Mexican Standoff

By Petite_Poissonne

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Draco credeva che dopo la caduta del Signore Oscuro e l'ignominia di cui si era macchiata la sua famiglia, av... More

1. Un incarico per Hermione Granger - Parte 1
1. Un incarico per Hermione Granger - Parte 2
2. Partenze e Inizi
3. Il canto dei bambini in guerra - Parte 1
4. Il canto dei bambini in guerra - Parte 2
5. Non si toccano gli appunti di Hermione Granger
6. Un'ombra tra luce e oscurità
7. Un passo alla volta
8. La Ragazza che è Sopravvissuta
9. Disincanto Patronus
10. Malfoy Manor
11. Come soldati giocattolo
12. Sono solo parole
13. Non sono solo parole
15. Esasperante Cameratismo Grifondoro
16. Qualcosa di rosso, Qualcosa di bello, Qualcosa di sbagliato
17. Un pensiero fisso
18. Legge di Murphy
19. L'imprevedibilità dei viaggi
20. Di bene in...?
21. La Ragazza d'Oro-Nero
22. Il Battesimo
23. Intersezioni
24. Il loro posto
25. Un gioco da pazzi
26. La distanza tra credere e sapere
27. Bugie e verità
28. Per lei
29. Per lui
30. Corsi e ricorsi storici - Parte 1
31. Corsi e ricorsi storici (Tutto per loro) - Parte 2
AVVISO!
32. Gelosie - Parte 1
33. Gelosie - Parte 2
34. Scelte - Parte 1
34. Scelte - Parte 2
35. Azione e reazione
36. Incubo senza controllo
37. Domande e risposte
38. Affinità elettive
39. Tempo mutevole
40. Il Calendario dell'Avvento di Draco Malfoy - Parte 1

14. Mattone dopo mattone

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By Petite_Poissonne


Aula Venti, 11 settembre 1999

Altro che schiantesimi, lo avrebbe steso a mani nude se non si fosse cucito quella bocca.

«Malfoy, se non ti focalizzi sul respiro quando compi questi movimenti, invece di contraddirmi ogni due secondi, non riesci a trovare il baricentro.»

«E tu come fai a respirare se impieghi quella boccaccia per tormentarmi?»

Affianco a lui, lo osservò piegare il ginocchio destro mentre teneva la gamba sinistra tesa dietro di lui e allargava le braccia nella posizione del guerriero. Theo e Blaise, rispettivamente alla destra di Hermione e alla sinistra del biondo la ascoltavano attenti e in perfetto equilibrio eseguivano il movimento.

«Devi girare il torace e le spalle devono essere parallele alle anche» gli suggerì. Il ragazzo voltò la testa sulla spalla per scoccarle un'occhiata infastidita. «E tieni gli occhi fissi davanti a te o perdi...» appenai suoi occhi grigi sfiorarono i suoi, li sgranò colpiti da un lampo di dolore e si accasciò in avanti, il tappetino sotto i suoi piedi attutì la collisione del ginocchio contro il pavimento. «...l'equilibrio» sospirò esasperata.

Blaise oltre Malfoy soffocò una risata gonfiando le guance e abbassava lo sguardo oltre la spalla sul compagno a terra.

«Anche tu, Blaise. Occhi avanti» lo rimbeccò Hermione e lui prese un lento respiro e ritornò con lo sguardo fisso avanti a sé, il corpo longilineo e tonico mentre manteneva con fierezza la posizione.

«Sì, anche tu, Blaise» disse Malfoy in falsetto mentre si rialzava e le scoccava la stessa occhiata di sdegno.

Hermione alzò gli occhi al cielo per la trentesima volta nell'ultima mezz'ora.

Si era stupita quando l'aveva visto varcare la soglia dell'aula insieme agli altri Serpeverde e non le era sfuggito l'aria circospetta mentre ispezionava l'ambiente che aveva trasformato nelle ultime ore perché gli incubi l'avevano di nuovo sottratta dal sonno e aveva lasciato il suo dormitorio molto prima dell'alba e poi su di lei, che aveva impiegato la sua magia per rendere l'aula un angolo di giardino zen aggiungendo altre piante e cespugli o l'edera che ricopriva le pareti, invece di concentrarsi a nascondere il pallore e le occhiaie che ormai la segnavano da giorni. L'aveva visto adombrarsi ancora di più quando il suo sguardo era scivolato sulle braccia nude, ancora su quella cicatrice, e si maledisse per non aver portato una felpa, ma il freddo della notte sulla pelle la aiutavano a scivolare via dal gelido terrore che l'aveva assalita nel suo inconscio e che le donavano la lucidità che le serviva per affrontare un'altra giornata. Ma per quanto lo avesse turbato quella vista negli abiti babbani, Malfoy non aveva perso la spinta di farla irritare con ogni parola con cui la sobillava. Ormai sembrava essere diventato il suo sport preferito. E più lei tentava di ignorarlo, concentrandosi su quella lezione di yoga, per allontanare il ricordo delle sue grida terrorizzate, più lui la incalzava da principe delle serpi qual era.

