Urban Legends

By CactusdiFuoco

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[STORIA COMPLETA] Io sono Furiadoro e la mia esistenza è una sorta di... leggenda. Sono una donna lupo, una s... More

Prologo
L'inizio di un nuovo viaggio
Finto-Vampiro
Il sangue dei licantropi
Sospesa tra due mondi
Il muso della ferocia
Di nuovo umana
Massacro di plenilunio
Ciò che mi ha dato la Luna
Una lupa tra gli umani
Il club degli animali
Incontro col mandante
La casa del mago
La routine della donna lupo
Everybody was Kung Fu Fighting
La ricompensa dei ratti
Cannibale
Il gabinetto pensatoio
L'omicidio di Mr.Mell
Illusioni di tempi andati
Licantropi for dummies
Una terribile bestia in abito elegante
Sebastian Barren
Cacciare cacciatori
Le risorse nascoste di un goldenwolfen
Un dottore immaginario?
Un dottore pazzo?
Un luminoso Sabato mattina
September Aster vs Franco Staretti
L'altra bestia d'oro
Tutti i mostri sono capricciosi
A caccia per vivere
Lupouomo
Violenza e mutazioni
Goldenwolfen
Il Natale anormale
Uno spettacolo di magia
Due mostri non possono scontrarsi senza conseguenze terribili per entrambi
Ritorno alla vita
Su Dio e sulla salvezza del genere umano
Lupo acromegalico
Primo intermezzo narrativo
September che parla a ruota libera
Una strana creatura trovata in un fosso
Sharazad
Un plenilunio con Cuscino
Fame di morte
Un nuovo autocontrollo
Il ritorno del cacciatore nero
E si aprirono le porte dell'inferno
Benvenuta nella tua tomba
In cui si ammazza una nosferatu
Conversazione con la Mater Inferorum
Un troll con vestiti nuovi
Santo Stefano di Camastra
Aldo, la bottega e l'uomo misterioso
Ci rivedremo in un'altra città
La Madre dell'Inferno
Solo un sogno in carne ed ossa
Lo squallore e la (gradita) separazione
Mack e Jack
L'orologiaio
Un vampiro diverso da tutti gli altri
Il portale di Miomarto
PARTE SECONDA
Un viaggio sabotato
La Città Senza Nome
Le Creature senza Nome
E il pericolo arriva anche sottoterra
Vampiri pazzi
Una foto di gruppo su una nave da crociera
Un vampiro addormentato su una nave da crociera
In comunione con il vampiro
Furio Dorati
Furio il supereroe
Un inganno riuscito
Quel che Lilith fece a Vlad
Vampiri con le mitragliatrici
Grande Crinos
Fullbeast mode
Intrappolata dalla magia
Di ritorno dall'Inferno
Mostri con le ali
I poteri "aldilà"
Un segno di Dio?
Finale di battaglia
Epilogo
Urban Legends #1: il mago e la donna lupo. Un ebook per voi!

Il corpo di un lupo

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By CactusdiFuoco

Le mie mani tremarono contro la terra, i polpastrelli che premevano li sentivo quasi aprirsi

«September!» chiamai.

Mi alzai e tentai di aggiustarmi alla meno peggio, poi mi diressi verso la figura del giovinetto dai capelli rossi che veniva lentamente verso di me.

Lui mi corse incontro. I suoi occhi verdi erano lucidi, ma lui rideva come un bambino... com'erano strani gli esseri umani, non si capisce mai che cosa vogliono davvero. Loro stessi spesso non lo sanno.

Mi strinse forte in un abbraccio, sollevandosi in punta di piedi per farlo

«Temevo che ti avessero uccisa» mi spiegò, deciso a non fare la figura del fifone.

Io gli accarezzai la testa

«Non è successo niente. Ti presento i miei» cercai una parola adatta e la trovai all'istante fra quelle che si utilizzano di più «I miei amici» mossi una mano verso Azrael e il branco, che guardavano con curiosità quell'umano dai capelli rossi.

September indietreggiò staccandosi da me

«Sono dei lupi...» disse, sorpreso

«Si, dei lupi...» stavolta fui io a sorridere «Se io posso avere per amico te che sei umano perché non dovrei avere per amici anche dei lupi? Sono metà lupa anch'io dopotutto...»

«Io pensavo che... Non... io non li sento come metà di me» September deglutì e parve fremere, ma non di paura, di fronte allo sguardo metallico e profondo del capobranco «I lupi sono animali».

