Hurricane

By Alex9230

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COMPLETA Vincitore Wattys2016 nella categoria più popolare. Hayley vuole fuggire da Los Angeles per dimentic... More

Capitolo 1: New York
Capitolo 2: Hurricane
Capitolo 3: Beacon High
Capitolo 4: Killer
Capitolo 5: Rain
Capitolo 6: Dream
Capitolo 7: Skittles
Capitolo 8: Videogames
Capitolo 9: Dance pain away
Capitolo 10: Forgive and forget
Capitolo 11: Memories
Capitolo 12: Dark Angel
Capitolo 13: October
Capitolo 14: Purple poison
Capitolo 15: Storm
Capitolo 16: Frozen heart
Capitolo 17: Rough nights
Capitolo 19: Feelings
Capitolo 20: Fight
Capitolo 21: Wind
Capitolo 22: Faded
Capitolo 23: Deep thoughts
Capitolo 24: Roman Holiday
Capitolo 25: Promises
Capitolo 26: I can't stop thinking
Capitolo 27: 21 Guns
Capitolo 28: Emma
Capitolo 29: The ocean
People's choice
Capitolo 30: Cold december night
Capitolo 31: Roger rabbit
Storm
#AskAlex
Comunciazione di servizio
Trailer
Q&A
Wattys2016 winner
Grazie
Hayley's Song
Happy new year
Italian Writers Awards
AVVISO IMPORTANTE LEGGETE PLS
#AskAlex 2.0
Italian FanFiction Awards
NEWS IMPORTANTI!
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Intervista
Milione!

Capitolo 18: Sorry

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Capitolo 18

Hayley

"Che ci fai qui? " chiesi, gettando nel carrello una barretta di cioccolato fondente.

Mi passai una mano tra i capelli e poi tornai a guardare gli occhi scuri e tenebrosi di Matt che stavano fissando attentamente il contenuto nel mio cestino blu. Sembrava domandarsi se fossi davvero capace di ingurgitare una tale quantità di cibo, dandomi a pensare che, evidentemente, non mi conoscesse abbastanza per saperlo. Quando ero particolarmente giù di corda ero solita mangiare un tale annotare di dolci da indurre mio padre a sospettare che, prima o poi, sarei stata affetta dal diabete. Nonostante in molti mi avessero suggerito di perdere questa mia malsana abitudine, io non ero mai riuscita a farlo ed avevo la netta sensazione che non sarebbe mai accaduto. Inoltre, durante uno dei periodi più lugubri della mia vita avevo preso a rifiutare di mangiare, se fosse per il senso di colpa o per via della profonda tristezza che provavo, tuttavia, non fui mai in grado di dirlo. In quel periodo di tempo mio padre si era preoccupato come non mai e lo avevo sentito ripetermi più volte quanto avrebbe preferito vedermi mangiare dolci a dismisura, piuttosto che osservarmi morire lentamente di fame.

" Nottata pesate " disse Matt, distogliendo lo sguardo dai miei snack e portandolo su di me.

Alzò un braccio e mi mostrò la bottiglia di vodka che teneva in mano, come a volermi dimostrare quanto fosse effettivamente pesante la sua nottata. Aveva lo sguardo afflitto, delle profonde occhiaie gli circondavano gli occhi e aveva l'aria sciupata, come se fosse stanco di tutto. Sembrava addirittura volere che il mondo si fermasse per qualche giorno, concedendogli una pausa dal peso che sentiva gravargli sulle spalle.

" Che fai, affoghi i tuoi dispiaceri nell'alcol?" indagai, sorridendo scherzosamente.

Ogni traccia di divertimento lasciò il mio corpo nel vedere e l'espressione triste dipinta sul volto di Matt, forse sperava davvero che l'alcol lo aiutasse a non sentire il dolore che portava dentro. Aveva l'aria di chi desiderava che una semplice bottiglia di vodka fosse stata sufficiente a risolvere tutti i suoi problemi, senza curarsi del fatto che, in realtà, li allontanasse dalla mente per un breve lasso di tempo. Io sapevo come ci si sentisse a provare una tale emozione, a non riuscire a restare sobri per paura di essere inghiottiti dai propri pensieri.

" Qualcosa del genere" rispose Matt, avviandosi verso la cassa a testa bassa, per poi posare il suo squisito sul bancone ed estrarre la patente, assieme al denaro per pagare dal suo portafogli.

Il cassiere era un ragazzo di colore che copriva i capelli corti con un cappellino rosso e, anche se la visiera gli oscurava metà del viso, potevo benissimo vedere i suoi occhi castano chiaro. Era un bel ragazzo ed era anche piuttosto giovane, sembrava avere solo pochi anni in più di me. Mi chiesi quante persone come Matt dovessero aver visto i suoi occhi e se si fosse mai chiesto quale ragione si nascondeva dietro all'acquisto di una singola bottiglia di vodka destinata ad un ragazzo a quell'ora della notte.
Se io fossi stata al posto suo, di certo me lo sarei domandato un numero infinito di volte.
Pagai subito dopo Matt e non appena uscii dal supermarket, lo vidi appoggiato al muro accanto all'entrata, intento a fumarsi una sigaretta, lo sguardo fisso su un punto indefinito del marciapiede.

" Ti andrebbe di passare un po' di tempo con me?" mi chiese, prima di portarsi la sigaretta alla bocca e fare un lungo tiro.

Osservai il fumo fuoriuscire dalle sue labbra e dissolversi dell'aria circostante, Matt posò il suo sguardo su di me e io restai qualche secondo a guardare i suoi lineamenti spigolosi mentre riflettevo sul da farsi. Sapevo che lui non fosse una persona di cui Ash o tantomeno Aiden si fidassero, ma lì per lì a me non importò. Soprattutto considerando le parole che Aiden mi aveva rivolto in mensa e quanto queste mi avessero ferita ed incollerita.

" Andiamo tesoro, giuro che non mordo" continuò Matt, avanzando un passo verso di me.

Nella mano sinistra stringeva la bottiglia di vodka e potevo vedere che, a causa della luce al neon dell'insegna del supermarket, il liquido trasparente aveva assunto una tonalità bluastra e mi dava tanto l'idea di essere una pozione magica. Per un attimo desiderai che la fosse davvero, che un solo sorso mi sarebbe stato sufficiente per dimenticare il dolore, allontanare i ricordi e renderli così sfocati da non essere in grado di ferirmi mai più. Sperai che esistesse una pozione in grado di curare le mie ferite e lavare via lo sporco dei miei peccati dalle pelle, nonostante sapessi quanto egoista ed infantile fosse questo mio desiderio.

" Va bene" acconsentii, iniziando a camminare accanto a lui fra le strade di New York, con il rumore delle macchine a fare da sottofondo ai nostri passi.

Camminiamo per circa cinque minuti, prima di sederci su una panchina di legno illuminata dalla luce gialla dei lampioni all'interno di un parco poco distante da casa mia. Era notte fonda e le macchine che passavano lì vicino erano poche e ancora meno le persone che si addentravano nel parco. Quando Matt prese posto accanto a me, lo vidi fissare il suo sguardo su un punto indefinito dinanzi a sé, succube di una sorta di trance che ero certa lo tormentasse attraverso una serie di pensieri sconnessi.
Rimase in quella posizione per una manciata di secondi, per poi strofinarsi gli occhi con una mano, quando lo fece notai che portava un anello d'argento sull'indice che brillava riflettendo la luce gialla e pallida dei lampioni.
Aveva l'aria triste, tanto da trasmettere a chiunque lo guardasse un forte senso di malinconia. Non sembrava nemmeno voler nascondere la sua tristezza, quasi fosse troppo stanco per farlo o non ritenesse necessario celarla. Preferiva restare lì, immobile e con lo sguardo perso nel vuoto e lasciare che il dolore si nutrisse di lui sotto i miei occhi, senza curarsi di nulla.

" Allora cosa ti tormenta a tal punto da costringerti a comprare una bottiglia di vodka?" chiesi curiosa, mentre portavo lo sguardo sulla strada oltre i confini del parco dove, in quel momento, passò una macchina grigia che scomparve dal mio campo visivo in pochi secondi.

Per un attimo temetti che Matt non mi avesse udita o che avrebbe liquidato il mio quesito perché non ero abbastanza in confidenza con lui per meritarmi eccessive spiegazioni. Eppure, io persistetti a sperare che lui mi rispondesse perché sapevo che a volte sfogarsi con qualcuno era la soluzione migliore, anche se si trattava di un semplice sconosciuto. Anzi, a dire la verità, in quel caso si riusciva anche a confessare cose in atri frangenti, probabilmente, non si sarebbero mai professate ad alta voce. Io lo avevo impostato con la signorina Bloom, la mia psicologa, colei che mi aveva aiutata almeno in parte a oltrepassare i miei traumi.

" C'è una persona che non riesco a dimenticare" rispose Matt, costringendomi a voltarmi verso di lui in modo da vederlo in viso.

Notai che era intento a giocherellare con il braccialetto che portava al polso destro, era composto da fili di stoffa nera intrecciati tra loro in modo intricato e al centro erano ricamate in bianco due iniziali: B e M. Le lettere erano divise da un punto che, in quel frangente, per qualche ragione mi parve rappresentare come un muro di separazione tra le due persone alle quali appartenevano quelle iniziali.
Mi tornò alla mente l'incisione che avevo visto sul tavolo del bar che piaceva tanto ad Ash e, di conseguenza, non riuscii a fare a meno di pensare alle parole che aveva pronunciato, mentre guardava il caffè davanti a sé con gli occhi tristi e lucidi.

" Stai parlando di Bella" dissi, si trattava più di un'affermazione che di una domanda e non appena pronunciai quel nome, gli occhi di Matt si puntarono nei mie.

Ero in grado di vedere lo stupore che provava riflesso nelle sue iridi scure, quasi non si aspettasse che io conoscessi il nome di quella ragazza o che fossi anche solo al corrente della sua esistenza.

" Non ci credo, quel coglione di Aiden ti ha parlato di lei?" chiese, il tono di voce a metà tra l'arrabbiato e lo stupito, quasi lo irritasse il fatto che Aiden avesse potenzialmente potuto parlarmi di Bella.

