Who We Are - J. B. || #Wattys...

By sweet_MrsStyles

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Storia iscritta al concorso Wattys 2018 Storia nella prima selezione dei Wattys2018 Yasmine Crew ha ventun a... More

PROLOGO
1 - Incontri inaspettati
2 - Bar
3 - Eventuali scuse
4 - Buon pranzo
5 -Giornali e capelli
6 - Buon pomeriggio
7 - U Smile
8 - Ciao, mamma
9 -Purpose
10 - Gelosia
11 - "Sei così bella"
12 - Cold Water
13 - Conoscimi, prometto
14 - "Io mi salvo da sola"
15 - Il mio scopo sei tu
16 - La ruota panoramica
17 - "Vuoi morire?"
18 - Il Buongiorno e Victoria's Secret
19 - Tutto finisce
20 - Victoria's Secret e Company
21 - Dobbiamo parlare
22 - Trust
23 - Drug
24 - I think my Purpose is you
25 - What, Yasmine?
27 - London
28 - He's good enough
29 - Heartbreaker
WATTYS
Ringraziamenti

26 - I am here

358 58 12
By sweet_MrsStyles

《Justin》sbottai aprendo la porta dell'ufficio di Scooer. Mi guardai attorno per un momento. Bieber non era lì. Non rivolsi una parola a Braun, che mi guardava con occhi sbarrati, semplicemente mi chiusi la porta alle spalle, e mi diressi verso l'ascensore.
Dove poteva essere andato? Era incredibile quanto riuscisse a mandarmi fuori di testa quel ragazzo. La sua macchina era lì, parcheggiata esattamente come un'ora prima, quindi intuii che non potesse essere andato tanto lontano.

Scrutai attentamente ogni parte del parcheggio, non sapendo nemmeno cosa esattamente stessi cercando. Improvvisamente mi ritrovai a sperare che avesse lasciato, per qualche miracolo, le chiavi nella macchina prima di entrare nell'ufficio di Braun. Mi avvicinai al finestrino e ci poggiai le mani sopra, accostando il volto al vetro. Niente. Solo una nuvoletta sul vetro, dovuta al mio respiro. Sbuffai e mi arresi al fatto che avrei dovuto cercarlo a piedi.
Diamine, Yasmine.
Se non avessi avuto il vizio di parlare sempre più del dovuto, non sarebbe successo. Ma cavolo, un viaggio con lui era troppo, persino per la parte di me che cercava di affrontare ciò che provavo.

Non mi accorsi nemmeno di aver iniziato a correre, finché non sentii così tanto il fiato mozzato da dovermi fermare in mezzo alla strada. Poggiai le mani sulle gambe divaricate, alla ricerca disperata di aria. Sbarrai gli occhi.

Quando partimmo i miei capelli ricci vennero scompigliati maggiormente a causa del vento. Chiusi gli occhi, concentrandomi solo sulla sensazione che l'aria mi procurava, e il mio umore migliorò. Mi sentivo libera, con quella brezza addosso. Sembrava quasi stessi volando.

La macchina si fermò dopo alcuni minuti, e pensai che si fosse rotta di nuovo a causa del corto tragitto. Quando aprii gli occhi scoprii che eravamo in una pianura sperduta. Poche piante ci circondavano, se non per alcuni vecchi alberi, e la maggior parte dell'erba che copriva la terra era secca. Nonostante questo, quel posto era silenzioso, isolato, perfetto per me. Non mi trasmetteva sensazioni negative, non sembrava cupo, ne tanto meno lugubre. Mi sembrava sereno, proprio come il cielo celeste e limpido sopra le nostre teste.

Justin scese dall'auto senza proferire parola, poi aprì il mio sportello allungando una mano verso di me. La afferrai saldamente, prima di scendere ancora con lo sguardo basso. Sentivo le lacrime secche sulle guance, e i miei occhi bruciavano, probabilmente gonfi.

