14: BACI e LACRIME

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14° CAPITOLO

Ci rimettemmo subito in viaggio. Dovevamo tornare a Londra il prima possibile, così mi misi il cuore in pace, e anche se desideravo trascorrere qualche giorno da sola con Daniel in quel posto nuovo, dovetti subito rinunciarvi. Il viaggio non prevedeva alcuna sosta, solo per rinfrescarci ogni tanto, per dare da mangiare ai cavalli e procedere lungo il sentiero che ci separava da Londra. Poi giungemmo quasi a metà strada e un forte sparo riecheggiò dentro la carrozza. Non sapevo che cosa fosse, finché la carrozza non si fermò.

«Daniel, che pensi di fare?» urlai, e lui mi disse che doveva vedere con i suoi occhi. Io dovevo rimanere lì ad attenderlo, ma avevo così paura, che gli chiesi di restare lì con me. Mi accarezzò una guancia, mi bacio sulla bocca e scese dalla carrozza. Non sentendo nessun rumore intorno a me, in preda al panico scesi anch'io dalla vettura, ma venni inchiodata contro un albero. Le sue mani erano già sui miei fianchi, e per poco alla vista di quell'uomo stavo per svenire. Daniel arrivò fino a me, cercando di togliere di mezzo quell'uomo, ma lui mi puntò la pistola alla tempia suggerendo a Daniel di stare fermo. Doveva solo togliere di mezzo me. Ero io il suo obiettivo, e lo sapevo bene. Ma mi sfuggiva il motivo.

«Lasciami! Non hai alcun diritto su di me Marcus.» gridai forte contro di lui, ma non mi ascoltava.

«Io credo che sia il contrario dolcezza.» disse con voce arrogante e presuntuosa facendomi alterare subito.

«Tu lo conosci?» Daniel me lo domandò, ma io non volli rispondergli. Come potevo dirgli che era colui che mi aveva abbandonata all'altare? Ed era successo lo stesso giorno che noi ci eravamo incontrati. "La prima volta in cui i miei occhi si erano posati in quelli di Daniel."

«Perché proprio adesso? Non ti sei fatto vivo prima, perché ora? Per ferirmi? Non ti è bastato quello che mi hai fatto? Ora sono una donna sposata e libera! E sono felice!» urlai con disperazione, e cercai di fuggire via, ma invano.

«Mi fa piacere sapere che sei felice senza di me, ma mia cara la tua felicità non durerà molto.» mi sorrise in faccia, ed io diventai pallida in viso.

«Perché dici questo?» sussurrai spaventata, sperando che non volesse ucciderci.

«Diciamo che sono stato pagato abbastanza bene per liberarmi di te.» le sue parole mi provocarono una fitta di dolore allo stomaco.

«Chi ti ha pagato?» gli chiese Daniel fronteggiandolo apertamente.

«Una donna molto anziana, ma dalla lingua biforcuta. È stata lei a cercarmi, e mi ha suggerito di ucciderti subito, e così farò.» chiusi gli occhi atterrita da quello che stava per farmi, ma una voce gridò in mio aiuto, ed io sgranai gli occhi incredula per ciò che stavo vedendo con i miei occhi.

«No, ti prego non farlo!» prima ancora che io potessi difendermi, chiusi gli occhi solo per un breve istante, dovevo pensare ad un piano strategico per salvare me e Daniel da quell'attacco improvviso.

Mai poi tutto si complicò.

Un grido accelerò il palpito del mio cuore, fino a ritrovarmi addosso il corpo dell'uomo che amavo giacere su di me mentre cercava seppur invano di proteggermi.

Quando lo vidi a terra con il volto privo di vitalità, corsi in suo soccorso, e abbracciandolo capì con orrore che la pallottola non era arrivata a me, ma a Daniel, l'uomo che amavo più della mia stessa vita. Lui mi aveva protetto con il suo corpo, pagando a caro prezzo. "No, non voglio perderlo, no!" Avevo paura che mi lasciasse, e il desiderio di salvargli la vita bruciava forte dentro di me, così forte che la voglia di chiedere aiuto dentro di me esplose a gran voce.

Mi Abbandono a TeWhere stories live. Discover now