Never in My Heart || L.S.

By mysoftlouis

503K 26.5K 51.8K

"Non- non è come sembra..." "Liam, stavi pomiciando con la versione cuscino di Zayn Malik." Liam Payne ha un... More

1. An unusual beginning
2. Liam on the floor
3. September, 28th
4. Unexpected developments
5. Bananas issues
6. Harry is not amused
7. I swear, this boy has no chill
8. How it feels to have a heartbeat
9. Dreaming is not a crime (is it?)
10. Muffins don't lie
11. Truth and Fiction (Part I)
12. Truth and Fiction (Part II)
13. Sounds like a typical Sunday to me
14. Jealousy? Never heard of it
15. Black out/Inhumanity
16. Sunflower
17. Halloween but on the wrong day
18. Side effects
19. Eyes
20. Sweet and sour
21. Slow ballad for the dork
22. Honey
23. I'm gonna dream of how you (tasted)
24. We can't only have good things, you know
25. Let's get this bread
26. The past, the present
27. Party time
28. What makes you bootyful
29. New Year's holidays (Part I)
30. New Year's holidays (Part II)
31. Sherlock Horan
32. Never in my heart...
33. ...But that's just what I said
34. Sharing is caring
35. I don't think that's how punishments work-
36. I don't even know what's going on here
37. Not even the gods above
38. Five feet apart 'cause they're not gay
39. Started from the bottom and now we're here
40. Louis being husband material, what's new
41. Painted nails make Harry beautiful
42. Niall and the gays
43. Hidden Freedom
44. Harry having sudden revelations as always
45. Mile High Club
46. My milkshake brings all the boys to the yard
47. No gay boys in boy bands
48. The beginning
49. Girls problems
50. But I'd always save you, Louis (Part I)
51. But I'd always save you, Louis (Part II)
52. We're swimming with the sharks until we drown
53. The skies are blue, haven't been for a while
54. Enough
55. Stories unravelling
56. Tales of the heart
57. Listen to your friends/Unfair
58. Downfall
59. Deadly nightshade
60. Everything seems darker after looking at the sun
61. Try living a day of my life
62. Adjusting
63. Sunny days, troubled minds
64. News
65. Salt in this open wound
66. The last day
67. And some things you just can't speak about
69. Slowly climbing up (Part II)
70. Always in my heart
71. Oh my, my
72. For the first time
73. Puzzle pieces
74. The glistening light of new beginnings
Epilogue

68. Slowly climbing up (Part I)

2.3K 175 203
By mysoftlouis

Settembre scorreva piano, nel turbinio delle foglie che iniziavano a ingiallirsi e cadere, nella brezza che si rinfrescava, nelle giornate ormai più corte. Pioveva spesso, anche se c'era ancora qualche giorno in cui il sole si faceva largo tra le nuvole, spandendo raggi dorati su tutto ciò che toccava.

Era strano pensare a quanto le cose fossero diverse a un anno di distanza: il settembre precedente era stato caratterizzato più che altro dall'entusiasmo di Liam e il suo conto alla rovescia fino al concerto dei No Direction. Adesso, un anno dopo, tutto era cambiato. I No Direction non erano più una band distante dalla loro realtà; Liam stava per diventare ufficialmente un vigile del fuoco; nonna Ashton stava con Calum; Michael e Luke erano diventati più responsabili, insieme ai loro due gatti; e Nora... Nora non c'era più.

Le settimane seguenti al suo funerale erano state le più difficili che Harry avesse mai vissuto, ma sapeva che per Adeena, Joseph e Victoria erano state peggiori. Per questo cercava di non pensare troppo a se stesso, e invece faceva del suo meglio per rendersi utile, anche se non c'era molto che potesse fare. Preparava la cena per Joseph e Adeena ogni volta che ne aveva la possibilità, oppure si occupava delle loro commissioni nella speranza di vedere un minimo accenno di sorriso sui loro volti, un minuscolo segnale che stessero iniziando a guarire. (Le settimane passavano e il segnale non arrivava mai, ma non voleva arrendersi. Non poteva abbandonarli, lo doveva a Nora. Se non era stato abbastanza per aiutare lei, doveva almeno fare del suo meglio per i suoi genitori.)

