Dolce Flirt-Un disastro d'amo...

By hinamori1392

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"Castiel..." La sua voce era diventata improvvisamente dolce. "Non possiamo continuare così..." "Scusami. Lo... More

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Come fiocchi di neve
La memoria che fa male
Toccare il fondo
La resa dei conti
Diavoli
❤Happy ending❤️

La volpe e la fata (Capitolo di natale)

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By hinamori1392




                  

Sembrava il paese delle fate. Dall'alto i tetti rossi e verdi coloravano l'immensa distesa di neve bianca che circondava la vallata. Le luci oro e blu si infrangevano su ogni superficie illuminando di allegria tutto ciò che incontravano. La densa foschia si addensava circondando quel paesino sperduto tra le valli di chi sa dove. Nel paese di Natale l'anno era scandito da preparativi di ogni tipo: addobbi, regali, abeti e dolciumi di zucchero colorati. Tutto doveva essere perfetto, tutto doveva essere magico per un giorno solo, il 25 di dicembre.

Laila era una ragazza di 17 anni addetta, con tutta la sua famiglia, alla creazione degli addobbi per gli abeti. Per lei era più un lavoro che un piacere a differenza di tutti gli altri. Lei non sentiva questo bisogno di soddisfare i desideri di persone che nemmeno conosceva. Suo fratello maggiore Orion era così estasiato dal suo ruolo che ogni anno creava una pallina particolare, unica nel suo genere e la regalava ad un bambino del paese solo per vedere il suo sorriso. Orion, secondo Laila, ormai era perso, tra canti e storie natalizie era già partito sul treno dell'ossessione, am non era solo lui così, tutti si comportavano come Orion. E allora perché lei era diversa? Perché non riusciva a capire a pieno quella gioia?

Di tutte le favole che le venivano raccontate ce n'era una che aveva catturato l'attenzione della ragazza quando era piccola, una storia, diversa dalle altre. Il ricordo era vago, ma una cosa non la poteva scordare, una volpe, rossa come il sangue. La volpe odiava profondamente il natale e ogni anno sperava che qualcosa andasse storto, ma il suo desiderio non veniva mai esaudito. Laila provava tenerezza per quella povera volpe anche se era la "cattiva" della situazione, ma in uno strano modo che nemmeno lei sapeva si sentiva legata a lei. Chiedeva sempre quale fosse la morale della storia e Orion le rispondeva sempre puntuale che era una storia sulla forza della magia natalizia, ma per lei la morale non era quella, non era la risposta giusta, perché la storia non le sembrava completa.

Ogni anno allo scattare della mezzanotte nella grande piazza veniva accesso un maxi schermo dove tutti potevano seguire la corsa contro il tempo del sindaco Babbo Natale che con la sua slitta e le sue belle renne solcava i cieli di tutto il mondo per calarsi nei camini dei bambini che strepitavano nell'attesa di vedere che regali avrebbero ricevuto. Mentre tutti felici e gioiosi si godevano lo spettacolo, Laila sgattaiolava sul promontorio che sovrastava quella distesa di neve infinita. Da lassù la gente non si distingueva, nessun rumore, nessuna canzone di Natale, niente di niente. La pace.

Non odiava quella festa che monopolizzava la sua vita, semplicemente non trovava giusto che dovesse dedicarla e sprecarla per una cosa che non aveva scelto, per persone che nemmeno credevano alla magia che lei e i suoi compaesani creavano per loro. Quell'anno però decise di andare sul promontorio un po' prima e non solo per il 25. Aveva bisogno di una pausa. Arrivata prese un sasso e se lo rigirò tra le mani, accarezzando le sue increspature con le affusolate dita. Guardó i tagli che le segnavano, quelle non erano le mani di una normale ragazza di 17 anni, no, erano le mani di una lavoratrice. Gettó la pietra lontano, più forte che poteva, sfogando un po' di rabbia repressa.

"Ahi!" Una vocina ovattata rimbombò in quel posto sperduto.

Laila si tirò su di scattó.

"C'è qualcuno?"

Possibile che il cespuglio parlasse? Laila non avrebbe dovuto stupirsi visto che stava a contatto con elfi, renne volanti e altre magiche creature, ma anche per lei i cespugli parlanti erano qualcosa di innaturale.

Le fronde si mossero in un fruscio frenetico. Nonostante la situazione la spaventasse Laila a passi lenti e incerti si avvicinò. Ciò che trovò le fece sgranare gli occhi dallo stupore.

