali a dirla tutta", rivelò Ryan.

"Sei un ragazzo saggio". Si voltò verso il figlio della sua compagna e sorrise gentilmente. Il diciassettenne ricambiò il gesto ma non aggiunse nulla, e l'abitacolo tornò ad essere silenzioso per quei pochi minuti che li separavano da loro appartamento. A Graham quel ragazzino dai capelli rossi suscitava una grande simpatia ed affetto, ma era pronto a scommettere che stesse nascondendo qualcosa. Lo osservò uscire dall'automobile e stringersi nella giacca blu scuro, salire le scale appigliandosi al corrimano con le dita rosse dal freddo, entrare nell'appartamento e salutare affettuosamente la madre, poi dare la buonanotte ad entrambi e chiudersi in camera.

Una volta solo, Ryan respirò a fondo e si svestì, rimanendo solo con la felpa addosso. S'infilò un paio di pantaloni della tuta e si accucciò al lato del letto per tirare fuori il tappetino su cui esercitarsi. Prima d'iniziare con addominali e flessioni, però, riscaldò per qualche minuto i muscoli, poi proseguì ad esercitarsi immaginando le calorie in eccesso abbandonare il proprio corpo ogni volta che concludeva una serie di esercizi. Era questo a dargli la forza di proseguire nel suo intento.

Si rintanò sotto le coperte dopo un'ora,stremato, e chiuse gli occhi immaginandosi bello, voluto da tutti e magro.


Daniel era in prima pagina del giornale locale, quella domenica mattina. Felipe scorse la sua figura vestita di blu in copertina e sfilò il notiziario dalle mani del padre. Carl gli rivolse un'occhiata interrogativa mentre aggiungeva dello zucchero al suo caffè ma non fece domande, perché sapeva che avrebbe ricevuto una risposta dal figlio.

Difatti, il diciannovenne indicò il primo articolo della pagina.

"E' un mio amico", disse mentre s'immergeva nella lettura. L'articolo riassumeva la partita della sera precedente e decantava le abilità del giovane calciatore che aveva mandato ben due volte la palla nella rete avversaria. Il giocatore più forte della squadra, ed ha solo diciassette anni, aveva scritto giornalista. Carl sistemò gli occhiali e si sporse per leggere anche lui. Ad accompagnare le tre colonne e mezzo d'articolo c'era una fotografia dai colori vividi che ritraeva il giovane intento a correre, i muscoli delle gambe contratti ed un'espressione concentrata sul volto. I suoi occhi azzurri erano rivolti sulla palla ai suoi piedi.

"Sbaglio o l'altro giorno stava a casa nostra?", chiese.

"Esatto, è lui", affermò il diciannovenne con una particolare sensazione ad attanagliargli lo stomaco.

Carl non l'aveva mai visto prima, quel ragazzo che veniva presentato dal giornale come una promessa del calcio. "Lo conosci da poco?", indagò. Felipe si limitò ad annuire e a scattare una foto alla pagina del notiziario che avrebbe inviato al diretto interessato. Era anche un po' una scusa per scrivergli, ma questo faticava ad ammetterlo perfino a se stesso. La sua compagnia era piacevole e gli sguardi che gli rivolgeva lo facevano sorridere e non poteva negare che fosse davvero un bel ragazzo, ma il fatto che provasse attrazione per lui lo destabilizzava. Sarebbe mai riuscito ad abituarsi? Non lo sapeva.

"Che dici, gli scriviamo?",sussurrò a Margot, seduta ai suoi piedi. Il cane socchiuse gli occhi color nocciola ed alzò pigramente la testa dal pavimento, poi tornò a sonnecchiare. Felipe interpretò quello sprazzo di vita come un'affermazione, e cercò tra i messaggi ricevuti la chat con Daniel. Inviò la fotografia scattata pochi minuti prima e digitò velocemente sulla tastiera "addirittura in prima pagina? Ahahaha grande!!", poi inviò. Non aveva mai provato quel sentimento d'ansia nell'attendere una risposta da qualcuno; questo voleva dire che non gli era mai piaciuto nessuno? Forse era diverso, stavolta.

