Il mistero della casa

נכתב על ידי Koira91

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Una famiglia. Una casa. Un trasloco troppo avventato. Melissa Martini è un'adolescente qualunque, come mol... עוד

Book Trailer
Cast
Prologo
Capitolo 1 - Era davvero una bella villetta ...
Capitolo 2 - La cosa più giusta
Capitolo 3 - Dissociazione
Capitolo 4 - Vuoti di memoria
Capitolo 5 - Impotenza
Capitolo 6 - Affiliazione
Capitolo 7 - Let it be
Capitolo 8 - Controversie
Capitolo 9 - Zombie
Capitolo 10 - Solo una possibilità
Capitolo 11 - Preoccupazioni
Capitolo 12 - Fraintendimenti
Capitolo 13 - Presunzione di innocenza
Capitolo 14 - La festa
Capitolo 15 - Al di là di un freddo vetro
Capitolo 16 - Rivelazioni
Capitolo 18 - Incomprensioni
Capitolo 19 - Ho sceso, dandoti il braccio*
Capitolo 20 - If these wings could fly ...
Capitolo 21 - Alex
Capitolo 22 - Qualcuno l'ha spinta
Capitolo 23 - Flussi di coscienza
Capitolo 24 - Tornare a vivere
Capitolo 25 - Uscita a quattro
Capitolo 26 - Un idiota come me
Capitolo 27 - DTR
Capitolo 28 - Questione di fiducia
Capitolo 29 - Words like violence, break the silence
Capitolo 30 - Respiro consapevole
Capitolo 31 - Esami
Capitolo 32 - Cloroformio
Capitolo 33 - Flashback
Capitolo 34 - Psycho
Capitolo 35 - Come Norman Bates
Capitolo 36 - Diverso
Capitolo 37 - Tutto il resto può aspettare
Capitolo 38 - Come Orfeo ed Euridice
Capitolo 39 - Si può cambiare
Capitolo 40 - Era mia figlia
Capitolo 41 - Tutti i migliori sono pazzi
Capitolo 42 - We're in Heaven

Capitolo 17 - Spiacevoli scoperte

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נכתב על ידי Koira91

"Sono le sei e mezza del mattino, e come ogni giorno siamo qui a farvi compagnia in radio. Oggi si prospetta una giornata solare ma fredda; eh già, sembra che dovremmo dimenticare, almeno per un po', il caldo afoso dei giorni scorsi".

Spensi la radio sveglia e mi alzai silenziosamente: non volevo svegliare Elena. Presi l'accappatoio e mi diressi rapidamente verso il bagno per farmi la doccia. Entro pochi minuti, scesi in cucina a prepararmi la colazione, trovandovi Davide, sdraiato sul divano.

<< Dado >> esordii. << Cosa ci fai qui a quest'ora? >>.

Mi rivolse un'occhiata confusa.

<< Io ... niente, ero sceso a prendere qualcosa da bere >>.

L'odore di sigarette (e altro) nell'aria era ben riconoscibile.

<< Non è che hai fumato? >> gli domandai, furente.

<< No >>.

Mi avvicinai a lui e gli annusai i vestiti, che puzzavano incredibilmente di tabacco.

<< Davide, cosa stai combinando? >> chiesi. << Tu non sei così. Non ti riconosco più >>.

<< Potrei dire la stessa cosa di te >> si limitò a rispondere, alzando le spalle e salendo in camera sua.

Aveva ragione.

Nel giro di due giorni mi ero ubriacato, cosa che non succedeva da prima che nascesse Melissa, e mi ero assentato al lavoro. Mi versai del caffè in una tazza e lo bevvi, sorseggiandolo e rimuginando su quanto accaduto. Mio figlio aveva iniziato a fumare, a soli tredici anni, e Dio solo sapeva che cosa. Estrassi dalla tasca un anello vecchio e logoro e me lo rigirai fra le dita: sembrava una fede. No, forse non era una fede; era d'argento e all'interno c'erano incise due iniziali: L. e L. Manipolai quell'oggetto misterioso ancora per alcuni minuti, riponendolo poi con cura in una tasca del giubbotto. L'avevo trovato il pomeriggio precedente, pulendo la piscina in giardino. Chissà a chi apparteneva ... forse avrei dovuto parlarne con il precedente proprietario. Sì, decisi, l'avrei chiamato quella sera stessa, di ritorno a casa. Presi le chiavi dell'auto e mi diressi in fretta verso la mia postazione lavorativa. Erano quasi le otto, quando timbrai il cartellino. Decisi di prendere l'ascensore, e all'apertura delle porte ebbi di fronte mia figlia.