Aiutare Victoria era ugualmente difficile e spezzava il suo cuore allo stesso modo, soprattutto perché non c'erano faccende o commissioni che la ragazza gli lasciasse. Tutto ciò che poteva fare era stare seduto in silenzio con lei per non lasciarla sola.
A volte guardavano dei film o episodi casuali di qualche serie tv, ma per lo più si sedevano sul davanzale della finestra, in camera di Victoria, e osservavano le vite degli altri andare avanti.

Nonna Ashton aveva provato a convincerli a rivolgersi a uno psicologo o a qualche gruppo di supporto, "potremmo andarci tutti insieme, non sarebbe spaventoso, potrebbe aiutarci", ma Joseph e Adeena non sembravano pronti a una cosa del genere, Victoria non voleva parlare con nessuno, e Harry non sapeva quanto uno psicologo sarebbe stato d'aiuto. L'unico che aveva appoggiato l'idea era stato Liam, ma non voleva andare senza di loro, e così la nonna aveva smesso di parlarne. (Aveva comunque sistemato dépliant di vari gruppi sul mobiletto all'entrata di casa, ma Harry fingeva di non vederli.)

La verità era che cercare di imbottigliare il dolore e ignorare il trauma era più semplice che affrontare la mostruosa realtà di ciò che stavano passando.
Ciò che era impossibile ignorare, invece, era la rabbia così profonda da sembrare inestinguibile.
Harry la sentiva costantemente, come un tarlo che rodeva e consumava il suo stomaco per poi espandersi in tutto il resto del suo corpo. Odiava quella sensazione, e odiava il motivo che la stava causando, e odiava così tanto che alla fine non sembrava esserci spazio per nessun'altra emozione.

L'unica altra cosa forte abbastanza da farsi sentire sopra l'odio e la rabbia era il senso di colpa, molto più soffocante di quanto l'avesse mai provato, così pervasivo da non svanire mai. Senso di colpa per ciò che era successo a Nora, senso di colpa ogni volta che ignorava le chiamate o i messaggi di Louis, senso di colpa perché non stava facendo abbastanza, senso di colpa perché non era mai abbastanza. Non importava quanto si impegnasse, non sarebbe mai stato abbastanza.

«Tesoro?»
Harry si riscosse alla voce di nonna Ashton, sollevandosi dal letto per mettersi seduto e poterla guardare in viso.
La nonna lo osservò per un momento, le sopracciglia corrugate in un'espressione preoccupata come se volesse dire qualcosa, ma poi sembrò cambiare idea e sospirò. «Ti va di venire in cucina? Ho preparato tutto e tra poco Liam dovrebbe arrivare.»
«Sì, arrivo,» annuì il riccio.

Nonna Ash annuì a sua volta e si allontanò per tornare in cucina, Harry sospirò e si alzò in piedi. Sapeva di non avere un bell'aspetto, i suoi vestiti erano stropicciati e i suoi capelli un groviglio di ricci troppo lunghi, ma al momento non sentiva la forza di sistemarsi. Si limitò a passarsi una mano tra i capelli e seguì la nonna in cucina, dove il tavolo era apparecchiato per tre e uno striscione con le parole "Congratulazioni Liam-pasticcino!" era stato appeso al mobile sopra i fornelli. La scrittura era evidentemente quella tendente al corsivo della nonna, anche se si era impegnata a rendere le lettere grandi per occupare tutto lo spazio bianco, e negli angoli c'erano disegnate stelle gialle e faccine sorridenti.

«Indovinate chi ha passato anche l'ultimo esame!» provenne in quel momento dall'ingresso, e l'attimo dopo Liam giunse in cucina, il sorriso radioso mentre sventolava il suo attestato da vigile del fuoco «Io! Sono ufficialmente un pompiere!»
«Il mio bravissimo ciliegino caramellato!» esultò nonna Ashton, abbracciandolo strettamente e premendo due baci rumorosi sulle sue guance «Sono così fiera di te!»
«Grazie, nonna,» ridacchiò felicemente Liam.

