Mi Abbandono a Te

By Barbarabruniauthor

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"La chiave del mio cuore è solo tua, fanne buon uso... e abbi cura del mio cuore. Te lo dono con tutto l'amor... More

BOOK TRAILER:
HARMONY 01
PROLOGO: AMORE FOCOSO
1. UN SOGNO SENZA FINE
2. AMORE CORRISPOSTO?
3: BACIATA DA UNO SCONOSCIUTO
4: RAPITA
5: BACIATA DA UNO SCONOSCIUTO
7: LUI NEL MIO LETTO
8: IL SUO TOCCO MAGICO
9: INCANTATO DA ME
10: SPOSARSI?
11: AMORE IN CARROZZA
12: FINALMENTE SPOSI!
13: UNA PICCOLA LUNA DI MIELE
14: BACI e LACRIME
15: LUI NON MI AMA PIÙ?
16: L'AMORE RIFIORISCE
17: NIDO D'AMORE TUTTO NOSTRO
18: VOGLIE IMPROVVISE
19: VERITÀ' AMARA
20: LOTTARE PER CIO' CHE SI AMA
21: AMARE CIO' CHE GIA' SI HA
EPILOGO

6: AMORE INDIMENTICABILE

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By Barbarabruniauthor

6° CAPITOLO

Ero stata rapita da nemmeno mezza giornata dallo stesso uomo di cui ora stavo scappando. La serata con Daniel era finita molto male, e non per mancanza mia, ma sua. Sebbene lui mi aveva salvata da un triste destino, c'era qualcosa di peggio in tutto quello che stavo passando in quegli ultimi mesi. Così in nemmeno mezz'ora di strada mi ritrovai nel bosco. Da sola alla ricerca del sentiero giusto da intraprendere. Scappai così velocemente che l'unico posto che conoscevo per rifugiarmi quella notte non era altri che quel umile casa dove la mia unica amica ne era la proprietaria. Corsi col fiato corto fino a lì, sperando di non sbagliare il sentiero per arrivare fino a lì, poi quando vidi l'insegna: la casa del piacere estremo. Capì di essere approdata fino alla mia unica salvezza.

«Christine!» gridai forte, era buio, e fuori faceva un freddo da brividi. Bussai incessantemente la porta con pugni saldi fino a vedere la faccia della mia unica amica pararsi davanti a me.

«Nicole, ma che ci fai tu qui?» la mia migliore amica mi guardò con il fiato sospeso, e rimase lì a guardarmi senza parole. Sapevo che avrei dovuto scriverle prima di piombarle nuovamente nella sua vita, ma che scelta avevo?

«Sto morendo di freddo, e ho pure fame! Ti prego aiutami, non abbandonarmi adesso. Non ho niente.» dissi esasperata e infreddolita, cercando di riscaldarmi il più possibile avvolgendo le mie braccia intorno al mio corpo, ma nemmeno quello fu di aiuto.

«Entra, svelta.» le sorrisi con gioia, fino a ringraziarla abbracciandola con tutto il cuore. Ero felice, e lei era la sola in grado di aiutarmi.

Così venni accolta calorosamente da quell'unica persona di cui non mi ero mai dimenticata, né prima che si sposasse, né dopo che aveva perso tutto. Lei era stata ingannata, sposata senza amore con un uomo più vecchio di lei, e che in seguito alla mancanza di figli lui aveva sperperato tutto il suo patrimonio, lasciando la mia migliore amica senza un soldo. Così all'improvviso venne a mancare suo marito, e per campare dovette arrangiarsi con le sue mani.

"Quindi perché non aprirsi un bordello?" Se per me era strano, figuriamoci per la gente che si allontanò da lei subito. Io rimasi sua amica a distanza, e se potevo l'aiutavo anche contro il volere dei miei genitori.