Matt si porse leggermente verso di me, probabilmente spinto dalla curiosità di conoscere la risposta alla sua domanda.
Da quella poca distanza potevo vedere chiaramente che poco sopra il sopracciglio sinistro aveva una piccola cicatrice, era simile a quella di Aiden e mi chiesi se i due se la fossero provocata a vicenda durante uno scatto d'ira reciproco.

" In realtà l'unica volta che ho chiesto qualcosa di lei ad Aiden, lui mi ha urlato addosso. È stata Ash a parlarmene, ma anche lei non si è sbilanciata troppo, mi ha raccontato solo della loro amicizia e mi ha detto che tu la conosci" era la verità, Bella continuava a rappresentare una grande incognita per me. Non sapevo quasi nulla su di lei, né ero al corrente di che rapporto avesse con Aiden e, tantomeno, con Matt.

Quest'ultimo si allontanò da me dopo aver sentito le mie parole e spostò il suo sguardo verso il cielo, sospirando pesantemente. Dopo poco, sulle labbra di Matt iniziò lentamente a formarsi un sorriso, era come se si fosse ricordato di qualcosa e fosse rimasto appagato da quel ricordo. Per un attimo pensai che rivolgere i suoi occhi alle stelle riuscisse, almeno in parte, a curare la sua tristezza e a far nascere in lui una scintilla di felicità.
Avrei voluto sapere quali pensieri si stessero formulando nella sua mente in quel preciso istante e quale in particolare lo avesse reso improvvisamente tanto solare.

" Ash eh? Bella adorava quella ragazza, le si illuminavano sempre gli occhi quando parlava di lei e l'ha sempre considerata la sua migliore amica, anche se avevano tagliato i rapporti. Mi aveva raccontato di come si erano conosciute ed ero rimasto stupito nel sapere che Bella aveva raccontato ad Ash il problema più grande che attanagliava la sua famiglia il giorno in cui si erano conosciute, considerando che io ci avevo impiegato quasi un giorno interno solo per farmi dire il suo nome. Bella ha sempre amato essere avvolta nel mistero, così tanto che a molti risultava difficile decifrarla.
Comunque, io e lei abbiamo legato fin da subito" spiegò Matt con sguardo trasognante e un sorriso sulle sue labbra che non faceva altro che allargarsi, arrivando ad illuminare i tratti duri del suo viso.

Lo sguardo triste e tenebroso che lo caratterizzava era sparito improvvisamente e i suoi lineamenti non sembravano più tanto spigolosi, quell'espressione pareva accentuare la sua innegabile bellezza.
Una parte di me persisteva a sussurrarmi di osservare bene l'emozione dipinta sul suo volto, perché, per qualche ragione a me sconosciuta, sarebbe stata effimera come la magnificenza di un fuoco d'artificio che si dissolveva in una nuvola di fumo.

" La ami " affermai, senza distogliere lo sguardo dal suo volto.

Avevo compreso quali fossero i sentimenti di Matt dall'espressione che il suo viso aveva assunto quando parlava di Bella. Mi sembrava di avere davanti una persona completamente diversa da quella che avevo visto fino ad allora, qualcuno animato da un'emozione forte ed impetuosa che, ad ogni modo, pareva renderlo al contempo felice e così triste da far male.
Quella era una delle ragioni principali per cui avevo sempre temuto l'amore: la sua capacità di innalzarti verso le porte del paradiso, fartene ammirare la straordinaria bellezza e trascinarti poi tra le fiamme ardenti dell'inferno, così da costringerti a bruciare nel suo fuoco fino a quando non ne saresti stato completamente consumato. Non ero mai stata il tipo di persona in cerca dell'amore, troppo spaventata per provare una tale emozione ed eccessivamente codarda per accettare di lasciarmi cadere tra le sue braccia senza curarmi delle conseguenze.

" L'ho amata dal primo momento in cui i miei occhi si sono posati su di lei" ammise Matt, senza cessare di sorridere nemmeno per un istante.

Quando si voltò verso di me, notai che i suoi occhi scuri sembravano più luminosi e che l'odio e la tristezza, che parevano sempre bruciare al loro interno, si erano completamente dissipati. Mi domandai se una tale magia fosse merito dell'amore che provava e quanto sarebbe durata la sua felicità dall'equilibrio precario. Era come se tutte le emozioni negative fossero state spazzate via dal sentimento che provava, il che mi portava a chiedermi quanto forte dovesse essere quell'emozione per arrivare a fare tutto ciò.
Distolsi il mio sguardo dal suo e lo fissai sul suolo. Sembrava quasi che volessi concedergli una sorta di intimità, quasi mi sentissi in colpa ad ammirare la sua gioia e sperassi che lasciarlo in solitudine a crogiolarsi in quella felicità avrebbe potuto, almeno in parte, curare le sue ferite.
Riuscii a sentire il suono di una sirena il lontananza e quello prodotto dalle macchine che sfrecciavano sulla strada fare da sottofondo alle nostre parole.
Mi chiesi se anche Aiden si fosse innamorato di Bella e fosse stato il suo amore per lei a farlo litigare con Matt e a far crescere così tanto odio tra i due. Mi domandai anche dove si trovasse Bella e se Aiden l'amasse ancora, tanto che solo udire il suo nome lo faceva sussultare ed infiammare di rabbia. Quel pensiero mi diede fastidio, come quando ti prude un punto della schiena che non riesci a raggiungere, per qualche motivo che, purtroppo, non fui in grado di piegarmi.

Sei scema per caso? Provi dei sentimenti per lui, mi sembra ovvio.
No, ti sbagli. Siamo solo amici.
Non posso essere la coscienza di una tale idiota, non è possibile.

"Aiden andrebbe fuori di testa se sapesse che sei qui con me" la voce di Matt mi riportò con i piedi per terra e quando mi voltai notai che mi stava osservando.

" Non sono affari suoi con chi scelgo di passare il mio tempo" risposi fon fare sprezzante, storcendo il naso infastidita.

Non ero mai stata il tipo di persona che seguiva le indicazioni degli altri, ero sempre stata abituata a seguire l'istinto senza badare alle conseguenze che le mie azioni avrebbero sortito. Certe volte, ad ogni modo, questo mio modo incosciente di comportarmi mi aveva portata a risultati negativi. Se fossi stata meno impulsiva, di certo, la mia vita sarebbe stata difendere e in seguito a determinati eventi mi sarei aspettata che questa mi caratteristica si sarebbe dissipata, eppure, non è stato così.
Ero solita riflettere alle conseguenze solo in seguito alle mie azioni, quando ormai era troppo tardi per modificarle o cancellarle.
Ero ancora arrabbiata con Aiden per ciò che mi aveva detto a scuola, principalmente perché mi aveva ferita ed in secondo luogo perché, in fondo, sapevo che avesse ragione. Ed io avevo sempre preferito una verità scomoda ad una bella bugia, ma ciò non cambiava il dolore che questa, talvolta, arrecasse.
La rabbia che sentivo bruciare dentro pensando al litigio con Aiden non faceva altro che crescere, le sue parole, oltre a ferirmi, mi avevano profondamente delusa perché non mi sarei mai aspettata di sentirgliele pronunciare.
Avevo idealizzato troppo la figura di Aiden, illudendomi quasi che rappresentasse una sorte di perfezione inesistente, ma, ovviamente, non era così. Mi sentii improvvisamente stupida ad aver formulato quel pensiero, proprio io che avevo sempre detestato profondamente la perfezione ritenendola fittizia e noiosa. Gli errori umani erano la più lampante dimostrazione di una magnifica imperfezione che rendeva ognuno unico a modo suo. Aiden non faceva alcuna eccezione a quella che io consideravo una regola assoluta.

" Che cosa ti ha fatto?" chiese Matt, continuando a tenere i suoi occhi scuri puntati nei miei.

Sembravano due buchi neri senza fondo e a guardarli parevano sprigionare un senso di mistero, pronti a sfidarti a fissarli con attenzione e provare a leggervi al loro interno tutte le storie che potevano raccontare.
Improvvisamente, trovarmi in presenza di Matt non mi sembrò un errore, anzi, mi sentii addirittura a mio agio in sua presenza. Non percepivo nessun senso di inquietudine o di minaccia a trovarmi in sua compagnia. Se tale tranquillità scaturisse dalla voglia incontrollabile di riscattare una sorta di vendetta personale nei confronti di Aiden o di soddisfare la mia curiosità riguardo a Bella, ad ogni modo, non lo capii. Ad essere totalmente sincera con me stessa, non mi interessava nemmeno scoprirlo.
Forse, semplicemente, apprezzavo la compagnia di Matt, niente di più e niente di meno.

" Diciamo che abbiamo litigato e che mi ha urlato addosso cose poco carine" risposi semplicemente, scrollando le spalle senza dare eccessive spiegazioni.

" Quel ragazzo parla sempre senza pensare finendo per ferire le persone che gli stanno attorno. Lo ha sempre fatto, ho perso il conto di tutte le volte che l'ho visto far piangere Bella. È proprio un cretino" replicò Matt, lasciando che nei suoi occhi tornasse a bruciare l'odio che provava nei confronti di Aiden e lo vidi stringere i pugni per la rabbia.

" Già " la mia voce era bassa e mi sembrò quasi che la mia risposta fosse stata portava via dal vento freddo di metà ottobre.

Nonostante fossi arrabbiata con Aiden, mi dava comunque fastidio il modo in cui Matt parlava di lui, ma sapevo anche che i due si conoscevano e che, con ogni probabilità, il ragazzo dagli occhi scuri ed enigmatici che mi sedeva accanto aveva le sue ragioni per odiarlo.
Sentii una mano sfiorarmi la guancia e sobbalzai leggermente sul posto per la sorpresa, quando mi voltai vidi Matt sorridermi.

" Sei bellissima, quel deficiente proprio non merita una ragazza bella e gentile come te" posò completamente il suo palmo sulla mia guancia e il suo tocco non scatenò in me la minima emozione, anzi, le sue parole non fecero altro che innervosirmi.

" Non sai nulla di me, quindi non comportarti come se mi conoscessi. Forse è meglio che vada, è tardi e domani devo andare a scuola " dissi, allontanando la sua mano da me e alzandomi dalla panchina sulla quale ero seduta.