Quel giorno aveva fatto un favore ad una collega, accettando il suo turno pomeridiano nel negozio che sarebbe stato sicuramente pieno di clienti, dato l'avvicinarsi del Natale. Ormai in televisione non facevano altro che trasmettere film e cartoni animati sulla festa amata da tutti, il che era una mano santa per gli incassi che comunque, lavorando in un negozio che faceva parte di una catena d'abbigliamento così famosa, erano sempre alti.

Fu quando tornò sotto il tepore delle coperte che si accorse di avere un messaggio da parte di Daniel.


[Daniel]

Mia madre si è messa a piangere quando mi ha visto in prima pagina! Comunque si, adesso puoi dire di avere un amico famoso ;).


A: [Daniel]

Che onore, davvero!!


Poi ci ripensò, e decise di osare chiedendo al diciassettenne se poteva procurargli un biglietto per la partita successiva, che si sarebbe disputata di venerdì. Sentiva distar facendo la cosa giusta, esponendosi in quel modo; che il diciassettenne provasse interesse nei suoi confronti era appurato, adesso stava a lui far capire le sue intenzioni. Sperò solo che le sue azioni fossero interpretate correttamente.

Daniel, dall'altro capo del telefono, spalancò gli occhi leggendo il messaggio. Sua sorella Emma, che era seduta sul seggiolino vicino a lui, si sporse per tentare di leggere tutte quelle lettere sullo schermo del cellulare del fratello.

"E' sempre l'amico speciale?", domandò curiosa. Daniel non le rispose, troppo intento a digitare velocemente sulla tastiera.

Grete osservò i figli attraverso lo specchietto retrovisore. "Quale amico speciale?", chiese anche lei. Daniel non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo.

"Lo vedrete venerdì sera, brutte impiccione!", cedette il ragazzo. Dannatissime donne, troppo curiose per i suoi gusti.

Si lasciò andare con la schiena contro il sedile; non si era neanche accorto di aver assunto una posizione rigida e tesa, mentre rispondeva al messaggio di Felipe.

Quel giorno aveva acconsentito ad accompagnare sua madre a fare alcuni regali di Natale, sacrificando un pomeriggio d'ozio per passare ore ed ore in fila alle casse dei vari negozi. Non amava fare shopping, e quando doveva comprare qualcosa andava subito al sodo, senza cercare troppo nei meandri degli scaffali. Vestirsi per lui non era neanche troppo difficile, in quanto la maggior parte degli indumenti nel suo armadio erano di colori che potevano essere abbinati ad un semplice jeans. Non gli piacevano stampe elaborate e modelli di magliette scollati. Il capo d'abbigliamento più azzardato che avesse mai acquistato era un jeans nero con gli strappi sulle ginocchia, molto in voga tra i giovani in quel periodo. Sicuramente, il suo outfit preferito era la divisa blue bianca del Millwall, la squadra in cui giocava; ogni volta che la indossava stentava a riconoscere la fortuna che aveva avuto nella vita per raggiungere quei livelli, ed era solo l'inizio. Aveva ancora molti anni per impegnarsi e far vedere al pubblico chi era. La lite con Chris nello spogliatoio era ormai un evento lontano anni luce da dove si trovava ora, ed era onorato di poter condividere quell'esperienza con il ragazzo che aveva iniziato a correre insieme a lui ad appena cinque anni, Brandon.


Si sentiva fortunato, incredibilmente fortunato in quel momento. Certo, se un ragazzo di nome Felipe Palmer avesse esplicitato i suoi sentimenti, sarebbe stato tutto perfetto.

Ciao a tutti!

Sono tornata dopo una settimana di silenzio, ma sono sopravvissuta alle interrogazioni/compiti in classe ahahaha.

Questo capitolo è un po' più corto degli altri ed è decisamente di passaggio, i #Danipe prendono un po' di confidenza, Felipe ammette a se stesso di provare qualcosa, ma non lo ammette ad alta voce davanti ad i suoi amici...

Per quanto riguarda Ryan, forse sottovaluta la condizione in cui si sta immettendo, che lo porterà a cosa?

Quasi dimenticavo la new entry, Eric!! Non vi anticipo nulla, ma se volete capire come sia fisicamente vi basterà leggere il capitolo "PERSONAGGI" in cui vi mostro tutti i volti dei miei personaggi.

Ci leggiamo tra qualche giorno con il prossimo capitolo,

Lavy.

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