"Ma te, te sei..."

"Incastrata!"

La piccola fatina aveva occhi gialli, quasi felini è una lunga chioma color della neve.

"Hai intenzione di startene lì a fissarmi o mi dai una mano?"

Ma Laila era troppo scioccata per metabolizzare ad una velocità normale quelle parole.

"Una fata delle nevi" riuscì a sussurrare con le mani sulla bocca.

La fata si portò una mano alla fronte lasciandosi cadere con la testa all'indietro.

"Fantastico... Perché tutte a me?"

La ragazza ritornata vagamente in sé provò a liberare  la gamba e l'ala destra della piccola creatura.

"Tutto bene?"

"Sarei stata meglio se tu non avessi cercato di uccidermi con questo sasso!" Mentre Laila la guarda emozionata, la fatina era intenta a tirar su la grossa pietra con entrambe la mani. Il piccolo viso era rosso per lo sforzo e la scena anche esilarante, ma Laila si sentiva un po' in colpa per quella fatalità che l'aveva vista in un quasi fatacidio.

"Mi dispiace, non ti avevo vista, pensavo non ci fosse nessuno quassù"

La fatina la guardò meglio, lasciando cadere la pietra che sprofondò nella neve candida.

Quella ragazza era diversa, nei suoi occhi c'era qualcosa che non aveva mai visto, una determinazione più profonda e la sua aurea, brillava di un giallo oro. Le fate avevano questo potere, potevano vedere le aure delle persone e quella di Laila era splendente.

"Senti" disse la fatina "hai un nome oltre che una pessima mira?"

"Laila"

"Lalà"

"Laila"

"E io che ho detto?"

"Lascia stare"

"Comunque io mi chiamo Rosalya e ho un favore da chiederti"

La fatina chiese a Laila se poteva riaccompagnarla nella sua casetta poco distante da lì. A causa della botta era ancora stordita, ma quello che la ragazza non sapeva era che la fatina stava mentendo.

Durante il tragitto Rosalya se ne stava appollaiata sulla spalla di Laila. Muoveva su e giù le gambe. Stranamente la ragazza le piaceva, non era come tutti i Noël che aveva incontrato era più normale, vedeva la sua magia nel natale non ciò che le avevano propinato di pensare per tutti quegli anni. Rosalya era sempre più su di giri, forse aveva finalmente trovato la persona giusta.

"Siamo arrivate" disse stiracchiando la schiena mentre alzava le braccia al cielo con i pugnetti serrati.

Volò dalla spalla di Laila all'entrata di una grotta buia e umida.

"Te abiti in questa grotta?" Il suo tonò sembro deluso e la fatina si indispettì un po'.

"Sei delusa? Che ti aspettavi una casetta su un ramo fatta di fiocchi di neve e zucchero filato?" Laila mise la mani avanti.

"No, no, certo che no. Non volevo offenderti. E' solo che questa grotta ha qualcosa di familiare" la fatina si rilassò, ma aprì leggermente la bocca stupita che la ragazza potesse in qualche maniera trovare familiare quel posto.

"Vieni!" la esortò tirandola per un dito, non che la fatina potesse con la sua forza far muovere Laila, ma la ragazza si mosse e la seguì all'interno.

Era piena di stalattiti e stalagmiti. Il tempo sembrava scandito dal ticchettio dell'acqua che sciolta scivolava lungo le cime appuntite delle rocce.

Camminarono per qualche metro finché la caverna non si ampliò in una zona circolare. Non sembrava nemmeno di essere più nella grotta. Fili di luci erano appese per tutte le pareti, lanterne di vari colori e forme erano seminate qua e là. Tappeti e mobili arrangiati ornavano quello spazio che in fin dei conti era come una tana, arredata con scarti, ma che sapeva di casa. In un angolo un particolare catturò la sua attenzione. Un piccolo quadretto con la scritta: "Casa, dolce, casa".

Sapeva di poetico.

Rosalya guardando l'aurea di Laila sorrise.

Poi la magia fu interrotta da un ringhio. Laila si girò di scatto sgranando gli occhi. Un'enorme volpe rossa sangue se ne stava davanti a lei in posizione di attacco. Era spaventosamente enorme, come un orso. Le zampe enormi si prolungavano in avanti con grandi artigli affilati che graffiavano il terreno umido. Le orecchie tirate indietro e la bocca serrata mostravano gli aguzzi denti. Gli occhi erano come due fessure, ma Laila riuscì a vedere il grigio delle iridi che splendevano riflettendo i fasci di luci che abitavano la grotta.