«Ora mi dici che ci fai qui? Non ti avevano rinchiusa in convento i tuoi genitori?» restammo da sole nel suo piccolo salottino, mentre una deliziosa ragazza ci portò del thè bollente. Fui felice di deliziare il palato con qualcosa di caldo, eppure negli occhi di Christine leggevo così tanto dolore, e avrei voluto solo renderle il favore. Ma purtroppo cambiare il passato mi era impossibile.

«Viaggiano in fretta le voci a quanto vedo.» dissi con voce bassa, rammaricandomi che già tutti sapessero quello che i miei genitori volevano farmi fare, volente o nolente! "Beh, alla fine non hanno vinto." Ci risi sopra come quando si assiste ad una recitazione a teatro, e la protagonista fa così schifo che non puoi non riderle in faccia."

«Allora che è successo?» in calzata da tanta curiosità mi affrettai a raccontarle ogni singolo dettaglio. Iniziando con un solo nome: Daniel Wilson. E lei solo a sentire quel nome granò gli occhi, più incredula che mai volle saperne di più.

«Sono stata rapita, e altri non era che l'uomo di cui ti parlavo in quelle lettere.» dissi con tono annoiato.

«E perché non sei con il tuo bel rapitore?» chiesi curiosa, soffermandosi su ciò che indossavo, che sui miei capelli rovinati.

«Lui mi ha ingannata. Aveva altri piani per me.» mormorai piena di una tristezza infinita, e al solo ripensare a Daniel il mio cuore già piangeva nuovamente.

«Oh, ma dici davvero?» Christine era davvero rimasta senza parole, non sapeva se credermi oppure no, ma da come mi guardava... aveva già capito tutto. E il solo pensiero che lei sapesse leggermi dentro, faceva male. Non avrei mai voluto che lei scoprisse che io mi ero innamorata.

"No, non lo sono!" Mi ripetei frettolosamente tra me e me, schiacciando così via ogni pensiero negativo.

«Sì. Mi ha anche regalato questo vestito. Beh, ora però sono stanca, ho corso per tanto tempo, e un letto su cui dormire non sarebbe male. Possiamo dimenticarne, e non parlarne più?» ripetei con ostinazione, sperando che si smettesse di parlare di me e quel tipo che ormai dovevo solo dimenticare.

"Da adesso in poi penserò solo a me!"

«Vieni con me. Ti mostro la tua camera.» sorridendole a fatica, senza trattenere tutto il mio entusiasmo, la seguì senza fare storie, e mi rilassai poco dopo in una minuziosa camera da letto con una vista spettacolare. Da lì potevo ammirare il sontuoso giardino che incorniciava quella dimora, e il cielo... era uno spettacolo imperdibile. Un po' come l'amore che avevo creduto di aver trovato.

Mi risvegliai all'improvviso nel cuore della notte. Tristemente mi accorsi che avevo sul viso delle goccioline di lacrime, il che voleva significare che avevo pianto nel sonno. Ero triste per molte cose, e ancora non mi davo pace a come era finita con Daniel. Ci avevo creduto, ancora una volta, e ora... quei sentimenti dentro di me mi laceravano il cuore fino a desiderare di non averlo mai amato per non soffrire in quel dannato modo.

Così corsi dalla unica e sola amica che avevo, e le raccontai ogni cosa. Ormai che l'avevo svegliata non avevo altro che ascoltare ciò che mi avrebbe detto, e alla fine, lei guardandomi negli occhi mi disse tutto ciò che sentiva di dovermi dire.

«L'unica cosa che posso dirti amica mia, e quella di dare tempo al tempo. Capisco che tu sia confusa, ogni tuo spasimante ha finito col ferirti, e sinceramente hai fatto bene a non sposare Marcus, ti immagini dopo il matrimonio? Avrebbe messo le mani sui tuoi soldi, e non ti avrebbe dato un briciolo d'amore. Quindi non sposandolo hai fatto un favore a te stessa mia cara. Non faccio altro che ripetere sempre la stessa cosa, gli uomini non sempre dicono la verità, e spesso dietro qualche mezza verità ci sta il marcio. Comunque parlami di questo Daniel, sembra un tipo interessante.» sospirai pesantemente, stufa marcia di parlare sempre della stessa cosa. "Cos'è parlare di un uomo è l'argomento ideale per intrattenere gli amici nella propria dimora?" Ero fuori di me, nervosa, ma con la testa fra le nuvole. Volevo solo dimenticarmi di Daniel, ma più Christine mi ci faceva pensare, più dimenticarmi di quell'uomo mi era impossibile.