Vieni quifeci come mi aveva appena detto, afferrando anche l'altra sua mano. Camminammo per un po' così, lui all'indietro e io con gli occhi incatenati nei suoi.

Era lì, ne ero sicura. Mi feci forza cercando di ricordare la strada, iniziando a correre per arrivare il più in fretta possibile. Volevo davvero chiarire con lui, e non perché era una questione di vita o di morte, ma perché lui ne aveva bisogno. Aveva bisogno di dimostrazioni. Doveva capire che tenevo a lui come a nessun altro, che la nostra era una sottile linea, un piccolo filo, che se veniva superato, scatenava milioni e milioni di conseguenze non programmate. Di emozioni non programmate. E lui non ne aveva bisogno, non adesso almeno.
Percorsi la maggior parte della strada correndo, pensando a cosa avrei detto quando sarei arrivata. Pensai a come fargli capire come mi sentivo, a come capire lui. Probabilmente avrei iniziato a balbettare in maniera frustrante, prima di scoppiare, e finire per vomitare tutto quello che tenevo chiuso nella testa. Mi imposi di memorizzare il discorso che continuavo a ripetermi da più di venticinque minuti, costringendomi a dirlo a voce alta mentre correvo.

Ma quando arrivai, le parole mancarono alla bocca. La pianura era del tutto vuota, e sentii improvvisamente uno strano vuoto nel petto. Avevo fallito. Sospirai alla visione, e passai una mano tra le ciocche di capelli ricci che mi cadevano sul viso, afferrando poi il telefono. Digitai immediatamente il suo numero, e mi mancò il fiato quando portai il cellulare alle orecchie.
Avevo imparato il suo numero a memoria.
Sbarrai gli occhi quando in lontananza sentii lo squillo di un telefono, e un piccolo barlume di sollievo mi invase.

《Justin!》urlai. Feci squillare il telefono ancora una volta, avvicinandomi sempre di più al suono. Bieber era seduto a terra, con le gambe distese sul prato secco e la schiena contro il tronco di un albero piuttosto largo e alto. Corsi verso di lui, chinandomi alla sua altezza, portando i capelli dietro le orecchie.
《Tu non immagini quanto io abbia corso》sentii il fiatone, e realizzai di dovermi sedere, le mie gambe stavano per morire. Avevo fatto un bel po' di chilometri di corsa, e per di più alcuni in salita. Mi poggiai al tronco accanto a lui e poggiai la testa sulla sua spalla in maniera istintiva. Alzai di poco lo sguardo, guardandolo di sottecchi. la sua mascella era più dura e marcata del solito.

Sospirai e afferrai la sua mano, portandola sulla parte sinistra del mio petto. Il mio cuore martellava così tanto che pensai stessi per avere un infarto. Mi venne naturale incrociare le dita con le sue, prima di abbassare le nostre mani. Lui non disse niente, semplicemente si voltò. Mi guardò con occhi estremamente freddi. Cercai di riportare alla testa il discorso che avevo ripetuto per tutto il tragitto, come un disco rotto.