"Noël!" disse quasi ululando la grossa volpe. La sua voce era come un eco demoniaco.

Laila era terrorizzata. Le gambe sul punto di cederle tremavano senza nessun controllo.

Rosalya si interpose tra loro a mezz'aria con la braccia spalancate.

"Aspetta! L'ho portata io qua!" la fatina aveva lo sguardo determinato. Così piccola, ma al contempo così determinata.

"Che diavolo ti è passato per la mente?"

"Scusa sai se vorrei annullare quella stupida maledizione che pende sulla tua stupida testolina rossa"

"Te l'ho già detto, fatti gli affari tuoi" e girandosi verso Laila disse " E te vedi bene di sparire entro tre secondi o giuro che farò di te la mia cena"

Laila sussultò sperando che i suoi piedi riprendessero a muoversi.

"Non la spaventare stupida palla di pelo! " Poi si rivolse a Laila " tranquilla Lalà non ti farà nulla, abbaglia, ma non morde" e un ringhio alle sue spalle si alzò riecheggiando nella tana. A Laila sembrò stupido ricordare a Rosalya che il suo nome non era Lalà e lasciò stare.

"Mi-Mi dispiace" disse verso la volpe, ma senza guardarla in "faccia".

La volpe non rispose e Laila scattò in un lampo correndo verso l'uscita.

La voce di Rosalya la chiamava, ma lei non volle fermarsi. Non era scioccata per la paura come pensava in un primo momento, era delusa, delusa che la volpe dei suoi racconti che lei sentiva così vicina a lei in realtà fosse piena di odio. Le faceva tenerezza, come poteva una creatura così bella essere così oscura.

Laila corse a perdifiato senza accorgersi che aveva perso al strada di casa. La nebbia era scesa e avvolgeva tutto, la ragazza non vedeva più ad un palmo dal naso, neve e nebbia erano una cosa sola, cielo e terra erano uniti.

Il freddo era sempre più pungente e le dolevano sia le mani che i piedi.

Le scarpe erano completamente bagnate e non aveva modo di asciugarle. Camminò e camminò finché il suo piede non si posò su qualcosa di instabile. Non ebbe i riflessi per recuperare l'equilibrio e scivolò. Fortunatamente riuscì ad aggrapparsi alla radice di un albero che se ne stava guardingo sul quel promontorio che sporgeva sul nulla. Si perché con la sua grande fortuna Laila era sospesa nel vuoto. Una caduta da quell'altezza e non sarebbe sopravvissuta.

Le mani gelate le davano una precaria presa su quella radice e sapeva che non sarebbe resistita per molto.

"Aiuto!" Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. Ripetè quella parola più e più volte, ma nessuno era accorso in suo aiuto, nessuno l'aveva sentita. Tutti erano impegnati con gli ultimi preparativi, nessuno si sarebbe accorto della sua assenza, come al solito nessuno pensava a lei come al natale.

Stava per mollare la presa per le fitte dolorose che la radice le stava procurando, mentre le lacrime sgorgarono in un ultimo sfogo, quando qualcosa le afferrò la manica della giacca. Laila alzò gli occhi e ciò che vide non le sembrò vero. La volpe la stava salvando. La tirò in salvo.

"Lalà stai bene?"

"Laila. Comunque si grazie"

"Menomale siamo venuti a cercarti, Castiel era proccupato che..." Ma la fatina non finì la frase essendo stata sepolta viva da un blocco di neve che si era staccato dal ramo di un albero.

Laila ancora un po' scioccata scoppiò a ridere, incapace di trattenersi. La risata era quasi isterica, rideva così tanto che senza accorgersene cominciò a piangere. La volpe la stava guardando esterrefatta e allo stesso tempo affascinata da quel repentino cambio di emozioni.

Si avvicinò a passo moderato e calcolato.

"Tutto bene?"

Laila la guardò e sorridendo disse: "Si, grazie per avermi salvata". La volpe sentì il cuore battere forte come dopo una lunga corsa.

Distolse lo sguardo imbarazzata, mentre Laila rivalutava quella creatura.

Rosalya era rimasta a terra con un piccolo cumolo di neve sulla testa e guardava la scena come se fosse una partita di ping pong. Guardava l'aurea di Laila e poi quella di Castiel. Stranamente le due aure anche se diverse avevano le stesse sfumature, una cosa che non aveva mai visto prima di allora.

