La Cacciatrice Ibrida 2

Autorstwa LNWriter

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Dopo la morte di suo nonno e la misteriosa scomparsa di suo padre e Nathan, Cassie decide di tornare a Holdin... Więcej

PREMESSA
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Epilogo
THE PROTECTORS
ROOMATES - UNA SPIACEVOLE CONVIVENZA

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Autorstwa LNWriter

La notte era piuttosto fredda a New York ma Cassie non ci fece molto caso. Negli ultimi dieci anni aveva vissuto in un piccolo villaggio su una montagna e si era abituata a temperature basse.
Era uscita senza avvertire nessuno, ma era quasi del tutto sicura che Nathan era ancora sveglio quando lei si era richiusa la porta dell'appartamento alle spalle. Non si aspettava che l'avrebbe fermata, non dopo quello che le aveva detto quando erano tornati in casa dopo aver parlato con Daniel, ma in cuor suo aveva sperato che lui lo facesse. Aveva anche esitato per qualche secondo, in attesa che lui comparisse dalla porta del corridoio e le dicesse di non girare la notte da sola, che era pericoloso anche se era una cacciatrice. Purtroppo Nate non si era fatto vivo e, per la seconda volta, si sentì come se lui fosse troppo lontano da lei. Peccato che questa volta non era affatto una questione fisica.
Non aveva ancora esplorato la città da quando si era trasferita. Aveva avuto troppe cose importante a cui pensare, incluso il fatto di dover rimanere viva.
Nel breve periodo in cui aveva lavorato insieme agli altri cacciatori, era stata spesso invitata a fare un giro per New York ma aveva rifiutato. Forse girare di notte, da sola, in una metropoli così grande non era la cosa ideale, ma se veramente i pericoli si presentavano solo quando era con Nathan, di cosa doveva preoccuparsi?
Iniziò a girare e quasi rimase sbalordita dalla moltitudine di persone che c'erano in giro nonostante fosse notte fonda. Una volta aveva letto che New York era la città che non dome mai ma non ci aveva mai creduto, fino a quel momento.
S'imbatte in un gruppo di ragazzi umani. Potevano avere qualche anno più di lei, forse la stessa età di Ethan e Morgan, e la stavano fissando. Non era la prima volta che le capitava. Non erano state poche le volte in cui qualcuno aveva fatto degli apprezzamenti sul suo conto ma, personalmente, lei non si trovava chissà quanto bella.
– Non dovresti girare da sola in una città come questa – disse una voce al quanto familiare alle sue spalle.
Si voltò e rimase sorpresa nel vederla. Chiunque nelle vicinanze non avrebbe mai immaginato che in lei ci fosse qualcosa di diverso. Gli incantesimi erano davvero forti, sia con gli umani che per quelli come lei.
– Che cosa ci fai qua? – Si rese conto solo dopo di essere stata un po' troppo brusca. In fin dei conti non le aveva fatto nulla di male, non personalmente. Eppure non riusciva a dimenticare che era stata proprio lei ad aiutare Nate a cercare suo padre e tutto questo alle spalle non solo di Cassie ma anche di Robert e Maia.