«Non ora.» farfugliai distratta da un delizioso profumino che veniva dalla cucina. "È già ora di pranzo, o cena?" Rimasi sbalordita, e poi compresi che avevo anche perso la cognizione del tempo. E non era da me.

«Hai detto che sei scappata da lui, quindi? Lo ami ancora?» "Lo amo?" Ma se non so nemmeno che ore sono?" Come diamine potrei amare un uomo che conosco appena? Sapevo di essere una di quelle ragazze che vola con la fantasia, ma non fino a quel punto!

«Sì, ma è per orgoglio che sono scappata, anche perché non mi piace che mi si dica quello che devo o non devo fare.» dissi in tono acido, ripensando a quell'uomo che mi aveva ingannata, e che voleva da me qualcosa in cambio, senza il mio consenso! "Io non ero una fabbrica di eredi!" Ero una ragazza che voleva innamorarsi, cercavo l'amore, ma l'avevo cercato nel posto sbagliato. Solo ora me ne rendevo conto.

«Ti capisco perfettamente.» disse Christine con un profondo sospiro amaro, io rimasi a guardarla sbalordita. Christine si era rialzata da sola dopo quello che era accaduto nella sua vita, eppure era forte abbastanza per andare avanti. "Ci sarei mai riuscita anch'io?" Sarei mai riuscita a vivere da sola, cavandomela da sola in ogni circostanza? Purtroppo solo il destino lo sapeva, ed io non potevo né prevederlo né consultarlo. Non avevo poteri, l'unica cosa che avevo era quella spensieratezza che a poco a poco svaniva nel nulla. «Ora va un po' meglio?»

«No, affatto.» mormorai con volto cupo dai ricordi che opprimevano il mio cuore e la mia serenità.

«Non devi fartene una colpa, la vita è fatta di alti e bassi, devi solo aspettare quello giusto.» le sue parole erano di conforto, eppure mi morsi la lingua, ma alla fine quello che pensavo mi uscì così velocemente dalla bocca che fermarmi non potetti proprio.

«Per te è tutto facile.» dissi con tono velenoso senza nemmeno immaginare ciò che sarebbe stato dopo. Ma da come Christine mi fissò, non era felice delle mie ultime paroline. "Oh, cielo!"

Mi guardò con un'espressione cupa, e lì capì di averla ferita. Lei non aveva ciò che desiderava, e forse quell'opportunità l'aveva persa in partenza. Non aveva mai avuto figli, ed era ciò che desiderava con tutta sé stessa. «Scusa, non dovevo parlarti in quel modo. So quello che hai passato. Perdonami.» rammaricata per averla davvero ferita nel profondo cercai di riparare al mio piccolo errore, e Christine ci rise un po' sopra, cercando però di non far trasparire quello che invece io stessa potevo ben notare. Lei cercò di non pensare troppo a quello che per colpa mia forse stava già pensando, ma guardandola bene negli occhi lessi tutto tranne che felicità.

«Se potessi avere anche un solo istante per tornare indietro, sarei scappata da quella vita ancor prima di legarmi ad un uomo che non mi amava. Ma tu non devi seguire il mio esempio. Non ho niente di cui essere fiera, ho un impero, dirigo delle ragazze all'unico scopo di sedurre gli uomini per far sì che paghino profumatamente per passare una sola notte con una donna che ci sa fare in camera da letto. Ma oltre a questo? Io non ho niente, e se tornassi indietro non mi sarei mai sposata. Ma sono felice di quello che sono, anche se agli occhi della società sono un rifiuto umano che si guadagna da vivere offrendo il mio corpo agli uomini. Ma chi nella vita non ha mai fatto qualcosa che rimpiange? Io ho solo un rimpianto, e spero che tu prima o poi trovi la strada verso il vero amore. Io ho avuto la mia occasione, ma ho rifiutato il vero amore per far felice i miei genitori. E guardami ora, non ho di che gioire.» le sue parole mi scioccarono, ed io rimasi lì a guardarla, e le parole mi morirono in gola.