《Ascoltami》sussurrai. Boccheggiai per alcuni secondi, in preda al panico. Diamine, non ricordavo nulla.
《Non è giusto》scossi la testa.
《 Cosa?》fece con monotono.
《Provare qualcosa di così forte.》 buttai fuori con voce tremante.
《Passa sopra ai tuoi pensieri, sopra la tua salute. Improvvisamente non pensi ad altro》mormorai torturandomi le mani.
《Ho paura, Justin, e non ho intenzione di negarlo.》 sussurrai.  Il gioco era iniziato. Ora non mi sarei più potuta fermare.
《Mi sento ancora troppo piccola per gestire una cosa simile. Sono inesperta e incredibilmente testarda. Quindi capisco se sei stanco. Ma ti prego di eliminare quell'idea dalla testa, perché non lo faccio per allontanarti, o per evitare quello che accade tra noi. Tutto quello che sto facendo, lo sto facendo per capire. 》 mi voltai. I suoi occhi mi fissavano attenti, mentre abbassavo lo sguardo sulle mie gambe.
《Forse so già la risposta, ma sai come sono fatta. Non lo ammetterò. Uscirò di testa, pur di non dirlo, ma non lo farò, almeno non adesso.》alzai lo sguardo. Il suo profilo morbido ora guardava di fronte a se, con le labbra leggermente aperte, e il volto di chi sta capendo finalmente una lezione di matematica.
《Tutto quello che so è che sono qui. Ho fatto più di cinque chilometri a piedi e per tutto il tragitto non ho fatto altro che pensare a cosa ti avrei detto, ma quando sono arrivata tutto quel discorso è andato a puttane. Non lo avevo mai fatto per nessuno》sussurrai l'ultima frase, rilasciando un respiro pesante, e sentii la gola estremamente secca, ma presi un respiro profondo.

《Non avrei dovuto reagire in quel modo》passai una mano tra i capelli, e aspettai che si voltasse prima di continuare. Stavo parlando a raffica, e la tensione mi stava distruggendo.
《 Avevo bisogno di sapere che tu stavi bene, che ho sbagliato ma sei felice di avermi qui. 》presi di nuovo fiato. Mi sentivo incredibilmente a disagio. Non avevo mai detto cose del genere a nessuno, non avevo mai espresso i miei sentimenti. Mi sembrava di essere diventata incredibilmente sdolcinata.

In quel momento mi immaginai come in una di quelle scene di film d'amore. In ogni film d'amore che si rispetti c'è lui che dice cose sdolcinate alla porta di lei, risultando insopportabilmente dolce. Alzai gli occhi al cielo. La mia immaginazione si sbagliava. Adesso ero io dalla parte della porta in cui il ragazzo cerca di rendersi il meno ridicolo possibile, ma risulta comunque appiccicoso e smielato quanto una busta di marshmallow. Boccheggiai scacciando quell'immagine dalla mente, e lo bloccai ripartendo a parlare quando lo vidi aprire la bocca.
《Fammi finire》schernii con tono non del tutto autorevole《Sai bene come sono fatta. Ho messo da parte il mio orgoglio oggi, ho messo te per primo. Ne vale la pena, Justin, per me.》sospirai, e mi congratulai con me stessa per averlo detto senza guance paonazze o improvvise metafore su quanto potessi risultare idiota. Dopo tutto non ero stata poi tanto smielata, avevo cercato di dirlo nella mia maniera.

《Ne è valsa la pena sbagliare in quel modo, oggi》affermai poi. La sua mascella si strinse, e si voltò fissando di fronte a se.
《Perché?》chiusi gli occhi, e mi rilassai quando sentii quel suono tanto familiare. Finalmente.
《Perché ho realizzato quanto realmente tengo a te, in questo modo》sussurrai. Justin sospirò, passando una mano tra i capelli come solito fare quando era nervoso. Lasciai per alcuni minuti che il silenzio si facesse spazio tra noi, che cullasse solo per pochi minuti i nostri pensieri, ora sicuramente un po' più calmi.