"Sarà meglio andare, sta per calare la notte"

"Ma io devo tornare a casa..."

"Che ti piaccia o no, questa è la situazione, non mi sembra che tu te la stessi cavando bene nel tornare a casa..."

Laila sentendosi riprendere così sentì uno strano dispiacere, ma allo stesso tempo si sentì... Felice. Si, felice perché nessuno mai l'aveva ripresa così, come se nascosta sotto la ramanzina ci fosse un interesse per la sua salute.

Castiel conosceva quella ragazza. L'aveva vista ogni natale sedersi nello stesso punto. Le prime volte gli era venuta la perversa idea di farla scappare, di sentirla urlare come tutti quando lo vedevano, ma quando aveva visto il suo viso, i suoi grandi occhi color del cielo, aveva desistito rimanendo a fissarla accucciato non molto distante.

Lei non si era mai accorta di nulla. Ogni anno Castiel lo prendeva come un appuntamento, solo che lei non sapeva niente. Era buffa la cosa, e se ne vergognava, ma non voleva farla scappare, non voleva che non tornasse più.

Quando poche ore prima se l'era ritrovata nella caverna non ci aveva più visto. Voleva picchiare Rosalya. La fata non sapeva di quella sua abitudine natalizia, e involontariamente l'aveva distrutta.

Mentre camminavano sbirciava di tanto in tanto Laila che parlava con Rosalya. Era davvero bella. Capelli corvini e soffici le ricadevano fino ai fianchi. Un contrasto strano con tutto quel bianco.

Quando Laila lo guardò lui distolse veloce lo sguardo arrossendo un po' sotto la pelliccia.

Arrivati Castiel si appollaiò su di un tappeto imbottito e chiuse gli occhi.

Rosalya si accupò di Laila dandole dei vestiti asciutti che aveva cucito lei con le stoffe che aveva racimolato qua e là. Le diede delle coperte e accese un fuocherello.

"Se hai bisogno di qualcosa chiedi pure"

"Grazie Rosalya, grazie di tutto" La fata sorrise. Solitamente non era così cordiale, ma quella ragazza le ispirava bontà, le faceva venir voglia di prendersi cura di lei. Era strano, ma la faceva star bene.

Laila guarda Rosalya cucire e a tratti spostava il suo sguardo sulla volpe, stando attenta a non farsi beccare, ma Rosalya vedeva e gioiva.

Quando Laila si addormentò Rosalya si ritirò nel suo orologio a muro, un cucù, in cui aveva allestito una stanzetta tutta sua.

Castiel aprì gli occhi, svegliato da uno strano rumore. Si guardò intorno cercando la fonte del suono, ma non vide niente che provenisse verso l'esterno, no lo capì solo dopo, il rumore era dentro e proveniva da Laila. La ragazza stava tremando, il fuoco si era spento e il freddo che invadeva la tana era troppo per una fragile umana come lei.

Senza pensarci le si avvicinò acciambellandosi intorno a lei, scaldandola con il suo pelo.

Sentì le sue mani intrufolarsi tra i ciuffi rossi. Brividi lo percossero, non tanto per il freddo delle sue mani, ma per quel contatto così innocente, per quel contatto che non sapeva gli fosse mancato a tal punto. Per la prima volta dopo tanto tempo si addormentò in pace con se stesso, per la prima volta sentiva di aver protetto qualcuno di davvero prezioso.

La mattina seguente era la vigilia di natale e quando Rosalya si svegliò non trovò che Castiel in piedi che scrutava l'uscita della caverna. Nessuna traccia di Laila, se ne era andata.

"Perché l'hai lasciata tornare da quella gente?" piagnucolò la fata.

"Perché quella è la sua gente"

Per un attimo Rosalya tornò alla realtà, è vero lei non apparteneva a quel mondo come loro, lei era una Noël.

"Un tempo era anche la tua gente Castiel"

"Un tempo...E' un passato lontano che non voglio ricordare"

"Ma...Ma..."

"Nessun ma Rosalya, non condannerei mai una persona alla mia stessa condizione...Nessuno, specialmente lei"

"Ma te la ami, lo so dove vai ogni natale, te stai con lei, nascosto nell'ombra e la osservi, la proteggi. Non sono cieca!"

"Nell'ombra!" Ululò lui. "Quello è l'unico posto in cui può stare un mostro come me"

Laila tornò a casa. Non riusciva a togliersi dalla testa il risveglio di quella mattina. Castiel l'aveva riscaldata tutta la notte. Quegli occhi grigi l'avevano ipnotizzata, regalandogli un risveglio amorevole. Per la prima volta qualcuno aveva pensato a lei e lei soltanto. Ora capiva di più il fatto di voler rendere felice una "persona".