«Tu sei la mia unica amica, e mi dispiace averti abbandonata, perdonami Christine.» le dissi dopo aver capito dove avessi sbagliato. L'avevo abbandonata perché i miei genitori me lo avevano ordinato, ed io da stupida gli avevo pure creduto. Christine era la mia unica amica, e dovevo esserle riconoscente. Mi aveva dato aiuto in un tragico momento, pur sapendo che non ci vedevano da anni. "Da quell'anno..."

«Non è stata colpa tua.» cercò lei di confortarmi, ma io ormai mi sentivo in colpa. Non avevo alcun diritto di dirle quelle cose, né di parlare a sproposito.

«Però io ti ho abbandonata quando tu avevi bisogno di me.» "Sono stata così stupida." Come avevo potuto permettere che i miei genitori mi portassero via la mia unica amica?

«Amica mia, ora pensiamo al presente, ti va? E poi tra meno di due mesi sarà natale.» fu dolce con me, ed io le sorrisi, non riuscivo ad aprir bocca, perché lei con la sua onestà e con la sua dolcezza mi aveva spiazzata. Sapevo che la nostra amicizia non sarebbe mai stata spazzata via dal passato, e ora ne avevo la certezza. Avrei sempre avuto una cara amica su cui contare, e non l'avrei più abbandonata.

«Comunque, ti va una cioccolata calda?» la sua domanda mi fece eccitare dalla gioia. E pensai che tra il freddo, e la fame una buona tazza di cioccolata calda era l'ideale per ripararsi dal freddo. Riscaldando così il proprio cuore.

«Vada per la cioccolata calda.» con gioia accettai, ed io le sorrisi con tutto il cuore.

«Perfetto.» non perse tempo, ordinò ad una cameriera di preparaci la cioccolata calda, e servircela il prima possibile nel grande salone. "Ero ad un passo dalla serenità, anche se il mio cuore piangeva per un solo amore perduto ancor prima di viverlo intensamente."

****

Qualche settimana dopo iniziò a nevicare, ed io volli osservare ogni piccolo fiocco di neve scendere giù dal cielo, fino a posarsi lentamente su ogni superficie della terra. Così quel pomeriggio d'inverno rimasi alla finestra. Guardavo il tramonto, mentre il sole pian piano se ne andava via lasciando quel vuoto alla luna che con maestria avrebbe illuminato tutto il firmamento, mentre i fiocchi di neve si districavano lungo le strade di Londra. Stavo per ritornare nella mia stanza, quella che Christine mi aveva ceduto con gioia, ma poi me la vidi accanto a me, mentre cercava di prendere qualche biscotto al cioccolato dalla credenza dei dolci esposta in bella mostra in quella che lei definiva il suo angolo di paradiso. Solo poche ragazze che lavoravano lì per lei potevano entrare in quella minuscola, ma graziosa cucina, e a me era stato concesso l'ingresso a prescindere dal mio ruolo.

«Come mai ti sei rintanata qui stanotte? Capisco che è una delle stanze più calde perché la cuoca cucina, ma non pensi di esagerare? Ti ci vorrebbe una passeggiata all'area aperta. Da quando sei arrivata non abbiamo avuto modo di parlare nemmeno un attimo. Va tutto bene? I tuoi sanno che sei qui?» chiese con un sorrisetto divertito.

«I miei mi hanno abbandonata. Per loro sono finita nelle mani di uno squilibrato. Non mi hanno nemmeno cercata. Per loro va tutto a meraviglia.» "Per me va anche meglio!" Senza di loro vivevo benissimo, e non mi mancavano per nulla al mondo.

