BROKEN | Cercavo di salvarlo

SunHere által

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"Puoi aiutare qualsiasi persona in questo mondo, Lux. Lo puoi fare, te lo dico con tutta la sincerità che pos... Több

Prologo.
01. Black
02. Irresistible
03. Different Kind
04. Broken Soul
05. Stay
07. Todd Jasper
08. A Date
09. Feelings & First Kiss
10. You Make Me Happy
11. Oh, Darling... Happy Birthday
12. Something Great
13. Love Don't Break Me
14. New York City
15. War Of Heart
16. The Lovely Building
17. The True Love
18. It Hurts So Good
19. I'm Giving Up On You
20 (EPILOGO). All For Love
RINGRAZIAMENTI
SPIEGAZIONI

06. Let Me Love You

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SunHere által

Il giorno dopo - metà novembre - me lo ricordo come se fosse ieri. Mi ero alzata alla stessa ora per andare a scuola e mi ero avventurata per la lunga falcata verso Pico Blvd, verso Travis che mi stava riempendo di messaggi per quanta fretta avesse in corpo, quella mattina, di vedermi. Mi maledissi di aver indossato quei pesanti anfibi neri: erano davvero scomodi per riuscire a camminare veloce. Appena raggiunsi la sua abitazione, lui era in piedi davanti le scalinate. Mi fermai a pochi centimetri di distanza dal suo corpo e poggiai disperatamente le mani sui fianchi, incapace di dire una parola per il fiato che mi mancava. Neanche le otto di mattina, ed ero già sudata. Non mi succedeva questo neanche ad educazione fisica – se si poteva chiamare così, l'educazione fisica che facevo io.
«Buongiorno, piedino danzante! » Esclamò divertito Travis, scoppiando a ridere davanti la mia faccia affaticata. Mi diede una pacca sulla spalla, piegandosi in due dalle risate.
Lo guardai male, tralasciando il fatto che mi piacesse da morire. «Molto divertente, Travis. Molto divertente.» Mi tolsi di dosso la sua mano e mi sistemai lo zaino sulle spalle. Avevo le gambe che mi formicolavano e la stanchezza mattutina a portata di mano.
Travis unì le mani in grembo e, con aria solenne, indietreggiò di un passo. «Per ringraziarti di tutto quello che hai fatto per me in questi giorni, vorrei invitarti ad un appuntamento. Me e te, soli soletti.» Incrociò le braccia e attese che gli rispondessi, tenendo quel dannato sorriso che mi sciolse dentro.
Contrariamente al mio cuore andato in tilt e la voglia matta di accettare, alzai un sopracciglio e incrociai anche io le braccia, buttando tutto il peso su una gamba. «E illuminami: perché dovrei accettare il tuo invito?»
Travis alzò un indice, facendomi intendere che stesse per dire qualcosa di stupidamente importante. «Prima di tutto, nessuno si farebbe scappare un appuntamento con Travis Bernard.» Solo quando si passò una mano trai capelli, come per sistemarli nonostante stessero già bene, mi accorsi che, contrariamente alle altre mattine, non avesse il cappuccio su quei bellissimi riccioli biondi. «Secondo, voglio ringraziarti davvero tanto per avermi aiutato.», avanzò di un passo, posizionandosi di fronte a me – più del dovuto – da farmi trattenere il fiato, «Terzo, lo so che in fondo non vedevi l'ora di avere un appuntamento con me.»
Appiccai ancor di più quel sopracciglio sulla mia fronte. Ammetto che ogni punto uscito dalle sue splendide labbra era esatto, ma non l'avrei mai ammesso davanti quel dannato ragazzo. Così abbassai lo sguardo sulle mie scarpe e lo rialzai, con un sorriso a dir poco complice. «Quindi tu mi stai ringraziando? Non pensavo che Travis Bernard ringraziasse qualcuno.»
Davanti alla mia semplicità, Travis sorrise raggiante, mostrando i suoi denti come avrebbe fatto un bambino. «Ridi quanto ti pare, Lux, ma ti dico che non è una cosa che ti può capitare nella vita.»