Matt si accigliò per un secondo, per poi rilassare il viso e fissare la strada davanti a sé con occhi tristi. Prese una sigaretta dal pacchetto che teneva nella tasca dei pantaloni e se la mise tra le labbra, quando l'accese il fumo gli circondò il suo volto.
Mi sentii in colpa per il modo in cui lo avevo trattato, così cercai di mettere da parte la rabbia che mi ribolliva dentro, che, in fondo, sapevo non fosse rivolta a lui in prima persona e di scompigliargli i capelli in modo scherzoso riuscendo a strappargli un sorriso.

" Cerca di non ubriacarti. Mi ha fatto davvero piacere parlare con te, se avessi bisogno della compagnia di un animale notturno in futuro, conta pure su di me " aggiunsi,  porgendogli una delle barrette di cioccolata riposta nel mio sacchetto e avviandomi successivamente verso casa.

Per ogni passo che mi allontanava da Matt, la mia mente cominciava ad affollarsi degli orrendi ricordi dei miei incubi. Ero così immersa in essi che il rumore delle macchine che sfrecciavano sull'asfalto, quello dei clacson che non cessavano di suonare attorno a me e quello del chiacchiericcio dei passanti che incrociavo per le vie di New York, mi giungeva ovattato alle orecchie. L'aria fredda che attraversava il tessuto della felpa che indossavo mi fece rabbrividire e la pelle d'oca mi ricoprì ogni più piccolo centimetro delle braccia.
Tenevo le mani strette nelle tasche della felpa e mi sembrava ancora di percepire la sensazione del sangue scuro e denso di mia madre che ricopriva interamente i miei palmi. Quell'orrendo ricordo se ne trascinò inevitabilmente un altro dietro, quello della eco della voce di mia mamma che mi accusava di averla uccisa.
Non riuscivo a impedire che le immagini dei miei incubi mi tornassero alla memoria, come il viso di Emma, il suo sorriso e la sua figura che si allontanava da me. La sensazione di cadere in un buco nero, accompagnata dalla melodia della canzone che tanto odiavo; il vestito di mia mamma che cambiava lentamente colore; il cuore che batteva all'impazzata e i muscoli delle gambe che bruciavano per la fatica fatta nel vano tentativo di raggiungere Emma.
La mia mente era così affollata da immagini, ricordi e pensieri che iniziavo a credere che, di lì a poco, sarebbe scoppiata.
Avevo trascorso così tanto tempo ad arrovellarmi, che rimasi stupita quando i miei piedi si fermarono davanti all'ingresso del grattacielo in cui abitavo senza che io realizzassi di aver percorso l'interesse distanza in così breve tempo. Presi il mazzo di chiavi che tenevo in tasca e aprii la porta. Una volta entrata nell'ascensore osservai il mio riflesso nello specchio e notai che i miei occhi ambrati erano circondati da profonde occhiaie e mi chiesi con che coraggio Matt avesse affermato che fossi bellissima quando, quella notte, il mio aspetto lasciava un po' a desiderare.
Quando misi piede dentro al mio appartamento, fui accolta dal più assoluto silenzio e sentii la mancanza dei suoni che affollavano le strade di New York.
Entrai in camera mia e mi accasciai sul morbido letto, mi strofinai gli occhi che brucavano per la stanchezza e in vece di dormire, decisi di scrivere la definizione di malinconia che la professoressa Stone ci aveva assegnato per compito.
Pensavo di scriverla il giorno seguente, durante una delle ore che precedevano quella di letteratura, ma dato che in quel momento mi sentivo piuttosto malinconica e che, in ogni caso, non avevo alcuna intenzione di dormire per paura di avere altri incubi, decisi di sfruttare il mio tempo nel migliore dei modi.
Presi un foglio ed una penna dal mio zaino, mi misi a gambe incrociate sul letto e, usando un libro come appoggio, iniziai a scrivere la mia definizione di tristezza.

Tristezza è un incubo che ti sveglia nel cuore della notte.
Tristezza è un sorriso che non rivedrai mai;
È un grido nella notte
E un vestito candido che si tinge lentamente di rosso.
Tristezza è non ricordare più i lineamenti di un viso;
È la consapevolezza di non poter più vedere un paio di occhi.
Tristezza è dimenticare il suono di una voce che un tempo sentivi tutti i giorni;
È lo strimpellare di una chitarra;
E la melodia di una canzone.
Tristezza è non sentire più il tuo profumo;
È una foto sul comodino;
E non udire più il dolce suono della sua risata.
Tristezza è aver voglia di gridare a squarcia gola e restare in silenzio;
È la stretta al cuore nel sentire il suo nome;
È trattenere le lacrime.
Tristezza è prendere a pugni un muro e non provare dolore;
È guardarsi allo specchio e odiare ciò che vedi;
È non poter rimediare ad un errore.
Tristezza sei tu che te ne vai e io che resto.

Tristezza è, in fine, accorgermi che riesco ad andare avanti, anche senza di te.

Posai la penna e rimasi a leggere le parole scritte sul foglio che tenevo tra le mani così tante volte che, ad un tratto, avevano cominciato a sembrarmi solo un ammasso di lettere prive di senso.
C'erano così tante emozioni su quel pezzo di carta che quasi me ne vergognavo, era stato come mettere a nudo una parte di me stessa e non ero abbastanza coraggiosa per consegnare alla mia professoressa quel foglio.
Fui tentata di strappare la poesia che avevo scritto e di buttarla nel cestino, ma qualcosa dentro di me, me lo impedì, così mi limitai a poggiare il foglio sul comodino accanto al mio letto e a prenderne un altro dal quaderno.

Tristezza è sentirsi affogare e non sapere come tornare in superficie.

Erano poche parole, semplici e ditte al punto. Quando finii di scrivere mi sentii così stanca che tenere gli occhi aperti stava cominciando a sembrarmi un compito difficilissimo, come uno di quegli esercizi che scriveva il professor Orso sulla lavagna.
Così mi arresi e decisi di andare a dormire, erano le tre e mezza del mattino e dopo aver accesso la televisione di camera mia e aver spento la luce, caddi tra le braccia di Morfeo.

Lo squillare incessante del mio cellulare mi costrinse ad aprire gli occhi che cominciarono subito a bruciare, sentivo le palpebre pesanti così le richiusi mentre portavo il telefono all'orecchio per rispondere.

" Pronto" dissi, la mia voce impastata e leggermene roca a causa del sonno.

Avevo dormito circa quattro ore e aprire gli occhi continuava a sembrarmi un compito troppo arduo da espletare.
Mi portai una mano alla bocca per placare il mio sbadiglio e misi il braccio sopra le palpebre per ripararmi dalla luce che filtrava nella stanza attraverso le tende. Non ero mai stata il tipo di persona che apprezzava essere svegliata dai raggi solari la mattina, anzi, era una delle cose che più detestavo.

" Hayley, sono io. Sto venendo a casa tua perché ti voglio parlare, sono quasi lì" la voce di Ash mi giunse all'orecchio vivace come sempre e mi chiesi quale strana sostanza assumesse la mia amica per essere così di buon umore di prima mattina.

Di certo, se mai lo avessi scoperto, io ne avrei volentieri fatto uso perché altrimenti avrei passato la mia vita a guardare chiunque in cagnesco poco dopo essermi svegliata.
Sbadigliai per la seconda volta e cominciai a sentirmi trascinare nuovamente verso il mondo dei sogni, perciò rilassai completamente il corpo mentre la mia presa sul telefono si allentava. Dopotutto, potevo permettermi di dormire altri cinque minuti, considerando che la mia sveglia non era ancora suonata.

" Hayley" gridò Ash, facendomi sgranare gli occhi ed alzare di soprassalto con il cuore in gola per via della sorpresa.

" Sono sveglia, giuro" esclamai, passandomi una mano tra i capelli e cominciando a stropicciarmi gli occhi sperando di riuscire a svegliarmi completamente.

Il mio cuore batteva più velocemente del normale e in quel momento sentivo un profondo istinto omicida nei confronti della mia migliore amica che, per altro, stava ridendo a crepapelle dall'altro capo del telefono.

" Sono sotto casa tua, apri" disse tra le risate, prima di riattaccare e lasciarmi ancora arrabbiata e traumatizzata sul letto.

Spostai le coperte che mi avvolgevano le gambe e, con estrema lentezza, mi alzai dal morbido materasso di cui già sentivo la mancanza. Un brivido mi percorse la schiena quando i miei piedi entrarono a contatto con il freddo pavimento di legno chiaro, con tutta la calma del mondo mi avviai verso la porta di casa e quando l'aprii il viso sorridente di Ash mi accolse.

" Cavolo ma sei andata a ballare senza dirmelo ieri sera per caso? A che cavolo di ora sei andata a dormire? " mi chiese facendo il suo ingresso nell'appartamento e chiudendosi la porta alle spalle.

Indossava un maglione azzurro che metteva in risalto lo splendido colore dei suoi occhi e che, se possibile, li rendeva ancora più luminosi. E pensando alla domanda che mi aveva posto, iniziai a credere che il mio aspetto fosse peggio di ciò che mi aspettavo.

" Diciamo che potrei essermi svegliata nel cuore della notte a causa di un incubo, che potrei essere uscita di casa per comprare degli snack e che potrei aver incontrato Matt al supermarket e aver passato un po' di tempo a chiacchierare con lui su una panchina" spigai, mentre mi avviavo verso camera mia per accasciarmi nuovamente sul letto a peso morto una volta varcata la soglia.

Ash rimase qualche secondo in piedi accanto allo stipite della porta, per poi poggiare la borsa accanto al mio letto e sedersi vicino a me.
Mio padre si era già recato a lavoro, perciò l'appartamento era avvolto nel silenzio più totale, tanto da farmi desiderare di sostituirlo con una canzone e non dover essere costretta a subirne la sua pesantezza.

" Hayley, quando ti ho detto di stare lontana da Matt non stavo scherzando. Lui non è una buona compagnia e non lo dico perché lui ed Aiden si odiano, ma perché lui sta in brutti giri ed esce con gente con cui è meglio non avere a che fare. Lo dico per il tuo bene, non avvicinarti più a lui " mi informò Ash, sul viso dipinta un'espressione seria.