«Tutto ciò è ridicolo. Ma non mi sorprendo più di tanto, ormai» disse di punto in bianco il ragazzo. «Come quella ridicola crociata sulla liberazione degli elfi. Perché t'interessa davvero? Il tuo è solo un modo per elevarti, per mostrare quanto tu possa essere migliore delle altre persone. Voi Grifondoro avete un complesso dell'eroe senza pari.»

«Perché m'interessa, Malfoy?» disse tra i denti guardandolo di sbieco, affianco a lei. «Secondo te, perché proprio a me importi di come le persone, di come i maghi trattano delle creature pensanti e sensibili che la maggior parte ritengono inferiori?» Non poté evitare di dirigere il mento verso l'avambraccio nudo e sosteneva il suo sguardo. «Non pensi che possa avere una rilevanza personale, per me?»

Lo vide stringere la mascella, negli occhi una luce indecifrabile mentre faceva scivolare ancora lo sguardo sulla cicatrice.

Nel silenzio pesante che era sceso nell'aula, Theo dietro di lei sbuffò. «Smettetela un po'! Così mi deconcentrate.»

«Io non ho detto nulla, tesoro mio» disse Blaise.

«Paraculo» mormorò il biondo divaricando le gambe e riprendeva la posizione, distogliendo l'attenzione da lei mentre piegava il ginocchio destro e allargava le braccia.

Lo vide tentennare sulle gambe e la ragazza capì il suo disagio, così suo malgrado si ritrovò a correggerlo ancora.

«Il piede sinistro devi tenerlo perpendicolare rispetto all'altro.»

«Vedi? Mi stai tormentando.»

«Da che pulpito! Poi sei tu che sei suscettibile alle mie indicazioni.»

«Non sono indicazioni, il tuo è un modo per comandare le persone a bacchetta» oscillò con le braccia mentre girava il piede di novanta gradi.

«Mantieni il peso sulla gamba destra» ignorò la sua provocazione.

«Appunto» mormorò accigliandosi.

«Se non ti rilassi, non serve a nulla quello che stai facendo.»

«Il tono della tua voce è talmente insopportabile che non mi permette affatto di rilassarmi.»

«Questo perché non mi ascolti.»

«Forse non voglio ascoltarti» disse con irriverenza.

No, aveva intenzione di renderle tutto difficile, ben diverso dal ragazzo con cui si era ritrovato a lavorare durante la settimana. Quella mattina sembrava essersi svegliato dalla parte sbagliata del letto. Ce la stava mettendo tutta per farle perdere la pazienza. E forse, trattandosi di Malfoy, dalla sua prospettiva era la parte giusta.

«Allora continua a cadere come un sacco di patate» reagì lei. «Mi chiedo come riesci a fare un solo movimento sulla scopa se quello è tutto il controllo che hai sul tuo corpo.»

«Non è la stessa cosa» berciò, punto sul vivo.

«Va a meraviglia, tra voi, eh?» commentò Blaise con un mormorio rivolto al compagno.

«Stai zitto» rispose Malfoy. Theo sbuffò ancora.

«Ragazzi» disse Hermione dopo un sospiro, imprimendo la calma che stava via via scemando nella voce. «Ora portate entrambe le mani in avanti inspirando ed espirando quando vi stabilizzate. Le punte dei piedi puntano entrambi in avanti» eseguì il movimento, i piedi ben piantati a terra. Aspettò che la imitassero. «Adesso potete sollevare le braccia inspirando, i palmi uno di fronte all'altro. Attivate l'addome come prima e dirigete il petto verso l'alto, leggermente indietro. Mi raccomando spalle basse e collo morbido, in linea con la curva della schiena ed espirate» lasciò andare il respiro e sollevò gli occhi sul soffitto, anch'esso ricoperto di edera e boccioli di gelsomino.

Era il fiore preferito di sua madre e quella notte l'aveva fatto crescere per improntarsi il suo profumo nelle narici, per darle la sensazione che fosse ancora accanto a lei. I suoi genitori le mancavano ogni giorno di più e quegli incubi non aiutavano ad allontanare il pensiero da loro. Cosa stessero facendo, come andava il loro lavoro, se quel trasferimento dall'altra parte del mondo gli pesasse e avvertissero che mancava un pezzo nelle loro vite, come a lei mancava quel pezzo nel suo cuore perché non poteva più sentire le loro voci. Se l'era ripromesso quell'estate che non avrebbe più dovuto rintracciarli, temeva di alterare la magia obliviante, di danneggiare irreversibilmente le loro menti già manipolate.

Nemmeno l'oblio le concedeva tregua e li sognava più di quanto volesse.

Inspirò profondamente il profumo dolce di quel fiore bianco a forma di stella, delicato come una carezza, una mano materna che le accarezzava il naso e le guance, come se avesse avuto tutto il tempo del mondo per farlo.

