Dolce Flirt-Un disastro d'amo...

By hinamori1392

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"Castiel..." La sua voce era diventata improvvisamente dolce. "Non possiamo continuare così..." "Scusami. Lo... More

Il delegato parte 1
Scontro al centro commerciale
Il delagato parte II- Un cuore in mille pezzi
Da vittima a carnefice il passo è breve
Rinascere dalle proprie ceneri
Il preludio di tutto
Il passato dolceamaro-parte I
Vecchie o nuove conoscenze?
Angelo o diavolo?
Sogno o son desta?
$||AVVISO||$
Baci rubati
Dopotutto...saremo sempre tu ed io
Dolcetto o scherzetto?
Bellezze da supermercato
Le regole del buon vicinato
La fine e l'inizio
Ci mancavi solo tu!
$•Avviso•$
Insalate salterine
Che la partita abbia inizio
L'amico ritrovato
E' in arrivo una tempesta!-I parte
E' in arrivo una tempesta-II parte
#*€ Mini sondaggio €*#
$*Avviso*$
La volpe e la fata (Capitolo di natale)
E' in arrivo una tempesta-III parte
Come fiocchi di neve
La memoria che fa male
Toccare il fondo
La resa dei conti
Diavoli
❤Happy ending❤️

Migliori amici

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By hinamori1392

Tutti desideriamo l'Amore, eppure poniamo un sacco di limitazioni che ci impediscono di amare. (Ally Mc Beal)

In un parchetto, poco lontano da casa, Castiel aveva appena finito di giocare un due contro due a basket.

«Grande partita!» esclamò Dajan facendo rimbalzare la palla arancione a terra. Lui e il rosso erano amici da quando aveva memoria. Non si assomigliavano molto di carattere, ma la passione per quella palla aveva fatto incrociare i loro destini per poi far nascere una stupenda complicità che pian piano si trasformò in un'amicizia profonda.

Avevano tutti il fiatone, ma erano soddisfatti, lo si poteva vedere dai loro sguardi complici e dalle risate piene di gioia.

Eveleen osservava la scena dalle gradinate soprastanti il campo. Teneva in mano un libro con il dito incastrato tra le pagine a tenere un segno che non era cambiato durante tutta la durata della partita.

La ragazza aveva ammirato con stupore gli amici giocare. Adorava quando indicevano quelle partite e non se ne perdeva una. I loro sguardi, i loro movimenti, erano una danza che catturava i pensieri della mora, travolgendola in turbine di emozioni a cui non sapeva resistere.

Se fosse stata brava, anche solo la metà di Violet nel disegnare, avrebbe provato a mettere nero su bianco quelle immagini, ma non essendolo, si limitava ad imprimere il tutto nella sua mente fantasiosa. Si, perché lei era una sognatrice di quelle che non aspettavano la notte per concedersi un'evasione mentale, a lei capitava ovunque e la lettura, nel tempo, di sicuro aveva alimentato questa sua particolarità.

Dejan colpì al fianco l'amico che si rigirò dolorante per il colpo incassato nelle costole. Gli aveva tolto quel poco fiato che gli era rimasto in corpo.

«Mi vuoi morto?» ringhiò Castiel, ma non arrivò nessuna controbattuta, infatti, il ragazzo guardava con stupore le gradinate. Il rosso inevitabilmente seguì lo sguardo dell'amico finché non vide lei, Eveleen, che impacciatamente cercava di recuperare il contenuto della borsa che si era riversato sul cemento grigio chiaro.

«E' davvero carina» disse sognante Dajan che non aveva mai nascosto il suo interesse per la mora.

Castiel la guardò cercando di far incontrare l'aggettivo carina con la figura dell'amica.

"Carina.." per lui Eveleen era solo la sua migliore amica, la ragazza della porta accanto, sbadata e tremendamente indifesa, ma doveva ammettere che era cambiata. L'adolescenza le stava regalando forme più mature, più da donna, ma il rosso scosse la testa. Era la sua migliore amica, non si sarebbe mai innamorato di lei, non l'avrebbe mai persa come aveva perso Debrah, la sua prima e unica ragazza. Sapeva come quel tipo di relazione rovinasse tutto. Evee, come la chiamava lui, era stata l'unica persona a stargli vicino, l'unica a cui aveva aperto il suo cuore mostrando le sue sofferenze.