《Ah》accennai poi《Credimi, non ho problemi a fare quel viaggio con te.》sospirai, e sentii di colpo il suo sguardo addosso《ma ho davvero troppo paura》aggiunsi poi. Poggiai la testa sul tronco di legno, prima che la sua voce invadesse ogni mio senso, mandando il mio cervello in una dimensione del tutto parallela.
《Di cosa hai paura, Yasmine?》domandò quasi con tono di scherno.
Uh, va sul difficile il ragazzo.
《Di tutto》sputai fuori.
《Di cosa hai paura, Yasmine? 》ripeté. Il suo tono era duro, e mi voltai nella sua direzione con l'incertezza nella mente, e soprattutto nel cuore. I suoi occhi mi stavano divorando, cercavano di leggere qualsiasi cosa i miei lasciassero uscire.
《Ho paura e basta. Prendo le cose fin troppo seriamente, e i miei sentimenti potrebbero crescere, Justin》alzai gli occhi al cielo per l'ultima frase, facendo poi spallucce, ripetendomi che avevo fatto la cosa giusta. Ormai l'avevo detto, e non potevo rimediare. Stavo ancora lavorando sui miei sentimenti, ma dire a voce alta cosa sarebbe potuto succedere era un bell'inizio. Dovevo pur abituarmi.
《E quale sarebbe il problema?》la sua voce suonava così melodica, persino quando alzava il tono, dovetti concentrarmi su una foglia per non portare la mente altrove.
《Il problema》sospirai《È che non sono sicura di poterne uscire fuori, dopo》mi ritrovai ad urlare. Urlai per davvero, questa volta. E lui si alzò di colpo dall'erba, con gli occhi sbarrati.
Avevo appena avuto una botta di nervosismo, e volevo soltanto poter andare un po' avanti nel tempo per vedere cosa il futuro, a distanza di un mese o due, ci riservasse. Presi un respiro profondo e ricordai a me stessa di dover pur'affrontare i miei sentimenti in qualche modo. Dovevo solo aprirmi maggiormente.

《Perché non pensi mai al momento? Perché pensi sempre a quello che verrà dopo?》urlò anche lui, e il mio corpo si alzò automaticamente dal prato verde. Stavamo perdendo nuovamente il controllo. Lo sguardo sul suo viso risultava incredibilmente scettico e stufo, e la sua mascella era così dura che se qualcuno ci avesse lanciato un mattone, avrebbe finito per rompersi.
《E se un dopo non ci fosse?》continuò stringendo i pugni. In quel momento forse realizzai gran parte del mio problema. Aveva ragione. Dovevo imparare a pensare a me e lui. In quel preciso istante. Non nel futuro, e nemmeno nel passato. Era sempre stato quello il mio problema più grande. Pensavo troppo alle conseguenze. Dovevo semplicemente imparare a guardare il presente, e adesso, per quanto movimentato e inusuale potesse essere, lui ne faceva parte.
Non potevo permettermi di perdere tutto.
《Hai ragione》sussurrai. Justin si avvicinò, e non potei fare a meno di notare la sua faccia scossa, probabilmente dalla mia risposta. Sembrava avesse appena visto un fantasma.

《Ora posso dirti una cosa bella?》sussurrai. Presi un respiro nervoso e piantai gli occhi fissi nei suoi. Ero fragile e insopportabilmente insicura, non sapevo se sarebbe stata una buona idea. Lui poggiò delicatamente la mano sulla mia guancia, carezzandola. Chiusi gli occhi e mi concentrai sul suo tocco, rilassando ogni singola parte del corpo. Quando rialzai le palpebre, i suoi occhi mi stavano scrutando impazienti. Non ero più insicura, ora.

《Voglio venire con te, a Londra》

















Capitolo Ventisei! Prima di tutto scusate per il ritardo, questa settimana non sono stata a casa e non avevo il computer con me per poter aggiornare. Che ve ne pare? Cosa ne pensate del comportamento di Yasmine? Secondo voi si sta finalmente lasciando andare, o è solo uno dei suoi sbalzi d'umore? Pensate che andranno davvero a Londra? Se si, cosa pensate succederà? Se no, perchè? Cosa vi aspettate dal prossimo capitolo? Ne mancano solo tre alla fine di "Who We Are", perciò, chi si sente di prevedere qualcosa? Lasciate i vostri pensieri nei commenti, mi diverto sempre molto a leggerli, e se il capitolo vi è piaciuto votate e condividete la storia con i vostri amici o familiari se pensate possa interessargli. Aggiorno al più presto, al prossimo capitolo. :)

P.s. Passate a leggere la storia "Sightings" di @needzmhug

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