Valley Paradise (COMPLETA)/ I...

By ruggeridebora3

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Caitlyn Gervais è una ragazza di 17 anni,bionda,profondi occhi marroni e con una vita complicata alle spalle... More

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Cap. 3
Cap.4
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Cap. 6
Cap. 7
Cap. 8
Cap. 9
Cap. 10
Cap. 11
Cap. 12
Cap. 13
Cap. 14
Cap. 15
Cap. 16
Cap. 17
Cap. 18
Cap. 19
Cap.20
Cap. 21
We're gonna be legends! (2017)
Cap. 22
Cap. 23
Cap. 24
Cap. 25
Cap. 26
Cap. 27
Cap. 28
Cap. 29
Cap. 30
Cap. 31
Cap. 32
Cap. 33
Cap. 34
Cap. 35
Cap. 36
Cap. 37
Cap. 38
Cap. 39
Cap. 40
Cap. 41
Cap. 42
Cap. 43
Cap. 44
Cap. 45
Cap. 46
Cap.47
Cap. 48
Cap. 49
Cap. 50
Cap. 51
Cap. 52
Cap. 53
Cap. 54
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Cap. 57
Cap. 58
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Cap. 61
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Cap. 65
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Cap. 97
AVVISO!
Cap. 98
Cap. 99 e Ultimo!
Ringraziamenti e...
LIBRO NUOVO
USCITO!!!
AVVISO E PROLOGO
Leggere!
Nuovo profilo e libro
Qualche anno dopo...
Young god ( come l'amore mi ha salvato la vita)

Cap. 2

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By ruggeridebora3



Era a pochi centimetri da me.

Chiusi gli occhi e protesi le braccia davanti a me come per proteggermi anche se sapevo che sarebbe servito a poco.

In un primo momento sentii le sue mani sui miei fianchi, poi scesero lentamente sulla zip dei miei jeans e fecero per tirarla giù quando ad un certo punto qualcuno suonò il campanello di casa.

Aprii gli occhi di scatto, Brad si fermò di colpo.

Tolse le sue mani dal mio corpo ed incominciò a indietreggiare.

Io non mi mossi.

Il campanello suonò ancora in modo più insistente.

<<V-v-vado a vedere chi è. >>proposi.

Brad non disse una parola.

Riprese semplicemente la cintura da terra e, dopo essersi abbottonato i jeans, se la mise.

<<Caitlyn sono io Rosie, apri. >> si sentì gridare da fuori.

<<Ar-r-rivo Rosie, aspetta solo un istante! >> urlai, volgendo la testa verso il salotto, ma senza trovare la forza di staccarmi dal muro.

Quando mi rigirai vidi Brad seduto sopra al tavolo: i suoi occhi azzurri erano iniettati di rabbia.

<<B-b-rad v-vado ad aprire, v-v-va bene? >>

<<Perché non ti muovi ad aprire quella dannata porta anziché stare lì impalata a continuarmelo a chiedere? >> ringhiò, sbattendo ferocemente un pugno sul tavolo.

Sobbalzai dallo spavento e corsi spedita verso la porta di casa.

Mi diedi una rapida controllata allo specchio: il mio viso era tutto pallido, sudato e avevo un'aria totalmente sconvolta.

Aprii la porta e Rosie era lì davanti a me con un sorriso smagliante, ma quando si imbatté nella mia faccia il suo sorriso man mano si spense.

<<Tutto bene tesoro? Qualcosa non va? >>

<< Sì, cioè no, non è che sia successo qualcosa. È solo che prima... e poi. >>

Presi fiato un attimo e poi quando mi calmai ripresi.

<<No Rosie, non è successo niente, tranquilla. >>

Provai a rassicurarla, cercando di tranquillizzare al contempo anche me stessa. Rosie non mi credeva e, quando stette per dirmi qualcosa, dalla cucina udimmo il rumore di un bicchiere rotto.

Rosie mi fulminò subito con lo sguardo.

<<C'é qualcuno qui con te? >>

La fissai, facendo scena muta.

Rosie era stanca di tutto quell'alone di mistero intorno ad una sua semplice domanda così ad un certo punto mi scansò e si precipitò in cucina.

Le corsi dietro e, quando arrivai, vidi che Rosie era ferma davanti a Brad con una strana espressione dipinta sul suo viso: pareva quasi che avesse appena visto un fantasma.