Tutta la pesantezza di quell'affermazione mi ricadde addosso, la pesantezza delle sue parole

«Certo» riuscii a dire «Anche tu lo sei ed anch'io lo sono. Non siamo vegetali...»

«Ma io volevo dire...»

«Anche tu sei un animale» non lo lasciai finire. Non riuscivo a provare una forte rabbia verso di lui, perché era così piccolo e così indifeso, ma ugualmente si stava insinuando in me il disprezzo verso le sue parole.

Quella voce che mi piaceva tanto... perché diceva quelle parole?

Non saprei ancora oggi dirlo, poiché avevo sempre avuto la certezza che September fosse meno umano di quanto sembrasse e lo sembrava molto poco anche a quei tempi.

«Per quale motivo credi di non essere un animale anche tu» Gli ringhiai, le dita strette «I lupi non sono peggiori degli uomini, non sono animali nel senso che tu credi, sono creature al pari vostro, se non superiori»

«Si» September mi sorrise «Lo so. Cioè, lo capisco, il tuo punto di vista. Solo che vedi...» il suo sguardo verde si posò su Azrael e piccole rughe d'espressione si formarono ai lati degli occhi mentre li stringeva «Ma vedi, io sono umano. Il lupo mi spaventa, spaventa tutti noi... e ci affascina. Mi dispiace di essere stato così avventato nel mio giudizio. Ti ho offesa non è vero?» si fece triste e giunse le mani davanti allo stomaco, intrecciando le dita «Sei un lupo anche tu, in parte... Ti ho offesa non è vero?» ripetè «Puoi dirmelo»

«Non preoccuparti» io scossi la testa, poi udii il cupo uggiolare di Azrael e mi voltai verso di lui «Scusa se ti ho fatto attendere, capobranco».

Il grosso lupo grigio avanzò verso September e l'umano indietreggiò.

Le fauci di Azrael si contrassero e le sue zampe anteriori si piegarono, come se fosse pronto a balzare. Li udii mormorare qualcosa sottovoce, entrambi, in due lingue diverse.

Poi il pelo sul dorso del lupo ondeggiò , le sue spalle si contrassero, i morbidi cuscinetti si sollevarono dalla terra e l'intero corpo solcò lo spazio aereo. September indietreggiò terrorizzato, ma non fu abbastanza veloce da sottrarsi. Il lupo atterrò l'uomo, le sue zampe sulle spalle di lui, in direzione del petto.

September gemette di dolore quando impattò contro la terra.

Azrael lo fissò con i suoi occhi bronzei e gli ringhiò sul volto, spingendogli indietro i capelli con il suo fiato caldo

«Mai essere avventato, giovane uomo, mai ignorare il selvaggio lupo» gli disse.

Ma September non poteva capirlo, alle sue orecchie la voce del lupo era un ringhio minaccioso che lo ammoniva feroce e quasi ottuso.

Così tradussi le parole di Azrael nell'idioma umano e September non parve sorpreso nell'udirle quanto invece infastidito dal peso che gravava sul suo petto.

Il resto del branco si avvicinò con fare circospetto. Era come se con quel balzo avesse dato il via e nessuno temeva il giovane September, tutti sapevano quanto era debole ed indifeso rispetto a loro, il branco. Sotto la pelle di ognuno di loro si affrontavano a muso duro l'attrazione e la repulsione verso il genere umano, qualcosa di incontrollabile. I lupi e gli uomini si attraggono a vicenda chissà per quale strano scherzo del destino o chissà per qualche antenato comune... era come se nei cuori dei lupi e in quelli degli umani palpitassero sentimenti simili eppure avversi e da sempre i lupi e gli uomini sono reciprocamente attratti e respinti, opposti eppure simili.

Lo sapevo, lo avevo sempre saputo, e ora, ancora una volta, lo leggevo negli occhi di Azrael, negli occhi gialli dei lupi del branco e in quelli di September. Era come se tutti gli istinti si risvegliassero a un solo tempo. Sperai che nessun altro umano osasse intromettersi, soprattutto quell'idiota traditore di Paul Hersen. Poi ricordai lo sguardo nero del cacciatore. Chissà cosa c'entrava in quella situazione. Andai accanto ad Azrael e gli sfiorai una spalla

«Capobranco » gli dissi piano «Ti prego, puoi scendere da sopra quell'umano?».