Persisteva a fissarmi attraverso i suoi occhi azzurri in modo così intenso che temevo che sarebbe riuscita a scavarmi un buco in testa.
Annuii, mi misi a sedere a gambe incrociate e sorrisi ad Ash per tranquillizzarla. I capelli castani le ricadevano sulle spalle in morbidi boccoli, non aveva un capello fuori posto e mi venne quasi da ridere pensando che io, con ogni probabilità, sembravo la moglie di Frankenstein.

" Va bene " dissi, spostandomi un ciocca di capelli dietro l'orecchio e iniziando a giocherellare con il piercing che portavo al naso.

Non ero certa che avrei seguito il suo consiglio, dopotutto, a me Matt non era sembrato per niente una persona poco raccomandabile o di cattiva compagnia. Mi aveva semplicemente dato l'impressione di essere una persona profondamente triste.
Ash annuì e prese dalla borsa che poggiava sul pavimento un sacchetto di cartone di Starbucks, ne estrasse due bicchieri e me ne porse un sorridendo.
Quando lo afferrai il profumo del caffè mi invase le narici e il calore del liquido mi riscaldò la mano.

" Sapevo che saresti stata in modalità zombie, quindi ho pensato di passare da Starbucks" spiegò, allargando le labbra in un sorriso amichevole.

Ash bevve un sorso del suo caffè e la osservai chiudere gli occhi mentre deglutiva, avevo già notato prima d'ora che era solita farlo e la trovavo una cosa piuttosto buffa. Sembrava quasi che il caffè o qualsiasi tipo di bevanda la appagasse tanto da rilassarla completamente, tanto da indurla a chiudere le palpebre.

" Ti ho mai detto che ti adoro? " chiesi, sorridendo e cominciando a sorseggiare il mio caffè.

Quando la bevanda calda mi raggiunse lo stomaco iniziai a sentirmi come rinata.
Ash rise leggermente ed osservai il suo sorriso luminoso pensando a quanto assomigliasse a quello di Emma. Alcuni dei suoi gesti me la ricordavano tanto e tutto ciò non faceva altro che far sì che io tenessi a lei ancora di più. Entrambe erano animate da un'innata solarità e da un'allegria in grado di mettere di buon umore chiunque attraverso un solo sguardo.

" Allora, di cosa mi volevi parlare? " continuai, prendendo un altro sorso dal bicchiere e spostando lo sguardo sul mio telefono per controllare l'ora.

Era relativamente presto e avevamo tutto il tempo necessario per chiacchierare senza rischiare di arrivare in ritardo a scuola, contrariamente a ciò che mi capitava quasi ogni mattina.

" Volevo dirti che Aiden ieri si è pentito subito di averti gridato addosso. È che lui si fa trasportare dalla rabbia e parla sempre senza pensare, inoltre so che l'altra notte non ha quasi chiuso occhi e che aveva anche lui i nervi piuttosto tesi. Con questo non voglio assolutamente cercare di difenderlo o di giustificare quello che ha detto, perché penso che sia stato proprio un cretino a dirti quelle cose, ma vorrei farti sapere che ti ha cercato per tutta la scuola ieri e che non ti ha trovata da nessuna parte" spiegò Ash, puntando gli occhi nei miei, aveva lo sguardo dispiaciuto, tanto che una linea si era formata tra le sue sopracciglia scure.

Sapevo benissimo perché Aiden non fosse riuscito a trovarmi, dopo aver litigato con lui avevo deciso di saltare il resto delle lezioni e di tornarmene a casa per guardare Harry Potter in modo da poter smettere di pensare a lui, al nostro litigio e, ovviamente, ai miei incubi.

" Lo so che non lo pensava veramente e lo perdono, ma se non ti dispiace vorrei fargliela sudare un po'. Non sono il tipo che si dimentica certe parole con tanta facilità" risposi sorridendole e prendendo un altro sorso di caffè.

Ash annuì, per poi portarsi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e continuare a sorseggiare la bevanda contenuta nel bicchiere che teneva stretto tra le mani.
Io finii la mia e mi alzai dal letto per dirigermi verso il bagno, dovevo prepararmi se non volevo fare tutto di fretta e all'ultimo minuto.
Quando mi guardai allo specchio, il mio riflesso mi fece venire i brividi.

Con quelle occhiaie faresti paura persino allo zio Fester.
Simpatica come due dita in un occhio.

Mi lavai la faccia con l'acqua fresca e dopo mi sentii decisamente più sveglia e rinsavita, cominciai a truccarmi e a coprire le profonde occhiaie che circondavano i miei occhi. Non ci misi molto a finire di rendere il mio viso presentabile, ma a lavoro finito dovetti ammettere che sembravo come resuscitata.

Il magico potere del make up.
Puoi dirlo forte.

Dopo aver lanciato un ultima occhiata al mio riflesso uscii soddisfatta dal bagno.

" Okay, ora che non sembro più la moglie perduta di Frankenstein posso anche-" smisi di parlare quando, voltandomi verso Ash, vidi i suoi occhi azzurri colmi di lacrime.

Notai che tra le mani teneva il foglio su cui avevo scritto la mia poesia e che la carta era bagnata in diversi punti dalle lacrime che le scendevano sulle guance per poi cadere come piccole gocce di pioggia. Mi inginocchiai di fronte a lei, che era seduta sul bordo del letto, e le asciugai il viso con i pollici delle mani. Ash mi saltò addosso ed avvolse le sue braccia attorno al mio collo. Sentii il suo profumo alla vaniglia invadermi le narici e un singhiozzo uscirle dalle labbra, le passai delicatamente una mano sulla schiena cercando di calmarla.

" È così triste quella poesia Hayley, mi hai fatto pensare a Bella e mi sembrava quasi di provare il dolore che sono sicura ti attanagliasse l'anima quando l'hai scritta" singhiozzò sulla mia spalla, la voce leggermente attutita dai miei vestiti.

Sentii una stretta al cuore nel sentire le sue parole, non pensavo che fosse possibile trasmettere delle emozioni così profonde attraverso le parole ma, evidentemente, mi sbagliavo di grosso.
Ash si allontanò da me e si passò una mano sotto agli occhi per asciugare le sue lacrime e per rimuovere il mascara che le si era sbavato. Tra le sue ciglia erano rimaste intrappolate delle piccole gocce salate e i suoi occhi erano ancora lucidi, tanto che sembrano brillare come due pietre preziose.

" Ti ringrazio. L'ho scritta perché recentemente ho avuto degli incubi riguardanti mia mamma e dovevo fare quello stupido compito per la professoressa Stone, così ci ho buttato dentro tutta la frustrazione, la rabbia e l'ammontare di sentimenti che provavo in questi due giorni" spiegai, passandomi nervosamente una mano tra i capelli e osservando gli occhi di Ash scrutarmi attentamente.

Le sorrisi per cercale di allentare la tensione che si era creata nella stanza e, lentamente, Ash ricambiò il sorriso.
Eravamo entrambe sedute sul pavimento duro della mia stanza, ma nessuna delle due sembrava prestarci particolarmente attenzione, eravamo troppo impegnate a fissarci reciprocamente per cercare di capire se stavamo bene.

" Ti va di dormire a casa mia stasera? Mangiamo schifezze e guardiamo film fino a collassare sul letto? " propose Ash, sorridendomi nuovamente ed alzandosi dal pavimento per poi tornare a sedersi sul mio letto.

" Ne sarei onorata" affermai, sorridendole ed alzandomi a mia volta per dirigermi verso l'armadio e decidere cosa avrei indossato quella mattina.

Optai per un paio di jeans chiari ed un maglione nero che lasciava scoperta la mia spalla destra. Indossai le mie vans nere e consumate, mi spruzzai il profumo e iniziai a prendere lo zaino dal pavimento per controllare che al suo interno ci fosse tutto ciò di cui avevo bisogno.
Io e la mia amica eravamo perfettamente in orario sulla tabella di marcia, così iniziammo a dirigerci con calma verso l'uscita dell'appartamento, per poi entrare nella mia macchina e avviarci verso la Beacon High. Quando arrivammo, davanti all'entrata vi erano già diversi gruppi di adolescenti di tutte le età che chiacchieravano tra di loro, alcuni dei quali gesticolavano animatamente tendendo tra le dita sigarette dalle quali usciva il fumo che si disperdeva attorno a loro.
Non c'era traccia né di Aiden né di Will e pensai subito che entrambi fossero in ritardo, come sempre del resto. Effettivamente, ripensandoci, quei due non arrivavano mai puntali, il che spiegava perfettamente perché Ash decidesse spesso di passare a casa mia prima di andare a scuola, considerando che lei, a differenza del fratello, si svegliava sempre in orario o, addirittura, in anticipo.
Lei ed Aiden pur essendo gemelli a volte mi sembravano così diversi da portarmi a pensare che non fossero nemmeno fratelli, ma quando mi soffermavo ad osservare i loro lineamenti ed i piccoli gesti che li accomunavano mi accorgevo di quanto, in realtà, si assomigliassero. Avevano entrambi un sorriso capace di illuminare un'intera stanza, nessuno dei due mangiava mai i broccoli e sia Ash che Aiden tendevano sempre a piegare in due la fetta di toast che coprivano di marmellata,  prima di mangiarla. Ripensandoci, mi accorsi di sapere parecchie cose riguardanti entrambi e anche su Will, senza averlo mai nemmeno realizzato, nonostante li conoscessi da poco più di un mese. Sapevo che Ash quando era nervosa tendeva a mordicchiarsi le unghie, che quando Aiden era arrabbiato faceva di tutto per isolarsi e che Will alzava il tono di voce ogni qualvolta si sentiva in soggezione. Ero al corrente che la mia migliore amica non sopportava essere osservata assiduamente, che le piaceva guardare Will mentre dormiva spensierato sul banco di scuola e che scriveva sempre con il quaderno di traverso.
Sapevo che Aiden non prendeva mai appunti, ma che si ricordava sempre ciò che dicevano i professori ed ero a conoscenza del fatto che il suo migliore amico, quando dormiva non si svegliava nemmeno se gli punzecchiavi assiduamente la guancia con la matita.
Era incredibile quante cose sapessi sui miei amici, erano dettagli superflui eppure mi si formò un sorriso spontaneo sulle labbra pensandoci e mi sentii una stupida per questo, soprattutto perché non mi ero mai resa conto di conoscere tutte quelle piccolezze su di loro.