Harry si avvicinò per abbracciarlo a sua volta, dandogli qualche pacca di congratulazioni sulla schiena. «Sei stato grande, sapevo che ce l'avresti fatta,» sorrise, anche se le sue guance tirarono in modo strano. Probabilmente era perché non sorrideva da settimane e sforzarsi di sentirsi felice annodava il suo stomaco in senso di nausea. Voleva essere felice per Liam, lo voleva con tutto il suo cuore, ma guardarlo in quel momento gli ricordava che la vita stava andando avanti e che non c'era modo di bloccarla. La vita andava avanti anche se Nora era morta. Non riusciva a pensarci.

«Appoggia in salotto il tuo attestato, fragolino, dopo lo incorniciamo. Adesso vai a lavarti le mani così mangiamo, ho fatto lo stufato di broccoli.»
«Sì, vado,»
Harry guardò l'amico andare a sistemare l'attestato sul tavolino da caffè e poi dirigersi in bagno, e si sedette a tavola perché apparentemente non c'era nient'altro da fare. La nonna aveva già preparato tutto e stava dividendo le porzioni nei piatti.
«Ecco qua, princesa,» gli sorrise affettuosamente nonna Ash, porgendogli il suo piatto «Mettici sopra la salsa di mele e broccoli, così diventa più saporito.»
«Mh-mh,» annuì il riccio, anche se non aveva fame.

***

Il ventotto settembre fu più brutto dei giorni precedenti.
Harry non credeva che fosse una cosa possibile, ma ormai avrebbe dovuto sapere che non c'era mai fine al peggio.

"Ciao, H, volevo solo dirti che io e i ragazzi torniamo a casa questa sera. Scrivimi se vuoi che ci vediamo" diceva l'ultimo messaggio che Louis gli aveva inviato, seguito da due cuori rossi e il "So che è l'ultima cosa a cui stai pensando, ma... buon anniversario, amore" che gli aveva riempito gli occhi di lacrime.

Non riusciva a smettere di pensare allo sguardo di Louis quando avevano parlato del loro anniversario per la prima volta, poco più di un mese prima; a quanto fosse sembrato felice ed emozionato all'idea. Ricordava la luce e l'amore nei suoi occhi e desiderava così tanto rivederlo che ogni singola fibra del suo corpo sembrava strapparsi, nel tentativo di tirarlo verso Louis.

Ma il senso di colpa era sempre lì, sempre soffocante, e la paura che ci fosse davvero qualcosa di sbagliato in lui - qualcosa che causava dolore e morte tra le persone che amava - era più forte della necessità. Avrebbe sofferto per il resto della sua vita piuttosto che perdere Louis. In tutta sincerità, avrebbe preferito morire piuttosto che vedere qualcosa di brutto capitare a Louis.

Così aveva ignorato quel messaggio allo stesso modo dei precedenti, perché sapeva che prima o poi Louis si sarebbe stancato di scrivergli e lo avrebbe dimenticato, e quella sarebbe stata la soluzione migliore. Doveva solo resistere, abituarsi all'enorme vuoto che scavava dolorosamente nel suo cuore, all'assenza della persona per cui avrebbe dato tutto.

***

Le foglie degli alberi erano ormai completamente rosse, gialle, arancioni. Sempre di più si staccavano dai rami e ricoprivano le strade come un manto scricchiolante, gli alberi diventavano man mano più spogli.
Pioveva, ma a Harry non dava fastidio. Il ticchettio delle gocce sull'asfalto e contro la tela del suo ombrello lo distraeva dai pensieri, ed era un sollievo avere qualche attimo di pace.

Il turno al canile era trascorso più in fretta del solito; aveva accompagnato Nick a recuperare un paio di cani randagi e passato il resto del tempo nella sezione dei cuccioli, sistemando le prime coperte nelle cucce perché ottobre era ormai iniziato, e le notti si stavano raffreddando.
Clifford e Peach lo avevano salutato con saltelli e leccatine sulle guance, il che lo aveva fatto sorridere, ma poi aveva iniziato a chiedersi se Louis sarebbe davvero venuto a prenderli, se gli avrebbe scritto di nuovo oppure no, cosa avrebbe fatto con tutta quella situazione, e la gola gli si era chiusa di nuovo per il magone.