Il grosso grigio mi guardò intensamente, poi zampettò giù dal suo petto e passò a terra il naso come se volesse riempirsi dell'odore dell'umano

«E sia, questo è l'umano che non ha paura del lupo» disse, poi sogghignò nella maniera arcaica di quelli della sua specie «Il primo umano che non ha paura di noi lupi. Non ne avevo mai visti. Cos'è?»

«Anche lui è un licantropo» risposi io, fissando i suoi occhi accesi

«Un licantropo. No, non è un licantropo, il suo corpo è impregnato di magia» il naso di Azrael si alzò e si abbassò un paio di volte con pacato disgusto «la sporca magia umana, non l'antica magia della natura. Non è lui un lupo, ma un uomo che fu maledetto e che assume le sembianze di un mostro, di quel mostro a cui la mitologia degli umani inneggia come mangiatore spietato di carne».

Una lupa si fece avanti. Era grande pressappoco quanto Azrael, che era certamente il più grosso del branco, e aveva una testa sfilata che mi ricordava un cane levriero, con il collo che sembrava un possente prolungamento sinuoso di quest'ultima. Vidi il suo dorso ondeggiare in maniera strana, poi compresi che era solo una mia impressione, che a creare l'effetto ottico era una lunga, spessa, striscia scura di peli ritti. Era incinta, il suo ventre era abbastanza rigonfio e il suo odore era inconfondibile. Doveva essere la femmina alfa. Le resi omaggio abbassandomi sotto la sua altezza e chinai il capo

«Salve » le dissi solo. Non avevo certamente paura di lei, avrei potuto spezzarle il collo con una sola mano, ma sapevo di doverle rispetto.

La lupa mi guardò negli occhi. I suoi erano di un colore indefinito fra l'azzurro ed il giallo, iridescenti, contornati da ciuffi di pelo bianco che le davano un'aria stranamente saggia.

Azrael le si avvicinò a le sfiorò il lato del muso con il naso

«Lei è Avadra, la mia compagna» disse, rivolgendosi a me.

Io annuii, poi tradussi quello che Azrael aveva detto nell'idioma degli uomini, rivolgendomi a September, che a sua volte mi fece intendere che aveva capito.

Avadra si soffermò a osservare il mio volto come io avevo fatto con lei, poi una specie di ringhio, ma amichevole, gli vibrò in gola. September fece un inchino molto galante, forse fraintendendo le intenzione della lupa.

Io risi e con me fecero altri del branco. Poi, senza preavviso, Azrael emise un lungo latrato e partì di corsa.

Il branco lo seguì, ma io ero troppo debole per correre come un lupo. E poi erano più veloci di me.

September mi si avvicinò

«Perché se ne vanno?» mi chiese

«Non ne ho idea» io scossi la testa, anche se in realtà avevo qualche presentimento. Era come se tutto ciò facesse parte della mia preparazione. Il processo che mi avrebbe resa... completa. September era certo un umano fuori dal comune e capiva molte cose che gli altri umani non capivano, ma questo era fuori dalla sua portata.

Mi rialzai lentamente sulle gambe fino a tornare in posizione perfettamente eretta. Sentivo i miei muscoli bruciare a causa delle ferite che i proiettili vi avevano procurato, lunghe strisce crepitanti di croste spesse, superficiali. Giganteggiavo su September, che mi parve ora più piccolo che mai. Gli sorrisi per rassicurarlo

«I lupi mi chiamano. Chiamano anche te... posso farti diventare uno di noi. Posso farti diventare un licantropo».

Lui era allibito dalla proposta

«Io? Licantropo?» si indicò il petto. Capii che lui sapeva già cosa significava essere un licantropo e che probabilmente non si reputava capace di sostenere la trasformazione. In effetti, probabilmente, sarebbe morto se fosse stato morso in profondità da un licantropo, abbastanza da essere contagiato.

Una maledizione magica non è la stessa cosa che essere davvero un uomo lupo, avrebbe cambiato la sua vita abbastanza da costringerlo a diventare un'altra persona.

«Si, hai ragione... non puoi essere uno di noi» Le mie stesse parole mi diedero una lieve malinconia. Mi ero affezionata a quel giovane rossiccio... gli avevo promesso di... gli avevo promesso di portarlo al Villaggio del Sole.

