19: VERITÀ' AMARA

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19° CAPITOLO

Quella mattina era giunta la domenica, ed io ero corsa a fare un po' di spesa al mercato più vicino, comprai tutto ciò che mi serviva. Volevo cucinare a Daniel uno stufato, o magari qualcosa di succulento con cui saziare l'appetito. Quel giorno avevo indossato un abito verde smeraldo di mussolina, la primavera non era ancora giunta, ma ogni tanto il venticello primaverile si faceva sentire in contemporanea al freddo pungente che mi lasciava infreddolita dalla testa ai piedi già dalle prime ore del mattino. Poi ad un tratto mentre ritornavo verso casa a piedi si fermò una carrozza di fronte a me, e ciò mi rese impossibile proseguire il sentiero lungo casa. Cercai di oltrepassare quella carrozza, ma quando voltai le spalle e m'incamminai, qualcosa mi afferrò, costringendomi a restare ferma al suo cospetto. Dalla voce sembrava un uomo, un uomo che avrei voluto non vedere mai più.

Lo guardai negli occhi quando ad un tratto mi fronteggiò, rimasi palesemente turbata, e finì a terra. Quell'uomo mi aveva già messo le mani addosso, come ai vecchi tempi, ed ora proprio come ai vecchi tempi aveva osato schiaffeggiarmi per poi tirarmi per i capelli e condurmi fino alla sua carrozza. Vi entrai con riluttanza, ma dovetti fare come egli mi suggeriva di fare. Avrei voluto avere qualcosa con me, per difendermi, ma non avevo niente. La cosa peggiore di tutte era che il mio cestino, quello dove avevo appoggiato tutto ciò che avevo comprato al mercato, ora giaceva a terra, e tutto quel ben di Dio era scivolato via con così troppa facilità che mi fece pena a guardare tutto quel cibo sprecato disteso sull'asfalto del sentiero stradale. Sospirai incredula per ciò che stavo vivendo, ma poi alzai gli occhi e la vidi. Mia madre stava lì di fronte a me, a fissarmi con quegli occhi ombrati da una rabbia senza precedenti. Mi ero chiesta molte volte che fine avessero fatto i miei genitori, ma mai mi sarei aspettata un simile trattamento. "Non dopo tutto quel tempo passato altrove che con una famiglia che a stento mi voleva bene."

«Sai da quanto tempo ti abbiamo cercata? Poi ho scoperto che ti eri sposata un buon partito, e che ti sei così ben nascosta che trovarti era quasi impossibile.» "Mi hanno cercata?" Mi chiesi il motivo del loro improvviso interessa per me, visto come mi avevano trattata mesi fa... eppure entrambi sembravano d'accordo.

«Ma ora è qui con noi mia cara.» mio padre parlò, si rivolse a mia madre, lui non mi degnava di una sola occhiata. Mi ripudiava come figlia allora, e adesso non era cambiato nulla, anzi era tutto peggiore di prima.

«Che cosa volete da me?» chiesi guardando entrambi in faccia. Presa da una strana voglia di strangolarli, cercai di stare calma, ma ero davvero fuori di me.

«Beh, sei nostra figlia. Quindi abbiamo il diritto di riprenderti. Perché il tuo matrimonio non vale nulla.» mi disgustò sapere che per loro il mio matrimonio con Daniel era vuoto, ma forse ciò era solo ai loro occhi, ma per me... non era così! Io ero felice! E loro non avevamo alcun diritto di irrompere nella mia vita.

"E se pensavano di poter aver ancora diritto su di me, si sbagliavano!"

«Credete che mio marito non mi cercherà?» dissi adirata, minacciandoli. Di sicuro Daniel correrà a cercarmi non appena non tornerò a casa entro l'ora di pranzo. Quando accadrà li farà a brandelli.

«Oh, non preoccuparti per Daniel, e già dove deve stare un servitore.» sgranai gli occhi atterrita da ciò che aveva detto a denti stretti colui che era mio padre. "Quale padre?! Un padre farebbe mai del male alla propria figlia?"

«Chiuso in una cella, per così dire!» sussultai spaventata e in pena per mio marito. "No!" Gridò il mio cuore all'idea che mio marito soffrisse più di prima. E la causa delle sue sofferenze ero nuovamente io. E ciò mi arrecò un dolore lancinante.

«Siete dei mostri! Cosa gli avete fatto!» mi agitai sul sedile della carrozza, ma mio padre mi puntò una pistola alla tempia.

«Il tuo Daniel ha i giorni contati... e se provi a fare un solo passo sei morta.» indietreggiai atterrita e raggelata. "Può davvero un padre uccidere la propria figlia a sangue freddo?" Lo guardai con aria confusa, e sperai solo di sognare, ma guardando coloro che mi avevano cresciuta da una vita, capì che li avevo persi per sempre. Non mi avevano cercata per proteggermi, o scusarsi per avermi imposto il convento, ma per farmi solo più male. Avevo sempre sognato dei genitori affettuosi, ma per me non c'era mai stato affetto, né amore. Io ero solo una merce con cui arricchirsi, e forse ora volevano solo denaro da Daniel. Ricattandolo per riavermi non succederà mai! "Ma perché rapire entrambi? Che cosa ci guadagnavano?"

Mi Abbandono a TeWhere stories live. Discover now