Calum e nonna Ashton erano sul divano quando tornò a casa, poco dopo le quattro, ma non aveva voglia di passare del tempo in compagnia e così si limitò a salutarli. Andò in bagno per sciacquarsi le mani e il viso, stanco dopo le ore al canile, e sostituì gli abiti umidicci con una tuta pulita, facendo una piccola fermata in cucina solo per prepararsi una tazza di tè. Si diresse verso la sua stanza, infine, esitando un momento solo quando passò di fronte alla camera della nonna.

C'era una cosa che aveva sempre amato di quella stanza, fin dal primo momento in cui si era trasferito lì nell'appartamento con Liam e nonna Ash: si affacciava proprio sul giardino del condominio. Lo spazio verde non era moltissimo, ma si vedevano gli alberi piantati lì e dall'altra parte della strada, e ricordava tutti i tardi pomeriggi autunnali che aveva trascorso seduto sul letto della nonna, quando aveva finito i compiti e mancava poco alla cena, e lui era solo un ragazzo che guardava le foglie fluttuare dolcemente fino al suolo.

Harry lanciò un'occhiata verso il salotto, dove nonna Ash e Calum stavano parlottando a bassa voce, i dialoghi della tv a fare da sottofondo. Di sicuro alla nonna non avrebbe dato fastidio se si fosse seduto di nuovo sul suo letto.

Aprì la porta ed entrò nella stanza, sistemandosi dal lato del materasso che gli dava la miglior visuale sulla finestra. Si mosse piano per non rischiare di rovesciare il suo tè, e poi rimase semplicemente lì, a osservare le gocce di pioggia cadere e bagnare le foglie degli alberi, bevendo piccoli sorsi per sentire il tè scaldarlo piacevolmente dall'interno. Non aveva voglia di fare niente, di vedere nessuno; voleva solo stare lì per sempre. Forse, se fosse rimasto fermo abbastanza a lungo, il suo corpo si sarebbe dissolto e avrebbe finalmente smesso di esistere.
Quello sarebbe probabilmente stato un sollievo per tutti.

***

Era mercoledì due ottobre quando Harry raccolse il coraggio di comprare dei fiori e andare al cimitero, per la prima volta dopo cinque settimane. Per la prima volta dopo il funerale di Nora.
Non l'aveva detto a nessuno, perché sapeva che qualcuno si sarebbe offerto di accompagnarlo e non era pronto a una cosa del genere. Non era nemmeno sicuro di avere la forza per compiere quel passo da solo, non voleva un pubblico nel caso non ce l'avesse fatta.

Il cielo era cupo anche se erano solo le tre di pomeriggio, ma almeno al momento non stava piovendo. Tutto era silenzioso, i cipressi circondavano le mura con la loro stoica maestosità, i sentieri tra le lapidi erano grigi e umidi, la ghiaia scricchiolava sotto i suoi passi.
Per quanto avesse cercato di concentrarsi sul proprio respiro e restare calmo, il dolore lo colpì con nuova forza quando giunse davanti alla tomba di Nora, perché mai in tutta la sua vita sarebbe riuscito ad affrontarla senza stare male. Provò a resistere per qualche secondo, e alla fine si arrese, lasciando le lacrime scorrergli lungo le guance mentre si sedeva sul prato ancora bagnato, di fronte alla tomba.

«Scusa se ci ho messo tanto,» sussurrò, e si sentiva stupido, perché stava parlando da solo. E si sentiva mancare il fiato, la gola annodata dal senso di nausea, perché non riusciva ad inspirare abbastanza ossigeno. Tutto faceva male. «Scusami...» ripeté ancora, con voce strozzata, frugando nelle tasche della giacca per trovare un fazzoletto.

