Il mistero della casa

Koira91 द्वारा

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Una famiglia. Una casa. Un trasloco troppo avventato. Melissa Martini è un'adolescente qualunque, come mol... अधिक

Book Trailer
Cast
Prologo
Capitolo 1 - Era davvero una bella villetta ...
Capitolo 2 - La cosa più giusta
Capitolo 3 - Dissociazione
Capitolo 4 - Vuoti di memoria
Capitolo 5 - Impotenza
Capitolo 6 - Affiliazione
Capitolo 7 - Let it be
Capitolo 8 - Controversie
Capitolo 9 - Zombie
Capitolo 10 - Solo una possibilità
Capitolo 11 - Preoccupazioni
Capitolo 12 - Fraintendimenti
Capitolo 13 - Presunzione di innocenza
Capitolo 14 - La festa
Capitolo 15 - Al di là di un freddo vetro
Capitolo 16 - Rivelazioni
Capitolo 17 - Spiacevoli scoperte
Capitolo 19 - Ho sceso, dandoti il braccio*
Capitolo 20 - If these wings could fly ...
Capitolo 21 - Alex
Capitolo 22 - Qualcuno l'ha spinta
Capitolo 23 - Flussi di coscienza
Capitolo 24 - Tornare a vivere
Capitolo 25 - Uscita a quattro
Capitolo 26 - Un idiota come me
Capitolo 27 - DTR
Capitolo 28 - Questione di fiducia
Capitolo 29 - Words like violence, break the silence
Capitolo 30 - Respiro consapevole
Capitolo 31 - Esami
Capitolo 32 - Cloroformio
Capitolo 33 - Flashback
Capitolo 34 - Psycho
Capitolo 35 - Come Norman Bates
Capitolo 36 - Diverso
Capitolo 37 - Tutto il resto può aspettare
Capitolo 38 - Come Orfeo ed Euridice
Capitolo 39 - Si può cambiare
Capitolo 40 - Era mia figlia
Capitolo 41 - Tutti i migliori sono pazzi
Capitolo 42 - We're in Heaven

Capitolo 18 - Incomprensioni

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Koira91 द्वारा

<< Allora? Quando avevi intenzione di dirmelo, Melissa? >>.

Non avevo mai visto mio padre così infuriato in tutta la mia vita: perdeva la pazienza molto sporadicamente, e perlopiù con mio fratello.

<< I-io ... >> balbettai, imbarazzata.

Non sapevo cosa rispondergli.

<< Non pensavo che fosse importante >> me ne uscii alla fine.

<< Non pensavi che fosse importante? Ma che diavolo ti passa per la testa! Sei sempre stata una persona seria e giudiziosa ... >>.

Ecco.

Odiavo quando mi diceva così. Odiavo dover essere sempre all'altezza dei suoi standard, dover essere sempre e comunque quella seria, quella tranquilla, quella saggia ...

Non lo sopportavo.

<< E adesso dove stai andando? >> domandò mio padre, vedendomi indossare la giacca (di Giacomo) e prendere la borsa. << Guarda che non abbiamo ancora finito! >>.

Stava strillando, e aveva attirato su di sé l'attenzione dei pazienti e di tutto il personale sanitario.

<< Potresti evitare di urlare? Non so se te ne sei accorto, ma siamo in un ospedale. Ah, e a pochi metri da qui ci sono i genitori di Giada, che meriterebbero un po' più di rispetto da parte tua >> dissi, tutto d'un fiato.

<< Melissa >> abbassò la voce, trattenendomi per un braccio. << Non avrai mica intenzione di andartene con quel pazzo? >>.

<< Se c'è un pazzo, qui dentro, sei tu >> esclamai, fredda.

Mi svincolai dalla presa e mi diressi verso Giacomo, indirizzando un'ultima occhiata a Giada, ancora apparentemente addormentata.

Beata te, pensai, che te ne stai lì a dormire e non senti nulla.

<< Potresti ... ? >> iniziai, rivolta a Giacomo.

<< Non avresti dovuto parlare in quel modo a tuo padre >> mi rimproverò lui, serio. << Ha ragione, sei troppo seria per frequentare un pazzo come me >>.

Era visibilmente abbattuto.

<< La smettete tutti di dirmi che sono troppo seria per fare qualcosa? >> sbottai, irritata. << Non ho intenzione di parlargli, almeno non per oggi, non fino a quando non si sarà calmato >>.

<< Ma ... >> iniziò il ragazzo, agitato.

<< Quindi, le cose sono due >> proseguii, ignorandolo. << O mi accompagni tu a casa, o sarò costretta a chiedere un passaggio a Federico >>.

Pronunciai quelle parole istintivamente, senza pensare. Non era proprio da me parlare in quel modo, ricattare qualcuno. Cosa mi stava succedendo ...

<< Ti accompagno io >> cedette, sconfitto.

Mi prese per mano e ci allontanammo, non prima di aver indirizzato a mio padre - ancora furente - un ultimo sguardo colmo d'ira. Non riuscivo a credere che avesse detto quelle cose, che mi avesse rimproverata davanti a degli sconosciuti, umiliandomi. Ma dov'era finito il papà buono e gentile di sempre? Aveva veramente lasciato spazio a quell'uomo vile ed autoritario? Stile "padre padrone" dei primi del Novecento?