Avrebbe voluto avere più tempo con loro, che fosse stata più presente durante le vacanze negli anni passati invece di trascorrerli alla Tana o a Grimmuld Place, che non avessero litigato l'ultima volta che loro avevano parlato con lei, prima che Hermione prendesse quella drastica decisione. Per salvarli, certo, e tenerli lontano dal pericolo incombente. Rimpiangeva quei momenti sprecati.

Si premette il labbro inferiore con violenza per allontanare quei pensieri e concentrarsi sui Serpeverde nell'aula.

Osservò Theo alla sua destra con la coda dell'occhio, lo sguardo serio mentre manteneva la posizione in equilibrio. Poi guardò Malfoy alla sua sinistra, il volto totalmente girato verso di lei, concentrato mentre la studiava da capo a piedi, l'espressione meditabonda.

«C'è qualche problema?» lo osservò a sua volta. Forse non aveva capito il movimento.

«Umpf» serrò la mascella, per un attimo scorse lo stupore nel suo sguardo prima di tornare a guardare davanti a sé accigliato.

Fece scivolare gli occhi sulla sua postura mentre sollevava le braccia, le spalle larghe che si tendevano sotto il dolcevita a maniche lunghe, le gambe muscolose e slanciate che rimanevano in posizione. Non le sfuggì il tremore alla gamba sinistra tesa dietro di lui.

«Alza il tallone sinistro» suggerì.

«È più forte di te» mormorò lui, ma eseguì. Quando si rese conto che era più stabile sembrò addirittura infastidito.

«A differenza tua, non parlo per il gusto di farlo, ma perché so.»

«Disse lei con superbia.»

«Oh, quanto sei insopportabile e terribilmente immaturo.»

«Detto da te è un complimento» ghignò.

Sbuffò e per la trentunesima volta alzò gli occhi al cielo e preferì ignorare la provocazione. Si concentrò sul suono delle cannule di metallo sospinte dal vento, una nuova ondata di profumo di gelsomino le solleticò narici, stimolandole nuovi ricordi del passato trascorsi nel giardino che curava la madre, ma Malfoy, ancora, non aveva intenzione di mollare la presa, trascinandola via.

«Mi chiedo come hanno fatto a sopportare te i tuoi amichetti in tutti questi anni» disse. «Mero eroismo o masochistico coraggio Grifondoro?»

«Non mettere in mezzo i miei amici, Malfoy» stizzita, pronunciò il suo nome come una parolaccia. «E se mi trovi tanto insopportabile, perché sei qui? Io di certo non ti ho invitato.»

«Colpa mia» s'intromise Blaise.

«Volevo vedere fino a che punto potesse abbassarsi la considerazione che ho dei babbani.»

«Oh, strano, perché credevo volessi misurare la mia bassa considerazione che ho di te, siccome ce la stai mettendo tutta per far crollare quell'asticella» sentì la rabbia montare e abbandonò la posizione. «Possiamo pure fermarci qui» aggiunse seccata voltandosi verso il biondo, anche lui ritornò eretto, abbassando le braccia. «Sul serio, Malfoy. Che cosa ci fai qui? Se la tua intenzione è quella di rovinarmi l'esistenza, ti dico subito che non ci sto a questo gioco» lo affrontò, mentre lui la osservava attento. «Doveva essere una mattina tranquilla e come al solito hai rovinato tutto! Un conto è quando abbiamo le nostre scaramucce durante le ripetizioni, ma questa» indicò l'ambiente circostante, ciò che aveva fatto durante la notte per distrarla dai suoi incubi, «è la mia vita privata. Se non riesci a comportarti decentemente, sei liberissimo di prendere la porta e levarti dai piedi!»

Il respiro tremante per la rabbia e la frustrazione le scivolava tra le labbra secche mentre osservava a mento alto l'espressione imperturbabile del ragazzo una spanna sopra di lei. Se le sue parole lo avevano ferito, non lo diede a vedere, anzi, un lento sorriso vittorioso si faceva largo sul suo volto, gli occhi che scivolavano veloci su di lei.

Hermione notò a malapena gli altri due Serpeverde che si stavano dirigendo verso la porta. L'avrebbe preso a schiaffi solo per il modo in cui la guardava.

«Allora noi andiamo» disse Blaise alternando lo sguardo su di loro.

Guardò con un'ultima occhiata fulminante il biondo e piegò un angolo delle labbra verso l'alto, un sorriso stanco dedicato a Blaise. Non aveva nemmeno avuto modo di indagare con lui sui pericoli che incombevano su Malfoy. A questo punto, si chiedeva perché avrebbe dovuto darsi tanta pena, siccome l'avrebbe strangolato lei per prima.

«Sì» disse la Grifondoro. «Se volete possiamo ritrovarci domani alla stessa ora. Mi trovate qui» guardò di nuovo la serpe. «Sia chiaro, tu non rientri in questo invito. Grazie» gli diede la schiena e si avvicinò a una delle poche sedie che non aveva trasfigurato, prese un asciugamano e se lo avvolse dietro il collo.