Quando varcò la soglia in un certo senso sperò che qualcuno la rimproverasse come aveva fatto Castiel, ma nessuno si accorse che era stata via per quasi un giorno intero.

Orion le si avvicinò. "Ho un regalo per te" disse su di giri. Laila non gli diede molto spago, non faceva altro che pensare alla volpe e la fata che aveva lasciato sul promontorio.

"Ho chiesto un po' in giro e mi sono fatto raccontare per bene la storia della volpe" A quel sostantivo Laila sgranò gli occhi e li puntò sul fratello.

"Racconta!" Lo esortò.

"La leggenda narra che nei boschi circostanti ci sia una maga che gelosa del lavoro di Babbo Natale trasformi i Noël in feroci animali condannandoli ad una vita di solitudine. Solitamente le bestie attaccavano il paese il giorno di natale, questo a causa dell'influenza della maga che voleva rovinare quel giorno. Quando però incontrò il ragazzo dai capelli rossi pensò bene di trasformarlo come gli altri in una gigantesca volpe, ma non aveva messo in conto che anche se trasformato il ragazzo si ribellasse. Uccise la strega liberando con grande altruismo le future vittime, ma ad un grosso prezzo, la sua libertà, perché il ragazzo uccidendola aveva fatto sparire qualsiasi barlume di speranza per tornare alla sua forma originaria. Chiese aiuto a Babbo Natale, ma nemmeno lui riuscì a rompere l'incantesimo, l'unica cosa che potè fare fu mettere una condizione alla sua maledizione"

"E qual è?" Chiese concitata Laila al fratello.

"Non la so, la signora anziana che me l'ha raccontata dice che è una conzione dettata dal cuore che non si può dire a parole. Che sciocchezza!" Liquidò il discorso il fratello. Ma Laila sapeva bene che quella leggenda era vera.

"Ora andiamo, ci sono ancora tante cose da fare e abbiamo poco tempo"

La trascinò nel laboratorio contro la sua volontà. Doveva trovare un modo per scappare, voleva dare a Castiel quello che lui aveva dato a tutti anche se nessuno se ne ricordava, la libertà.

Alla prima occasione Laila sgattaiolò via e corse a perdifiato verso il promontorio.

Quando arrivò nel suo punto preferito trovò la grande volpe lì seduta sul manto nevoso. Una forte gioia pervase Laila. Era davvero felice di vederlo. Non sapeva spiegarsi l'emozione che la percuoteva. Era come se lo conoscesse da una vita, aveva voglia di stargli accanto di prendersi cura di lui e non come avrebbe potuto fare Rosalya da amica, ma lo voleva amare ed essere amata da lui.

Castiel si drizzò sulle possenti zampe. Era incredulo e felice al tempo stesso. Era tornata, tornata da lui.

Laila corse incontro alla sua volpe e la strinse in un tenero abbraccio.

Castiel ricambiò poggiando la testa sulla sua spalla. Adorava il contatto della pelle di Laila su di lui. Amava quella ragazza dallo sguardo puro.

Le campane risuonarono in lontananza, mancava poco a mezzanotte e prima che la lancetta intonasse l'ultimo rintocco lei baciò la bocca della volpe dagli aguzzi denti. Un turbine di neve li avvolse, una luce accecante illuminò il promontorio spezzando la maledizione. Laila si sentì avvolgere da possenti braccia, braccia che la volevano. Guardò la nuova figura che la sovrastava. Capelli rosso sangue e occhi grigi che la guardavano con amore e un sorrisetto birichino dipinto sulla faccia. Rosalya volò di corsa incontro ai due piangendo di gioia e dicendo: "Il Natale fa i miracoli più belli" e guardò i due innamorati scambiarsi un tenero bacio tra risate e lacrime di gioia.

Scusate il ritardo!!!! Spero che la storia vi sia piaciuta. Spero di non aver scritto una schifezza. Avrei voluto scrivere di più, approfondire meglio il rapporto, ma mi sarebbe venuto un capitolo lunghissssimoooo!!!!! Vabbè speriamo lo stesso che ne sia uscito qualcosa di decente! Un bacione grandissimo e auguri in ritardo! Spero che abbiate passato un bellissimo natale, io l'ho passato a rimpinzarmi e a leggere ahahhaah <3

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