I due si studiarono a lungo, poi la donna parlò per prima.

<<Cosa ci fai qui Rogers? >> tuonò, incrociando le braccia al petto.

Brad si alzò dal tavolo e si fermò a quattro centimetri dal suo viso.

<<Le ho già detto che il mio nome è Brad, non c'è bisogno che mi chiami col cognome di mio padre. >>

<<Perché non è anche il tuo di cognome? >> lo provocò lei.

<<Io non ho niente a che fare con quel bastardo! >>

<<Sai come si dice tale padre tale figlio, Rogers. >>

Una raffica di domande incominciò ad affollare la mia testa: perché si conoscevano così bene? Cosa centrava il padre di Brad con tutto questo?

Perché così tanta rabbia provenire dalla bocca di entrambi?

<<Taci, non ti permettere di tirare fuori mio padre, smettila! >> sbraitò Brad con gli occhi iniettati di sangue.

<<Perché Brad? Hai paura di affrontare il passato? È troppo difficile per te? >> lo schernì l'amica di Grace con una certa cattiveria.

Per la prima volta in Rosie avvertii qualcosa di sinistro, qualcosa che non avrei mai pensato di trovare in lei.

In quel momento non era la solita Rosie dolce e amichevole di sempre, era diversa; sembrava essere un'altra persona, una persona piuttosto rancorosa e fredda.

Non riuscendo più a sostenere il confronto, Brad si diresse in fretta e furia verso il suo zainetto e dalla tasca di sotto estrasse improvvisamente una pistola.

<<L'hai voluto tu! >> sibilò, puntandole l'arma alla tempia.

Rimasi pietrificata davanti a quella scena.

Brad continuava a premere l'arma contro la fronte di Rosie, mentre le urlava in faccia delle parole orribili ed io ero lì davanti a loro con la paura che in qualsiasi momento Brad potesse premere il grilletto.

Non riuscivo a muovermi, tutti i miei muscoli si erano irrigiditi.

Le immagini si fecero mano a mano più sfocate e un senso di stanchezza si estese in tutto il mio corpo.

Cercai di appoggiarmi contro il muro, ma davanti a me vidi solo delle piccole macchie nere che diventarono ad ogni mio respiro sempre più grandi, finché ogni cosa attorno a me divenne scura.

<< E se le mettessimo degli stracci bagnati anche sui polsi? Quello messo sulla fronte non sta funzionando. O dobbiamo chiamare un'ambulanza? All'ospedale saprebbero sicuramente cosa fare. >>

<<Datti una calmata. È solo svenuta, si risveglierà presto. >>

<< Cosa ne sai se ha battuto la testa quando è caduta? Quando ce ne siamo accorti era già a terra. >>

<<Aspettiamo che si svegli, poi al massimo la porteremo all'ospedale. Non mi sembra il caso di fare tante storie per... >>

<<Tu devi solo stare zitto, è soltanto colpa tua. Quindi se entro qualche minuto non si sveglia, andiamo all'ospedale e poi ti denuncio! >>

<<Provaci e vedi cosa ti faccio, non ti conviene minacciarmi. >>

Udii vicino a me le voci sovrapposte di Rosie e di Brad e, prima che la situazione degenerasse nuovamente, riuscii ad aprire gli occhi.

In quel momento ero distesa sul divano della nonna, mentre i due erano in piedi davanti a me.

Brad per fortuna non aveva più la pistola in mano.

<<Cos'è successo? >> domandai, cercando di alzarmi subito.

Entrambi si girarono di scatto e Brad si chinò verso di me per riadagiarmi sul divano.

<<Non alzarti, resta ancora sdraiata Cait. >>mi accarezzò il viso con dolcezza.

<<Come stai tesoro? >> si preoccupò Rosie, spingendolo via e sedendosi di fianco a me.

<< Bene... anche se un po' stordita. >>

<<Vuoi un po' d'acqua? >>

<<Si grazie, mi ci vorrebbe proprio. >>

Quando Rosie andò in cucina, Brad ne approfittò per sedersi vicino a me.

<<Mi hai fatto spaventare. >> ammise, stringendomi la mano.

La magia di quell'attimo però non durò a lungo perché le immagini dell'orribile scenario a cui avevo assistito prima di svenire invasero completamente la mia mente e la dolcezza di quei meravigliosi secondi venne sovrastata dalla rabbia e dalla delusione.