Con i nervi a fior di pelle, chiuse gli occhi volgendo il volto verso l'alto, il contatto morbido del telo sulla pelle del collo la mantenne salda al presente mentre tirava con forza i due lembi sulle spalle e si concentrò sul respiro. Nell'oscurità dietro le palpebre serrate, si ritrovò di nuovo alle spalle dei suoi genitori mentre rubava loro i ricordi. E se le torture inferte da Bellatrix non erano altro che scene alterate, incubi irreali, quello l'aveva davvero vissuto e continuava a viverlo all'infinito, a spezzarle il respiro. Quanto tempo ci sarebbe voluto prima che quel dolore iniziasse ad avere una presa meno vigorosa su di lei? Erano passati più di due anni da quel giorno, eppure il ricordo continuava a tormentarla. E se avesse sbagliato? Se fosse stata troppo precipitosa in quella decisione? Ma come avrebbe potuto salvarli e mandarli via, altrimenti?

Sempre le stesse domande, ma non trovava mai nessuna risposta giusta. Tranne per quell'unica rassicurazione. Che almeno erano vivi.

E lei avrebbe vissuto, anche se col cuore spezzato di un'orfana.

Sbatté le palpebre per scacciare le lacrime che si erano formate anche a occhi chiusi e si aggiustò il braccialetto al polso destro.

«Granger...»

S'irrigidì quando le arrivò la voce di Malfoy alle spalle, credendo di essere rimasta da sola. Si asciugò l'unica lacrima che le era sfuggita dallo zigomo e lo guardò in tralice da sopra la spalla.

«Che vuoi, Malfoy? Ho detto che potevi andartene.»

«Non mi piace farmi comandare, nel caso non ti fosse chiaro.»

Hermione sbuffò e si tirò via l'asciugamano, dedicando tutta la sua attenzione a piegarlo con cura certosina. Se l'avesse ignorato, se ne sarebbe andato. Eppure, la ragazza doveva capire che con il carattere arrogante e capriccioso con cui si trovava Malfoy, non avrebbe mai ammesso di essere ignorato, senza contare che quel giorno sembrava intestardito a infastidirla in ogni modo possibile. Lo aggiunse alla lista delle vendette.

«Tanto per la cronaca» riprese lui, «lo yoga fa schifo.»

«Tanto per la cronaca, non è stata richiesta una tua opinione o partecipazione.»

«Mi chiedo però se sia la pratica in sé a far schifo o se sei tu una pessima insegnante» continuò come se lei non avesse parlato.

Il respiro le si strozzò in gola, mentre l'onda di rabbia risalì e si voltò ad affrontarlo.

«Che cosa vuoi, Malfoy? Me lo spieghi? Ti sei svegliato con l'intenzione di litigare?» urlò gettando l'asciugamano ai suoi piedi. Avrebbe sfoderato la bacchetta, se non l'avesse lasciata sul banco. «Che cosa vuoi da me?»

Il ragazzo inclinò la testa da un lato e la osservò ancora con quell'espressione divertita e soddisfatta di prima, come se avesse raggiunto il suo scopo qualunque fosse finché non parlò. «Questo.»

Hermione si accigliò. «Cosa? Questo cosa?»

«Hai avuto altri incubi stanotte?» domandò di rimando.

Il sangue alla testa fluì via mentre sbatteva le palpebre e lo guardava allibita. Non l'avrebbe mai capito, con tutti i manuali del mondo, Draco Malfoy sarebbe sempre stato un mistero per lei.

«Una domanda per una domanda» aggiunse quando lei rimase a fissarlo.

«Se proprio vogliamo dirla tutta, sei tu quello in debito.»

«Allora fai la tua domanda e poi rispondi alla mia.»

Perché sei così idiota?

Dovette leggerla nel suo sguardo perché esibì un sghigno sardonico, a quel punto lei scosse la testa e gli diede di nuovo le spalle. «Non sono in vena. Vai a tormentare qualcun altro.»

«E se ti dicessi che ho preso una decisione sulle lezioni di Occlumanzia?»

Hermione s'immobilizzò. Questo decisamente non se l'aspettava. Si voltò di nuovo a guardarlo, a cercare la derisione in quella provocazione. Ma il ragazzo aveva ancora quell'espressione imperturbabile, nessun indizio che sincerasse quella decisione. Dubitava che lo avrebbe fatto per mero altruismo. A quanto aveva capito, tranne che per i suoi amici e solo in caso di pericolo, Malfoy non agiva in quel modo.

«Penso che tu voglia prenderti gioco di me» disse con sincerità.

«Forse è così, chissà» alzò le spalle e gettò un'occhiata all'aula, alle fronde delle piante che frusciavano indisturbate sospinte dal vento.

«Allora ho due domande, prima che risponda alla tua.» In realtà ne aveva ben più di due, ma scelse con cura quelle più impellenti.

Malfoy ritornò a guardarla e arricciò un angolo delle labbra. «Rispondi prima alla mia e poi fai le tue domande.»

Avida serpe. «Va bene» concesse. «Sì, ho avuto altri incubi stanotte, contento?»

«È la prima domanda questa?»