«Quindi stavolta non tornerai indietro?» mi voltai per guardarla in faccia, e lì pensai che mai e poi mai sarei tornata a casa. "L'unico problema e che adesso da cavia per un matrimonio combinato ci cascherà in pieno mia sorella minore." Già immaginavo con quali parole l'avessero addirittura abbindolata. Avrei voluto correre da lei, salvarla da quell'inferno, ma in che modo potevo portarla via da quella casa? Mio padre non era certo il tipo che avrebbe permesso una cosa del genere! E mia madre? "Beh, lei assecondava sempre ogni decisione che prendeva mio padre, bella coppia eh?"

«Mia madre voleva rinchiudermi in convento, pensa che era quasi riuscita a convincermi.» dissi prendendomi in giro io stessa. E ripensai a quello che era successo, e con quanta facilità mia madre era riuscita a convincermi che diventare una suora era la mia sola possibilità per essere in pace con il mio cuore e con me stessa. "Niente di più falso!"

«Mi dispiace.» disse lei con una voce bassa.

«Non devi, non è colpa tua se mia madre è pazza.» Scoppiammo a ridere entrambe, ed io mi persi nei suoi occhi blu. Christine ne aveva passate davvero tante, e aveva imparato dai suoi errori. Ricordo tutto con chiarezza. Prima di aprirsi questo locale a luci rosse era la mia vicina di casa, avevamo subito fatto amicizia, sebbene lei fosse più grande di me di ben otto anni. C'era molta confidenza, e nacque un'amicizia solida che col tempo non si spezzò mai. Un giorno venne a dirmi che i suoi genitori l'avevano appena data in moglie ad un uomo a cui dovevano tutto. Così fu costretta a sposare un vecchio uomo, malaticcio e consumato dagli anni, e dalla perdita dalla sua seconda moglie, decise di riscuotere il debito che la famiglia di Christine aveva contratto con lui. Si sposarono in giugno proprio quattro anni fa, il matrimonio era stato consumato, lei non lo amava, e non aveva nemmeno il permesso per comprarsi dei vestiti. Lei serviva a lui solo per uno scopo, e per questo motivo che seppur non volendo, dovette dire addio al suo unico grande amore che amava nonostante tutto e perderlo per lei dev'essere stato orribile. Ad ogni modo Christine non rimase mai incinta dopo le nozze, nessun erede era mai nato, né dai due matrimoni precedenti del marito, né da quell'ultimo con Christine. Lei era disperata, lui voleva abbandonarla perché non le serviva a molto, ma arrivato alla soglia dei settant'anni il marito morì tragicamente a causa di un infarto. Così dal giorno alla notte la mia migliore amica, colei che era stata sempre fedele alla promessa di vivere felice per quel che poteva, scoprì tragicamente che quell'uomo non gli aveva lasciato niente, né terre, né soldi e nemmeno una casa. Dovette lasciare tutto ciò che possedeva dal matrimonio, il che poteva solo significare che non aveva già nulla in principio. Tutti i possedimenti di lui passarono ad una donna molto conosciuta nella società, e altri non era che la sua attuale amante. Christine non sapeva nulla di lei, non l'aveva mai vista prima in tutta la sua vita. "Non so se fu per mancanza di denaro, o l'orgoglio di una moglie devota a portarla dov'è ora. So soltanto che lei decise di aprire una sua attività grazie al buon cuore di un lontano cugino che l'aiutò nel suo sogno". Così in fine Christine, decise di imparare l'arte della seduzione dalla migliore donna d'affari di tutta Londra. Adesso la mia migliore amica ha un'impresa tutta sua, e per sopravvivere nella società a testa alta ha proseguito nel suo cammino, fregandosene del giudizio degli aristocratici. Io l'ammiravo, e avrei voluto starle vicina in quel periodo, ma purtroppo i miei genitori per paura di compromettere il mio futuro, mi costrinsero a non cercarla più, non avere contatti con gente poco di buono come Christine era fondamentale se volevo trovare al più presto marito.