Tolsi bruscamente la mia mano dalla sua e mi alzai dal divano.

<<Perché avevi quella pistola? >>

<< Siediti e tranquillizzati. Ti ricordo che sei appena svenuta. >>

<<Sto già benissimo, ora rispondi alla mia domanda. >>

Brad mi guardò senza battere ciglio.

<<Ora ti metti a fare scena muta? Sei incredibile Brad, sai? >> risi istericamente.

Brad distolse annoiato lo sguardo e cominciò a giocare coi suoi riccioli biondi.

<<Rispondimi! >> gli sbraitai in faccia.

Dovevo sapere ad ogni costo la verità.

Mi misi in ginocchio davanti a lui, gli afferrai il viso e lo costrinsi a guardarmi.

<<Dimmi perché avevi quella dannata pistola? Perché, si può sapere? >>

A quelle mie ultime parole il biondo si alzò di scatto dal divano.

Indietreggiai diffidente, ma non mi colpì. Mi urtò soltanto con il braccio e se ne andò in corridoio verso l'uscita.

Appena realizzai che voleva andarsene, gli corsi dietro per sbarrargli la strada.

<<Caitlyn togliti, fammi uscire! >> esclamò scocciato.

<<No, prima rispondi alla mia domanda. >> replicai decisa.

Quando stette per spostarmi mi piazzai davanti alla porta per impedirgli di uscire.

Brad scoppiò a ridere <<Credi veramente di fermarmi così? >> disse, imitando la mia posizione.

In effetti mi sentivo un po' ridicola messa in quel modo con le braccia appoggiate contro la porta: sembravo quasi l'uomo vitruviano di Leonardo da Vinci.

Ma non mi importava, dovevo non farmelo scappare.

Avevo bisogno di spiegazioni.

Feci un bel respiro per cercare di calmarmi un poco.

<<Senti, Brad io voglio solo... >>

<<Principessa certe cose su di me è meglio che tu non le sappia. Dai, ora lasciami uscire e tornare a casa mia. >>

Brad mi sollevò, mi ripose a un metro di distanza da lui, mi scoccò un bacio sulla fronte e se ne andò infine, sbattendo la porta rumorosamente.

Rimasi a fissare l'uscio incredula.

<<Ecco il bicchiere d'acqua che mi avevi chiesto Caitlyn! Scusa se ci ho messo un po', ma avevo chiamato Bob per dirgli di non aspettarmi per andare a dormire perché adesso ti accompagno all'ospedale. >>

L'arrivo di Rosie mi riportò alla realtà; mi girai e bevvi voracemente l'acqua.

<<Vuoi che te ne porti un altro? >>

<<No grazie Rosie, va bene così. >>

<<Caitlyn prendi la giacca così andiamo subito all'ospedale. >>

<<No Rosie, veramente non ce né bisogno. Tranquilla, sto bene. Sono solo un po' stanca e confusa, non ti devi preoccupare per me. >>

<<Non essere sciocca tesoro, dobbiamo controllare che non ti sia rotta niente. >>

<<Rosie, sto bene ti dico. L'ospedale è lontano, è troppo tardi per andarci ora e se mi vedono arrivare con le mie gambe e senza un graffio sono capaci di mettersi tutti a ridere. Torna a casa, dai, se domani mi girerà la testa o sentirò qualcosa di strano, ti garantisco che ci andrò. >>

<<Ne sei sicura? Perché secondo me... >> A quell'intervento la fulminai con lo sguardo.

<<Va bene, va bene, io lo dicevo per te. Ma promettimi che se non ti senti bene, mi chiami subito e ci andiamo insieme. >>

<<Si Rosie te lo prometto! >> alzai gli occhi al cielo.

<<Caitlyn. >>

<< Rosie sono seria, ti chiamo se qualcosa non va. >>la rassicurai.


Erano passate due settimane da quando Brad aveva puntato la pistola contro Rosie e, in quegli interminabili quattordici giorni, non avevo avuto nessuna notizia da parte sua: dissolto, evaporato.

Non sapevo se cercarlo o aspettare che fosse lui a chiamarmi.

Soprattutto non sapevo dove trovarlo e come avere il suo numero.

Beh, in realtà sarei potuta andare in comune o magari chiedere alla gente di Valley Paradise, ma cosa gli avrei potuto dire una volta trovato?