Sei una stalker, proprio come Aiden.
E tu sei noiosa.

Non appena varcammo la soglia della Beacon High, io ed Ash ci salutammo, dato che i nostri armadietti erano piuttosto distanti l'uno dall'altro.
Persi qualche minuto a guardare i libri all'interno del mio armadietto, cercando di ricordare quale materia avessi alla prima ora e, quando lo ricordai, afferrai il volume di storia dalla pila e lo estrassi cerando di non far cadere nulla.
Non appena richiusi l'anta di metallo blu con un colpo secco, per poco non mi venne un colpo al cuore. Aiden si trovava accanto s me, intento a guardarmi con i suoi occhi chiari ed enigmatici, un'espressione seria dipinta sul suo volto.

" Sei scemo per caso? Il mio infarto ha appena avuto un infarto" dissi, posandomi una mano sul petto ed appoggiandomi all'armadietto accanto a me.

Quel cretino si mise a ridere leggermente, per poi tornare subito serio e fissarmi intensamente. Non parlò, si limitò semplicemente a guardarmi e mi sembrava quasi di poter vedere gli ingranaggi girare assiduamente all'interno della sua testa in cerca delle parole giuste da pronunciare.
Alzai un sopracciglio come ad incitarlo a parlare e a quel punto lui annuì leggermente e si decise a spiccicare qualche parola.

" Sono un cretino" affermò serio e passandosi nervosamente una mano tra i capelli scuri.

Roteai gli occhi e lascia uscire dalle mie labbra un sospiro, per poi portarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e stringere con l'altra il libro al mio petto.

" Ti prego dimmi qualcosa che non so" risposi, lasciandogli intendere che fossi ancora arrabbiata con lui, non tanto quanto il giorno prima, ma abbastanza da non voler fargliela passare liscia.

Dopotutto mi aveva detto che ero una ficcanaso, che avevo dei problemi ed, infine, che dovevo farmi curare. Non potevo lasciare che pensasse di poter dire tutto quello che voleva ogni qualvolta si innervosiva, non funzionava così io mondo.
Non che io fossi particolarmente diversa, ma almeno mi sforzavo di non riversare fiumi di parole velenose sul primo che incontravo.
Era ora che Aiden comprendesse che anche le parole potevano avere delle conseguenze, che questa potessero far male più di un pugno e che, talvolta, risultavano essere imperdonabili. 

" Andiamo Angelo, perdonami " disse, il tono di voce quasi supplichevole.

Storia il naso con fare infastidito dopo aver realizzato di non aver ricevuto delle vere e proprie scuse e che, inoltre, Aiden avesse già allargato le labbra nel mezzo sorriso che tanto detestavo.
Non ero pronta a perdonarlo, non ancora, ciò che mi aveva detto faceva ancora male solo a ripensarci. Troppo perché io potessi lasciar correre.

" Mi dispiace ma sono in ritardo per la lezione, ci vediamo" risposi con freddezza, per poi scrollare le spalle.

Non era la verità, ma sapevo che se fossi rimasta un secondo di più non sarei riuscita a placare la rabbia che stava iniziando a ribollirmi nelle vene. Così mi allontanai da lui e mi diressi verso la classe di storia che, per altro, trovai quasi completamente vuota una volta raggiunta.

Guarda che nemmeno tu sei stata molto gentile ieri.
Sì, ma io avevo altro per la testa se permetti.
E Ash ti ha detto anche lui non era di buonumore.
Non me la sento di perdonarlo ora come ora, fine della questione.
Dio santo, cosa ho fatto di male per essere la coscienza di una tale cretina.
Sta zitta.

Aiden

Ero seduto al banco in fondo alla classe di matematica e il professor Moore era intento a scrivere alla lavagna una serie di formule per risolvere un esercizio che io avevo già completato.
Will, accanto a me, guardava le scritte sul suo quaderno con aria confusa, sapevo perfettamente che mi avrebbe chiesto di spiegargli ogni singola regola del libro il giorno prima del test, non era mai stato bravo in matematica.
Hayley stava dormendo sul banco nella fila opposta alla mia, il suo viso era completamente rilassato e mi chiedevo come mai fosse così stanca, considerando che non l'avevo mai vista dormire in classe prima d'ora.
Non mi aveva dato nemmeno il tempo di spiegarmi e di farle le mie scuse in modo appropriato ed io ero troppo orgoglioso per cercare di tornare da lei con la coda fra le gambe per la seconda volta.
Avevo trascorso buona parte della notata a ripensare al nostro litigio e nonostante sapessi perfettamente di aver avuto una reazione esagerata ero al corrente che, anche lei, non ci fosse di certo andata piano con le parole. Avevamo sbagliato entrambi, ma nessuno dei due era disposto a mettere l'orgoglio da parte.

Sei un idiota.
È lei che non vuole accettare le mie scuse.
E tu quelle le chiami scuse?

" Amico smettila di fissarla e vai a parlarle, non risolvi niente guardandola " la voce di Will mi distolse dai miei pensieri e mi riportò alla realtà.

Aveva rinunciato a copiare ciò che era scritto alla lavagna e aveva cominciato a giocare  con il suo telefono. Will e la matematica erano come due binari paralleli che non avrebbero mai trovato un punto d'incontro. Il mio migliore amico detestava quella materia e per quanto si sforzasse gli risultava sempre alquanto complicato comprenderla, nonostante fosse molto intelligente.

" Ci ho già provato, ma non ha accettato le mie scuse" risposi, incrociando le braccia sul petto e spostando lo sguardo sulla figura possente di Moore.

Il professore si era ormai seduto alla scrivania e aveva preso a scrutare il libro di esercizi, mentre uno studente si impegnava a svolgerne uno alla lavagna con fare tranquillo e spensierato. Pensai a quale sarebbe stata l'espressione dipinta sul volto del mio migliore amico se si fosse trovato al posto di quel ragazzo e mi ritrovai a sorridere inconsapevolmente.

" Sono sicuro che non hai neanche pronunciato la parola scusa. Conoscendoti, ti sarai certamente insultato da solo e avrai preteso di essere perdonato " rispose Will, attirando nuovamente la mia attenzione.

Mi voltai verso di lui sentendo le sue parole e lo vidi concentrato a muovere il dito velocemente per tagliare la frutta che gli compariva sullo schermo del telefono.
Mi conosceva fin troppo bene, tanto che a volte mi dava quasi il nervoso. Tra lui ed Ash non riuscivo a capire chi dei due sapesse più cose su di me, il che, pensandoci bene, mi dava leggermente fastidio. Tuttavia ci ero ormai abituato da un pezzo, nonostante avessi preferito essere libero di agire senza che nessuno conoscesse già quali sarebbero state le mie azioni. Mi irritava essere tanto prevedibile si loro occhi.

" Okay, forse hai ragione. Fatto sta che per ora preferisco non parlarne, stasera vieni da me con una bottiglia di tequila così ci ubriachiamo e andiamo al Ruby's" dissi giocherellando con la penna che tenevo in mano, mentre il professor Moore scriveva gli ultimi calcoli necessari per finire l'esercizio.

Will alzò lo sguardo dal telefono e scosse leggermente la testa, per poi sorridermi ed alzare un pugno verso di me che non indugiai a colpire con il mio. Non avevo voglia di pensare a nulla e condividere dell'alcol assieme al mio migliore amico mi sembrava la scelta più indicata per farlo, per quanto questa scelta potesse risultare infantile.

" Ci sto, è da un po' che non facciamo casino. Mi manchi tesoro " rispose, facendomi gli occhioni dolci, cominciando a sbattere ripetutamente le ciglia e accarezzandomi il braccio.

" Amico, quante volte ti ho detto di non fare così perché mi inquieti da morire? " chiesi retorico, mentre spostavo la sua mano dalla mia spalla e mi allontanavo verso il muro al mio fianco.

Will era sempre stato un ragazzo molto espansivo ed affettuoso, si affezionava presto a coloro che conosceva e nei miei confronti provava un amore fraterno incondizionato.
Era solito abbracciarmi calorosamente quando non ci vedevamo da giorni o quando si sentiva di farlo, era una delle persone di cui mi fidavo di più, affidabile e sincero come pochi di mia conoscenza. 

" Così mi spezzi il cuore" rispose, posandosi una mano sul petto e asciugando una lacrima immaginaria. Era proprio un cretino, ma non riuscii a trattenermi dal ridere.

Lo spinsi leggermente e lui si unì alla mia risata. In quel momento Moore finì di scrivere l'esercizio alla lavagna e quando si voltò il suo sguardo finì dritto su Hayley che era ancora intenta a dormire sul banco, la testa poggiata sulle braccia e qualche ciocca di capelli che le rivedeva sul viso.
Moore si avvicinò a passo svelto verso il banco della ragazza, mentre il suo viso iniziava a colorarsi lentamente di rosso, fino a diventare quasi dello stesso colore del vecchio maglione di lana che indossava.

" Signorina Kingston " esclamò sbattendo rumorosamente la mano sul banco di Hayley.

Producendo un rumore che si propagò per tutta la stanza, facendo sobbalzare coloro che stavano ancora finendo di scrivere sui propri quaderni e costringendoli a voltarsi verso la fonte del fracasso, spinti dalla curiosità.
Mi fu subito chiaro che Moore fosse fuori dai gangheri per la rabbia, a dimostrarlo vi era la sua espressione burbera e il colorito accesso della sua carnagione.

" Quella fetta di torta è mia" gridò Hayley alzando la testa dal banco di soprassalto, una serie di ciocche di capelli le ricadde davanti al viso e lei non tardò a spostarle freneticamente.

