Solo Tu #watts2020

By MelissaSottile4

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PRIMA PARTE DELLA STORIA #92 teen fiction #83 teen fiction #75 in teen fiction MI SCUSO PER EVENTUALI ERRO... More

Booktrailer
Introduzione
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Date e ringraziamenti❤
Solo noi
Pubblicato!

Capitolo 19

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By MelissaSottile4

Victoria

Ora di inglese, professor Linner. Non sto per niente attenta alla sua lezione troppo presa da un pensiero, il bacio di Dylan sulla mia guancia. Sono rimasta sconvolta per tutto il resto della serata e stanotte non ho chiuso occhio. Non sono abituata a certi tipi di contatto fisico.

Se un bacio sulla guancia, poi, è un contatto fisico...

Lo è per me.

Stamattina, comunque, sono venuta a scuola con lui e la sua moto nera e non so perché, cioè, mi ha offerto un passaggio e io ho accettato. Non abbiamo parlato per niente e anche lui sembra sulle nuvole oggi. Guarda distratto la lezione e scrive qualcosa sul suo quaderno che però non riesco a vedere. Sorrido al ricordo dello spavento che mi ha fatto prendere ieri. Non riesco a credere che lui sia entrato dalla finestra per riportarmi il cellulare e che poi, cosa molto importante, abbia visto il mio disegno, il disegno che gli ho fatto mentre era affacciato al suo balcone. Chissà cosa ha pensato e cosa pensa. Chissà cosa lo affligge. L'ho visto, l'ho visto con i suoi occhi tristi, a volte sconsolati. Le lezioni passano veloci e io e lui non ci siamo rivolti più di tanto la parola, solo qualche mandatina a fanculo senza un motivo, ma nulla di più.

L'ora di pranzo

Siamo tutti seduti al nostro solito tavolo. Nostro, non lo avevo mai usato. per me, da sempre o perlomeno, da quando avevo nove anni, le cose erano Mie o Sue oppure ancora Tue ma mai Nostre. Mai, e ora invece, sembra essere cambiato qualcosa. Dylan come al solito è seduto accanto a me e per farmi arrabbiare ha osato appoggiare la sua mano sulla mia coscia e stringerla provocando in me fortissimi brividi e sussulti che lo facevano scoppiare in grosse risate che non sapevo come poter descrivere. Mi dava fastidio, da un lato, ma dall'altro, mi piaceva, mi piaceva vederlo sorridere e mi piace vederlo sorridere. Oggi, non so come mai, appena sveglia, avevo voglia di vederlo.

Chissà come mai, già.

-Cosa mangi oggi?- mi chiede Leo.

-Insalata e pomodori- dice Leila facendogli vedere il suo contenitore.

-dietetico- dice poi. Dietetico?! Ma stiamo scherzando. È pelle e ossa questa ragazza e dice la parola Dietetico?

-Dietetico? Tu?- chiedo.

-si, devo cercare di perdere peso così da essere in forma per la partita di basket che avverrà fra poco,quanto manca?- dice seria.

-non molto, una o due settimane - Leo le risponde subito.

-Devi giocare tu?- chiedo.

-No, io faccio parte del gruppo delle cheerleader e voglio essere in forma- dice ancora più seria.

-non sapevo facessi parte delle cheerleader, non me lo avevi detto- dico.

-è sempre la solita- commenta Dylan accanto a me portandosi una mano alla fronte.

-vero? Scusami ma me ne sono completamente dimenticata. Figurati che loro lo hanno scoperto solo quando c'è stata la loro prima partita cioè quattro anni fa- ride e non posso fare a meno di ridere anche io.

-non scusarti- sorrido lievemente.- comunque, non hai tutto questo bisogno di dimagrire- dico.

-in effetti Leila..-mi affianca Dylan.

-vedi? Anche questi esemplari senza cervello sanno certe cose- rido indicandolo.

-Esemplari senza cervello? È questo che sono io per te?- chiede.

-Esattamente- continuo.

-Ehi capo!- chiama qualcuno dietro di noi.

-Ehi! Vieni siediti- lo invita Leo e Zac fa capolinea al nostro tavolo e si siede vicino alla finestra con in dosso una delle sue solite bandane ma di colore verde scuro.