«Se lo dici tu» Castiel si concentrò sulla fasciatura che gli avvolgeva il polso. Nell'ultima partita aveva ricevuto un colpo che gli aveva provocato una piccola abrasione. La fasciatura era mal messa, quasi inutile.

«Se le chiedessi di uscire?» Dajan stava parlando seriamente, il suo sguardo era concentrato su quella figura esile dai lunghi capelli e dalla pelle diafana che si era buttata nella lettura di quel libro che non aveva degnato di uno sguardo durante la partita.

Il suo sguardo era immerso, i suoi occhi verdi persi tra le parole dell'autore. Con una mano si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, quel gesto incantò i due ragazzi.

«Fai come ti pare» Il rosso si stava innervosendo, gli dava fastidio, non poteva negarlo, ma si scusava quella reazione perché nel corso degli anni aveva sempre protetto quell'esile ragazza imbranata, ma Dajan era un bravo ragazzo lo sapeva.

L'amico gli diede una pacca sulle spalle e raggiunse gli altri due giocatori che si erano riversati alla fontana d'acqua per rinfrescarsi.

Castiel invece si avvicinò alla recinsione che divideva gli spettatori dai giocatori.

Le dita s'incastrarono tra i fili metallici e il suo sguardo grigio puntò sull'amica.

Fece un fischio per attirare la sua attenzione. La ragazza riconoscendo il suono scattò su con la testa e vedendo l'amico sorrise dolcemente. Castiel sentì il cuore battere un colpo in più.

«Hai giocato bene» le gridò lei dall'alto della sua postazione.

«Avevi dubbi? » Il solito Castiel era tornato, quello strafottente e sicuro di se, quel Castiel che a Evee piaceva tanto, lui e il suo sorriso sghembo.

«Considerando il tuo polso sono sorpresa!» 

"com'è ingenua" pensò il ragazzo. In verità aveva messo quella fascia solo perché gliel'aveva chiesto lei, il dolore era impercettibile, era più fastidiosa la fascia che l'abrasione.

"Sono io quello sorpreso di esser riuscito anche solo a giocare" questo pensò tra se e se il rosso che durante tutta la partita tra uno scatto e un tiro si concedeva un'occhiata agli spalti dove la ragazza rapita lo guardava. Era una distrazione immensa, ma era felice tutte le volte che lo veniva a guardare giocare.

«Tu ti sorprendi sempre per tutto»

«Menomale mi sorprendo ancora» ribatté lei convinta che nella vita ci si dovesse sempre sorprendere.

Castiel doveva ammetterlo, l'unica cosa che lo sorprendeva veramente era lei. I suoi sorrisi gli procuravano sempre un'emozione inaspettata, ogni sua parola lo rapiva. Aprì la porticina e la raggiunse saltando gli alti gradini a due alla volta.

«Hai ancora fiato?»

«Tu mi sottovaluti»

«O sei te che ti sopravvaluti?» Quella ragazzina aveva sempre la risposta pronta, non gli concedeva mai una vittoria, o almeno ci provava, perché quando il rosso decideva di alzare l'asta della discussione mettendola a disagio con qualche battutina maliziosa lei sprofondava in uno strano stato confusionale con le guance che si tingevano leggermente di un pacato rosso.

Eveleen era sempre stata innamorata di Castiel, fingeva di star comoda nel suo ruolo di miglior amica, ma la realtà era che si era vista portarselo via già una volta per poi ritrovarselo di nuovo a pezzi per colpa di Debrah e l'ultima cosa che voleva era vederlo di nuovo così, vuoto.

Quindi si era ripromessa di stargli vicino finché lui gliel'avesse permesso. Non avrebbe mai messo in pericolo la loro amicizia per quel sentimento che era convinta di poter soffocare, ma già da un po' stargli accanto da amica era diventato difficile.

«Torniamo a casa insieme?»

La ragazza annuì con la testa un po' persa in quegli strani e complessi pensieri.

Ciò non sfuggì all'occhio attento del rosso.

«Che hai?»

Evee non sapeva come nascondere i suoi pensieri era impaurita che lui, perché solo lui poteva riuscirci, scalfisse quella piccola corazza che aveva costruito intorno a dei sentimenti che reputava impossibili.

