The Rose sensation

Por chiavestories

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Che cos'è l'amore? Il dizionario ce lo descrive così: /a·mó·re/ Dedizione appassionata ed esclusiva... Mais

To you.
A & D
0| Quando i battiti cessano
1| Ramificazioni familiari
2|Morsi dal passato e bellezza catarifrangente
3| Doveri e favori
4| Mancata attività fisica
5| Accoppiata sconvolgente
6| Le bugie hanno le gambe corte
7| Sensazioni non condivise
8| Un'anima rotta resta spezzata
9| Spalle gradevoli per uccelli
10| Scacco matto
12| La lettera dei perdenti
13| Bagno complice
14| Pugni e caos
15| Fuga dal paradiso
16| Ambiente familiare
17| La vera accoppiata sconvolgente
18| Non corro
19| Binomio confuso
20| Ah, si?
21| Caudute scomode ed amichevoli desideri d'omicidio
22| Come ricucire due cuori
23| Un'anticonformista senza fotografie
24| L'omicidio dell'innocenza
25| Ally
26| Permaloso
27| Gli effetti di un'effusione scontata
28| Distruzione di massa
29| Ancora di salvezza e mare
30| Tuffo nel perché
31| Sarebbe stato meglio il contrario
32| Ormoni slegati
33| Stessi geni
34| Duplice aiuto
35| Tacos e autostrade
36 | Famiglia Landway
37| Climax discontinuo
38| Torta alla crema
39| Regali
40| Anche se
Epilogo
Ringraziamenti

11| Versione diversa di uno stesso individuo

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Por chiavestories

automobile
/au·to·mò·bi·le/
Veicolo a quattro ruote mosso da un motore, adibito al trasporto su strada di un limitato numero di persone.

𝙳𝚊𝚖𝚒𝚎𝚗 𝙻𝚊𝚗𝚍𝚠𝚊𝚢

Quell'infame aveva lasciato la stanza da cinque minuti ed io ero ancora sdraiato sul letto a guardare il soffitto come un emerito coglione nell'attesa che l'erezione si affievolisse. Presentarmi davanti agli altri così era fuori discussione.

Piccola stronza che non era altro.

Respirai sonoramente e chiusi gli occhi mettendomi le mani dietro la testa.

Le sue gambe lunghe, abbronzate e bagnate.
Il suo viso.
Le sue spalle.
Le sue clavicole.
I suoi capelli.
La sua schiena.
Si poteva dire di tutto di Ailis McDavis, ma negare che mezza nuda e bagnata non fosse una visione, era insussistente.

Chi diavolo si sarebbe aspettato che le sue tette fossero almeno una terza visto il suo usuale abbigliamento di merda?

Sorrisi ancora con gli occhi chiusi. Mi aveva non indifferentemente umiliato, mi piaceva.

Mi era piaciuta ogni sua singola mossa, anche se totalmente inaspettata. La certezza che mi avrebbe baciato era cosí perspicua che la possibilità che non lo facesse la consideravo più remota dell'esistenza di un asino con tre paia di palle.

Era galvanizzante sentire la tensione sessuale che la vicinanza delle sue labbra diffondevano nelle particelle vicine a noi, ero sicuro che persino gli otto elettroni di quello stronzo dell'atomo d'ossigeno che ci divideva fossero eccitati.

I suoi occhi chiari avevano costretto i miei a seguire ogni suo movimento. E le mie pupille sleali complici al mio corpo avevano sgretolato la mia facoltà di comprendere, permettendole di spingermi all'indietro come uno stupido.

Aveva vinto quel round, glielo concessi, poteva battermi nelle battaglie più piccole ed agevoli ma le avrei impedito la vittoria della guerra.

Sospirai, mai un rifiuto tanto umiliante aveva colpito la mia persona come quello di farmi cadere sul letto, ma lo scoprire qualcuno in grado di darmi il ben servito fu eccitante.

Un mio pari, una persona capace di usare le sue doti contro l'altro. Era solitamente quello che facevo io, e vedere Ailis comportarsi allo stesso modo mi fece comprendere quante analogie avessimo in comune. Portare avanti questo gioco con McDavis si sarebbe rivelato un combattimento contro la versione di me al femminile.