-Salve bellezze- dice rivolto a noi ragazze-guardate! Si stanno avvicinando anche Taylor, Matt e Chris- dice.

-Buongiorno- lo saluto e continuo a mangiare il mio panino.

-Chris?- chiede Dylan. Ci risiamo, adesso inizierà a sbuffare.

- Vuller, oggi allenamenti?- chiede Zac.

-No, oggi no, ma domani e dopodomani si- lo informa Dylan.

-Ah, vero tu sei il capo- ricordo ad alta voce.

-certo- alza il mento e io lo colpisco pianissimo sotto di esso facendo ridere tutti compreso lui.

-Ma a cosa pensava il coach quando ti ha affidato questo compito così importante- dico alzando gli occhi al cielo.

-Forse alle mie prestazioni fisiche ed atletiche- mi spinge leggermente.

-Ma zitto vha- rido.

-ecco, zitto, che al tuo posto dovevo esserci io- si intromette Taylor mentre si siede.

-ciao a tutti- saluta Chris.

-ciao- lo saluto anche io e Dylan porta una mano sulla mia coscia facendomi sussultare ed inizia a ridere.

-tutto bene?- chiede Chris.

-oh..ehm..- Dylan stringe ancora e io metto la mia mano sulla sua cercando di fargli male con qualche pizzicotto- benissimo, solo qualche passaggio di mal di pancia, nulla di importante- sorrido forzatamente.

-capisco, se posso fare qualcosa per te, dimmelo- si offre.

-oh..-non mi fa finire neanche questa volta che Dyaln inizia a parlare al posto mio-ci sono già io se ha bisogno qualcosa- dice serio.

-uno in più fa sempre comodo-

-vai a chiederlo a qualcun'altra-

-sono tutte poco interessanti- risponde veloce e mi guarda. I miei occhi si mischiano ai suoi azzurri e resto esterrefatta da quell'oceano. Io sono interessante? Io sono veramente interessante?

-dai ragazzi, non fate queste..- Zac inizia a parlare ma nessuno lo ascolta e si zittisce.

-osservale meglio, te ne piacerà sicuramente qualcuna- Dylan digrigna i denti e io gli stringo la mano, ma perché non smette?

-Che lezione avete ora?- chiede Leo con gli occhi sbarrati. È da quando è iniziata questa piccola discussione che mi lancia occhiate e Leila non è da meno. Ma che posso farci io? Penso di aver massacrato la mano di Dylan e penso anche che fra un po' se la ritroverà piena di lividi.

-C-chimica- risponde Leila balbettando.

-Geografia- dice Zac.

-anche noi- dice Taylor indicando anche Matt che oggi sembra essere di poche parole. Ha solo un sorrisetto sghembo sulle labbra e lancia occhiatine fugaci a Dylan e a Chris.

-Niente- diciamo in coro io e Dylan.

-Oh bene- ride Leo e lo fulmino con gli occhi.

***

-ti accompagno io a casa- si offre Dylan.

-sei un coglione-

-perché?- chiede.

-ancora? Non te ne rendi nemmeno conto vero? Hai risposto in maniera stupida e insensata a Chris-

-Chris, Chris, Chris, sempre lui in mente, è da due giorni che lo conosci e non fai altro che pensare a lui- si arrabbia.

- io non penso a nessuno. Sto solo dicendo che ti comporti in modo strano. Non appena mi rivolge la parola tu scatti e inizi a parlare a sproposito. È successo ieri sera, è successo oggi a pranzo..direi che può bastare no? Perchè non mi spieghi il perché di tutto questo?- gli urlo praticamente in faccia. Voglio metterlo alla prova e capire il perché del suo comportamento. Lui non risponde, resta lì, di fronte a me, nel parcheggio della scuola, mi osserva, mi squadra e poi sorride.

-Sei così strana..- dice.

-cosa?-

-sei strana-

-ma...cosa centra adesso?- sbotto- Mi fai confondere Dylan- taglio corto.

- vieni, ti accompagno a casa- mi dice e io annuisco silenziosamente. Ho voglia di stare con lui e non so il perché. Nonostante io sia arrabbiata e confusa per colpa sua, nonostante in questo preciso momento io voglia prenderlo a pugni, urlargli che non lo capisco, che voglio una spiegazione...io ho voglia e ho il bisogno di restare con lui.