<< Melissa? >>.

Aveva delle vistose occhiaie e sembrava stravolta.

<< P-papà ... >> balbettò, sorpresa.

Alle sue spalle c'era Giacomo, il nipote della vicina.

<< Cosa ci fai qui? >> domandai.

<< Giada è in coma >> rispose semplicemente lei, tirando su col naso.

<< In ... coma? >> ripetei meccanicamente, incredulo.

Presi mia figlia per mano e la trascinai in fondo al corridoio, lontana da quel ragazzo.

<< Ti ha accompagnata lui qui, Mely? >> chiesi, insistente.

<< Sì >> fu la sua risposta. << Papà, erano le due di notte e tu ti saresti dovuto svegliare presto per venire al lavoro. Non sapevo a chi chiedere >>.

Era visibilmente mortificata.

<< Hai fatto bene >> dissi infine, abbracciandola.

Dopotutto, la sua migliore amica era in coma, e l'aveva fatto per non svegliarmi.

<< Ma non farlo mai più >> le intimai. << Cosa è successo a Giada? >>.

<< Dicono che era ubriaca e ha perso l'equilibrio. È caduta da una finestra al secondo piano, alla festa di Federico >> dichiarò, tutto d'un fiato.

E poi scoppiò in lacrime.

<< Dai, stai tranquilla, tesoro. Sono sicura che le cose si sistemeranno >>.

Lo sguardo mi cadde sull'orologio da polso: erano le otto e dieci. Cavolo, dovevo salire in reparto a lavorare.

<< Mely, devo lavorare >> le dissi, liberandomi dal suo abbraccio e accarezzandole una guancia. << Se hai bisogno di qualcosa, sali su >>.

Presi una manciata di banconote dal portafoglio e gliele diedi.

<< Andate a mangiare, tu e mister simpatia. Sono sicuro che non avete fatto colazione >>.

<< Grazie, papà >> mi ringraziò lei, sorridendomi.

Presi l'ascensore, destinando un'occhiataccia a Giacomo, e salii a lavorare. Nel corridoio del reparto, incontrai un compagno di Melissa.

<< Salve, signor Martini >> mi salutò, dandomi la mano.

<< Ciao ...? >>.

<< ... Federico >> completò lui, porgendomi la mano destra.

<< Tu sei il ragazzo della festa di ieri, vero? >> gli domandai, ricordandomi il nome.

<< Sì, gliel'ha detto sua figlia, vero? >>.

Annuii.

<< Le volevo parlare del ragazzo di Melissa >> annunciò.

<< Q-quale ragazzo? >> mi lasciai sfuggire, colto alla sprovvista.

Melissa aveva un ragazzo?

Che non si riferisse a quel Giacomo.

<< Non sapeva nulla? >> esclamò, fingendosi rammaricato.

<< Io ... sì, forse sospettavo. Ma a te chi l'ha detto? Ne sei sicuro? >>.

Non ci volevo credere.

<< Li ho visti baciarsi stanotte >>.

Baciarsi?! No, non era possibile, Melissa era ancora solo una bambina ...

<< Cosa volevi dirmi di importante? >> gli domandai, spazientito.

<< Non credo che dovrebbe lasciarglielo frequentare >>.

Quella sua affermazione mi spiazzò.

<< E perché mai? >> mi informai. << Sai qualcosa che io non so? >>.

<< Forse >> rispose, criptico.

Quel ragazzo era veramente fastidioso, ma non potevo farglielo notare: volevo avere delucidazioni su Giacomo.

<< Lo conosco da molto, molto prima di lei. Andava a scuola con mio cugino >>.

<< E quindi? >> domandai, spazientito.

Accennò un sorrisetto fastidioso.