«Set, devi venire con noi»

«Con voi chi?» Mi chiese, anche se era una domanda assolutamente superflua

«Noi lupi» gli risposi «Possiamo scortarti fino al villaggio del Sole. Possiamo farti arrivare laggiù vivo. Io l'ho promesso di portarti laggiù e di proteggerti... stanotte partiamo. Tu sarai lupo e Paul Hersen ha detto che io posso controllarti. Non vedo perché non potresti viaggiare con me senza di lui? Lui non arriverà al villaggio. Tu si»

«Ma lui è mio amico!» si lamentò September, chiudendo leggermente i pugni e irrigidendosi

«Lui è un bastardo maledetto succhiasangue e non potrai impedirgli di suicidarsi se lo vorrà. Morirà. Questo si merita».

Il mago si lamentò debolmente, ma non lo ascoltai. Paul Hersen era triste e la sua presenza era tossica per noi, perciò lo avremmo abbandonato.

Il mio naso percepiva chiaramente la traccia dei lupi. Presi per mano September e lo trascinai.

I lupi. I lupi erano il mio pensiero e la mia forza, mi spingevano d andare avanti benché la mia pelle e la mia carne bruciasse sempre con maggiore evidenza.

Però mi sforzai di ignorare il dolore e ci riuscii con buoni risultati, sebbene talvolta mi capitasse di incespicare o di perdere momentaneamente l'equilibrio.

La mia mente ripercorse a ritroso ricordi che non mi appartenevano...

Conoscevo vie che non avevo mai visto. O che forse non ricordavo di aver mai visto... vie nel bosco che non erano tracciate, ma che esistevano, piste dell'olfatto e della vista, piste da cui filtrava una luce d'oro puro carezzevole e naturale, così naturale da far scomparire al suo cospetto qualunque artificio umano, qualunque lampada potente e straordinaria, qualunque faro che guida le navi.

Nulla erano le città, nulla erano le grandi case dai molti piani, nulla la corrente elettrica o le navicelle spaziali in confronto all'odore del muschio o alla luminosità soffusa che mi si spandeva intorno, dando alla mia pelle abbronzata un colorito dorato.

Il paradiso? Questo ne era un assaggio... se si poteva avere di meglio non era su questa terra e, di certo, non se si stava su due gambe.

Il mio dolore si sciolse di fronte a tanta magnificenza.

September ansimava, ma non per la stanchezza. Era come se tutto questo gli stesse per far perdere il controllo, lacerandogli l'anima in sensazioni opposte. Insieme ci inoltrammo ancora nel bosco.

La mia anima invece si stava rinsaldando lentamente. Era strano come non avessi mai notato che alcuni pezzi di essa erano troppo discostati dagli altri, quasi penzolassero come una porta distrutta su cardini leggeri. Ora invece qualche ignoto fabbro si era armato di barre d'acciaio e di chiodi per rimettere tutto a posto.

Udii l'ululato potente di Azrael, poi quello di un giovane lupo maschio. A lui seguì la voce di una femmina più anziana di Azrael e poi di tutti gli altri. E l'aria ne fu presto satura di quei rumori... i cani, percepivo ancora la loro presenza, se ne stavano ben lontani dal branco. I cani hanno paura dei lupi. Non tutti, è chiaro, ma di solito preferiscono stare alla larga.

Arricciai il naso. September mi guardò in volto

«Cosa stai per fare?» mi chiese, come se avesse il sentore che fossi pronta ad ucciderlo.

Ma io non volevo di certo fare una cosa simile...

«Dobbiamo solo proseguire. Solo questo e basta. Capito?».

Ancora una volta era come se solo una parte della verità fosse chiara. Proseguii.

Azrael era comparso, ma solo un istante, perché potessi vedere il suo manto grigio emergere dal bosco con un ondeggiare sinuoso, poi scomparve. Io ne seguii con calma il profilo per quello che mi fu possibile, poi l'odore, infine vidi il branco lontano, sulle sponde di un grande lago di un azzurro scuro e increspato. Erano in movimento, fieri e bellissimi, con i loro manti striati di grigio o di rosso, i loro fianchi poderosi, le loro chiare zampe potenti che avrebbero potuto superare l'uomo con una semplicità da restarne colpiti...