-Anzi, che ne dici se ci facessimo una passeggiata? Domani è sabato- dice e mi sorprende ma ciò che mi lascia senza parole è proprio la mia risposta:- ne sarei felice-.

Dylan.

-Ne sarei felice- queste le sue parole alla mia proposta e sono sicuro che io abbia sorriso come un idiota. Non so perché le ho chiesto questa specie di appuntamento ma l'ho fatto ed adesso eccoci qui , seduti in un bar a mangiare un gelato come una coppietta felice.
Mi ha stupito prima quando mi ha urlato nel parcheggio della scuola, era talmente bella che io non ho badato molto alle sue parole. Rossa in volto, i capelli scompigliati dal vento, gli occhi duri e le sopracciglia aggrottate. Quel Chris mi sta facendo andare fuori di testa, io non lo sopporto.

Sei geloso.

Non è vero.

-Che mi racconti di te? Qualcosa di nuovo intendo- le chiedo volendo spezzare il silenzio imbarazzante e volendo, anche, colmare la mia curiosità.

-Bhe, non ho molto da raccontare. Non ho avuto una vita o perlomeno, un'infanzia ed un'adolescenza, felicissima- dice tutto d'un fiato e poi vedo sul suo volto comparire la tristezza e la sorpresa, forse era una delle prime volte, se non la prima in assoluto, che si apriva così tanto a me.

-Potrei sapere il perché?- chiedo in maniera delicata.

Silenzio. Un silenzio assordante che sembra volermi spaccare i timpani viene poi spezzato alla sua voce.

-Mia madre, se n'è andata quando avevo nove anni lasciandomi una specie di lettera- mi dice semplicemente- da allora vedo tutto con occhi scuri, sotto una cattiva luce ed è anche per questo che..- capisco cosa vuole dire.

-anche per questo mi hai detto che a te era mancata la parte dell'infanzia quando eravamo con mia sorella- dico capendo quello che vuole intendere.

-sì, per questo- dice semplicemente.

Ci siamo spostati su di una panchina del parco vicino ad un albero altissimo che ci permette di stare all'ombra e al fresco. La luce debole del sole che arriva sul suo volto attraverso le foglie le illuminano il viso mettendole in risalto i suoi zigomi alti e gli occhi dal colore intenso.

-Capisco, mi dispiace- cerco di dirle ma lei sorride amaramente.

-Perché tutti dicono che dispiace? Non voglio la tua compassione Dylan- dice scontrosa voltando la sua testa verso di me. I suoi occhi adesso sembrano arrabbiati.

-Non è compassione, è umanità- la correggo.

-Non per me- dice.

-Una persona non può far altro che dire queste due parole " mi dispiace" quando succede qualcosa di brutto. Non può fare altro, oltre che starti vicino- dico serio. Sono due parole, brutte sì, ma che ci fanno capire che quella determinata persona è vicina a noi in quel momento brutto.

- Ci sono altri modi a mio parere- dice.

-Dimmeli allora- la incito ma lei mi fissa per un pò e poi voltarsi e guardare il paesaggio persa nei suoi pensieri.

-sono sempre stata sola- mi confida continuando a guardare davanti a se.

-Io ci sono- le dico subito -e ci sarò per qualsiasi cosa tu abbia bisogno, non me ne vado- non me ne accorgo neppure, le parole escono sole e vedere sul suo volto nascere un sorriso dolce e spontaneo accompagnato dal rossore delle sue guance, crea in me una felicità enorme e mi beo di quella visuale talmente dolce e delicata. Adesso capisco il perché di quel suo sguardo così perso e nullo, adesso capisco il perché di quelle sue espressioni...adesso so cosa le è successo.
Avvicino la mia mano alla sua e la stringo.

Spazio autrice:
Un ringraziamento grandissimo a tutti coloro che sostengono la mia storia❤
Mi rendete ogni giorno sempre più felice e sicura di me stessa. Grazie mille🎈❤

BUONA PASQUA

Spazio pubblicità:
Vi consiglio di leggere HERSELF AGAIN sul profilo di -maiunagioia-
Una storia bella e travolgente che vi appassionerà tantissimo!❤❤

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