Io, Will e tutti i presenti scoppiammo a ridere sentendo le sue parole. Era incredibile, sognava di mangiare dolci persino mentre dormiva, era incorreggibile.
Hayley si guardò intorno confusa, per poi diventare rossa come un peperone una volta realizzato cosa aveva detto e dove si trovasse. Spostò il suo sguardo su Moore che, se possibile, diventò ancora più paonazzo, anche se potevo incredibilmente scorgere un accenno di sorriso sul suo viso solitamente perennemente arrabbiato.
Lei gli sorrise in modo innocente, aveva la stessa espressione che avevano i bambini quando venivano beccati a scarabocchiare con i pennarelli sui muri e vederla non fece altro che farmi ridere di più.

" Alla lavagna, ora " disse Moore, senza riuscire a farsi scappare un sorriso e facendo spazio a Hayley in modo che lei potesse alzarsi dalla sedia.

Lei si diresse con calma verso la lavagna e Moore le assegno un esercizio con una sola pallina di difficoltà, come se nel vedere la stanchezza dipinta sul volto di lei lo avesse portato a non reagire con eccessiva collera nei suoi confronti. Effettivamente, sotto ogni punto di vista, quel giorno Hayley aveva l'aria di qualcuno che aveva trascorso una notte insonne.
Notai che mentre il professore osservava Hayley eseguire i calcoli perfettamente scuoteva leggermente la testa, ma che sul suo viso era ancora stampato un leggero sorriso.
Era incredibile, Hayley era persino riuscita ad addolcire quel vecchio burbero del professor Moore. Quella ragazza non faceva altro che stupirmi.

Hayley

Erano le nove di sera ed io ero appena arrivata davanti alla casa in cui viveva Ash che, tra l'altro, era poco distante dalla mia.
Non appena il portiere mi aprii il portone, mi
Quando Ash mi aprii la porta di casa notai che indossava già il pigiama, consistente in una felpa dei Rolling Stone decisamente troppo larga per lei dei e in un paio di pantaloni della tuta grigi. Ai piedi portava un paio di pantofole a forma di coniglio che mi fecero sorridere nel vederle.
La grandezza di casa Stephenson e il suo arredamento moderno e lussuoso lasciavano intendere quanto la sua famiglia fosse facoltosa. Mi guardai intorno in cerca dei genitori dei gemelli, ma non li vidi da nessuna parte.

" Siamo da sole, i miei sono in viaggio per lavoro e mio fratello è andato in giro con Will " disse Ash, chiudendo la porta per i riporre le chiavi sul mobile nero accanto all'entrata e rispondendo alla mia tacita domanda.

Mi condusse in camera sua e notai subito alcuni poster delle band che amava appese ai muri, affiancati da qualche disco in vinile. Le pareti erano di un color rosa cipria, dando alla stanza un'aria elegante. Notai che su un mobile poggiava un grande televisore al plasma munito di PlayStation e che sul letto erano sparsi diversi dvd, accompagnati da decine di pacchetti di caramelle, di barrette di cioccolata e di snack di qualsiasi tipo.
Sulla scrivania posta poco distante dal letto poggiava un blocco da disegno circondato da matite colorate e penne indelebili di ogni tipo, come a volermi suggerire silenziosamente che la mia amica amasse l'arte. A dimostrarlo vi erano i pennelli ordinatamente riposti in un porta matite che poggiava sulla scrivania, assieme ad una serie di materiali da cartoleria.
La stanza di Ash pareva riflettere alla perfezione tutto ciò che era ed amava, la sua passione per la moda, per il disegno e per la musica mescolate in cocktail perfetto.
Mi liberai delle scarpe e le lasciai accanto alla porta, vicino a quelle di Ash, cominciai a mettere il pigiama e a cambiare il mio maglione con una canotta bianca con sopra stampato il simbolo dei Linkin Park e i miei pantaloncini neri, infine mi coprii le spalle con la mia felpa con la zip nera senza preoccuparmi di chiuderla.

" So che non hai fatto pace con Aiden " esordì Ash, mentre apriva un pacchetto di orsetti gommosi cercando di non far saltare il contenuto ovunque sul suo letto.

Si mise a ispezionare gli orsetti finché non ne estrasse uno verde e lo guardò soddisfatta, prima di infilarselo in bocca e tornare a guardarmi. Roteai gli occhi perché fino ad allora avevo sperato di non dover parlare con Ash di suo fratello o che, quantomeno, lui non le avesse riferito quale fosse stata la nostra breve conversazione di quella mattina. Non che mi dispiacesse parlare con la mia amica, semplicemente, preferivo dedicare ad altro la nostra serata e non dover essere costretta a pensare a qualcosa che aveva occupato la mia mente per tutto il giorno.

" Che ti ha detto? " chiesi incuriosita, posizionandomi a gambe incrociate di fronte a lei sul morbido materasso.

Presi una manciata di orsetti gommosi dal sacchetto che teneva in mano e osservai il bottino decidendo di mangiarne uno rosso e di rimettere nel sacchetto i due verdi che avevo pescato, Ash mi sorrise vedendo il mio gesto.
Ero già al corrente dell'amore che provava nei confronti degli orsetti verdi, perciò mi dispiaceva mangiarli al posto suo, soprattutto perché, in ogni caso, non erano i miei preferiti.

" In realtà non mi ha detto nulla, ma a pranzo è andato ad allenarsi nel campo di basket ed Aiden salta il pranzo solo quando è particolarmente nervoso o arrabbiato. Inoltre quando è tornato a casa parlava solo a monosillabe, perciò ne ho dedotto che non abbiate fatto pace" spiegò prendendo un'altra caramella dal sacchetto.

Ripensai allora di pranzo e solo in quel momento realizzai di non aver visto Aiden in mensa nemmeno di sfuggita. Trovai peculiare il fatto che lui non avesse parlato alla sorella della nostra conversazione, soprattutto perché ero consapevole che i due fossero abbastanza legati da confessarsi vicendevolmente ogni cosa che accadeva loro. Eppure, data la situazione, forse mi sbagliavo e certi dettagli della loro vita preferivano non condividerli tra loro.

" Non mi ha neanche chiesto scusa, inoltre ho iniziato a ripensare a ciò che mi ha detto e ho deciso di andarmene lasciandolo solo in corridoio" la informai, prima di mangiare tutti gli orsetti che tenevo in mano in una volta sola e non appena cominciai a masticarli riuscii a sentire i pezzetti di caramella attaccarmisi ai denti, perciò storsi il naso infastidita da quella sensazione.

Deglutii e mi sentii particolarmente assetata, così allungai la mano verso la bottiglia di coca cola che poggiava sul cuscino e ne bevvi un lungo sorso, lasciando che la bevanda gasata facesse dissipare la mia sete.
Ripensai alla conversazione che avevo avuto con Aiden quella mattina e mi accorsi che, a voler essere completamente sincera con me stessa, forse non gli avevo neanche dato il tempo di farmi delle scuse e che mi ero limitata ad andarmene lasciandolo solo in mezzo al corridoio.

Non c'è da stupirsene, da una abituata a scappare sempre.
Io non scappo.
Certo, continua a ripetertelo. Tanto noi due sappiamo perfettamente che la realtà è un'altra.

" Vedrai che prima o poi troverà il coraggio di mettere da parte l'orgoglio e ti verrà a chiedere sinceramente scusa" affermò Ash, spostando una ciocca di capelli sfuggita allo chignon che li legava dietro l'orecchio.

" Lo spero. Tu, invece? Come va con Will " chiesi sorridendo  e facendo l'occhiolino alla mia amica.

Ash diventò rossa come un peperone e per poco non si strozzò con la caramella che stava masticando, cominciò a tossire ripetutamente e bevve un sorso di coca cola mentre si asciugava le lacrime che le si erano formate agli angoli degli occhi.

" Non è successo nulla, tra di noi non c'è niente. Lui non mi guarda neanche e poi è il migliore amico di mio fratello, non ci proverebbe mai con me, ne sono sicura. Inoltre è impossibile che io gli piaccia, lui è bellissimo e io sono, beh, io sono io, però mi fa sempre ridere e poi ha quel sorriso che, Dio, potrebbe illuminare il modo. E i suoi occhi castani sono così belli, poi pagherei oro per passare una mano tra i suoi capelli biondi. Comunque no, no e poi no, non succederà nulla tra di noi perché lui non mi guarda neanche e poi è troppo per me " parlò ad una tale velocità che feci quasi fatica a capire cosa stesse dicendo e a discorso finito scoppiai in una fragorosa risata.

Continuai a ridere fino a farmi venire le lacrime agli occhi, mentre Ash diventava lentamente dello stesso dell'orsetto gommoso che poggiava sul palmo della mia mano. Sapevo che provava qualcosa per Will ma non immaginavo che le piacesse tanto, era così buffa quando parlava ad una velocità spropositata e si imbarazzava come non mai. La mia amica si nascose il viso tra le mani e nel vedere che io non accennavo a smettere di ridere, si accigliò, prese un cuscino e mi colpì in testa.
A quel punto, aprii un altro pacchetto di caramelle iniziando a guardare i dvd sparsi sul piumone assieme a tutti gli snack.

" Ash se pensi di non essere carina, giuro che ti tiro un pugno. Non essere stupida. E poi lui non è assolutamente troppo per te, stiamo parlando di uno che ha paura dei koala. Tu sei fantastica così come sei e se ci pensassi su lo capiresti anche, non permettere a nessuno di dirti che non sei abbastanza. Mai.
Comunque penso che tu non gli sia completamente indifferente, a volte si ferma a guardarti mentre ridi, anche se ti non te ne accorgi mai. Tu potrai anche non crederci, ma è ovvio che provi qualcosa per te" dissi, leggendo la trama di un film il cui titolo mi era assolutamente sconosciuto.

" A parer mio ti sbagli " rispose in fretta Ash, dandomi l'idea che volesse mettere fine alla conversazione.

Udii il rumore della plastica del sacchetto di caramelle e mi immaginai che stesse cercando altri orsetti verdi, anche se sospettavo che li avesse già ingurgitati tutti.
Avevo ragione, perché quando alzai gli occhi la vidi tenere in mano una manciata di orsetti trasparenti. La trama del dvd che tenevo in mano non mi allettava particolarmente, così lo aggiunsi alla pila dei film che avevo già scartato.

" Pensala come vuoi, ma magari un giorno di questi faccio qualche domanda a Will " conclusi, scrollando le spalle e sorridendo in fare soddisfatto.