"Come cambia la vita?" Feci un lungo sospiro, potetti sentire quasi a stento quello che mi veniva detto a voce alta. Fino a che il mio sguardo vagamente confuso non andò verso Christine.

«Scusa che dicevi?»

«Come al solito, tu non mi ascolti!»

«Ora sono tutta orecchi, stavi dicendo...»

«Ti va di ascoltare i consigli delle mie ragazze su come intrattenere un uomo?»

A quelle parole rimasi basita, ma di che stava parlando? Confusa la fissai in attesa di spiegazioni.

«Scherzi, vero?»

«Guarda che per me è una cosa seria. È un modo come un altro per non stressarci, e per ridere degli uomini impotenti, o troppo sensibili a letto.»

«Interessante. Quando si comincia?»

«Adesso amica mia. Muovi quel culo o ti si ingrasserà come una balena se non ti alzi da quella poltrona.»

«Lo sai che sei crudele?»

«Sono tua amica, Nicole.» mi scappò una risatina.

"Sta parlando quella che poco fa ha divorato tre biscotti al cioccolato? A me non ne ha offerto nemmeno uno..." Scoppiai a ridere solo dopo aver capito la sua battuta. Le corsi incontro, prendendola di sottobraccio. «Fai strada tu? O devo cercarmela da sola questa stanza?» lo dissi sorridendole, e prendendola un po' in giro andammo proprio nella stanza del peccato. Così la chiamava Christine, e ad essere sincera aveva scelto un nome niente male.

"Scoprire i segreti delle cortigiane? Sapendo tutto, ma proprio tutto su come sedurre un uomo... allettante."

****

Qualche mese dopo iniziai a stare meglio, anche se a dirla tutta non stavo affatto bene, poi venne il natale, e durante un ballo sontuoso vidi entrare una coppia. Uno dei due mi era familiare, e guardarlo sorridere ad un'altra donna mi fece star male. Scappai di corsa correndo per le scale. Non doveva vedermi in quello stato, tanto meno doveva vedermi lì. Così corsi in camera, mi buttai di peso sul letto e piansi. Non so per quanto tempo restai lì, finché il rumore della porta che veniva aperta catturò la mia attenzione.

«Perché sei scappata? È la vigilia di natale, dovresti festeggiare.» "Sì come no, festeggiare!" Al piano principale, nella grande sala da ballo in un angolino c'era un grande albero di natale, ornato con tante cosucce carine, ma io... io non avevo voglia di festeggiare. Non avevo mai festeggiato quella festività con gioia e serenità, ed ora sapere che molta gente di sotto si divertiva, brindava al giorno così tanto atteso da un anno intero... a me non interessava proprio. Forse perché nella mia famiglia non avevamo festeggiato con allegria il natale, o forse perché non la sentivo nell'animo quella festività magica e unica.

"Se io non mi sentivo di festeggiare, che cosa mi avrebbe mai fatto cambiare idea?" Guardai la mia amica, e le rivolsi un'occhiata piena di malinconia. "Non avevo di che festeggiare." Io in meno di un anno avevo già perso tutto ciò a cui tenevo, compreso quell'amore che il mio cuore aveva sempre sognato...

«Non ho niente di cui festeggiare.» brontolai infastidita da quello che avevo visto poco fa.

Il mio pensiero volò a ciò che mi faceva star male, e il pensiero di quella affascinante donna dai capelli dorati, le labbra rosse, e un viso perfetto mi fece piangere ancora più di prima. La mia amica venne verso di me, mi accarezzò i capelli e cercò di consolarmi.

«Tra poco ci sarà un ballo di coppia, qualcuno ha chiesto di te, e se fossi in te mi toglierei dal viso quella tristezza, e gioirei al pensiero di avere uno spasimante che vuole ballare stasera con te.»