Riaprii gli occhi e mi passai una mano fra i capelli notando ancora l'arzilla felicità che il mio cazzo mostrava solo al pensiero di Ailis.

Nonostante mi fosse piaciuto quello che aveva fatto, sentirle il mio profumo addosso mi aveva scaturito una reazione mentale contraddittoria.

Appena era entrata nel salotto dove stavamo giocando aveva riempito la stanza col mio odore. Ero sempre stato geloso di qualsiasi cosa mi riguardasse o appartenesse, ma sfuggì alla mia comprensione come non mi avesse turbato come avrebbe dovuto sentire Ailis che sapeva di me.

Apprezzavo poche cose di McDavis che andassero oltre le sue natiche e le sue gambe, ma una di queste era sicuramente il fatto che non si mettesse mai il profumo. Non ostruiva il suo naturale odore con profumi o fragranze chimiche, gli unici elementi profumati sulla sua pelle erano i suoi estrogeni corporali.

Mentre camminavo nelle strade di Fort Myers, nell'Universitá o nei locali, respiravo scie di profumo finto ed artificioso provenire da tutte le donne che mi passavano vicino.
Ailis non lo indossava mai, in questo periodo in cui avevo avuto modo di avvicinarmi fisicamente a lei, l'odore della sua pelle mi aveva attratto come una calamita, aspetto che aumentava abbondantemente la mia voglia di entrarle dentro fino allo sterno.

Sospirai e riflettei.

Anche quando portavo ragazze a casa non permettevo loro di fare la doccia da me, già irritato dall'idea che avrebbero dovuto usare il mio bagnoschiuma e le mie cose.

Una notte lasciai Victoria quasi finire in stato d'ipotermia pur di non lasciarle la mia giacca e farla contaminare dal suo profumo stucchevole e dolciastro. Erano le cinque di mattina ed eravamo fuori da una discoteca in pieno Inverno; lei indossava una minigonna bianca che le faceva un gran bel culo, ma nonostante mi avesse chiesto la giacca un numero consistente di volte non gliela diedi. Oltre al fattore profumo, quella mattina si registravano temperature gelide, ed avendo freddo, mi tenni al caldo io.

Se quei dementi dei miei amici non avessero guardato Ailis come una meraviglia erotica, non le avrei mai dato una mia maglietta. Non prestavo, regalavo o permettevo a nessuno di indossare le mie cose, ma quell'irritante McDavis era riuscita a derubarmi per ben due volte nel giro di venti minuti.

Un attutito rumore di risate affievolite dalle pareti mi ricordó la presenza di alcuni compagni di squadra in casa mia.
Controllai la situazione del mio organo genitale e mi alzai per raggiungerli.

Quando arrivai nel salotto, notai Warner ridere sommessamente per una battuta che
Ailis doveva aver evidentemente fatto. La guardava divertito ed eccitato allo stesso tempo.

Le passó una mano dietro le spalle sorridendole ed io godetti nel vedere come lei si allontanò cautamente. Neanche volontariamente, ma stuzzicava l'appetito maschile non concedendosi mai.

La mia maglia le stava enorme, si era rimessa i pantaloni di prima e con il mio indumento dello stesso colore sembrava un pupazzo di neve umano.

«Bell'outfit.» proruppi facendole spostare lo sguardo dalle iridi scure di Warner alle mie.

Lei si alzó dal divanetto e si allontanó da Cassnell già visibilmente irritata dalla mia presenza.

«Sembri una suora.» La raggiunsi.

«Anche se di santa hai ben poco visto come ti sei comportata di lá.» sussurrai.

Sapevo di star tirando troppo la corda ma volevo portarla al limite della sopportazione.

Stette in silenzio e ne sorrisi compiaciuto mentre mi allontanavo, ma non prima di notare come cessó di respirare per un istante...ma non sarebbe stata McDavis se non mi avesse risposto incazzata entro quattro secondi. Per questo motivo non feci neanche in tempo ad allontanarmi da lei che vidi le sue spalle girarsi e voltarsi verso di me.

«È colpa tua.» si pose subito sulla difensiva.