Non riuscì a smettere di piangere neanche dopo essersi soffiato il naso e asciugato il viso, bastò uno sguardo alla lapide per far nascere nuove lacrime nei suoi occhi. Perché non c'era niente di peggio che vedere il "25 giugno 1996 - 23 agosto 2015" sotto la foto di Nora, l'unico riassunto di tutta la sua vita, come se non ci fosse nient'altro di lei da ricordare. Come se non ci fosse stata un'intera vita per lei, ancora da riempire di avvenimenti, sogni realizzati, amore, avventure.

«Sono passati quaranta giorni, e ancora non riesco a credere che non ti vedrò più...» espirò davvero piano, non voleva sentire la propria voce spezzarsi «Mi manchi tantissimo... manchi a tutti. Vorrei solo... vorrei essere stato un amico migliore, vorrei aver fatto le cose giuste per aiutarti.»
Uno dei fiorellini bianchi nel vaso davanti a lui si staccò in quel momento dallo stelo, rotolando sul terreno di fronte alla lapide fino ai suoi piedi, spinto dal vento lieve. E Harry non credeva nelle forze soprannaturali o cose simili, ma inarcò comunque le sopracciglia quando il fiorellino lo raggiunse, sorpreso; un minuscolo luccichio di conforto si accese nel suo petto e scaldò flebilmente i freddi pezzi frastagliati del suo cuore.

«Grazie,» sussurrò, come se Nora potesse sentirlo. Raccolse il fiorellino e lo avvolse in un fazzoletto, riponendolo cautamente in tasca per non schiacciarlo, poi sistemò nel vaso le tre rose gialle che aveva comprato.

Nora sorrideva, nella foto di fronte a lui, i lunghi capelli scuri spostati dietro le spalle e gli alberi del parco a fare da sfondo, la luce del sole a illuminare il suo viso. Harry ricordava quando quella foto era stata scattata, l'estate dell'anno precedente, quando Louis non era ancora entrato nella sua vita e lui trascorreva ogni momento libero con Liam, Nora, Michael e Luke.
Era stata una bella estate, serena.
«Mi mancherai per sempre,» espirò «E sarai per sempre la mia migliore amica.»

Non sapeva per quanto rimase seduto lì, le sue lacrime a scorrere lentamente come il tempo. Ma era quasi confortante, era quasi d'aiuto essere abbastanza vicino a Nora da fingere che lei potesse sentirlo, se le parlava. Ed era anche insolito, strano, perché mai nella sua vita aveva fatto una cosa del genere.
Sua mamma non aveva una tomba, suo padre l'aveva fatta cremare e aveva tenuto le ceneri a casa; ricordava ancora la stanza oscura dei suoi genitori, l'urna di sua mamma poggiata al centro del comò e circondata da foto di lei con suo padre e Gemma, da sola, o con i suoi amici.

Non c'erano mai state foto di Harry lì, né in nessun'altra stanza della casa, come se lui non fosse mai esistito.
Una volta aveva provato ad avvicinarsi all'urna, solo per guardare le foto di sua mamma e immaginare come sarebbe stato conoscerla, ma quando suo padre l'aveva scoperto l'aveva sgridato così violentemente che non ci aveva provato mai più.

Adesso era strano, quindi, avere un punto in cui ritrovarsi con la persona persa, ma era anche un piccolo sollievo sapere che era . Nessuno poteva impedirgli di far visita a Nora, anche se era doloroso e non serviva a niente e non riusciva a smettere di piangere. Almeno sapeva di poter sempre andare lì.

Era buio e aveva iniziato a piovigginare quando si decise infine ad alzarsi, il suo corpo sembrava pesare tonnellate e le sue gambe erano rigide per tutto il tempo passato nella stessa posizione. Anche il suo cuore era pesante, come un macigno al centro del petto che rendeva difficile respirare, ma cercò di ignorarlo per rifugiarsi nel senso di vuoto che lo stava inghiottendo di nuovo.

Camminò senza guardare dove andava o chi incrociava lungo le strade, le mani sprofondate nelle tasche e i capelli appiccicati alla fronte e al retro del collo per la pioggia. Le gocce d'acqua stavano iniziando a filtrare attraverso i suoi vestiti, ma non gli importava. Era più importante non pensare a niente, abbandonarsi al vuoto, perché un solo pensiero riportava tutta la consapevolezza della realtà, tutto il dolore e la mancanza che non voleva più sentire.