Hermione si grattò il palmo della mano destra, l'assenza della bacchetta le pesava con non mai in quel frangente. Insopportabile, tediosa serpe.

«Che ti ha preso oggi?» domandò invece. «Non sei così durante le ripetizioni, quando come dici tu ti comando a bacchetta.»

«Nemmeno tu sei così» rispose lui infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.

«Che cosa?» non capì. «Non hai risposto.»

Lo vide torcere la mascella, le labbra strette, lo sguardo fisso nel suo. Non stava occludendo, sembrava indeciso come pronunciare le parole. «Tu sei una che combatte» mormorò. «E quando ti ho visto stamattina... mi hai ricordato quella bambina che non aveva più voglia di farlo.»

Oh. Hermione dischiuse le labbra sorpresa. Quella bambina era lei. E lui ricordava ancora cosa si erano detti quando si era nascosta sotto il tavolo della Biblioteca al sicuro dalle torture di Bellatrix, mentre scappava anche da lui, negli strati più profondi della sua mente. Lo so che hai paura, ma devi continuare a combattere, Granger. Fu scioccante scoprire che non solo ricordava le sue parole, ma aveva anche capito che qualcosa la turbasse durante la lezione di yoga, che era rimasta sveglia tutta la notte per sfuggire ai suoi incubi e la stava distraendo da quei pensieri comportandosi da idiota. Mentre la costringeva a combattere e si assicurava che non si lasciasse sopraffare.

«Sei un idiota» disse alla fine, indecisa se schiantarlo definitivamente o... abbracciarlo. Forse lo avrebbe fatto svenire anche con quel gesto. Scosse la testa mentre il primo vero sorriso della giornata premeva per distendersi. Non le avrebbe mai chiesto come stava, come una persona normale, il loro rapporto turbolento e i loro trascorsi non avevano ancora una base solida affinché s'interfacciassero come due ragazzi che non si erano fatti letteralmente la guerra in tutti quegli anni. Eppure. Eppure, nonostante il loro passato, lui stava iniziando a capire e a leggere i suoi stati d'animo a vedere sempre di più quanto fosse spezzata.

Non capiva cosa significasse tutto ciò per lei. Se la infastidisse.

«Te l'ho già detto, Malfoy» continuò. «Se vuoi chiedermi qualcosa, fallo. Non usare questi mezzi con me, non puoi entrarmi nella testa, come non puoi comportarti come prima solo perché mi vedi turbata. Chiedi, per favore.»

«L'ho fatto» rispose tranquillo. «Ho chiesto se avessi avuto degli incubi.»

«No, prima hai fatto di tutto per portarmi all'esasperazione, poi hai chiesto. Sotto coercizione.»

«Non ci vedo nulla di sbagliato» si strinse nelle spalle, una luce genuinamente divertita nello sguardo perennemente distaccato.

Quindi sarebbe stato sempre così il loro rapporto, anche senza guerre razziali in corso? Botta e risposta infiniti prima di arrivare a quella sincerità travolgente? Non sapeva se le dispiaceva fino in fondo. Nonostante i suoi commenti la sfidavano a sfoderare la bacchetta, erano arguti e la incitavano a risposte altrettanto piccate, risposte e provocazioni in cui lei era brava, aveva scoperto. Che le facevano ribollire il sangue. Che la facevano sentire viva.

Scosse di nuovo la testa e incrociò le braccia al petto. «Quindi vuoi aiutarmi con l'Occlumanzia?»

«Sì, se pensi che possa aiutarti a canalizzare la tua attenzione. Ma non è semplice, io ci ho messo anni per padroneggiarla e non sempre è efficace. Con te sarà un lavoro ancora più difficile. Nelle uniche due volte che sono entrato nella tua mente, ho visto quanto caos si cela.»

«Ah, quindi c'è l'eventualità che tu non sia sempre così efficacemente stronzo?»

«Attenta, Granger» affilò lo sguardo su di lei, credendo d'intimidirla. «Potrei rimangiarmi la parola.»

«Mi devi un favore» rispose. «Anzi, due. Uno per aver frequentato Divinazione senza alcuno scopo. E il secondo per il tutoraggio.»

«Divinazione l'hai fatto per obbligare me e il tutoraggio con te non l'ho scelto io.»

Questa volta fu Hermione ad assottigliare lo sguardo, l'eccitazione che montava. «Divinazione con Fiorenzo ti è piaciuta, alla fine, non negarlo. Per il tutoraggio, alla fine di questi due mesi ti ritroverai a ringraziarmi.»

«Posso lasciarti passare la prima. Ma con la seconda sei totalmente fuori strada. Al massimo ringrazierò i Quattro Fondatori per avermi fatto sopravvivere, se mai uscirò vivo da questo supplizio.»

«Certo, Malfoy, continua a ripetertelo» atteggiò un sorriso altezzoso. «Quindi mi devi un favore.»

«Andata. Ti farò lezione di Occlumanzia. Peccato, però. L'avrei fatto anche senza tutta questa tiritera» sollevò le sopracciglia. «Occasione sprecata, Granger.»