Cominciai a leggere la trama dell'ennesimo film a me sconosciuto, non era di genere romantico come il precedente ma un film d'azione che, tra l'altro, sembrava essere piuttosto interessante.
Lo spostai nella pila di dvd che trovavo allettanti e passai al successivo, ma non feci in tempo ad afferrarne un altro che mi arrivò una seconda cuscinata in testa. Mi massaggiai il capo e sollevai gli occhi verso Ash con aria spaesata e confusa, mentre lei mi fissava arrabbiata e con le guance rosse come due pomodori. Mi ricordava un po' il professor Orso con quell'espressione dipinta sul viso.

" Non ti azzardare, altrimenti giuro che ti stacco le braccia e te le attacco alle orecchie, chiaro? " mi minacciò, puntandomi il dito contro come a volermi farmi intendere quanto fosse effettivamente adirata e seria.

Abbracciò il cuscino e si portò in bocca una cospicua manciata di caramelle, erano così tante che le sue guance si gonfiarono, facendola assomigliare ad uno scoiattolo. Proprio come Will, Ash era il tipo di persona che difficilmente incuteva timore, perciò prendere sul serio le sue parole mi risultò alquanto complesso. Non avevo mai visto la mia amica davvero adirata e a differenza di suo fratello l'ira era un'emozione che proprio non riuscivo ad immaginarmi dipinta sul suo volto.

" Va bene, datti una calmata, stavo solo scherzando. Non gli chiederò nulla" mentii, cercando di nascondere un sorriso e ricominciando ad osservare i dvd che mi circondavano.

Ash esalò un sospiro e cominciò a mordicchiarsi le unghie, mentre mi osservava stringendo a sé il cuscino così forte che si piegò, formando una miriade di pieghe sulla federa.
Una volta aver analizzato meticolosamente ogni trama di ogni singolo dvd, insieme,  decidemmo di guardare The amazing spider man. Non appena il film cominciò, iniziammo a ingozzarci di snack e quando terminò, non esitammo a far partire il seguito anche se, sia io che Ash, eravamo piuttosto stanche.
Inutile dire che, a circa metà del film, la mia migliore amica si era addormentata stringendo un sacchetto di marshmellow come se fosse stato un peluche e che io, testarda come sempre, cercavo in tutti i modi di tenere gli occhi aperti.
Avevo paura di sognare, o meglio, di avere incubi, proprio come una bambina di sei anni impaurita dai mostri che si annidavano nel suo armadio, così scesi al piano inferiore e andai in cucina con l'intenzione di bere un sorso di latte, con la speranza che mi avrebbe aiutata a calmare i nervi.
Una volta raggiunto il piano inferiore cercai il cartone di latte all'interno del grande frigorifero che era così stracolmo di cibo che pareva sul punto di esplodere nonostante fosse di dimensioni piuttosto elevate.
Mi sedetti su una delle sedie che circondavano l'isola della cucina e mentre sorseggiavo il latte dal bicchiere recuperato da un armadietto posto sopra il lavandino, osservai il marmo chiaro ed iniziai a tracciare con il dito le venature scure.

" Angelo, che ci fai a casa mia? Ti mancavo per caso? " chiese una voce alle mie spalle che avrei saputo riconoscere ovunque.

Quando mi voltai, vidi Aiden appoggiato allo stipite della porta con le braccia conserte sul petto muscoloso ed un sorriso ammiccante sulle labbra. Aveva gli occhi leggermente arrossati e pareva non riuscire a cessare di sorridere.

" Ciao idiota, Ash mi ha invitata a passare la notte qui " spiegai, portandomi nuovamente il bicchiere alle labbra per bere l'ultimo sorso di latte.

Osservai Aiden cercare di avvicinarsi a me ed inciampare nei suoi stessi passi, cadendo al suolo come un sacco di patate. Scoppiai a ridere, ma non appena vidi che faticava ad alzarsi mi avvicinai a lui per aiutarlo.
Quando fui abbastanza vicina, le narici mi si riempirono dell'odore di alcol e storsi il naso per il fastidio che mi provocò quella fragranza che, per altro, mi indusse a comprendere il motivo per cui Aiden fosse ruzzolato al suolo. Dopotutto, a differenza mia, lui non era per niente una persona imbranata o che inciampava relativamente spesso.

" Sei ubriaco per caso?" chiesi, anche se sapevo già perfettamente quale sarebbe stata la risposta alla mia domanda.

Aiden mi sorrise divertito e avvicinó l'indice e il pollice della sua mano destra per indicare una piccola quantità, tutto ciò non fece altro che farmi scuotere leggermente la testa, prima di decidermi ad aiutarlo ad alzarsi dal pavimento di marmo della cucina.
Tentai in tutti i modi di sollevarlo, ma lui non sembrava minimamente intenzionato ad aiutarmi e così, finii per cadere miseramente sulle piastrelle di fronte a lui.
Aiden rise divertito e il suono della sua risata si propagò per tutta la stanza, non volevo che svegliasse Ash così gli feci segno di stare zitto e lui annuì freneticamente, cercando di ridere a bassa voce.

È sexy anche da ubriaco.
Ma ti sembra il momento?
Prova a negarlo se ci riesci.
Per te Aiden è sempre sexy.
Brava, hai colto nel segno.

" Ho la nausea " affermò, passandosi una mano tra i capelli più di una volta e facendo sì che i ciuffi gli andassero in ogni direzione.

Sembrava un bambino sperduto, si guardava attorno e spostava lo sguardo da una parte all'altra della stanza come se si stesse sforzando di capire se fosse lui ad essersi rimpicciolito o la cucina ad essersi ingrandita, senza comprendere che, in realtà, fosse semplicemente seduto sul pavimento.

" È normale stupido, chissà quanto hai bevuto" risposi, incrociando le gambe e rabbrividendo a contatto con il pavimento freddo della cucina.

Vidi Aiden assumere un'espressione sconvolta e osservarmi come impaurito, il che non fece altro che farmi preoccupare, considerando che non era nella migliore delle condizioni. Sembrava cambiare costantemente espressione del viso, abbastanza da indurmi a chiedermi quanti pensieri stessero passando per la sua mente in quel momento.

" Oh mio Dio, Angelo" esclamò, sgranando maggiormente gli occhi, tanto che delle rughe di espressione iniziarono a farsi strada sulla sua fronte.

Mi iniziai a preoccupare seriamente, dato che in seguito alle sue parole, la stanza rimase avvolta nel silenzio che veniva spezzato solo dal chiacchiericcio soffuso che proveniva dal televisore in camera di Ash.

" Credo di essere incinto " disse Aiden preoccupato, passandosi nuovamente una mano tra i capelli.

Gli tirai un pugno sul braccio sentendo le sue parole e lui mi guardò come se lo avessi appena accoltellato, prima di strofinarsi meticolosamente il braccio.
Sospirai rumorosamente per la disperazione e la stanchezza e scossi ripetutamente il capo domandandomi per quale ragione mi fossi ritrovata improvvisamente incastrata in quella situazione tanto assurda.

" Aiden, non puoi essere incinto, sei un ragazzo" lo informai esasperata, strofinandomi gli occhi con la mano e sbuffando rumorosamente.

Lui tirò un sospiro di sollievo e rise divertito, come se avesse appena realizzato che gli uomini non potevano avere bambini, il che mi fece ridere leggermene, perché, ad essere sincera, quella situazione era piuttosto divertente.

" Meno male, altrimenti chi lo diceva a mio papà? Scommetto che mi avrebbe sbattuto fuori di casa un'altra volta" rispose, prima di scoppiare nuovamente a ridere di nuovo in modo rumoroso.

Mi posizionai l'indice sulle labbra, così da suggerirgli di abbassare il tono della sua risata almeno un po' e, con mia grande sorpresa, Aiden seguii il mio consiglio.
Mi soffermai un attimo a pensare alle sue ultime parole e il sorriso divertito che avevo stampato in viso mi morì sulle labbra, non potevo credere che Max avesse cacciato di casa Aiden in precedenza.
Certo, non conoscevo bene il padre dei gemelli, tuttavia, mai avrei creduto che una persona dall'aria tanto amichevole potesse compiere un gesto simile. Sapevo che tra Aiden e Max non scorresse buon sangue, ma cacciare il proprio figlio di casa era una cosa che faticavo davvero a concepire.

" Vuoi dire che sei stato sbattuto fuori di casa già una volta?" chiesi incuriosita, sperando che Aiden non si rattristasse e che mi rispondesse senza arrabbiarsi.

Lui continuò a ridere, tanto che iniziai a credere che non avesse sentito ciò che gli avevo chiesto, tuttavia, dopo qualche secondo cominciò ad annuire e quando la sua risata si placò, sembrò decidersi a parlare.

" Sì, avevo quasi sedici anni quando è successo. Diciamo che non eravamo d'accordo sui miei progetti per il futuro " spiegò, scrollando le spalle come a voler liquidare la cosa, come se non fosse stato così rilevante che suo padre fosse così insoddisfatto di lui da cacciarlo di casa.

Aiden si alzò dal pavimento barcollando, cominciando a ridere nuovamente e dirigendosi verso il frigo. Ne estrasse una bottiglia d'acqua e lo vidi prendere dei lunghi sorsi, per poi pulirsi la bocca con il dorso della mano, mentre io mi alzavo a mia volta dalle fredde piastrelle.
Nel frattempo Aiden aveva riposto la bottiglia in frigo e si era appoggiato al mobile accanto guardandomi intensamente, tanto da riuscire a distrarmi, in modo che io, imbranata com'ero, inciampassi nella gamba dello sgabello e urtassi il bicchiere sul bancone una volta aver appoggiato il braccio in modo brusco e impacciato sul marmo.
Il bicchiere scivolò giù dal bordo e io mi maledissi, perché sapevo che il rumore che avrebbe prodotto una volta a contatto con il pavimento avrebbe inevitabilmente svegliato Ash. Tuttavia,  l'impatto non avvenne perché Aiden riuscì ad afferrare il bicchiere prima che quest'ultimo si infrangesse sulle piastrelle di marmo. Le mie labbra si schiusero per lo stupore, considerando che io non avevo e non avrei mai avuto dei riflessi simili nemmeno da sobria, mentre Aiden, in piena sbornia, li possedeva.