Cosa avrebbe pensato di una stupida ragazza di città che si mette a chiedere in giro informazioni su un ragazzo che aveva incontrato una volta sola e di cui non sapeva praticamente nulla.

Dovevo smettere di pensare a lui dopo quello che mi voleva fare quella sera, mi stava solo confondendo e non avevo bisogno di caos. Dopotutto ero venuta qui per trovare un po' di pace, non per complicare ancora di più la mia vita.

Sicuramente riusciva a cavarsela benissimo da solo, poteva farcela anche senza di me.

Ad un certo punto lo squillare del telefono mi risvegliò dal flusso infinito di interrogativi in cui mi ero immersa per quasi due ore.

Mi alzai dal divano e mi diressi verso il comodino vicino all'entrata della stanza.

Man mano che mi avvicinavo al telefono avvertii un vuoto nello stomaco.

Forse una parte di me sperava che fosse lui.

<<Pronto? >>

<< Salve, sono la dottoressa MacKurty del centro di riabilitazione Stevenson. Lei è la signorina Caitlyn Gervais, vero? >>

<<Ehm...si. Perché? >>

<<Lei conosce un certo Bradley Rogers, giusto? >>

<<Intende Brad? >> la mia ansia aumentò <<Cos'è successo?>>

<<Lo dobbiamo dimettere dal nostro centro, perché non vuole più continuare il trattamento, perché afferma di non avere problemi di... >>

<<Aspetti un attimo, di che trattamento sta parlando? >>

<<Vede il nostro centro si occupa di curare le persone che fanno abuso di alcool e droga, ma... >>

Alcool e droga? Avevo sentito bene?

<<...il signor Rogers ha detto che se non lo lasciamo andare, ci farà causa e lui conosce purtroppo molti avvocati importanti. >>

<< Capisco. >> riflettei un attimo <<Scusi la domanda, ma perché avete chiamato proprio me? >>

<<Vede signorina Gervais, noi dobbiamo essere sicure che lui almeno abbia qualcuno che lo possa controllare e Rogers durante le nostre sedute aveva parlato di lei. >>

<<Di me??? Cos'ha detto? >> squittii inspiegabilmente malgrado quanto mi stessero dicendo dall'altra parte del filo.

Calò improvvisamente un imbarazzante silenzio tra noi due e mi resi conto che la mia reazione era stata un tantino eccessiva.

Arrossii dalla vergogna.

<<Mi dispiace signorina, ma non siamo autorizzati a dirglielo, è la prassi. >> rispose pazientemente la dottoressa.

<<Sì, mi scusi. Mi dispiace è che non ho sue notizie da un paio di settimane ed ero piuttosto preoccupata. >> sparai la prima scusa che mi venne in mente.

<<Capisco. Quindi è disposta a controllarlo per noi? >>

<<Io in realtà sarei min... >>

Mi morsi subito la lingua.

La dottoressa non mi avrebbe mai permesso di vedere Brad se le avessi rivelato di essere ancora minorenne e, da quello che mi sembrava di capire, lui aveva mentito sulla mia età.

Dovevo stare al gioco al fine di ottenere una spiegazione su quella sera.

<<Devo venirlo a prenderlo oggi? >>

<<Sì, può venirlo a prendere fra un'ora, verso le dieci. >>

<<Certo, verrò! >> esclamai entusiasta. <<Caitlyn ci risiamo, datti una calmata. >> pensai, scuotendo la testa.

<<Aspetti che le do il nostro indirizzo, prenda carta e penna. >>

<<Ok, solo un attimo. >>

Appoggiai la cornetta del telefono sul tavolo e feci uno scatto in corridoio per prendere un foglio di carta e la biro.

<<Eccomi, mi dica. >> dissi col fiatone.

<<Dalton Street 34. >> scandì chiaramente la dottoressa.

<< Grazie mille, a dopo. >>

<<Grazie a lei per la sua disponibilità. >>

Riagganciai velocemente e mi precipitai al piano di sopra: aprii l'armadio e presi un paio di jeans e un maglioncino color panna.

Senza perdere tempo mi infilai gli stivaletti neri e mi precipitai in bagno a truccarmi.

Un filo di mascara, il blush e una passata di lipgloss ed ero pronta.

Appena finii di prepararmi, scesi velocemente le scale e guardai l'orologio in corridoio: erano già le nove e trentacinque.

Il centro era distante più di venti minuti dalla casa della nonna.