Nonostante il nostro modo scherzoso di comunicare, sapevo che non era facile per lui invitare qualcuno ad un appuntamento. E tanto meno facile era mantenere quel tono spiritoso continuando a parlare di un argomento del genere. Non potevo credere che Travis mi stesse invitando a passare del tempo con lui e il solo pensiero che non succedesse mai, mi faceva sentire fortunata e strana allo stesso tempo. Perché Travis stava riservando a me quel trattamento d'oro del suo carattere?
«Allora, accetti o rifiuti? Hai una sola possibilità, piedino danzante.»
Alzai gli occhi al cielo e sciolsi le braccia al petto. «D'accordo, d'accordo! Accetto solo per farti stare zitto!» Superai la sua sagoma pietrificata e, senza voltarmi per verificare se mi stesse seguendo, iniziai a camminare.
Cinque, sei, sette passi... lui dov'era finito? Non mi stava seguendo!
Mi voltai, allora, e mi accorsi che non aveva fatto una piega, era rimasto nello stesso punto dove lo avevo lasciato e aveva quell'espressione così fastidiosa, che proprio non sopportavo e che diceva: sapevo che ti saresti voltata. «Avanti! Andiamo!» Lo incitai, fremendo.
Travis scosse la testa e mi raggiunse velocemente. «Non ti ho mai detto quando ci sarà l'appuntamento.» Mi stuzzicò in uno strano modo che non afferrai.
Inclinai il capo. «E questo cosa c'entra con la scuola?», guardai l'orario sullo schermo del cellulare e spalancai gli occhi, «Travis, sta per suonare la campanella! O ti decidi a parlare o ti abbandono sul posto.» Lo minacciai.
Travis fece spuntare i suoi denti. «Ti offro un'intera giornata da passare interamente con me, oggi. In questo preciso momento.» Mi rivelò.
Spalancai gli occhi, colpita ed affondata da un senso di vertigini. Mi stava chiedendo, in brevi parole, di saltare la scuola? Non avevo mai fatto una cosa del genere, seppure non mi piacesse molto l'aria scolastica nelle differenti città che avevo abitato. Non avevo mai marinato la scuola per il semplice fatto che io non ero tipa che faceva questo: andavo a scuola per portare buoni voti a casa e per non deludere mamma e papà – cosa che non era mai successa. Il solo fatto che Travis mi stesse chiedendo qualcosa di simile, mi fece vibrare il cuore: non potevo tradire anni di studi e promesse fatte a me stessa. Rimasi qualche secondo a fissarlo e poi iniziò la fase del balbettio. Non riuscivo ad articolare parola. «Io... T-Travis devo entrare a scuola...»
Travis si avvicinò più a me, guardando più a fondo di quanto gli occhi gli permettessero di fare. «Tu non hai mai saltato la scuola, vero?» Mi chiese come se fosse colpito da questa rivelazione.
Scossi energicamente la testa, socchiudendo gli occhi come se mi vergognassi di rispondere in quel modo. «Solo quando ero malata.» Sussurrai.
«E scommetto che non la salterai neanche ora che te lo sto chiedendo io.»
Arrossii davanti a quel rifiuto che avrei dovuto donargli, ma lo feci senza preoccuparmi del resto.
«E se ti dicessi che sei noiosa?»
Alzai la fronte, profondamente ferita. «Sarei noiosa?»
Serrò le labbra e annuì, sicuro della sua definizione. «Il punto è che tu sei monotona. Non ti capita mai di voler fare qualcosa di diverso per colorare la normalità che ti soffoca giorno dopo giorno?»
Devo dire che quelle parole mi fecero pensare nonostante la mia grande intenzione di entrare a scuola. Mi capitava a volte di non voler andare a scuola a causa di una materia con la quale avrei parlato di cose che non mi piacevano, di sentirmi stanca senza aver fatto nulla, di sentirmi perfino soffocata all'interno di quelle quattro mura dipinte di bianco e basta. Era tutto un incolore che a me faceva venire il mal di mare, se solo mi fermavo a pensarci su. Poi contava anche il fatto che fossi nella fase adolescenziale, dove i miei pensieri erano continuamente in contrasto con se stessi. Non sapevo se andare a scuola era per alleggerire il mio ego o era soltanto lavoglia di andarci per far contenti i miei genitori o quant'altro.