«Io non ti ho costretta a prendermi per i polsi ed avvicinarti a me in quel modo.» alternai lo sguardo fra i suoi due occhi infuocati dalla rabbia.

«Lo rifarei volentieri.» ammise, stupendomi di nuovo in poco tempo rispetto alla precedente volta in cui l'aveva fatto.

Cosa?

«Lo rifarei adesso.» affermò. «Ti spingerei di nuovo, così voleresti di sotto col cazzo duro.» bisbiglió sorridendo, indicandomi la grande finestra centrale prima superarmi.

Restai letteralmente a bocca aperta e metabolizzai cosa aveva detto.

Ma brutta sfacciata che non era altro. L'aveva detto sul serio?

Mi piaceva che fosse intraprendente, ma doveva anche capire che le redini di quel gioco le possedevo e le avrei sempre possedute io. Mi voltai e le presi il braccio costringendola a voltarsi.

«Non scherzare troppo col fuoco, che poi ti becchi un'ustione di terzo grado.»

Si sottrasse dalla mia fioca presa e tornó in salotto non avendo elementi per replicare.

La mia calma affievolitosi per l'aver rimesso al suo posto Ailis, venne spazzata via quando notai Warner averla riavvicinata di nuovo.

McDavis mi faceva incazzare solo esistendo, ma anche Warner mi stava azzannando.
Avevo chiaramente detto a quel branco d'incapaci che Lei faceva parte del mio territorio di caccia. Volevo lavorarmela per bene e nessuno doveva essermi d'intralcio. Messaggio che Warner non doveva aver recepito bene visto il quantitativo di avancès che le aveva proposto come se non scopasse da mesi. Come se non avesse letteralmente fatto sesso con una quarantasettenne meno di tre ore fa.

«Devo studiare.» Dissi con un tono di voce alto per essere sicuro che tutti i presenti mi sentissero e comprendessero in maniera sottintesa di lasciare l'appartamento. Avevo avuto due alzabandiera a distanza di minuti, ero frustrato ed arrabbiato.

Jack e Warner si alzarono iniziandosi a sistemare mentre Ailis parlava con Trav. Lo stava gentilmente ringraziando per aver preso il libro di Raissa e gli stava chiedendo dove si trovasse la fermata dell'autobus più vicina a quest'ala di appartamenti.

L'autobus?

Ero più che certo che possedesse una macchina anche se effettivamente l'avevo sempre vista uscire dalla Jeep di Chung.

Era venuta a piedi anche se aveva una macchina?

«Ti accompagno io, tanto devo andare agli allenamenti.» affermai interrompendo la loro conversazione una volta che Cassnell e Wayard ebbero lasciato la stanza.

«Non dovevi studiare?» mi canzonó lei.

«Preferisci farti mezz'ora a piedi o dieci minuti in macchina?»

Presi le chiavi dell'auto dal tavolino accanto al cactus e le feci segno di seguirmi, consapevole che non avrebbe mai esplicitamente detto o ammesso che avrebbe accettato il mio favore.

Sentivo i suoi esili passi seguirmi fino alla macchina. Stava meccanicamente regolando il respiro persino mentre scendevamo le scale.

Non c'era nessuna tensione sessuale al momento che potesse giustificare il suo fiato corto, né tantomeno la fatica di percorrere delle scalinate in discesa.

Che stava facendo?

Passai di fianco alla BMW aprendo lo sportello ed entrandovi, ma quando guardai al lato del passeggero, vidi McDavis intenta ad entrare nei posti dietro.

«Ailis vieni davanti, ma che problemi hai?» Sbuffai annoiato, guardandola confuso mentre entrava titubante e si posizionava nel sedile accanto al mio.

Stavo giusto per mettere in moto quando dallo specchietto adocchiai il suo volto sbiancato. Il tremolio del suo corpo mi fece fermare. Mi accigliai nel cercare il suo sguardo e lo vidi perso nell'osservare tutta la macchina non degnandomi di uno sguardo. Stava scrutando terrorizzata le portiere ed il parabrezza come se fossero elementi vivi capaci di farle male.

Aveva paura della mia macchina?

«Non guardare così Clelia, per favore.» le dissi sbuffando.

Fece uno scatto col volto dirigendolo verso di me e vidi il suo precedente panico diventare confusione.