Un paio di loro, uno più giovane dalla testa stretta e l'altro particolarmente grigio con la coda leggermente spelata, trascinarono verso di me un giovane cervo mezzo mangiato. Era abbondante e fresco, lo avevano catturato da neppure una mezza giornata. Mi chinai ad annusarlo e ringraziai i due giovani lupi, che avevano la chiara intenzione di farmi mangiare. September fece una smorfia quando strappai con le mani un pezzo di carne dal fianco dell'animale morto e lo ingoiai, però non ribatté perché sapeva che ne avevo bisogno.

I succhi del cervo sulla lingua, in quell'istante, erano quanto di meglio avessi mai potuto desiderare. Masticai avidamente, poi strappai un altro boccone. Quelli del branco erano compiaciuti, i loro occhi luminosi erano tutti fissati su di me e non vi era alcuna diffidenza, né disgusto, in loro. Era molto più facile leggere nel cuore di un lupo che non in quello di un uomo, pensai, ma in fondo gli uomini erano imprevedibili solo perché erano capaci di pensare cose stupide.

Continuai a mangiare fino a che non vidi un lupo di un anno affiancarsi a me. Aveva il pelo leggermente più lungo di quello dei suoi compagni e un paio di occhi ambrati in cui balenava la curiosità di una giovane volpe. Iniziò a mangiare anche lui. Sulle prime mi parve una cosa alquanto curiosa, poi gli sorrisi, lo sfiorai su una spalla e mi allontanai dal cervo. Ero abbastanza sazia.

September mi fece notare che dal lato destro della mia bocca colava un rivoletto di sangue ed io leccai il liquido ridendo un po'

«Rilassati, siamo fra i lupi, non con la Regina Elisabetta d'Inghilterra!»

«Abbi un po' di pena per me, almeno» fu la sua risposta impertinente

«Ti impressiona il sangue?»

«Non lo amo particolarmente».

Poi una voce più profonda mi parlò

«Ti senti ristorata?»

La femmina alfa posò i suoi occhi su di me e si avvicinò con una falcata ampia. Cosa voleva?

Le sue fauci si socchiusero come le sue palpebre, le orecchie ritte fremettero

«Entra nel lago» mi ordinò, puntando con il muso verso l'acqua.

Fu proprio un ordine. Non avevo mai sentito un essere a quattro zampe che mi dava un ordine e mi parve una cosa alquanto strana.

Dapprima fui riluttante, stringendomi le mani sporche di sangue, poi l'alfa ripeté l'ordine e i due beta si fecero avanti, digrignando i denti in un vago gesto di minaccia.

Mi diressi verso il lago e mi ci immersi con tutti i vestiti. L'acqua era gelida. Fare un bagno dopo mangiato era brutto, figuriamoci a quella latitudine cosa doveva essere... era come immergersi in una vasca piena di ghiaccio. I lupi circondarono September e lo costrinsero ad allontanarsi.

Io mi girai

«Lasciatelo stare!» ringhiai.

September, già preoccupato dall'improvvisa ostilità del branco, mi guardò come si guarda una qualche enorme bestia in gabbia che abbia emesso un ruggito spaventoso.

Continuai a ringhiare di gola, ma i lupi fecero indietreggiare September, senza spiegarmi cosa avessero in mente. Poi Azrael si mise davanti a me sulla riva ede emise un mormorio di gola, mostrando i denti.

Apri la mente.

Apri la mente.

Apri la mente.

Gli occhi del capobranco si fissarono nei miei

«Tu sei un lupo. Senti il gelo nelle ossa?».

Si. Lo sentivo il gelo nelle ossa, lo sentivo forte. Non era solo un gelo ambientale, era dettato da qualcos'altro. Rabbrividivo, le mie mani tremavano sott'acqua.

Era insopportabile, mi stava uccidendo...

«Lo senti questo freddo? Non sentiresti tanto freddo se avessi la pelliccia... ti serve una pelliccia... quando uscirai dall'acqua dovrai avere la pelliccia...»

Freddo. Freddo che entra nelle ossa.

Il giovane lupo dagli occhi di ambra si avvicinò a me e scoprì i denti fino alle gengive. Il pelo gli si rizzò lungo tutta la schiena, le zampe si irrigidirono. Azrael continuava a fissarmi nonostante ogni tanto io distogliessi lo sguardo dal suo muso peloso e continuò nonostante tutto a parlarmi, come incurante del giovane che mi stava apertamente minacciando

«Per difenderti avrai bisogno di zanne. Non puoi difenderti senza zanne e senza artigli» la sua voce era calma, di una pacatezza straordinaria «Devi per forza avere delle zanne. Delle zanne insieme alla pelliccia. Ne hai bisogno. E devi essere veloce. Devi essere più veloce degli umani».