Sapevo che Travis, guardandomi in quel modo di sfida, come se sapesse già la mia risposta prima che la sapessi io, mi stava facendo mettere in dubbio quello che era stato il mio motto per anni. «Perché dovrei darti ascolto? Tu non sai cosa provo io.» Per quanto mi fossi impegnata a sembrare abbastanza minacciosa, in realtà la frase sembrò molto insicura.
Travis scosse la testa, evidentemente infastidito dalle mie parole. «Non ci credo che tu non abbia mai provato a saltare la scuola, Lux.» Mi diede una rapida pacca sulla spalla, come per incitarmi. «Non ci pensi neanche un po'?»
«Io e te abbiamo visioni scolastiche molto diverse.» Fu la mia risposta. Non sapevo come rifiutare l'offerta nonostante mi dolesse rifiutare.
Travis strinse le labbra e poi fece una smorfia. «Ma io sono sicuro sulle scelte che faccio. Tu, contrariamente, sei sempre in cerca di qualcuno che ti possa accompagnare lungo il tuo cammino; come se, da sola, tu non riuscissi a fare neanche un passo. Perché lo fai?»
Sentii il mio stomaco contorcersi a quella spiazzata. Stava dicendo la pura verità «Perché... io non sono un lupo solitario come te.»
Travis aggrottò la fronte a questa comparazione. «Mi reputi un lupo solitario?» Si mise una mano sul petto. «Sono così davanti agli occhi delle persone? Un lupo solitario?»
Scossi energicamente la testa. «Nessuno ti reputa così, Travis! Almeno credo...» Alzai gli occhi al cielo. «E' che io ti osservo a scuola, Travis, e sembra che tu non voglia avere niente a che fare con nessuno, neanche con me. Poi, quando la campanella suona definitivamente, torni ad essere il Travis che conosco. Torni ad essere così!» Esclamai. «Ti fa così paura socializzare con qualcuno che non sia io? O ti fa paura socializzare anche con me quando siamo dentro quella scuola?»
Travis mi guardò con occhi vitrei. L'azzurro nei suoi occhi era inquietante. «Non ho paura a parlare con qualcuno. Solo, non penso che mi possano capire se aprissi bocca.»
Sbattei un piede sulla strada. «Allora perché con me lo fai!» Il mio cuore stava andando in tilt.
Travis mi restò a guardare. Non mi rispose nei primi secondi. «Perché stiamo parlando di questo? Ti avevo chiesto soltanto se volessi marinare la scuola. Se non vuoi venire...»
Stavolta, fui io ad avanzare verso di lui. Fu una brutta mossa. Il suo naso per poco non sfiorava il mio. Ancora oggi mi chiedo come abbia fatto a resistere a quella distanza che uccideva da morire. «Rispondimi alla mia domanda.» Gli sussurrai, supplicandolo. «Se mi rispondi...», mi morsi il labbro, indecisa se dirlo a no, «... io vengo con te a quello stupido appuntamento.»
Travis addolcì la sua espressione severa, facendo splendere un piccolo sorriso sincero sul suo volto. «Con te è tutto più semplice, anche se a volte sembra tutto più complicato. Non mi era mai capitato di incontrare una tipa come te disposta ad essermi amico. Sei... forte, Lux.»
Gli sorrisi e lui ampliò il suo sorriso, mostrando i denti. Probabilmente non ero tenuta a farlo, ma l'emozione era troppa: mi sbilanciai su di lui e lo abbracciai come avrei voluto fare sin dal primo giorno in cui lo avevo conosciuto. Non mi aveva detto che mi amava, questo lo sapevo e lo so tutt'ora, ma mi aveva detto che ero diversa, che ero utile nella sua vita, che ero tutto ciò che non aveva mai avuto. E a me bastò. Bastò a far sciogliere il mio cuore e bastò a rivelare quanto fossi importante per lui. Ma soprattutto bastò a rivoluzionare tutti i piani che mi ero fatta fino ad allora.