Accettai con gioia il suo invito, anche se non avevo voglia né di ballare né di stare lì.

"Non con Daniel nella grande sala da ballo!"

Alla fine, con riluttanza scesi di sotto, seguita a ruota dalla mia amica, il solo fatto che lui fosse in quella stessa stanza mi fece subito battere il cuore, e poi il ballo prese vita. Christine mi presentò il mio attuale corteggiatore, ed io con un finto sorriso accettai di ballare con quell'uomo. Poi mentre ogni coppia ballava, lo vidi con lo sguardo perso nel mio, mentre la sua dama ballava intorno a lui con fare sensuale, ma quei suoi bellissimi occhi azzurri si erano persi altrove che alla bella fanciulla. Così distolsi lo sguardo, e fingendo di non star bene, chiesi scusa al mio corteggiatore, per poi camminare lentamente oltre la balconata del salotto. Una volta da sola, feci un lungo respiro, e pensai alla mia vita. Non avevo niente, né una famiglia che mi volesse bene, né un soldo, né un uomo che mi amasse, niente, se non Christine, la mia unica amica del cuore. Lei mi aveva accolta in casa sua, prendendosi cura di me come una madre che un'amica solidare, ed io l'ero riconoscente. Non sapevo di essere in compagnia finché non voltai lo sguardo e me lo vidi faccia a faccia. Quegli occhi azzurri mi fronteggiavano, e mi osservavano come se la colpa ti quello che era accaduto tra noi mesi prima fosse solo colpa mia. Cercai di rientrare nella sala da ballo, ma lui non me lo permise.

«Perché siete qui.» la sua domanda mi indignò così tanto che lo sfidai con lo sguardo.

«Non ho niente da dirvi. Spostatevi!» con rabbia gli parlai, ma lui mi catturò a sé afferrandomi per i fianchi e stringendomi forte al suo corpo. Volevo redimermi da lui, ma la sua presa era possente, e non riuscivo a liberarmi di lui neanche col pensiero. Mi baciò spudoratamente, senza chiedere il mio permesso insinuò le sue mani sul mio vestito fino a vagare oltre le pieghe delle gonne salendo fino all'intimo che indossavo. Iniziai a sentire caldo quando la sua bocca reclamò ogni parte del mio corpo, e per un breve istante mi persi tra le sue braccia. Ero così accaldata, confusa e ansimante che mi arresi al suo volere e presi a baciarlo con foga. Quando lo guardai negli occhi, anche solo per un breve istante ritornai in me, e mi resi conto che stavo amoreggiando in pubblico con Daniel, l'uomo che mi aveva rapita, illusa ed ingannata nello stesso istante.

«Vi ho desiderata ogni istante da che siete fuggita da me. Voi avete frainteso le mie parole, mi sono espresso male, e anche se vi ho rincorso, voi eravate già molto lontana da me. Mi siete mancata da morire.» lo guardai in faccia, e anche se avesse detto la verità, ormai per me non contava più nulla. Non ci sarebbe mai più stato niente tra di noi, e quel bacio... lo avrei di certo ben presto dimenticato.

«Non è vero! Voi mi volevate per un secondo fine. E poi non mi sembrate così disperato, mi avete già sostituita con una bionda ossigenata.» gli feci notare che io avevo visto la bella biondina che proprio in quell'attimo era lì a fissarci con occhi adirati dalla rabbia. "Se pensava che io fossi sua rivale, si sbagliava." Poteva tenerselo stretto quanto più gli piacesse. Perché per me Daniel non era niente.

«Quella non conta nulla per me, io amo solo voi.» si affrettò a dire tirandomi per un braccio verso di lui.

«Bella dimostrazione del vostro amore. Non avete nemmeno osato cercarmi. Mi avete solo rimpiazzata, scommetto che lo avete fatto per avere degli eredi. Vi siete già sposato, presumo.» allentò la stretta sul mio braccio, ed io potetti finalmente liberarmi. "Odio essere circondata da uomini che hanno solo uno scopo nella vita: possedere tutto, anche le loro conquiste. Ed io non lo ero!"