Il giovane lupo che mi ringhiava toccò l'acqua con le zampe anteriori. I suoi denti brillarono di saliva, che scese perfino a toccare l'acqua, increspandola in onde dove le gocce si fondevano con essa. Gli artigli si bagnarono. Poi vidi tutto il suo corpo grigiastro solcare l'aria verso di me e nel frattempo udii con sorprendente chiarezza le parole di Azrael, argentine nel gelo che provava il mio corpo e nell'orrenda visione di un lupo inferocito che balzava verso di me

«Sopravvivi!».

Sopravvivi. Si, sopravvivo.

Il corpo del lupo che si avventò contro di me mi spinse sott'acqua. Mi aggrappai ai peli viscidi dei suoi fianchi, ma scivolai verso il basso, fino a toccare il fondo basso del punto dove mi trovavo. Il giovane lupo mise la testa sott'acqua e sentii le sue fauci schioccare, vidi le bolle prodotte dal suo annaspare frenetico alla ricerca della mia giugulare e la spuma bianca che avvolgeva il suo corpo grigio ed il mio mentre i cuscinetti delle sue zampe premevano sul mio stomaco.

Lottammo per un istante sott'acqua, io e il giovane lupo.

L'aria nei miei polmoni iniziò d'improvviso a scarseggiare. Tentai di risalire e per un istante il peso sul mio corpo si allentò perché anche il giovane aveva bisogno di respirare. Arrivò in superficie prima di me, prese aria scuotendo come un matto la testa in superficie e accecandomi di bollicine, poi guardò verso di me e non mi diede il tempo di risalire, si avventò contro il lato destro della mia gola ed iniziò a serrare le zanne.

Il freddo mi stava uccidendo e non avevo più aria nei polmoni. Colpii il muso del lupo con un pugno, ma fu debole e lo allontanò di poco, lui tornò subito all'attacco, le gengive scarlatte scoperte, il dorso umido che spuntava fuori dall'acqua e la coda alta, tesa. Vedevo il sangue di una mia ferita superficiale che iniziava a tingere l'acqua di rosso. Poi gli occhi color ambra del giovane lupo ed il luccicare delle sue zanne. Zanne letali. Poi la vista iniziò ad appannarsi.

Il giovane prese di nuovo aria, per un breve istante, poi mi spinse sotto. Le gambe mi cedettero e caddi in ginocchio sul fondo. Aprii un istante la bocca, come per prendere aria, ma bevvi solo un mucchio d'acqua dolce che aveva il sapore del mio stesso sangue. Il mio sangue. Strinsi le dita sulla roccia e la sabbia del fondo.

Ormai solo forme indistinte si avventavano su di me. Le zanne si strinsero sul mio bicipite e strattonarono ferocemente, ferendomi. L'odore del sangue, il sapore del sangue, il colore, s'intensificarono intorno a me.

La schiuma mi avvolse.

Il giovane ringhiava, ringhiava, mordeva. Il suo peso mi schiacciava. Il mio cuore rallentava.

Iniziavo a non sentire il dolore. Male, perché se non si sente dolore significa che si è morti. E io non volevo morire, non era da me cercare una simile fine ...

Schiuma, sangue, dolore, morso, morso attenuato, dolore, il mio cuore, dolore ...

Il lupo. Il lupo. Tirati su, lupo. Tirati su, che non è da te morire. Non è da te, dico io, morire così.

Se muori sei un'idiota. Sei peggio che un'idiota: sei morta, morta morta!

Muori dunque e rinuncia, cadavere ...

Non sono un cadavere! Non sono un cadavere!

Le mie mani si strinsero sulle zampe anteriori del giovane lupo e lo tirarono giù con forza. Poi non capii più nulla, sentivo solo il sangue che scorreva via a fiotti intensi da me, forse dal naso, la mia vista farsi sempre più debole. Un'esplosione di dolore colpì la mia testa. Lottai per coordinare il mio corpo, risalii, presi aria spalancando la bocca mentre sentivo il corpo colpito da una cascata di colpi duri come sassi e roventi come il fuoco sulla carne. Il mio cuore batteva forte, sentivo solo lui...

L'acqua fredda mi bruciava, mi ardeva...