«Ho ancora una domanda.»

«No, te la sei giocata quando mi hai chiesto se ti avrei aiutato. Ancora, un'altra occasione sprecata. Ti facevo più scaltra.»

Maledetta serpe. Sospirò pesantemente dal naso e suo malgrado cedette. Poteva domandare direttamente alla fonte sui pericoli che aveva accennato Narcissa Malfoy, quelli da cui l'aveva esclusa con tanto ardore la Mcgranitt, ma doveva chiedere a Blaise, se mai ne sapesse qualcosa. Avrebbe trovato il modo di parlargliene.

«Quando vuoi iniziare, allora? Abbiamo già un programma piuttosto serrato con le ripetizioni» disse Hermione. «Non possiamo sottrarre tempo o non ce la faremo per quando avrai gli esami alla fine di ottobre. Questa rimane la priorità.»

Malfoy la osservò sinceramente stupito e annuì brevemente. Si guardò intorno per qualche istante ed esordì: «Adesso. E domani. Possiamo farlo nel weekend.»

Ancora una volta, Hermione si ritrovò a senza parole. «Domani è domenica. Rinunceresti al tuo unico giorno libero per... me?»

Il ragazzo si strinse nelle spalle e senza guardarla direttamente negli occhi, disse: «Tanto ho capito che in un modo o nell'altro saremo costretti a stare nella stessa stanza, anche contro la mia volontà. Quando per le ripetizioni, quando per un invito di Blaise e Theo. Il mio Karma non è molto favorevole, a proposito.»

La ragazza scoppiò a ridere, seppur in modo isterico, senza riuscire a frenarsi. Tutto ciò andava al di là di ogni piano dell'universo, qualsiasi esso fosse. E sentire Malfoy che utilizzava espressioni babbane... Merlino, che cosa stava succedendo nel mondo? Forse non si era ancora svegliata e quell'incubo che credeva di averla sottratta dal sonno, si era trasformato in un'utopia.

Si sentì osservata e si costrinse a ritornare seria. «Va bene. Però non mi sono preparata a sufficienza. Ho letto alcuni libri quest'estate e mi sono anche esercitata un po' con Harry, anche se ci siamo concentrati di più sull'offensiva e la difesa dagli attacchi esterni. Dici che posso trovare qualche altro manuale qui in Biblioteca sulla catalogazione dei pensieri? Non ho portato con me nemmeno una pergamena per prendere appunti. E se occludendo tutto rischiassi di dimenticare alcuni episodi? Ho letto che c'è un parallelismo tra obliviazione e occlusione; ci sono stati casi in cui persone hanno sotterrato talmente a fondo i propri pensieri e ricordi che hanno perso la strada per ritrovarli, devastando la propria personalità, altri ancora hanno persino dimenticato di avere la magia. Poi c'è quest'altro libro che parla dell'influenza emotiva sulla magia e mi chiedevo se si potesse...»

«Possa Salazar perdonarmi» mormorò il ragazzo alzando gli occhi al cielo. «Granger, smettila di blaterare, per prima cosa.»

Hermione sigillò le labbra di scatto e lo osservò con attenzione famelica. Lui se ne accorse perché scosse la testa, desolato. «Dimentica tutto quello che hai letto.»

«Ma...»

«Tutto, Granger. Qualsiasi supposizione, idea o riscontri di casi studiati. Tutto. Dimentica anche le esercitazioni fatte quest'estate, che a proposito, non ti sono servite a nulla, se sono riuscito a entrare nella tua mente con quella facilità, l'altro giorno.»

«Ero distratta» si giustificò.

«I maghi malintenzionati non ti chiedono prima il permesso» rispose piccato.

«Tu non l'hai fatto.»

«Allora sei fortunata che non fossi malintenzionato» non poté evitare di aggiungere allargando il sorriso serpentesco: «Probabilmente.»

Hermione fece roteare gli occhi.

«A proposito, da quando Potter è un Legilimens?»

«Ha fatto qualche lezione con Piton al quinto anno» si limitò a dirgli, evitando di rivelare quanto fossero state disastrose quelle lezioni e che in realtà le uniche volte in cui era entrato nella mente di qualcuno – in quella del professore e di Voldemort – l'aveva fatto accidentalmente, con risultati altrettanto tragici.

Sembrò sorpreso da quell'informazione, ma glissò su altro. «Quando difendi i tuoi pensieri dall'esterno hai due strade da percorrere: o crei un muro invalicabile intorno alla tua mente o lasci entrare dirigendo l'invasore su altri pensieri. Il primo caso richiede un'esercitazione costante, e ci vuole più tempo, come se costruissi quella parete mattone dopo mattone con le tue mani. È più difficile e ci sono occlumanti esperti che a stento riescono a respingere l'intrusione, specialmente sotto tortura» disse con uno sguardo di ghiaccio, un'ombra plumbea e cupa lo attraversò. «Mentre la seconda strada richiede più flessibilità, ma una concentrazione ferrea. Lo chiamano palazzo mentale. Crei delle porte e dirigi l'attenzione dell'invasore in una stanza o un'altra, tenendo chiuse tutte le altre porte. Da quello che ho visto l'anno scorso, hai più possibilità con la seconda opzione.»