" Sono Batman " affermò alzando un sopracciglio e sorridendomi in modo ammiccante, prima di poggiare il bicchiere sul bancone.

Scoppiai a ridere nel vedere la sua espressione e nel sentire ciò che aveva detto, mi misi le mani davanti alla bocca per attutire il suono nella mia risata.

" Sì, sei Batman " risposi tra le risate e chinandomi leggermente in avanti per i crampi che mi attanagliavano lo stomaco, una serie di ciocche di capelli mi ricaddero davanti al viso.

" E tu sei la mia damigella in pericolo" decretò, per poi prendermi in braccio a mo' di principessa e avviarsi verso le scale.

Aiden cominciò a salire i gradini senza barcollare neanche un po', il che mi fece pensare che stesse sfruttando tutta la sua concentrazione per non farci cadere entrambi.
Strinsi le braccia attorno al suo collo, mentre le mie risate si placavano e dondolavo le gambe che ciondolavano nel vuoto, sperando ardentemente che l'equilibrio di Aiden no avrebbe ceduto.

" Dove mi stai portando? " chiesi, sorridendo nel vedere la sua espressione concentrata e nel sentirlo esalare un sospiro una volta raggiunto l'ultimo gradino.

Aiden sembrava sorpreso tanto quanto me di essere riuscito a percorrere l'intera rampa di scale senza inciampare nemmeno una volta e in seguito alla mai domanda i suoi occhi dal colore ipnotico si posarono su di me.

" Che domande, alla Batcaverna. Mi sembra ovvio" replicò semplicemente, allargando le labbra in un sorriso soddisfatto e riprendendo a camminare in direzione di quella che sospettavo fosse la sua stanza.

Scoppiai a ridere guardandolo, affondai il viso nel suo colo per attutire la mia mia risata e, nel farlo, sentii le narici riempirsi dell'odore di alcol misto a quello del profumo di Aiden.
Una volta entrati nella sua stanza da letto, lui mi permise di tornare con i piedi per terra ed io cominciai a sentire la mancanza delle sue braccia, pensiero che, tra l'altro, mi fece innervosire.

Possibile che stargli vicino mi faccia questo effetto?
Fatti delle domande e datti delle risposte, idiota.

Osservai le pareti scure della stanza di Aiden, non riuscendo tuttavia a capire di che tonalità fossero, dato che il ragazzo non aveva acceso la luce. Vidi che una, quella sulla quale poggiava il letto, era interamente tappezzata di foto e che su uno scaffale erano poggiate in fila le varie macchine fotografiche e gli obbiettivi che possedeva. C'era un sacco da box nell'angolo della stanza che ciondolava da un gancio appeso al soffitto, sul pavimento giacevano un paio di guantoni che, anche da lontano, sembravano piuttosto consumati e dalla grande finestra accanto al letto filtravano i raggi argentei della luna. Sulla sedia dinanzi alla scrivania erano ammassate diverse magliette e paia di jeans e sorrisi, pensando che somigliasse tanto alla pila che si trova sulla mia di sedia.
Il letto era sfatto e sul comodino erano impilati dei libri in modo disordinato, accanto ai quali si trovavano una Psp e una lampada.
Mentre osservavo la stanza, sentii una mano alle mie spalle spostarmi di lato i capelli e quando sentii un respiro sul collo i brividi iniziarono a percorrermi la schiena, facendomi venire la pelle d'oca lungo tutte le braccia.

" Hai un profumo così buono di cannella, posso mangiarti? " disse la voce di Aiden veniva alle mie spalle, giungendo leggermente roca alle mie orecchie.

Senza che io avessi il tempo di rispondere sentii i suoi denti mordermi delicatamente il lobo dell'orecchio, per poi sentire le sue labbra cominciare a tracciare una serie di baci lungo ogni più piccolo centimetro del mio collo. Socchiusi gli occhi, persa nel piacere che mi provocava quella sensazione e lasciando scivolare un dolce sospiro dalle mie labbra, mentre Aiden si soffermava su un punto del mio collo lasciandovici un lungo ed umido bacio.
Non riuscivo a muovermi, ero completamente paralizzata con il cuore che batteva come se al suo interno stessero scoppiando i fuochi d'artificio di capodanno e quelli del quattro luglio, combinati insieme creando un'unica, immensa e rumorosa festa.
Mi sembrava di sentire l'elettricità scorrermi nelle vene e allo stesso tempo mi sentivo come privata di ogni energia, tanto che mi chiedevo come fosse possibile che riuscissi ancora a reggermi in piedi.
Era la più dolce delle torture e dovetti fare ricorso ad ogni più piccola briciola di volontà che avevo in corpo per costringermi ad allontanarlo da me. Era ubriaco e, anche se avesse davvero voluto baciarmi cosa di cui, tra l'altro, non ero del tutto sicura, non volevo che lo facesse in quelle condizioni.

" È ora che tu vada a dormire" dissi voltandomi, mentre lui mi osservava con gli occhi da cucciolo bastonato ed andava a sedersi sul letto con aria afflitta, barcollando per l'intero tragitto.

Aiden accasciò sul materasso con indosso i vestiti e a sospirai quando realizzai che, con ogni probabilità, lo avrei dovuto aiutare a mettersi il pigiama.
Mi avviai verso di lui e lo misi a sedere mentre accasciava leggermente la testa, probabilmente si stava per addormentare. Quando gli tolsi la maglietta ringraziai il cielo che fosse troppo ubriaco per soffermarsi a guardami in viso, che fosse buio e che, di conseguenza, non potesse accorgersi in alcun modo del colore che avevano assunto le mie guance, dopo che i miei occhi si posarono sui suoi addominali scolpiti e sui suoi pettorali.

" Se dovevo ubriacarmi per far sì che tu mi spogliassi, avrei potuto pensarci molto prima" puntualizzò divertito, mentre mi osservava intensamente.

Gli tirai un pugno sulla spalla e scoprirai sollevata quando lui decise di togliersi il pantaloni senza il mio aiuto, li butto sulla sedia, in cima all'immensa pila di vestiti che la sovrastava e poi si coricò sul letto. Infine, indossò un paio di pantaloni della tuta che aveva recuperato da sotto il cuscino. Ricordai del giorno cui Aiden mi aveva confessato di dormire con indosso solo un paio di boxer, perciò pensai che i pantaloni li avesse utilizzati solo perché io mi trovavo nella stanza con lui.
Quando voltai per andarmene, fui trattenuta dal palmo di Aiden che mi afferrò il polso, sentii il calore che emanava la sua mano, non appena mi toccò.

" Non andartene Angelo, resta con me. Ti prego " supplicò, aveva la voce triste e mi ricordava tanto un bambino che aveva paura dei mostri che si nascondevano sotto al suo letto o dentro al suo armadio, eppure, qualcosa mi diceva che i mostri di cui Aiden aveva veramente paura, si trovassero dentro la sua testa.

Mi fece spazio accanto a lui sul grande e spazioso letto, sotto le coperte potevo sentire il calore che emanava il suo corpo e, se mai umanamente possibile, il mio cuore prese a battere ancora più forte.
Aiden mi portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e chiusi gli occhi quando la sua mano sfiorò la mia guancia. Detestavo il modo in cui la sua vicinanza mi facesse sentire, come se non avessi più il controllo di me stesse e fossi in balia dei miei sentimenti. Era come se io fossi stata una zattera in balia delle onde dell'oceano: trasportata senza meta in luoghi sconosciuti e priva di un appiglio al quale ancorarsi, completamente persa in un mare sconfinato.

" Mi dispiace di averti ferita ieri, non pensavo davvero ciò che ho detto. E lo so che le parole a te fanno male più dei pugni e che ti rimangono dentro come delle piante infestanti e velenose. Però voglio che tu sappia che mi dispiace veramente e che non penso che tu abbia dei problemi, almeno non più ti quanti ne abbia io in prima persona. Non hai bisogno di farti curare, ma di farti amare e chiunque riuscirà a conquistare il tuo cuore sarà il bastardo più fortunato dell'universo. Non sei una ficcanaso, tendi sempre a preoccuparti prima degli altri e poi di te stessa, il che ti rende una delle persone più belle che abbia mai incontrato. E lo so che sono un cretino perché finisco sempre per ferirti, ma ti prego perdonami " sussurrò Aiden, mentre eravamo immersi nel silenzio della sua stanza, sdraiati l'uno accanto all'altra.

Mi sentii mancare il respiro sentendo sue le parole, mentre mi fissava intensamente con i suoi occhi chiari che, persino al buio, erano meravigliosi e sembravano luccicare come l'acqua del mare illuminata dalla luce della luna.
Annuii, senza riuscire a spiccicare parola per le troppe emozioni che mi attanagliavano la gola e che sembrano avermi reciso le corde vocali, tanto che le sentivo quasi bruciare, come se fossi sull'orlo del pianto. Nessuno mi aveva mai detto nulla di simile e non riuscii a fare a meno di sorridere e di stringere il ragazzo sdraiato accanto a me in un abbraccio.
Lui mi strinse tra le sue braccia e da quel momento in poi nessuno dei due parlo più, ascoltai il respiro di Aiden farsi regolare mentre si addormentava ed in quel momento il silenzio non mi sembrò più così pesante, perché era riempito dal dolce suono del suo cuore che batteva contro il mio orecchio e che mi cullò fino a farmi addormentare, come una dolce ninnananna.


Spazio autrice:
Il giorno in cui riuscirò a pubblicare ad un'ora decente sarà sempre troppo lontano...
Ad ogni modo questo capitolo è lungo come la maratona di New York, città che, per altro, ho amato alla follia anche se faceva così freddo che mi aspettavo di vedere un pinguino attraversare la strada o guidare un taxi da un momento all'altro.

Sono stanca morta quindi questo spazio autrice sarà piuttosto breve...
Come vi è sembrato il capitolo?
Vi è piaciuto?
Cosa vi aspettate dal prossimo?

Ps: grazie mille per i commenti dolcissimi che mi lasciate, vi voglio bene.
Pps: Credo di amare Deadpool, ma Shh è un segreto

Baci, Ary xx

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