Presi le chiavi della macchina ed uscii di casa.

Finalmente avrei rivisto Brad.

Il centro era tutto circondato da un immenso giardino fiorito, la struttura sembrava abbastanza recente e il giallino tenue delle mura le conferiva un'atmosfera tranquilla e piacevole alla vista.

Scesi dalla macchina e mi avviai verso l'entrata.

Alcuni dottori e psicologi del centro si stavano godendo la loro pausa di metà mattina fumandosi una sigaretta in prossimità dell'albero di melograno posto al centro del giardino.

Davanti all'entrata invece c'erano alcuni pazienti che parlavano fra di loro e sembravano essere di buon umore.

Una volta entrata dentro, mi avvicinai a passo spedito verso il centro di informazione.

Una donna bionda e con degli occhi color verde smeraldo mi sorrise cordialmente e dopo averle spiegato chi stavo cercando, mi accompagnò personalmente nella stanza di Brad.

Quando arrivammo davanti alla sua porta la donna tirò fuori dalla tasca dei pantaloni le chiavi.

<<Il signor Bradley dovrebbe essere già rientrato dalla sua solita passeggiata in giardino, comunque in caso contrario può entrare tranquillamente nella sua camera e aspettarlo lì dentro. >>

<<È molto gentile, grazie mille. >>

<<Si figuri, piuttosto grazie a lei per essere venuta. >> ribatté senza perdere il suo sorriso cristallino.

In quelle sue parole avvertì però un certo sollievo, quasi come se grazie al mio arrivo si fosse liberata di un grosso peso.

Nel dubbio le sorrisi a mia volta e afferrai le chiavi ancora sospese nella sua mano.

Mentre si apprestava a scendere le scale la seguii con lo sguardo fino a quando non vidi più la sua sagoma.

Bussai tre volte, ma non sentii alcuna risposta provenire dall'altra parte, così infilai la chiave nella serratura ed entrai.

Le pareti della camera avevano lo stesso colore delle mura del centro, forse con delle tonalità più chiare da sembrare quasi color panna.

La stanza pur essendo visibilmente piccola era molto accogliente e la luce che entrava dall'unica grande finestra le conferiva un aspetto quasi regale.

Mi sedetti sul letto e guardai l'orologio nero attaccato al muro.

Segnava già le undici e mezza.

Non ce la facevo più ad aspettare, l'attesa mi stava uccidendo.

Dovevo vederlo subito.

Ero appoggiata alla finestra presa ad osservare i medici che rientravano dentro al centro, quando ad un certo punto la porta si aprì di colpo.

Mi girai e lo vidi.

Brad era stupendo come sempre anzi, sembrava ancora più bello del solito.

Dovevo ammettere che era dannatamente perfetto.

I suoi occhioni color ghiaccio mi stavano scrutando.

La gola mi si seccò e le gambe parevano essersi irrigidite, non riuscivo a parlare e ad avvicinarmi a lui.

Era incredibile l'effetto che quell'estraneo mi faceva.

Lui sembrò accorgersi della mia momentanea rigidità, infatti mi venne poi incontrò a braccia aperte.

<< Caitlyn! >>esclamò felice.

Lo abbracciai intensamente.

<<Brad ero così preoccupata per te. >>mi lasciai sfuggire.

Ma cosa avevo detto?

Lo pensavo veramente o la sua vista mi aveva rincretinita?

A quelle parole mi strinse ancora più forte.

<<Mi sei mancata principessa. >>

Rimanemmo così per qualche secondo; poi lui prese il suo zaino che era ai piedi del letto e cominciò a svuotare i cassetti.

<<Andiamo a mangiare fuori? >> mi chiese mentre era in ginocchio intento a prendere i suoi calzini.

<<Va bene. >>

<< Caitlyn. >> sbottò ad un certo punto.

<<Dimmi Brad. >>

Un improvviso silenzio riempì l'intera stanza.

Brad era immobile ancora per terra in ginocchio e non si degnava di rispondermi.

<<Brad? >> lo chiamai preoccupata.

Feci per avvicinarmi ma lui si alzò di scatto.

<< Sono pronto a darti quelle spiegazioni che tanto volevi. >>

Senza aggiungere altro si rimise subito in ginocchio e continuò a svuotare i cassetti.

Io mi sedetti sul letto e un sorriso trionfante comparve sul mio viso.