Così facendo cercò di cambiare discorso, ma la sua sbadataggine si unì ad un discorso che il rosso aveva fatto prima con l'amico Dajan, di cui lei non sapeva nemmeno l'esistenza.

«Dajan l'ho visto in forma oggi, potrebbe farti concorrenza sai?» Cercò di buttarla sul ridere, ma Castiel non fu della stessa opinione e scambiò il diversivo dell'amica per interesse.

«Ti interessa Dajan?» era palesemente infastidito e lui a differenza di Evee non si preoccupava molto di nascondere le sue emozioni.

«E' un mio amico. Mi interesso a voi, è normale» Risposta sbagliata. Quelle parole fecero scattare il rosso che si alzò in piedi.

«Che ti prende?»

«Lascia stare»

«Spiegami cosa dovrei lasciar stare e potrei anche farlo» era confusa e arrabbiata perché la stava trattando male gratuitamente.

«Tu gli piaci!» Stava urlando.

Silenzio.

«Ah» ma dopo un breve attimo di riflessione il suo coraggio si fece strada.

«Ed è un problema? Perché fai così?»

Castiel disse quelle parole senza riflettere, le disse egoisticamente pensando solo a se stesso, buttando al vento tutti i buoni propositi che si era imposto nei confronti di Evee.

«Ti amo!» la ragazza rimase sconvolta, attonita.

Non poteva, non poteva aver detto quelle due parole così, con rabbia. Aveva desiderato così tante volte che lui ricambiasse i suoi sentimenti, ma non così. Evee pensò che l'avesse detto solo per paura di perderla come amica, perché si sapeva che chi si fidanzava doveva cambiare le sue priorità, dare attenzioni anche al proprio ragazzo e conoscendo il rosso non voleva perdere quel primato.

Si alzò armata di libro e borsa e perdendo l'equilibrio per due econdi si riprese e marciò verso l'uscita del campo sportivo.

Castiel dal canto suo era scioccato e arrabbiato quanto lei.

«Ti dico che ti amo e te ne vai?»

«Cosa dovrei dirti? Sei un'egoista, hai paura di perdere la tua patetica e stupida amica, non sono veri sentimenti i tuoi. Sei cattivo»

«Cattivo? Ti dico seriamente che sono innamorato di te e tu pensi che sia cattivo. Sei assurda»

Evee si girò con le lacrime che le rigavano il viso, una scena che spiazzò il rosso.

«Sei uno stupido»

Senza pensarci Castiel avvolse la piccola ragazza tra le sue braccia.

«Ti amo Evee, ti ho sempre amata, avevo paura di questi sentimenti perché non volevo perderti. Sei la persona più importante della mia vita, la colonna portante della mia esistenza. Ti amo scema come te lo devo dire?»

Evee continuò a piangere e quando i singhiozzi diminuirono, il rosso le prese il viso tra le mani.

«Ti amo anch'io stupido» Finalmente l'aveva detto, si sentì leggera, come se quello fosse un peso insostenibile per la sua anima.

Castiel rise e la baciò dolcemente sulle labbra morbide. Aveva un buon sapore, il suo shampoo sapeva di albicocca, un odore dolce che lo pervase.

Uscirono dal campo mano nella mano e i tre amici alla vista di quel contatto cominciarono ad applaudire.

«Finalmente!» Urlarono.

Dajan fu il primo ad andargli incontro.

«Ce ne avete messo di tempo per capirlo» i due si scambiarono un'occhiata. Possibile che se ne fossero accorti tutti tranne loro due?

Dajan mise un braccio intorno alle spalle dell'amico.

«Se non ti fossi dato una mossa te l'avrei rubata» Castiel non rispose, sapeva benissimo che se non si fosse mosso qualcuno gliel'avrebbe portata via.

«Trattala bene» il suo sguardo era passato dal divertito al serio.

«O te la porterò via»

«Non te la lascerò mai, né a te né a nessun altro. E' mia e la terrò con me per sempre» ecco il famoso sorriso sghembo.

Dejan tornò alla sua felicità.

«Prova superata. Sono felice per voi amico»

Castiel guardò Evee sorridente che scherzava con gli altri due ragazzi. Era tremendamente bella.

«Anch'io. Anch'io ora sono felice»

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