<< È un pazzo. So che è stato ricoverato per un certo periodo in un istituto psichiatrico >>.

Cosa? Dio mio, non riuscivo a credere alle mie orecchie ...

<< Sai che cosa ... insomma, perché è stato ricoverato? >> chiesi, turbato.

<< Gliel'ho detto, è pazzo. Quando andava a scuola ha quasi ammazzato un suo compagno di classe. Non riuscivano a staccarlo da quel povero ragazzo ... non smetteva più di prenderlo a pugni >> rivelò.

<< Oh mio Dio ... perché non è finito in galera? >>.

<< Era ancora minorenne, purtroppo, e se l'è cavata con la psicoterapia. Dicevano che è "mentalmente instabile", che non era in sé quando è successo >>.

Sospirò.

<< Fossi in lei, non gli farei frequentare mia figlia >> aggiunse, malizioso.

Quel ragazzo era veramente irritante.

<< Grazie delle informazioni >> lo liquidai, seccato. << Adesso devo lavorare >>.

Mi allontanai rapidamente e mi diressi verso lo spogliatoio per indossare la divisa lavorativa. Non potei fare a meno di pensare a quanto avevo appena scoperto: Giacomo era affetto da chissà quale patologia psichiatrica, ecco tutto. Come se non bastasse, probabilmente si frequentava con mia figlia, e Dio solo sapeva cosa era successo tra i due. No, non era successo nulla: conoscevo Melissa, e mi fidavo di lei. "Non è successo nulla", mi ripetei, cercando di autoconvincermene. Ma come potevo permettere che mia figlia uscisse con lui? Secondo quanto detto da quel Federico, aveva quasi ucciso un suo compagno di scuola, e questo ancora prima di diventare maggiorenne. Chissà cos'altro aveva combinato, da allora ...

<< Signor Martini >>.

Era di nuovo quel ragazzo.

Mi aveva addirittura seguito fino allo spogliatoio.

Roba da matti.

<< Cos'altro c'è? >> esclamai, forse con un po' troppa aggressività.

<< C'è un'altra cosa che dovrebbe sapere, sempre se le interessa >>.

Sembrava offeso.

<< Scusami, questo per me è un periodo un po' ... complicato >>.

Complicato? Che eufemismo.

<< Cos'altro vuoi dirmi? >>.

<< Be', Giacomo non è l'unico matto della famiglia. Anche suo padre ha un passato un po' ... turbolento. So che è stato in prigione, e che l'hanno rilasciato qualche giorno fa. Se non ricordo male, dovrebbe vivere proprio accanto a casa vostra >>.

Accanto a casa nostra ...

Un attimo, che non fosse quel tipo di qualche sera prima, quello che mi aveva presentato mia figlia ... ma come diavolo si chiamava? Il signor ... tentai di ricordare ... era un cognome famoso, letterario ... Ariosto!

<< Parli per caso del signor Ariosto? >> domandai, agitato.

<< Sì, si chiama così >>.

Così Melissa mi aveva doppiamente mentito: prima su Giacomo, poi sull'identità del vicino, omettendo che fosse il padre di quel ragazzo. Smisi di cambiarmi e, a torace ancora scoperto, spalancai la porta dello spogliatoio (scandalizzando una giovane specializzanda). Mi infilai rapidamente la casacca e mi catapultai giù per le scale, diretto al reparto di "Terapia Intensiva". Svoltato l'angolo mi trovai di fronte Melissa, mano nella mano con Giacomo.

<< Papà >> mi salutò, sorridendomi e lasciando la mano del ragazzo, visibilmente imbarazzata. << Avevo capito che eri di turno ... >>.

<< Potresti lasciarci soli? >> dissi, rivolto a Giacomo.

<< Certamente >> fece lui, allontanandosi.

<< Che succede? >> domandò Melissa, preoccupata.

<< Quando avevi intenzione di dirmi che frequenti quel ragazzo? >> esordii, infuriato.

Melissa sussultò per la sorpresa.

<< I-io ... >> iniziò, mortificata.

<< E che è pazzo? >> la interruppi. << E il piccolissimo dettaglio che suo padre - il nostro vicino di casa! - è un ex-galeotto? >>.

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