Così camminò e camminò a lungo, superò il portone del condominio quando lo raggiunse, salì e salì le rampe di scale senza guardare dove i suoi piedi lo portavano, e si fermò solo quando si trovò davanti alla porta che evitava da settimane. Quella che dava accesso al tetto.
Non sapeva se voleva andare lì. Aveva ancora gli incubi del giorno in cui avevano trovato Nora.
Ma, alla fine, cosa sarebbe successo se fosse uscito sul tetto? Non poteva andare peggio di così, e forse il momento in cui la sua mente e il suo cuore erano invasi dal vuoto era il migliore per affrontare quel posto.

Spinse la maniglia e la porta si aprì, stava piovendo di più adesso, ma Harry quasi non se ne accorse. La sirena dell'ambulanza e la voce straziata di Adeena riecheggiarono nella sua testa non appena mise piede sul tetto, ma aveva pianto così tanto e camminato così a lungo che non aveva più la forza di sentire niente.

La sua gola faceva male, bruciava come quando ci si trattiene dal piangere e urlare, come se fosse riempita di filo spinato. Ma la sensazione di vuoto e insensibilità poteva proteggerlo ancora, quindi avanzò fino al punto in cui avevano trovato Nora e rimase lì, fermo, senza sapere cosa fare. Perché non sentiva niente, non stava meglio o peggio di prima, voleva solo che le sue lacrime si mescolassero alla pioggia e che l'urlo nella sua gola facesse uscire tutta la sofferenza repressa, così lasciò andare tutto. Pianse e gridò sperando che servisse a qualcosa, avvolto nell'oscurità della sera, solo, finché la sua gola non fece male di nuovo e il suo corpo divenne così pesante che non riuscì più a reggersi in piedi, e dovette inginocchiarsi.

Era così stanco che non sentì i passi avvicinarsi alle sue spalle, e non sobbalzò nemmeno quando una figura comparve all'interno del suo campo visivo.
«Tesoro mio...» mormorò la voce di nonna Ashton, semi-coperta dal rumore della pioggia.
Harry non reagì, restò fermo mentre la nonna si accucciava al suo fianco e gli avvolgeva un braccio intorno alle spalle, riparandolo dalla pioggia con l'ombrello.

«Ero così preoccupata, ti ho visto tornare ma non sei entrato in casa...» espirò nonna Ash. Gli strofinò la schiena con la mano libera e lo fece appoggiare a sé anche se era fradicio, e Harry era troppo esausto per opporre resistenza. Poggiò la testa alla sua spalla e pianse silenziosamente, ascoltando il dolore divorare il suo cuore come se appartenesse a qualcun altro.
Si sentiva vuoto.
«Lo so che fa tanto male, tesoro,» sospirò piano la nonna «Lo so,» ripeté, continuando ad accarezzargli la schiena. I minuti scorrevano lenti e la pioggia ticchettava contro la tela dell'ombrello. «Vieni, torniamo in casa. Hai bisogno di cambiarti e fare una doccia calda prima di prenderti qualcosa.» mormorò infine, e Harry la seguì senza dire nulla, come un automa.

La nonna lo guidò lungo le scale fino al loro piano, lo accompagnò in casa e lo aiutò a togliere la giacca. Harry sentiva il suo sguardo preoccupato su di sé mentre recuperava il fazzoletto con il fiorellino bianco dalla tasca e andava in camera per metterlo al sicuro, nel suo comodino.

«Ti preparo un tè mentre ti lavi, okay?» offrì nonna Ash mentre il riccio prendeva dei vestiti asciutti ed entrava in bagno.
«Okay, grazie,» annuì il ragazzo, la voce gli grattò la gola e uscì rauca.
Nonna Ashton gli accarezzò una guancia prima di allontanarsi verso la cucina, e Harry chiuse la porta, sospirando mentre si staccava di dosso i vestiti bagnati ed entrava nella doccia. La sua pelle era coperta di brividi, ma davvero non riusciva a sentire nulla. Solo l'immensità del vuoto che lo sommergeva.