In realtà, almeno un po' aveva ragione, dovetti ammettere: dopotutto, forse avevo sbagliato ad omettere il piccolo dettaglio che Giacomo era "malato" e suo padre un ex carcerato. Peraltro, indagato per omicidio. Non tolleravo comunque quella sua necessità costante ed irrefrenabile di avere il controllo di tutto e di tutti: di me, di mia madre, di mio fratello. E, a poco a poco, quell'utopistico castello di sabbia che si era costruito stava crollando: mia madre non gli parlava, e Davide si stava cacciando in qualche guaio, qualcosa ai limiti della legalità, ne ero sicura.

Io ... be', io non potevo permettermi di sbagliare, giusto?

No, certo che no.

Io ero perfetta.

Dovevo essere la figlia perfetta.

<< Sovrappensiero? >> mi disse Giacomo, catapultandomi nella realtà.

<< Non ho voglia di parlarne >> lo liquidai, seccata.

<< Dove ti porto? >>.

<< A casa. Devo fare i compiti >>.

<< Come mi piace questa tua trasgressività >> osservò, divertito.

Gli indirizzai un'occhiataccia.

<< Sai, credo che dovresti ... >> cominciò.

<< No, non credo >> lo bloccai. Sapevo dove voleva arrivare. << Ti prego, parliamo di tutto ma non di quello che è appena successo in ospedale >>.

<< E di cosa hai voglia di parlare? >> chiese, spalancandomi lo sportello della macchina.

<< Non so, improvvisa >>.

Salii in auto e mi allacciai la cintura di sicurezza.

<< Hai visto l'episodio di ieri dei Simpson? >> fece, mettendo in moto l'auto.

Gli rivolsi un'altra occhiataccia: che diavolo di domande faceva? Totalmente fuori luogo.

<< No >> risposi, laconica.

<< Ok ... >> tossì. << Oggi fa freddo >>.

Anche lui aveva iniziato a parlare del tempo. Da non credere.

<< Facciamo che scelgo io l'argomento, ok? Altrimenti questi venti minuti di viaggio non passano mai >> dichiarai, abbozzando un sorriso.

<< Come vuoi tu >> approvò lui, remissivo.

<< Mi sono resa conto di non sapere nulla di te ... a parte i dettagli più ... sconvolgenti? >>.

Sorrise.

<< Cosa vuoi sapere? >>.

<< Facciamo come nei film, quando i protagonisti fingono di conoscersi per la prima volta >> proposi. << Piacere, Melissa Martini >> gli porsi la mano.

Parve sorpreso dalla proposta.

<< Avrai capito che sono un po' folle >> aggiunsi, lievemente imbarazzata.

<< Forse dimentichi con chi stai parlando ... ah, già, noi non ci conosciamo >> si corresse. << Che maleducato. Io sono Giacomo Ariosto, piacere >> strinse la mia mano.

<< Ariosto? Che bel cognome >> osservai, fingendomi colpita. << Molto letterario. Anche a lei piace scrivere? >>.

<< Intanto mi dia del tu, signorina Martini >> finse di rimproverarmi. << E comunque no, non mi piace scrivere. Sono più un lettore che uno scrittore. E a lei piace bere? >>.

<< C-cosa? >> esclamai, imbarazzata. << In realtà, sono astemia. Ho bevuto solo una volta in tutta la mia vita, e non mi é piaciuto. Non mi piace perdere il controllo delle mie azioni >>.

<< Vedi, altro che nomen omen. A me non piace scrivere, a te, Martini, non piace bere >>.

Scoppiai a ridere, non riuscendo a trattenermi.

<< Quindi adesso so che sei un po' folle, astemia e che non ti piace perdere il controllo. Tu cosa vuoi chiedermi? A parte se sono uno scrittore ... >>.

<< Cosa fai nella vita? Studi, lavori ... ? >>.

<< Lavoro >> rispose. << Faccio il fotografo >>.

<< Wow >> esclamai, colpita. << Che soggetti prediligi? >>.

<< Paesaggi, perlopiù. Ma potrei anche fare un'eccezione per te ... >>.

Tossii, imbarazzata.

<< Non sono esattamente il tipo da selfie o da scatti artistici, se non l'hai capito >>.

<< L'avevo capito, in realtà. Sappi che sono un attento conoscitore dell'animo umano. Ed è per questo che mi piaci terribilmente >> dichiarò lui, sorridendomi.

<< Attento conoscitore dell'animo umano, credo che dovresti cambiare marcia >> dissi, giusto per stemperare il momento di imbarazzo.

<< Incredibile, quindi ammetti che le auto parlano? >> esclamò, entusiasta. << Non eravamo pazzi, noi uomini, a pensarlo? >>.

<< Non so se parlano, semplicemente sento uno strano rumore >>.

<< Bene, Melissa. Quello strano rumore è il motore >>.

<< So che cos'è >> chiarii, irritata. << Non sono una stupida >>.

<< Non l'ho detto >> si difese lui, allungando la mano destra verso il cambio.

Nessuno dei due proferì parola nei minuti successivi.

<< Eccoci arrivati >> dichiarò Giacomo, non appena fummo sotto casa mia.

Parcheggiò e spense il motore.

<< Allora ... ci vediamo in giro >> dissi, abbassando lo sguardo.

<< Certo. Se hai bisogno, sai dove trovarmi >>.

Indicò con l'indice il balcone della sua stanza.

<< Giusto, oltre che attento conoscitore dell'animo umano sei un lettore accanito, signor Ariosto >> lo punzecchiai bonariamente. << Grazie ... di tutto >>.

Mi avvicinai lentamente a lui e gli diedi un bacio sulla guancia, lievemente imbarazzata.

<< Grazie a te >> dichiarò Giacomo, salutandomi.

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