Brad mi portò in un locale chiamato "Da Rooney" la cui insegna rosso fuoco si vedeva da svariati metri di distanza.

Era uno dei pochi ristoranti che, secondo Brad stesso, attirava i pochi turisti che giungevano in città.

Non era molto distante dal centro di Valley Paradise eppure non lo conoscevo affatto: mi sarei sicuramente ricordata di un piccolo ristorante con un nome così vistoso.

Dall'esterno sembrava semplice ma molto accogliente e a giudicare dagli interni pareva esser stato aperto da poco. Non era né troppo moderno ma neanche vecchio stile, era una fusione perfetta fra il passato e il presente senza troppe sbavature o eccessi.

La sala era quasi del tutto piena.

Brad doveva aver notato la mia espressione preoccupata, perché sentii la sua mano accarezzarmi i capelli.

Mi guardai in giro e mi imbattei nelle espressioni soddisfatte dei clienti: ognuno si godeva pienamente il proprio pasto in compagnia di un amico, della propria ragazza o dei propri figli.

Era una visione molto rassicurante vedere come a volte le piccole cose possano regalarci degli istanti di piena felicità.

Dopo pochi secondi una ragazza mora sulla ventina ci venne incontro e ci accolse calorosamente.

Ci fece attraversare mezza sala e ci indicò un tavolo da due posto al centro del ristorante. Sembrava proprio che quel tavolo fosse lì per noi.

Dopo averci portato il menù, la ragazza scomparve velocemente in cucina.

<<Ti piace qui? >> chiese Brad sfogliando il menù.

I camerieri erano incredibili, correvano avanti e indietro senza sosta per cercare di accontentare tutti i clienti, ma in quella frenetica "maratona" non perdevano mai il loro sgargiante sorriso a trentadue denti.

Presi il menù dal centro della tavola e lo aprii.

<<Sì, è molto carino il posto. >>

<< Scegli pure quello che vuoi, non badare a spese. >> alzò lo sguardo verso di me. <<Offro io principessa. >>

Sembrava tutto così strano e surreale ,io e Brad eravamo lì a pranzare insieme come una qualsiasi giovane coppia.

Prima ci saremmo goduti pienamente quel pranzo, poi ci sarebbe stato tempo per parlare del resto.

So che avevo insistito tanto per scoprire la verità, ma in quel momento non volevo rovinare niente.

<<Io so già cosa prendere! >> esclamò deciso. <<Tu hai scelto? >>

<< Sì. Credo che proverò le capesante e prenderò anche un'insalata e delle patatine. >>

Brad si guardò intorno e quando incrociò lo sguardo di un cameriere alzò in modo sicuro il braccio destro.

Era buffissimo non sembrava che lo stesse chiamando, pareva più che stesse per rispondere alla domanda di un'immaginaria insegnante.

Non mi riuscii a trattenere e scoppiai a ridere sotto lo sguardo confuso di Brad che mi fissava come se fossi impazzita.

Un ragazzo moro si precipitò verso il nostro tavolo.

<< Mi dica signore. >>

<<Allora la mia ragazza prende delle cappesante con patatine fritte e un'insalata >> iniziò Brad a macchinetta.

La mia ragazza?

<< mentre io prendo una bistecca al sangue e delle verdure grigliate. >>

Il cameriere scrisse i nostri ordini sul suo taccuino.

<< E da bere cosa gradite? >>

Brad diede un'occhiata al menù << Per me andrebbe bene una birra, te Cait cosa vuoi? >>

<<Una coca con ghiaccio va bene. >>

<<Perfetto, arrivano subito! >> il ragazzo ritirò i nostri menù.

Fissai divertita Brad ripensando a quando aveva chiamato il cameriere alzando il braccio.

<<Si può sapere cosa ti fa tanto ridere? >>tuonò serio.

Afferrai la forchetta e cominciai a giocarci.

<<Niente, non ha importanza.>>

<< No ora me lo dici, Caitlyn! >> mi tolse la forchetta dalle mani.

<<Ridammela Brad. >>

<<Prima dimmi perché stavi ridendo. >>

Cercai di sottrargli la posata, ma Brad continuava ad allontanarla da me.

Era impressionante come dal farsi amare riusciva in pochi secondi a farsi quasi odiare.

<<Non è niente di che Brad, smettila di comportarti come un bambino! >>

Ad un certo punto lanciò la forchetta vicino al mio bicchiere.