Amanda le sorrise, ignorando il modo poco cordiale con cui le si era rivolta Cassie – Sono tornata a New York per sbrigare delle cose importanti – Guardò in direzione dei ragazzi che la stavano fissando – Nessuno resiste al tuo fascino, eh?
Cassie fece finta di non aver sentito – Tornata? Pensavo che fossi...
– No – disse lei tornando seria – Non potevo rimanere qua a New York.
Il suo comportamento era piuttosto strano. Non aveva avuto modo di conoscere a fondo quella donna, ma sembrava diversa dalla prima volta in cui si erano incontrate – Come mai?
– Non ti facevo così invadente, piccola cacciatrice – disse con un sorriso ma era chiaro che si stava innervosendo. Prima che Cassie potesse aggiungere altro, Amanda si fece più avanti e le afferrò un braccio. Da vicino riusciva a vedere le sfumature rosse dei suoi occhi e per un breve istante le tornarono in mente gli occhi di Daniel – Devi stare attenta Cassandra. Non puoi andartene in giro da sola – disse a voce bassa – Il nemico è sempre in agguato e non ti darà mai pace.
Era confusa – Non capisco cosa vuoi dire...
Amanda sospirò e lasciò andare la presa sul suo braccio – Non allontanarti mai da Nathan.
– Da Nathan? Ma la maledizione...
– Ascolta le mie parole Cassie! Fidati di me. So che è difficile, ma devi fidarti.
– Come posso fidarmi di chi tradisce i propri migliori amici?
La risposta avrebbe dovuto ferirla e invece l'aveva lasciata indifferente – Dimentichi che l'ultima volta che ti sei fidata di me sono riuscita a salvarti la vita... – Quella frase la colpì come uno schiaffo in faccia.
Amanda si stava allontanando – Aspetta! Devi darmi delle spiegazioni!
– Saprai tutto quando arriverà il momento! – Poi sparì in un vicolo buio.
Cassie non riuscì a muoversi ma non sapeva se dipendesse dallo shock o se la donna le avesse fatto chissà quale incantesimo per farla rimanere la dov'era. Qualche minuto dopo torno in sé e si rese conto che era davvero molto tardi. Avrebbe girato la città un'altra volta, per ora doveva tornare a casa e riposare.
Iniziò a camminare in direzione del grattacielo ma poco dopo si accorse che qualcuno la stava seguendo. Si voltò e rivide uno dei tre ragazzi di prima. Era un po' più alto di lei. Aveva occhi e capelli neri e la sua carnagione era piuttosto pallida. A primo impatto pensò che si trattasse di un vampiro ma, una volta annusata l'aria, capì che era solo un semplice ragazzo.
– Doveva vai tutta sola?
Cassie lo ignorò ma lui aumentò il passo e la raggiunse – Parlo con te! – le urlò il ragazzo – Io sono Eric!
– Piacere di conoscerti Eric – rispose lei senza nemmeno guardarlo negli occhi.
Il ragazzo la superò e le si parò davanti. Era stanca e non aveva nessuna voglia di scaricare la sua frustrazione su un povero umano – Ti va di andare a fare un giro? Non sembri di qui. Potrei farti vedere i monumenti della città o casa mia – disse in tono malizioso.
Cassie lo trovò quasi disgustoso ma non lo reputò una possibile minaccia. Se avesse fatto anche solo un passo falso, le lo avrebbe fatto a pezzetti in meno di cinque minuti con il coltello che teneva nascosto nello stivale.
– Non viene da nessuna parte – Udì nuovamente una voce alle sue spalle, ma questa volta non era Amanda.