«Cosa scusa?»

«Clelia, la mia macchina, è una brava ragazza, non guardarla male.»

La rimbeccai serio. McDavis sembrava terribilmente a disagio, dirle che mi era sembrato che avesse avuto paura di un' automobile non mi sembrava la cosa giusta da farle notare, non in quel momento almeno, l'avrei presa per il culo a tempo debito.

Mi guardó fingendo un sorriso disgustato, «Hai davvero dato un nome alla tua macchina?»

I suoi polmoni sembrava avessero ripreso la loro regolare funzione.

«Ovviamente.»

Che tristi amicizie doveva avere per non conoscere nessuno che avesse dato un nome al proprio veicolo.

Misi le mani sul volante e lo girai per partire mettendo la retromarcia, ma la mano di Ailis mi si piantó nella gamba come un coltello e le sue dita mi strinsero la coscia violentemente.

Se voleva riprodurre la scena erotica della mano vicino al cazzo doveva seriamente controllare la sua forza nel farlo, così mi avrebbe lasciato i segni delle unghie.

Mi voltai fulmineo per guardarla male, ma le sue parole fragili non mi diedero il tempo di insultarla per la brusca frenata che mi aveva costretto a fare.

«Potresti andare piano, per favore?»

Non importava che mi fermasse la circolazione con le sue dita per dirmelo.

«Sí, mamma. Rispetterò i limiti di velocità.» sbuffai, come se andassi a centoventi nei centri abitati poi.

Premetti l'acceleratore e ripartii. Magari aveva il ciclo, mia cugina April quando ce l'aveva passava dal piangere per degli anziani che attraversavano da soli a strada ad offendermi fino al midollo per averle portato il tè sbagliato.

Rimasi in silenzio e mi concentrai sulla guida, ma dopo neanche cinque minuti, Ailis riprese a parlare come una radio riempiendomi di quesiti ed insulti dovuti alle mie risposte.

«Perché fai nuoto?» mi chiese mentre giocava con le orecchie delle pagine del libro di Raissa.

«Perché mi piace.»

«Se avessi chiesto ad un bambino di sei anni la stessa cosa avrebbe articolato la risposta più di te.» disse incrociando le braccia al petto.

«Perchè ti interessa?»

Sbuffó, «Volevo provare a non litigare per cinque minuti.»

«Non stiamo litigando.»

«Si ma non stiamo neanche conversando. Se non parliamo non possiamo neanche litigare.»
Giusta osservazione. «Non mi piace che Raissa frequenti Travis, non mi piacete voi due da...da quando ci avete rubato il progetto universitario.» commentó irritata.

«Non sei neanche una tipa rancorosa comunque.» borbottai scuotendo la testa. Era successo un sacco di tempo fa.

«Mi toccherà passare più tempo con te di quanto mi piacerebbe fare visto la frequentazione di O'Connell con la mia migliore amica.» Non che mi interessasse particolarmente ma annuii svogliato.

Arrivammo a casa sua quando il sole stava iniziando a calare e l'ombra della macchina sfrecciava sui marciapiedi.

«Fai in modo che Travis la tratti bene o giuro che prendo una mazza e ti spacco tutti i finestrini.» aprii la bocca ma i suoi lineamenti s'inasprirono, «A martellate.» concluse.

Aprì la portiera e del sangue le fluì sulle guance, «Grazie per il passaggio.» farfugliò velocemente. Non muoveva ciglio nell'offendermi ma arrossiva nel ringraziarmi.

L'osservai incamminarsi inclinando la testa di lato, che gran bel culo che aveva.



—————————🤍——————————-
Ciao amori, come state?

[💗] Qui per ricordare che i genitori di Ailis sono morti in un incidente stradale, cosa che dovrebbe aiutarvi nella comprensione della sua paura della macchina avvenuta in questo capitolo. Nel prossimo approfondiró meglio tutto dal pov di Ailis, ma ci tenevo ricordarvelo nel caso vi fosse sfuggito!❤️

Vi è piaciuto?
Ve lo aspettavate così?
Per qualsiasi cosa scrivetemi pure su IG: @chenoialeggere 💗

Vostra,
Chia.

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