Il mio corpo si piegò in avanti, finii di nuovo sott'acqua. Il giovane lupo mi sfiorò un'ultima volta, poi balzò sulla riva, lontano da me, lasciandomi al mio destino di morte o di redenzione.

Non capii più nulla, non avevo alcun controllo sul mio corpo gelato, bevevo acqua.

A brevi movimenti cercai di togliermi i vestiti e per poco non mi intrappolai da sola con la stoffa.

Non sapevo contro cosa stavo lottando, ma ce la stavo mettendo tutta. Nessuno mi avrebbe aiutata, non sentivo le loro voci, solo l'acqua che si chiudeva su di me. E un dolore senza fine, un dolore che mi consumava, un freddo feroce... come zanne che mi dilaniavano la pelle, mentre qualcosa continuava a fuoriuscire abbondantemente dal mio corpo, non riuscii a stabilire se si trattasse di sangue perché non riuscivo a vedere cosa mi accadeva intorno, la mia testa era prepotentemente puntata verso il basso e la mia colonna vertebrale non rispondeva, era rigida. Ma se si fosse trattato di sangue sarei stata già morta : ne stavo perdendo troppa di quella cosa che fuoriusciva dal mio corpo. Finalmente trovai un modo per far si che il mio fisico mi obbedisse. Inarcai la testa verso l'alto e vidi la luce.

Spinsi con tutte le mie forze spalancando la bocca e finalmente emersi.

Qualcosa mi ributtò giù, premendo contro il mio capo, subito dopo che avevo preso il primo respiro. Non mi arresi, ma le forze mi stavano venendo meno. Le gambe posteriori si piegarono e io toccai il fondo.

Ma con cosa toccai il fondo esattamente? Non erano le mie mani, le mie gambe, non era il mio fondoschiena... cos'era quella cosa? Era una coda. Mi resi conto di avere la coda. Mi resi conto che il mio corpo stava assumendo una forma completamente diversa, ed era per questo che avevo ritenuto necessario togliermi i vestiti. Mi resi conto che potevo uscire dall'acqua perché non c'era nessuno a trattenermi, così mi spinsi e riva e balzai fuori. Un dolore cupo percorse tutto il mio fisico martoriato.

Sulle mie zampe incerte barcollai scrollandomi di dosso il gelo dell'acqua.

Ero bagnata fradicia, l'acqua mi scorreva dal corpo bagnando come una cascata la terra. Anche il giovane lupo era bagnato come me e mi guardava con una specie di sorriso ad increspargli quelle sue labbra sottili. Poi il suo sorriso si affievolì e con la coda fra le gambe retrocedette. Aveva paura di me, glielo lessi negli occhi. Mi voltai verso Azrael, tremando di freddo

«Che cosa mi hai fatto?» gli chiesi.

I suoi occhi erano stranamente dilatati, ma si sforzò di sembrare calmo, come si sforzano gli umani di fronte a una grande bestia feroce, ma all'inizio non riuscii a capire cosa fosse stato a spaventarlo così

«Seguimi. Devi correre se non vuoi morire di freddo...» e poi partì di corsa.

Lo seguii, ma incespicai. Non riuscivo a muovermi come avrei voluto, i muscoli rispondevano in maniera molto diversa da come facevano di solito.

Guardai in basso piegando un collo diverso da quello che normalmente avevo. Non avevo piedi né mani per toccare la terra, ma due cose ricoperte di corti e bagnati peli biondi sporchi, cose dalla forma vagamente rotonda con dita tozze, ravvicinate fra loro, non prensili. Erano evidentemente delle zampe grosse, tonde, artigliate. Zampe di lupo. Erano le zampe più straordinarie che avessi mai visto in un canide, erano enormi, gigantesche, attaccate a polsi tesi e muscolosi come tutto il resto degli arti.

Le mossi con cautela. Riuscivo a controllarle, non era affatto difficile come avevo immaginato all'inizio. Mi sgranchii le spalle con un movimento rotatorio, poi graffiai la terra con gli artigli incurvandomi in avanti per stirare la spina dorsale, che fece il rumore di tanti piccoli schiocchi. Vidi Azrael non troppo lontano e partii di corsa per raggiungerlo.

La terra sotto di me scorreva a velocità folle. Urlai e la mia voce fu un ululato terribile, così roco e potente che ebbi l'impressione di essere avvolta dalla sua feroce bellezza.