<<Tò tieni la tua dannata forchetta. >>

La presi e la risistemai con una certa cura sopra al tovagliolo.

<<Dai comincia a raccontarmi tutto. >> gli ordinai, non degnandolo nemmeno di uno sguardo.

<<Caitlyn avevamo deciso che ne avremmo parlato dopo o te ne sei già scordata? E guardami quando ti parlo! >>urlò, sbattendo il pugno contro il tavolo.

Per fortuna le chiacchiere delle persone in sala avevano coperto il rumore che Brad aveva fatto, nessuno aveva sentito niente.

Il biondo mi stava ancora fissando in attesa di una mia risposta.

I suoi occhi color ghiaccio era più intensi del solito e la sua mascella era dalla rabbia così contratta che riusciva ad accentuargli maggiormente gli zigomi del viso.

<<Allora? Sto aspettando. >> mi incalzò, aprendo le braccia.

Una rabbia incontrollata attraversò ogni centimetro del mio corpo.

Cercai di fare dei respiri profondi per calmarmi, ma qualcosa dentro di me era già scattato.

<< Niente, ridevo solo perché quando avevi chiamato il cameriere sembravi buffo, nient'altro. Ne valeva davvero la pena per fare tutte queste scenate? >> alzai la voce.

Brad impallidì.

<<Ecco le vostre ordinazioni signori. >> ci sorrise il cameriere mentre posava davanti a noi i piatti.

Mi forzai di sembrare calma.

<<Grazie mille. >>

Brad non gli disse niente e quando se ne andò cercò più volte il mio sguardo, ma io ero ancora infastidita dalla sua reazione di prima.

Mi limitai a mangiare senza incrociare i suoi occhi.

Già doveva ringraziarmi che non l'avevo denunciato la sera quando mi aveva sbattuta contro il muro e aveva puntato la pistola contro Rosie,

poi ero venuta a prenderlo al centro e dovevo pure tenerlo d'occhio.

Cosa voleva di più da me?

Insomma dopotutto non ci conoscevamo neanche, non sapevamo niente l'uno dell'altro.

Lui non mi aveva mai chiesto perché mi ero traferita lì e io non conoscevo nulla del suo passato, di suo padre o del perché del suo ingresso nel centro.

<<Sei ancora arrabbiata con me? >> mi chiese a bassa voce, stringendomi la mano.

Feci per aprir bocca, ma lui mi posò le dita sulle mie labbra per impedirmi di parlare.

<<Senti mi dispiace per la scenata di prima. Non so cosa mi sia preso, so che a volte perdo la calma facilmente e reagisco in modo eccessivo, ma non lo faccio apposta. >>

Sospirai e basta.

Non dovevo cedere, non potevo dargliela vinta ancora una volta.

<<Caitlyn, per favore dimmi qualcosa. Non volevo farti arrabbiare. Ti prego dimmi qualcosa. >> ripeté questa volta in tono esasperato.

<<È stato tutto di vostro gradimento? >> ci interruppe il cameriere improvvisamente.

<< Si grazie! >> esclamai con un sorriso <<Ci può portare il conto? >>

Sicura di non volere un dolce Cait? >> si intromise Brad.

<<Ci porti il conto, grazie. >> mi rivolsi al cameriere.

Il ragazzo si allontanò da noi e andò verso la cassa a farci lo scontrino.

<< Che tu sia arrabbiata o meno, pago io comunque! >> sbottò il biondo, tirando fuori il portafoglio.

<< Come vuoi. >> mormorai.

Brad si alzò in seguito dal tavolo e raggiunse il cameriere.

Dentro di me ero veramente felice che quel pranzo fosse finito, non sarei riuscita ad avercela con lui per qualche minuto in più.

Era stata veramente dura tenerlo lontano da me, ma se l'era meritato.

Anche se il pranzo non era andato nel migliore dei modi, ne era valsa comunque la pena, perché presto avrei scoperto la verità.

Spiegazione : Quello che prova Caitlyn nei confronti di Brad per ora  è solamente attrazione fisica, se lei sta ingigantendo la situazione è perché per tutta la sua vita ha avuto come unico esempio "d'amore" il rapporto violento e malato dei suoi genitori e dei suoi nonni . Quindi crede di aver trovato in questo ragazzo particolare l'unico tipo d'amore che conosce.

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