Il ragazzo scomparve quasi immediatamente.Probabilmente il suo tono era stato molto più minaccioso di quanto siaspettasse, ma a Morgan non importava. Come usava quell'umano provarci con suasorella?
Cassie si voltò e lo guardo con quei suoi grandi occhioni verdi. Da quandoaveva palesato la sua natura, l'incantesimo si era dissolto e adesso anche luipoteva vederla per com'era realmente.
– Adesso mi segui personalmente? – chiese la ragazza imbronciata – Penavo cheaffidassi il lavoro sporco ai tuoi cacciatori.
Sorrise ma poi torno subito serio. Quello che aveva fatto Cassie, uscire dinotte da sola in una città come quella e soprattutto nella posizione dipericolo in cui si trovava, non era stata una buona idea.
– Torniamo a casa, devo parlarti.
Cassie alzò gli occhi al cielo ma non ribatté.
Si diressero verso il palazzo e quando arrivarono, alcuni cacciatori accorseroper salutarli con un inchino. Morgan sorrise a ognuno di loro. Al contrario disuo nonno, non trattava i suoi cacciatori come schiavi ma come persone,indipendente dalla loro natura. Non aveva mai odiato gli ibridi, anche se suononno aveva cercato di inculcarglielo, e adesso che sapeva di Cassie, provavauna specie di ammirazione nei loro confronti. Erano più forti, più veloci, piùintelligenti. I combattenti perfetti.
Scoccò un'occhiata a Cassie e non poté fare a meno di notare quanto tuttaquell'adulazione la mettesse in imbarazzo. D'altro canto era da comprendere.Era cresciuta in mezzo a persone che la trattavano da persona normale mentre, ora che tutti sapevano che faceva parte diuna famiglia importante, veniva trattata come una principessa quando in realtàlei era una guerriera.
Salirono in ascensore e Morgan inserì la sua chiave in una piccola fessura.Sicuramente Cassie non l'avevo notata fino a quel momento visto che lo guardòcon aria interrogativa.
– Mi stai portando in un'altra stanza delle torture?
Quella frase gli fece gelare il sangue. Era evidente che ancora non era riuscitaa dimenticare quello che George le aveva fatto e forse, pensò, non lo avrebbemai dimenticato.
Non rispose perché, proprio in quell'istante, arrivarono al piano.
Cassie lo guardò con aria stupefatta e, prima che lui la invitasse a farlo,entrò. Sorrise tra sé e la seguì.
– Per essere una stanza di torture è arredata davvero molto bene – scherzò.
– E' il mio appartamento – la corresse lui sorridendo.
– Questo lo avevo capito – ribatté mentre guardava un vaso sul tavolino delsalone – Il tuo arredatore deve avere davvero buon gusto!
– Sono lusingato – rispose. Cassie lo guardò con aria interrogativa – Ho sceltoio i mobili. E i tappeti. E il colore delle pareti. E...
– Basta, basta! Ho capito! – disse sorridendo – Non pensavo che avessi buongusto, fratello mio.
Quelle due ultime parole gli provocarono una strana sensazione sul petto macercò di fare finta di nulla. Ogni volta che le faceva notare che si stavalegando sempre più a lui, Cassi tornava ad essere fredda e indifferente.
– Dovrei punirti per quello che hai fatto – disse nel tono più serio possibilema dovette ammettere a sé stesso che era molto difficile. Non aveva davanti uncacciatore qualsiasi, si trattava di sua sorella, colei che, in un certo senso,era parte di lui. Sospirò – E' pericoloso andare in giro di notte.
Cassie si accomodò sul divano accavallando le gambe. Nonostante l'aspetto daguerriera sapeva essere davvero femminile.
– Stavo solo esplorando la città. Non sono mai stata in giro per New York daquando sono arrivata.
– E non ti sei chiesta come mai? – Si sedette al suo fianco e cercò diguardarla negli occhi – La fuori ci sono un mucchio di pericoli, soprattuttoper te. Non so se Nathan te lo ha detto ma...
– La maledizione. Si, me lo ha detto.
– La maledizione? – ripeté.
– Ma certo! Quella cosa che lo stregone Nicholas fece un incantesimo secondocui i Winkler e i Leighton sarebbero stati destinati ad amarsi e che il loroamore avrebbe portato alla distruzione di loro stessi e dei loro cari.
– Non so davvero di cosa stai parlando! E poi se così fosse, nostro padre nonsarebbe stato promesso sposo alla madre di Nate.
– George pensava che facendoli sposare avrebbe spezzato la maledizione vistoche salta di una generazione – disse addentando una mela con una falsa calma.
Adesso che gli aveva raccontato questa cosa, capiva come mai Nathan lo avevachiamato quella sera, in preda al panico e capiva anche il motivo per cuiCassie aveva deciso di andare in giro da sola. "Fa sempre così quando vuoleriflettere" gli aveva detto Nate prima di interrompere la comunicazione.
Morgan si mise vicino a lei – Stai bene? – Era la domanda più stupida da farein quel momento, ma non sapeva cos'altro fare.
Cassie alzò le spalle – Non lo so – disse sincera – Per tutto questo tempo nonho mai pensato che si trattasse di qualcosa che sarebbe dovuto accadere perforza. Credevo che i miei sentimenti... – Si bloccò di colpo e scosse la testa –Lasciamo stare. E' tutto troppo complicato.