L'impatto della terra compatta contro i cuscinetti molleggiati ed umidi delle mie zampe era quanto di più piacevole potessi provare in quell'istante: una sorta di massaggio ritmico, insieme al vento che mi veniva incontro, staccando gocce dalla mia pelliccia.

Non mi fermai, non potevo farlo.

Odore di muschio e di linfa, di selvaggio, di pelo bagnato, il mio pelo, e di sangue, mi inebriavano quasi come nella notte di luna piena.

E mi gonfiavo d'orgoglio per ciò che ero, correndo in quello che per me era più di un selvaggio mistero, era tutta la mia vita. Il branco mi danzava intorno, le loro zampe lunghe ed agili toccavano terra, poi, subito, si rialzavano, producendo il rumore del ticchettio di una pioggia rada, ma con grosse gocce spesse.

E ululavano anche loro.

Corremmo ancora per molto, ma non potevo dire quanto in ore, poiché per i lupi la luna ed il Sole sono le uniche cose a succedersi nel cielo e il tempo è un concetto inutile ed astratto. Il lupo è predatore, il predatore è pazienza, la pazienza può attendere tutto il tempo che vuole.

Non sognavo, sapevo ciò che ero. Svoltai e tornai indietro, verso il punto dove avevo abbandonato September. Dovevo mostrargli ciò che ero, far si che ammirasse ciò di cui ero capace, quanto veloce potevo correre e cosa riuscivo a fiutare.

Il suo odore mi era chiaro come la sua immagine e lo trovai in un istante.

Era strano guardarlo dal basso, ma sapevo comunque di essere ancora più grande e più pesante di lui.

Mi guardava in modo strano. Le sue sopracciglia erano aggrottate e ombreggiavano i suoi occhi verdi, come se non volesse mostrarmeli, la testa era bassa, verso di me, era afflosciato e nello stesso tempo si teneva rigido. Nelle sue piccole mani rosee non era stretto nulla, ma continuava a serrarle come se tenesse invisibili coltelli. Lo chiamai, ma compresi che non capiva cosa gli dicevo. Così mi avvicinai e gli toccai una mano.

Lui rabbrividì, ma non si mosse

«Ho messo da parte i tuoi vestiti» mi disse piano, come se fosse una cosa molto importante. Mi mostrò i miei abiti zuppi ben ripiegati, in una specie di fagotto assurdamente piccolo, poi se li mise dentro la camicia, sopra la maglietta, e richiuse i bottoni.

Una macchia di umidità fiorì sul tessuto sopra il suo cuore.

Io aprii bocca per prendergli la manica e lui si scostò con un altro fremito.

Serrai le labbra delusa. Avevo del sangue in bocca, dovevo essermi morsa la lingua mentre mi trasformavo.

Ricordai che non avevo ancora ringraziato Azrael per avermi aiutata, ma sapevo che lui era consapevole di avere tutta la mia gratitudine. Ora mi restava da provare le mie nuove zanne sulla pelle di un cervo.

Non li avevo ancora visti, ma immaginavo che i miei denti fossero straordinari perché solo a sfiorarli con la lingua avvertivo delle masse enormi che terminavano con punte acuminate.

Mi abbassai al livello del terreno con la testa e morsi il terreno sodo dal sapore di corteccia schiacciata, poi sfilai le zanne. Guardai le impronte che avevo lasciato e quello che vidi mi piacque.

Era fantastico.

Note: Furiadoro, come quasi tutti i licantropi, possiede diverse forme. Gli uomini lupo (o le donne lupo) sono creature fluide, il cui principale potere è quello di cambiare aspetto, perciò possonor aggiungere diversi stati intermedi fra la forma umana e quella di lupo e anche diverse forme che si allontanano da entrambe le versioni. I più allenati possono persino cambiare le proporzioni nei propri tratti facciali, diventando capaci di mutare faccia a piacimento.

In questo capitolo Furiadoro ha imparato a raggiungere la forma ferale (alcuni la conoscono come "lupus", per via di un gioco di ruolo, "Werewolves: the Apocalypse"), ovvero la più vicina possibile alla forma di un vero lupo naturale. Benché Furiadoro si senta molto vicina ai lupi (soprattutto in questo capitolo), in realtà la sua razza è molto più distaccata da loro rispetto a tante altre (si, ci sono diverse razze e persino diverse specie di licantropi) e il suo comportamento ha ben poco in comune  con quello di un lupo. Quanto alle differenze nell'aspetto fisico... ne parleremo con più calma nel prossimo capitolo.

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