◊ ◊ ◊


Mi sentii in colpa quando, camminando per Ocean Avenue per raggiungere Crescent Bay Park, realizzai cosa stessi facendo solo per Travis e il suo brutto caratteraccio che, maledetta sensazione, mi faceva impazzire. Dall'altro canto, non avevo mai messo pieno in quel parco così grande. Non ero abituata a posti del genere, ma Crescent Bay Park era qualcosa di meraviglioso; era un parco che si affacciava direttamente sulla costa, composto interamente da un'immensa distesa di verde e, mi spiegò Travis, era conosciuto per la sua bellezza, varietà di attività che si possono svolgere all'interno, per la sua villa ai piedi della costa - che offre un grandioso ristorante per celebrazioni e un posto dove albergare ai turisti – e non può mancare il suo pezzo di spiaggia che lo rendevano il posto più accogliente durante l'estate. In quel momento, mentre Travis camminava – ed io lo seguivo – sul prato verdeggiante, mi guardai intorno prima di vedere la grande Island Rhole che veniva occupata dall'enorme villa/ristorante. C'erano adolescenti che, invece di andare a scuola – come me e Travis – stavano facendo a gara con uno skateboard, turisti che fotografavano ogni angolo del parco, pic-nic sul prato, persone che passeggiavano liberamente mano nella mano. Mi sentii all'improvviso più leggera davanti a quella quotidianità che si sviluppava davanti ai miei occhi. Crescent Bay Park mi faceva sentire così chiara e in pace con me stessa. Preferii scoprire prima quel posto, durante l'estate passata in casa e in spiaggia con Fido, senza parlare con nessuno se non con il mio cane, che ora con la compagnia di Travis.
Il ragazzo si fermò sui suoi stessi passi e si guardò intorno come per verificare qualcosa. Si abbassò e si sedette sul prato, senza nessun telo sotto al sedere. Che poi, come biasimarlo se ci saremmo dovuti trovare a scuola, in quel momento?
Perciò, mi sedetti anche io accanto a lui e portai le due ciocche di capelli al fianco del mio volto dietro le orecchie.
L'aria attorno a noi era fresca e abbastanza movimentata a causa della vicinanza all'oceano.
«Quando mio padre aveva tempo, mi portava sempre qui.» Cominciò a dire Travis, sistemandosi sui palmi e respirando profondamente, apparentemente rilassato. «Mi è sempre piaciuto venire qui. Un po' per stare da solo, un po' per pensare...» Aggiunse, guardandomi con serenità.
Non lo avevo mai visto così tranquillo e quieto dopo il casino che aveva combinato in precedenza proprio nella sua casa. Mi chiesi, brevemente, in che condizioni fosse la sua abitazione. «E' davvero molto bello...» Commentai io, osservando lontano due bambini che giocavano con una palla.
«Ci sono venuto anche in questi ultimi giorni. Crescent Bay Park aiuta a pensare profondamente.» Sussurrò come se non fosse sicuro se dirlo o no.
Scattai a guardarlo. «Ci sei stato?» Ammiccai ad un sorriso. «E come mai ci sei stato?» Chiesi con tutto il divertimento che avevo, mischiato alla curiosità.
Travis sorrise. «A causa tua.» Inclinò il capo. «Sai che c'è? E' che sento di stare bene quando sto con te. Non sai come mi sentivo prima che tu entrassi nella mia vita, Lux.»
Abbassai il capo. «Immagino che non sia facile vivere in un nuovo stato di vita.»