«Non l'ho fatto intenzionalmente.»

«Lo so» annuì grave. «La tua mente è come una biblioteca. Se inizi a figurartela anche tu così, ti sarà più semplice accedere ai tuoi pensieri e a chiuderli come se posassi un libro nella giusta sezione.»

«Questo se riguarda un attacco esterno» disse lei iniziando già a immaginare pile su pile di scaffali occupati da migliaia di libri. «Ma se volessi escluderli a me stessa?»

«Vale lo stesso principio. Sei la peggiore nemica di te stessa e devi imparare a riconoscere quei pensieri invasivi. Non bastano le distrazioni esterne per distogliere la tua attenzione, ma devi iniziare a chiudere quei libri uno alla volta. A dargli un ordine che solo tu puoi stabilire, dove solo tu puoi accingerci quando vuoi farlo, se vuoi farlo.»

Hermione annuì a sua volta e aveva ragione, quando disse che era la peggiore nemica di sé stessa. Erano i suoi stessi pensieri che la stavano spingendo giù nel baratro della sua sofferenza e come previsto, solo lei avrebbe potuto risollevarsi, chiudere quei libri, disporli in sezioni. Avrebbe dovuto creare uno scudo per evitare che emergessero contro la sua volontà. Stava per fargli una domanda in merito, quando le venne in mente un'altra cosa. «Tu come hai fatto a creare quello scudo nella mia mente? È un tipo diverso di Occlumanzia. Anzi, è come se fosse l'unione di Legilimanzia e Occlumanzia.»

Il ragazzo scosse la testa e la guardò con una serietà disarmante. «Non lo so. Prima di te l'ho fatto solo con Theo ed entrambe le volte sono state fortuite. E se con Theo è successo in modo istintivo, con te...» prese un profondo respiro, gli occhi terribilmente limpidi ancorati ai suoi. «Le tue urla mi hanno strappato dalle profondità della mia mente.»

«Stai dicendo che ti ho attirato io?»

«No, volevo già farlo, ma è come se mi avessero spianato la strada la prima volta, mentre lei... ti torturava. Le tue urla hanno fatto scattare qualcosa, magari la mia mente aveva registrato il pericolo come con Theo. La seconda volta, invece, non ho avuto nemmeno bisogno di pensare di farlo. Un attimo prima credevo fossi morta» s'interruppe serrando le mandibole. Deviò l'attenzione oltre le sue spalle, oltre quell'aula ricoperta di verde, forse di nuovo in quel salone a ripercorrere quei momenti che per lei erano ancora terrificanti. Per la prima volta si chiese cosa avesse provato quel pomeriggio. L'aveva salvata, ma cosa aveva l'avesse spinto a farlo, forse non l'avrebbe mai saputo. Si disse che in realtà non le interessava, perché era andato contro tutti per lei. E ciò le bastava. «L'attimo dopo ripercorrevo i tuoi ricordi insieme a te» continuò. «Credo si sia creata una connessione da allora. Posso entrare nella tua mente anche senza l'uso della bacchetta.»

Ecco come c'era riuscito in Biblioteca e perché l'aveva intimata di imparare a tenerlo fuori quella sera. Si ritrovò a fare un passo indietro, come se potesse fuggire via da una nuova possibile invasione e il ragazzo se ne accorse, la guardò torvo. «Sei consapevole che queste lezioni richiederanno che io entri ancora nella tua mente, vero?»

Hermione si sfregò le mani sulle braccia nude, ora quel freddo non sembrava più tanto rassicurante, ma si costrinse a rimanere sul posto e ad annuire. «Mi hai spiazzata con questa notizia. Non ho paura di te.»

«Adesso chi è tra noi due che si ripete le cose pur di crederci?» la sfidò.

«Non ho paura» disse convinta. «Ma se si è creata una connessione, come dici, anche io posso entrare così facilmente nella tua mente?»

«Sì, se tu fossi una Legilimens altrettanto capace» la studiò per qualche istante. «Ci hai mai provato?»

«Solo con Harry e con la bacchetta, ovviamente. Prima di te e tua madre non credevo nemmeno si potesse fare.»

«Mia madre?» alzò un sopracciglio assottigliando lo sguardo su lei.

Oh, Morgana. Quella donna non gli aveva detto proprio nulla, allora.

«Il mese scorso ho avuto un colloquio con lei e la Mcgranitt, qui a scuola, quando mi hanno fatto la proposta di tutoraggio. In quell'occasione ha provato a infilarsi nella mia mente per capire come circuirmi e accettare l'incarico.»

«Da come ne parli sembra che non ci sia riuscita.»

«Per pochissimo, prima che me ne accorgessi e la respingessi. Tutto sotto il naso della preside. Sono stata piuttosto brava.»

