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By wonderland1705

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E la cosa che più odiava di se stessa era non saper reggere il suo sguardo. Quegli occhi verdi smeraldo riu... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 3
Capitolo 4
capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
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Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20

Capitolo 2

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By wonderland1705

Capitolo 2

Osservai l'imponente struttura di fronte a me, il cortile era affollato, pieno di ragazzini sfigati ed arrapati, non ero riuscita a chiudere occhio quella notte, come sempre d'altronde, avevo le borse sotto gli occhi, i capelli gonfi e arruffati, sembravo una serial killer. A differenza del giorno precedente, a Londra c'era un fantastico sole, ma questo non mi risollevò il morale.

Feci un respiro profondo prima di entare, come pensavo tutti gli sguardi erano puntati su di me. «Che cos'avete tutti da guardare?» tuonai più minacciosa possibile, non avevano mai visto una ragazza in vita loro? Tutti gli studenti che erano nel corridoio si girarono evitando il mio sguardo e continuarono a fare quello che stavano facendo prima del mio arrivo.

«Guarda un po' chi si rivede» disse una voce roca alle mie spalle, che mi fece fermare. «L'acidella» continuò lui prendendomi in giro e sentii delle risate da parte dei suoi amici cretini.

«Ti conviene lasciare l'acidella in pace se non vuoi perdere i tuoi amati coglioni» dissi irritata, ma perchè dovevo ritrovarmelo ovunque, non bastava come vicino, no anche come compagno di scuola.

«Lo so che sei impaziente di toccarli i miei coglioni, ma contieniti» fece il suo solito ghigno che ti faceva venire voglia di prenderlo a schiaffi. «Tesoro, mi disiace deluderti ma non sei il mio tipo» era scandalizzato, mi girai e lo lasciai lì impalato con i suoi amiconi che ridevano sotto i baffi. Non conoscevo nemmeno il suo nome ma già mi ero fatta un' idea precisa su di lui, dovevo evitarlo.

Mi fermai quando trovai il mio armadietto, dovevo prendere i libri per le lezioni successive, cercai di aprirlo, ma il lucchetto era bloccato. «Porca puttana» imprecai sotto voce provando in tutti i modi di aprirlo, fallendo miseramente.

Sentii una mano appoggiarsi sopra la mia e con molta facilità riuscì ad aprirmi l'armadietto. «Sono un po' difettosi, ma con il tempo ci fai la mano» un ragazzo alto e moro mi sorrise. « Comunque io sono Michael, se hai bisogno con l'armadietto chiamami» mi chiesi se non gli venisse una paralisi boccale continuando a sorridere con quei denti bianchissimi.

Restò immobile a fissarmi aspettando non so che cosa, poi capii. «Hanna, mi chiamo Hanna» mi girai e presi i libri che mi servivano dall'armadietto. «E' stato un piacere Hanna ci si vede in giro» mi disse prima di girarsi e andarsene. «Sì ci si vede in giro» sussurai tra me e me squotendo la testa. «Adesso parli anche da sola, interessante» quel ragazzo mi faceva salire i nervi alle stelle soltanto aprendo bocca.

«La smetti di perseguitarmi» il corridoio si stava svuotando e se quel cretino non mi lasciava in pace sarei arrivata sicuramente in ritardo. Lo sorpassai per avviarmi alla classe di letteratura in tempo,ma mi prese per un polso e mi sbattè contro gli armadietti. La sua faccia era a un palmo di distanza dalla mia, il suo respiro era irregolare, il polso mi faceva male per la stretta troppo forte. «Senti ragazzina, non so che idea ti sei fatta, ma ti conviene non provocarmi hai capito?» mi ringhiò addosso, i suoi occhi verdi erano fiameggianti di rabbia. «Mi sto cagando addosso dalla paura» sputai acida e derisoria, se pensava davvero di spaventarmi, si sbagliava di grosso.

«Non sai contro chi ti sei messa Hanna Miller» mi diede un' ultima spinta contro l'armadietto prima di lasciarmi andare e andarsene. Una fitta alla schiena mi fece piegare in due dal dolore, ero scioccata, come si permetteva quel bastardo di trattarmi in questo modo, e cosa più importante come diavolo faceva a sapere il mio nome? Mi massaggiai il polso, ormai viola, prima di spingere l'enorme portone e uscire da quell'enorme scuola.

Ne avevo abbastanza, di tutti, perchè non mi lasciavano semplicemente in pace? Volevo starmene da sola, e a Miami era così, tutti mi evitavano, mi sedevo da sola a mensa, ma a me non interessava, non mi invitavano alle feste, ma non ci facevo nemmeno caso, nessuno voleva essere amica di una come me, dopo quello che era accaduto.

Prima era tutto diverso, avevo amici, una famiglia quasi perfetta e tanto amore, adesso avevo solo odio, rabbia e tristezza.

Mi accesi una sigaretta per tranquillizzarmi, le mie mani tremavano mentre me l'accesi e il mio respiro si velocizzava sempre di più, dovevo calmarmi.

Mi sentivo una stupida. davvero pensavo che sarebbe stato tutto diverso?