Travis schioccò la lingua. Diede un colpetto sul prato accanto a sé. «Vieni qui.»
Il suo ordine mi fece venire i brividi. Lo accontentai, avvicinandomi al suo corpo che emanava calore.
«Voglio che tu sappia che i cambiamenti non fanno per me.» Sussurrò contro il mio orecchio, i suoi capelli che mi solleticavano la tempia mentre io arrossivo e guardavo le persone muoversi lontane dal nostro discorso. «Ma questo cambiamento è il cambiamento più bello che mi potesse capitare. Per la prima volta sono libero di poter essere me stesso con una persona come te, che non hai nulla a che fare con me.» Rise. «Una persona disposta a correre da casa sua per venire ad aiutare un povero pazzo. Una persona disposta a saltare la scuola per uno stronzo.» Mi strinse a sé. «Nessuno ha mai fatto questo per me.»
«E' una cosa positiva?» Sussurrai di rimando.
«Penso di si.» Si morse il labbro. «Lux?»
Mi stava esplodendo il cuore in petto. «Si?»
«Cosa vuoi dire avere bisogno di qualcuno?»
Non fui certa di reggere il tremolio del mio corpo. «Significa che hai costantemente la voglia matta di stare accanto a qualcuno e di sentirtelo addosso.» Spiegai. «Significa che non sai più come vivere senza la persona che hai scelto.»
Mi stava abbracciando, ora. Avevo la testa contro la sua spalla e le sue braccia intorno al mio busto. Fu un attimo fatale: mi ero perdutamente innamorata di Travis. «Ti ricordi quando mi sono arrabbiato in quel modo?»
Annuii.
«Avevo paura di perderti, Lux.» Mi strinse a sé. «Sto cominciando ad avere bisogno di una persona...» Fece una pausa. «... e questa persona sei tu.»
Feci il labbruccio mentre alzavo la testa verso il suo viso. Era stato dolce a dirmi che stava cominciando ad avere bisogno di me ed io ci credetti seriamente. Perché anche io, durante la mia vita, avevo il costante bisogno di qualcuno che potesse sostenermi, e non parlo soltanto del mio periodo in Santa Monica. Avevo sempre avuto bisogno di un amico, un compagno o anche un conoscente che potesse avere bisogno di me, così da aiutarlo e aiutare un po' anche me stessa. Ero fermamente convinta che, la pace, per me radicava nelle persone che aiutavo; e più aiutavo, più mi sentivo in pace. Nessuno mi aveva mai detto che avrebbe fatto male. «Sei davvero un casino, Travis.» Fu il mio commento principale, seguito da una risata dolce. «Ti ho mai detto che ti voglio bene?»
Travis scosse la testa, poggiando il suo mento sulla mia spalla. Il suo naso sfiorava il mio collo. «Non vedo l'ora di sentirtelo dire.» Sussurrò, iniettando il suo respiro nella mia pelle.
Mi fece venire i brividi, brividi di piacere. «Ti voglio bene, Travis.»
Mi strinse automaticamente. «Anche io, Lux. Stranamente, ti voglio bene anche io.»
Ampliai il mio sorriso. «Quindi mi lasci volerti bene?»
«Lo vorresti?» Ammiccò con sorpresa.
Alzai le spalle e lasciai che la mia testa si poggiasse sul suo petto. La vecchia me non si sarebbe mai azzardata a poggiare la nuca sul petto di un ragazzo: ma credetti che Santa Monica mi avesse cambiata ed ero fermamente convinta che Travis fosse diverso, unico, e sembrava così vicino al concetto di felicità. «Lo vorrei, si.»
Travis poggiò la sua testa sulla mia. «Allora ti lascio volermi bene.»

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