Lasciò che lo scroscio dell'acqua lo distraesse da tutto e si concentrò sul calore che finalmente avvolgeva il suo corpo, lavandosi lentamente e sentendo i suoi muscoli intorpiditi riprendere piano sensibilità. Aveva appena finito di asciugarsi quando sentì il campanello di casa suonare, ma sapeva che sarebbe andata nonna Ash ad aprire, quindi si occupò di pettinarsi e asciugarsi i capelli e poi infilò i vestiti puliti, fissando per qualche attimo il proprio riflesso quando ebbe finito. Il suo viso era pallido e segnato da occhiaie scure, i suoi capelli stavano diventando troppo lunghi e iniziava a odiarli senza sapere perché. Forse perché a Louis piacevano così tanto, e guardarli gli ricordava ciò che non aveva più.

«Non credo sia un buon momento, forse è meglio se torni domani.» sentì la nonna dire, in salotto, e quello gli fece corrugare le sopracciglia, perché di solito nonna Ash accoglieva sempre tutti.
«Devo solo- ho saputo quello che è successo e devo solo... mostrargli una cosa. Poi me ne vado, lo prometto.» rispose la persona appena arrivata, e quella voce...
Harry sentì di nuovo i brividi scorrergli lungo la schiena, ma non più per il freddo. Perché era di nuovo lì?
Prese un respiro e aprì la porta del bagno, sbirciando verso il corridoio per essere sicuro di non sbagliarsi.

«Non è comunque un buon momento, dico davvero.» replicò la nonna.
«Okay... ripasserò domani,» sospirò l'altra voce, e Harry la conosceva troppo bene per dubitare.
Uscì dal bagno e percorse il breve corridoio fino all'ingresso, e quando giunse alle spalle di nonna Ashton incontrò lo sguardo che sperava sempre di non rivedere.

«Gemma.»

***

[a/n]

È UN AEREO? È SUPERMAN? NO, È UN AGGIORNAMENTO DOPO DUE SETTIMANE DALL'ULTIMO???
Mado regà è un miracolo

(L'ITALIA HA VINTO GLI EUROPEI DAJEEE, santa Victoria di Måneskin sia santificato il tuo nome) (io ieri sera avevo la stessa espressione di Ethan quando hanno vinto l'Eurovision, muoio)
Mandiamo un pensierino a Louis che sarà depresso, povero biscottino ricoperto di zucchero a velo (lmao)

COMUNQUE. Passiamo al capitolo che, purtroppo, è molto meno entusiasmante. Salti temporali e depressione è il modo migliore per descriverlo, ma come avrete intuito dal titolo, la lenta risalita sta iniziando. Da notare il parallelo con il finale del capitolo 25 perché fare queste cose mi piace un sacco sksjdj

Il prossimo è quello che sto aspettando di scrivere da un sacco di tempo, I can't wait <3
Perché Gemma è tornata? Cosa vuole da Harry? E come starà Louis, che non vediamo da un capitolo e mezzo? Stay tuned per scoprirlo

Nel frattempo, grazie come sempre per il supporto e la pazienza 💗

LOVE YOU ALL,

Ele xx

Continue Reading

You'll Also Like

118K 4.3K 23
Louis e Harry sono migliori amici e vivono insieme. Louis è fidanzato con Zayn anche se non ne è innamorato. Harry è etero e si diverte ad andare a...
31.4K 1.2K 9
[...] "A tavola con questo?" indicò il ragazzo che ancora se ne stava in piedi senza muovere un muscolo. "Manco morto" concluse, poi si girò e uscì d...
32K 1.5K 24
Pensò che Harry avesse un potere sovrannaturale; infatti la sua abilità nel nascondersi era così eccezionale che credeva fosse un mago o qualcosa di...
363K 17.4K 32
Louis amava guardare le labbra carnose di Harry. Le mordicchiava fino a renderle scarlatte. Amava lui e quella bocca che sarebbe stata sua per sempre.