Non sapeva cosa fare per tirarla su di morale. Se veramente si trattava di unamaledizione che avrebbe portato sua sorella alla morta, allora doveva fare inmodo che lei e Nathan stessero lontani.
Allo stesso tempo, però, questa cosa gli suonava al quanto strana. Era statoavvisato del fatto che qualcuno volesse uccidere Cassie ma era del tuttoconvinto che non c'entrasse nulla con Nathan.
Doveva indagare, scavare a fondo e capirci qualcosa. Lo avrebbe fatto piùtardi, quando Cassie sarebbe tornata nel suo appartamento e, soprattutto,questa volta non avrebbe coinvolto nessuno.
Trasalì quando sentì la mano di Cassie sul suo braccio – Scusa stavo pensando...
Cassie alzò le spalle e ritrasse la mano – Che cosa dovevi dirmi?
Ebbe un attimo di esitazione ma poi fece mente locale e iniziò a parlare.
– Domani ci sarà il processo di Daniel e dovrai essere presente anche tu.
Il viso di Cassie divenne cupo e lui si sentì in colpa anche se non avrebbedovuto – Pensi che lo condanneranno a morte?
– E' probabile. A meno che...
– A meno che? – Lo guardava con uno sguardo colmo di speranza e capì che, perqualche strana ragione, Cassie si era affezionata a Daniel.
Non avrebbe dovuto dirle nulla e avrebbe dovuto lasciare che quel ragazzofacesse la fine che gli spettava. Aveva tentato di bere il sangue di un membrodelle Famiglie, di sua sorella! Allo stesso tempo pensò che Daniel avevabisogno di una seconda possibilità, soprattutto dopo tutto quello che avevapassato.
– Potresti testimoniare a suo favore, dire che è stato un incidente, che lacolpa è tua – Cassie lo guardò confusa – Non temere, non ti succederà nulla.Non finirai nelle prigioni per...
– Per me va bene – si affrettò a dire – Non ho paura di finire laggiù e poi soche tu non lo permetteresti, o sbaglio?
Era sorpreso. Quindi adesso si fidava di lui.
Sorrise e sospirò. Era felice per il fatto che lei, finalmente, non lo vedevacome un nemico.
– C'è un'altra cosa di cui vorrei parlarti.
– Sono tutta orecchie!
– So che tra qualche settimana sarà il tuo compleanno.
Cassie aggrottò la fronte – Come fai a saperlo?
– Quando ho capito che c'era un legame tra noi ho iniziato a fare dellericerche.
– Che genere di ricerche? – Sembrava più sollevata che irritata e questa cosalo fece sentire meno in colpa per aver scavato nel suo passato senza averle chiestoil permesso.
– Diciamo che non è stato facile trovare delle informazione ma che sonoriuscito ad avere quelle che mi interessavano.
– Inclusa la lista dei miei ex fidanzati? – scherzò lei.
Morgan stava per annuire ma pensò che forse era meglio non riferire questoparticolare – Vorrei dare una festa, in tuo onore.
Cassie cambiò espressione – No Morgan, ti prego! – disse in tono supplichevole– Non mi sentirei per nulla a mio agio... Io...
– Vent'unni sono una tappa importante, soprattutto per i cacciatori. E poi ètanto che non c'è qualcosa di cui festeggiare qua a palazzo.
Sua sorella sembrò pensierosa ma poi si lasciò andare sul divano – Va bene ma auna condizione. Anzi, due.
Morgan sorrise soddisfatto per averla convinta – Spara!
– La prima è che non voglio essere messa troppo al centro dell'attenzione. Nonho mai fatto una grande festa per il mio compleanno e non credo ci sia bisognodi spiegarti il motivo – E Morgan lo intuiva perfettamente.
– Accordato. Qual è la seconda condizione?
Cassie sospirò – Posso rimanere qua? Solo per stanotte...
Non aveva bisogno di chiedere che cos'era successo, lei stessa gli avevaraccontato che cosa le aveva detto Nathan e Ethan gli aveva telefonato peravvisarlo del fatto che era uscita di casa a tarda notte.
– Ti faccio preparare la camera degli ospiti.
– Va benissimo anche il divano.
Morgan aggrottò la fronte – Non faccio dormire gli ospiti su un divano, tantomeno se si tratta di mia sorella.
Cassie sorrise – Dimmi dov'è la stanza, ci penso io.
– In fondo al corridoio a destra – Le lasciò la copia della chiave dell'ascensoresul tavolino – Per qualunque cosa, chiamami.
– Torni in ufficio? Non dovresti riposare?
Si, avrebbe dovuto. Tra qualche ora ci sarebbe stato il processo a Daniel e luisarebbe dovuto essere abbastanza lucido per poter dirigere la cosa, ma c'eranocose ancora più importanti.
Prese la sua chiave dal mobile del salotto e se la mise nella tasca deipantaloni. Dopodiché si avvicinò a Cassie e le diede un bacio sulla fronte.
– Vai a dormire sorellina – disse in un tono così dolce che si sorprese luistesso – Domani dovrai affrontare una delle mattinate più difficili che mai.
La ragazza sorrise – Sono scampata a pericoli più gravi.
Sorrise anche lui e si diresse verso l'ascensore.
Doveva andare in biblioteca e cercare tutte le informazioni necessarie. Noncredeva alla maledizione tra Leighton e Winkler. Aveva visto Cassie e Nathaninsieme in più occasioni e quello che li legava non dipendeva affatto da unamaledizione, ne era certo.
Doveva scavare a fondo e cercare una spiegazione. Doveva farlo per Cassie. Lasua felicità era una cosa troppo importante, soprattutto per lui.      

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