«Voi non capite.» i suoi occhi bruciavano intensamente, non sapevo se per la vergogna di avermi ingannata, o se per la rabbia di non potermi avere nel suo letto. Io di certo non avevo dimenticato, e ogni sua singola parola infiammava il mio cuore più di odio che d'amore.

«E voi mi state facendo perdere del tempo prezioso.» dissi guardando un bell'uomo dai capelli dorati che con i suoi bellissimi occhi blu mi stava già mangiando con gli occhi. "Forse potrei fargli capire che non sono in vendita?" C'era solo un modo, rintanarmi fra le braccia di un altro. Sorrisi dentro di me, rivelandomi più astuta e perversa di qual che potevo apparire. "Nessuno mi avrà, da oggi in poi sarò io a decidere chi mi avrà."

«Io vi amo.» scoppiai a ridergli in faccia, rivelando tutta la mia incredulità nel credere che lui mi amasse davvero. "Un uomo che ama davvero non ingannerebbe mai la sua donna, ma la proteggerebbe, e l'amerebbe senza riserva alcuna."

«Io invece vi odio con tutto il cuore.» mormorai sottovoce affinché solo lui sentisse tutto il mio disprezzo nei suoi confronti. Proprio in quel momento decisi di inseguire il bel biondo dagli occhi blu e di lasciarmi alle spalle il passato. Mentre Daniel mi guardava da lontano, presi da un vassoio un calice di cristallo, e bevetti senza sosta il vino pregiato che in quell'occasione veniva servito a tutti gli invitati. La festa era un successone, ed io volevo solo lasciarmi alle spalle ogni cosa, e ballare con chiunque mi affascinava era un punto di partenza assolutamente fascinoso. "Il divertimento era assicurato." E di sicuro non avrei mai più fatto avvicinare un uomo per i suoi sporchi trucchi, ma lo avrei incantato solo per il mio piacere. "Anche se inesperta avevo imparato una sola cosa dall'arte del dare piacere ad un uomo: mai innamorarsi quando l'unica cosa che si desidera è giocare con la propria preda.

Poco dopo, a tarda sera Christine mi disse che tutti i suoi ospiti avrebbero alloggiato lì. Il che significava che Daniel avrebbe passato quella notte di natale lì. Il solo pensiero mi fece rabbrividire, fino a pensare di scappare da lì. Lo amavo ancora, ma dentro di me dovevo resistere alla tentazione di correre da lui per digli che lo amavo ancora, e che avrei fatto di tutto pur di passare una sola notte fra le sue braccia. Ma sapevo che non era da solo, e sapevo anche che nella sua vita c'era un'altra donna. E non ero io la sottoscritta. Il solo pensarla mi veniva una rabbia infinita, così poi ritirandomi nella mia stanza cercai di riposare qualche oretta e decidere dopo il da farsi. Di certo non potevo abbandonare Christine di punto in bianco senza dirgli ciò che era appena successo, ma l'idea di scappare per non soffrire si animò subito in me. "Perché capitano tutte a me?" Il sapere Daniel tra le braccia di un'altra non l'avevo prima d'allora mai immaginato, e adesso che non era solo un pensiero, ma la realtà, si animò in me un triste pensiero.

"Se non fossi scappata quella sera, ci sarei io ora al suo fianco..." Tolsi l'abito giallo che la mia migliore amica mi aveva regalato, e con ancora la biancheria intima addosso corsi sotto le coperte con l'intento di riscaldarmi da sola con il mio dolore. L'unica persona che poteva riscaldarmi ora era chissà in quale stanza, e sicuramente si stava già perdendo negli occhi di un'altra donna che purtroppo non ero io. Con straziante infelicità chiusi gli occhi, mi strinsi forte alle coperte di lana, e cercai di dormire qualche oretta prima che il sorgere del sole arrivasse all'improvviso.

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