E ora si spiegava perché avesse percepito lei e non il figlio. Tra loro c'era quella connessione creata quando l'aveva salvata, non una ma ben due volte.

«E nonostante ciò, hai comunque accettato» disse stupito.

«Sì» disse scrollando le spalle, una sincerità disarmante in quell'unica sillaba.

«Perché?»

«Stiamo ancora facendo il gioco delle domande?»

Lui la guardò esasperato. «Avanti Granger, come puoi aver accettato una cosa del genere... con i nostri trascorsi e per di più dopo che mia madre ti ha pure invaso la mente con la forza. Tutto ciò va al di là di qualsiasi follia eroica Grifondoro.»

«Perché mi hai salvata, Malfoy, nonostante i nostri trascorsi» non credeva avesse bisogno di specificarlo. Ma per lui era davvero impensabile, addirittura una follia. Aveva capito che avesse anche bisogno di motivazioni concrete. «Perché credo nelle seconde possibilità. Ero sincera quando la settimana scorsa ti ho detto che voglio lasciarmi tutto alle spalle. Con questo non ti sto dicendo che dimentico quello che è successo in questi anni, ma se tu sei stato capace di andare contro il tuo odio nei miei confronti, per quello che rappresento, e salvarmi la vita, risparmiandomi la follia in cui mi avrebbero indotto le Cruciatus di tua zia, io posso andare oltre... questo» indicò la cicatrice sul suo braccio, quello che significava per lei, lui, per loro. «Siamo solo dei ragazzi. Abbiamo fatto i nostri sbagli. Io ora voglio fare qualcosa di giusto o la guerra, tutti quei morti» aver perso i suoi genitori, pensò, «non hanno significato nulla. E io voglio darci un senso. Voglio credere che tutta quella sofferenza e quella violenza avessero uno scopo.»

«Tu che senso ci stai dando?»

Stirò un lato della bocca. «Un mondo diverso.»

Era la speranza di un'illusa, ma era anche la forza motrice che la faceva svegliare ogni giorno, ad affrontare quel mondo frammentato. E anche se Malfoy l'aveva fatto nel modo sbagliato, a modo suo, le aveva ricordato che lei era una combattente e in un modo o nell'altro, nonostante le maniere, nonostante la presupposta indifferenza, lui era diventato un alleato in quella nuova guerra, che lo volesse o no. Era solo da vedere qual fosse il suo scopo.

«Tu che senso hai dato alle tue azioni?» chiese lei. «Aver salvato me e Theo.»

Il ragazzo dischiuse le labbra, la osservò per un lungo minuto, indeciso. «Sto ancora cercando di capirlo» disse e fu la sconcertante sincerità in quegli occhi chiari a farle bastare quella risposta, che il suo non fosse un modo per nascondere la verità. Aveva agito per impulsività, l'aveva detto e ora stava facendo i conti con tutto, e quel pizzico di arroganza le faceva addirittura sperare che non stesse rivalutando solo quelle azioni, ma tutto ciò che era successo prima, a meno che non fosse un processo con cui lui si stava battendo già da tempo.

Quando Hermione annuì, anche lui fece un cenno del capo, come un ringraziamento a non insistere sulle sue motivazioni o, ne era certa, lui si sarebbe di nuovo chiuso e avrebbe sfoggiato quell'espressione granitica. Ora, sembrava persino più rilassato, sebbene non mancasse quell'aria circospetta che capì fosse la sua armatura. Ognuno di loro aveva bisogno di difendersi in qualche maniera e fu allora che germogliò una nuova speranza, che quell'incarico si trasformasse in un'occasione in cui entrambi avrebbero smesso d'indossare le loro maschere, di riuscire a rivelarsi apertamente senza temere un attacco dall'altra parte. Ma quel tipo di fiducia era qualcosa che avrebbero dovuto costruire insieme. E sarebbe dovuta partire da lei. Non credeva nemmeno che lui sapesse da dove iniziare a edificare quella fiducia, se l'avesse voluto. Anche lì, era un lavoro che avrebbe dovuto eseguire mattone dopo mattone, ovunque la stesse portando. In quel mondo diverso che si era ripromessa.

«Quindi» disse Hermione, un nuovo fuoco a illuminarle lo sguardo. «Da dove cominciamo?»


Ecco qui con un nuovo capitolo. Sto cercando di essere regolare con gli aggiornamenti, ma alcune faccende mi stanno portando via più tempo di quanto voglia e non sempre riesco a sedermi per correggere i capitoli.

Comunque... parafrasando questo capitolo, come potete vedere sto gettando le basi del loro rapporto attraverso i dialoghi, mattoncino dopo mattoncino, e sono tanti. Ma credo che sia l'unica maniera plausibile. Da che mondo e mondo, solo attraverso i confronti verbali si può raggiungere un punto comune, pur rimanendo nelle proprie idee. Altrimenti uno si profonderebbe in soliloqui e addio. Il mondo può anche collassare, no?

Ora la smetto io di parlare. :D

Grazie per aver letto, votato e aggiunto alle liste di lettura.

Bisous

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