«Ehi, ti senti bene?» una ragazza alta e bionda si avvicinò a me, aveva due enormi occhi azzurri, la guardai inespressiva. Stavo bene? No per niente, ma nonostante ciò risposi con il solito: «Sì non preoccuparti, va tutto bene» lei però non si arrese, si sedette vicino a me sugli scalini grigi della scuola. «Non si direbbe, hai l'aspetto di un cane bastonato» mi sorrise. «Dai racconta» mi diede una leggera e scherzosa spinarella facendo scontrare le nostre spalle.

«Sei sempre così espansiva con le persone che non conosci?» chiesi portandomi alle labbra la sigaretta. «Certo che no, solo con le persone interessanti» si passò una mano lungo i lunghi capelli biondi. «Posso fare un tiro?» mi indicò la sigaretta che avevo fra le mani e io trattenni a stento una risata. «Non sai nemmeno il mio nome, potrei avere malattie, non le hanno insegnato i suoi genitori di non parlare con gli sconosciuti?» feci un sorriso beffardo prendendola scherzosamente in giro. «Ma certo, me lo hanno insegnato, io sono Lidia, adesso mi conosci» mi strappò la sigaretta dalle mani e se la portò alla bocca. «Io sono Hanna e tu sei una ladra» le puntai il dito contro e scoppiammo entrambe a ridere.

Restammo a parlare su quei gradini polverosi per un bel po', scoprii molto volentieri di avere molte lezioni in comune con lei, tra le quali letteratura, la lezione che avevamo saltato.

Sentimmo la campanella che segnava la fine della prima ora suonare e ci alzammo per frequentare le altre lezioni della giornata.

"È stato un piacere parlare con te Hanna" mi disse con un sorriso sul volto quasi perfetto.

"Anche per me" le dissi ed era vero, mi ero sentita parte integrante di qualcosa, anche se non sapevo bene cosa. Lidia certo era un po' troppo eccentrica ed estroversa per una come me, ma mi piaceva stare in sua compagnia, mi faceva sentire a mio agio.

"Ci vediamo dopo le lezioni allora" disse prima di correre in classe. Il corridoio era affollato e io mi sbrigai per raggiungere in fretta la mia classe di matematica per evitare certi inconvenienti.

Entrai in classe e la professoressa era già seduta dietro la cattedra.

Si abbassò gli occhiali e mi guardò con aria di superiorità, sentivo che non saremmo andate poi così tanto d'accordo.

"Sono Hanna Miller, la nuova alunna" dissi mentre picchiettavo freneticamente il mio piede contro il pavimento.

"Ah sì la nuova alunna, vatti a sedere in uno dei posti liberi, e adesso vorrei iniziare la mia lezione senza perdere tempo" mi disse sbuffando annoiata, alzai gli occhi al cielo e mi andai a sedere in uno dei posti infondo.

Ero più che sicura che non avrei seguito neanche una parola di quello che sarebbe uscito dalla bocca di quella bisbetica.

Mi persi a guardare fuori dalla finestra, mi piaceva guardare il mondo girare attorno a me, era una cosa stupenda vedere tutto quel movimento dietro una lastra di vetro.

Ma i miei pensieri vennero interrotti dal l'irruzione di un troglodita nella classe, cioè il mio vicino di casa.

Sbuffai irritata ed incazzata e lo guardai con aria di sfida, aveva tutti i capelli spettinati e la camicia sbottonata, segno di una scappatella nei bagni della scuola, mi veniva da ridere per quella situazione assurda.

"Scusi il ritardo prof, sono stato impegnato" disse in modo beffardo. Non mi aveva ancora notata, per fortuna riuscivo a mimetizzarmi bene.

"Lo avevo notato, Cook un altro ritardo e ti becchi la detenzione" lo avvisò la prof sbuffando, ma quella sbuffava sempre?

"Le voglio bene anche io prof" disse suscitando una risata generale della classe tranne la mia che irritata roteai gli occhi al cielo per la stupidità di quel ragazzo.

E in quel preciso istante si accorse di me.

"Acidella, quello è il mio posto" disse indicandomi.

"me ne dovrebbe importare qualcosa?" Chiesi. Lo guardai con disprezzo ed aria di sfida, se pensava di passarla liscia per quello che mi aveva fatto stamattina si sbagliava, si era messo contro la Stronza sbagliata.

"Sì perchè porterai il tuo bel culetto fuori da lì" si avvicinò a grandi passi a me fino a trovarsi a pochi centimetri di distanza.

"E chi me lo obbliga? Mister sono figo e sono bello solo io, ti puoi sedere per terra, gli animali come te dovrebbero stare lì" ribattei più arrabbiata più che mai suscitando una risata generale da tutta la classe.

Lui divenne rosso come un pomodoro per la rabbia.

"Mi hai rotto i coglioni stronza di merda" mi disse a denti stretti.

"E tu li hai rotto a me testa di cazzo" ci guardammo con disprezzo finché non sentimmo un: "Basta! Oggi resterete in detenzione tutti e due, e chi apre bocca un'altra volta si ritrova una settimana di punizione" gridato dalla prof esasperata.

Beh mi ero fatta riconoscere!

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