Marty_Mendes_ ecco l'ultimo immagina che mi avevi chiesto. Scusa se ci ho messo tanto ma stavo preparando un esame. Spero che ti piaccia anche se ho da poco iniziato Chicago Med quindi non sono molto pratica coi personaggi😅😅 per tutti gli altri ci tengo ad avvisare che in questo immagina vengono affrontati temi che possono sembrare non adatti, anche se non ne parlo nello specifico.
-Grazie di farmi rimanere qui per un po'- rompo il silenzio mentre mantengo i piatti che ho appena tolto da tavola, April si gira a guardarmi mentre li lava e mi sorride dolcemente. Gli occhi stanchi per la giornata intensa di lavoro.
-Non c'è problema. Sei la sorellastra di Ethan, è normale prendersi cura della famiglia- mi risponde gentile ed io le ricambio il sorriso. Ethan entra in cucina con in mano gli ultimi piatti e fa vagare lo sguardo da me alla sua fidanzata, le sopracciglia aggrottate. Mi avvicino e gli bacio una guancia
-tranquillo, stavo solo ringraziando April per lasciarmi rimanere qui. So che avete bisogno della vostra privacy e apprezzo che mi permettiate di intromettermi- spiego e lui si addolcisce. Passa i piatti alla fidanzata che li prende con le mani coperte dai guanti completamente bagnati, poi mi poggia un braccio muscoloso intorno alle spalle e mi bacia una tempia
-non interrompi nulla (Y/N), puoi stare tranquilla- risponde con tono gentile ed io appoggio la testa contro il suo collo godendomi questo mezzo abbraccio. Ethan non è fan delle dimostrazioni d'affetto, o almeno non lo è con me, per questo mi prendo quello che mi dà.
-Ora vai a dormire, hai appena finito una missione e ti sei messa su un aereo per dodici ore di fila. Sei esausta- aggiunge strofinando una mano sulla mia testa, sbuffo divertita e mi allontano da lui
-buona notte April, mi dispiace che tu debba convivere con questo immaturo- scherzo guardando in direzione di April che mi sorride divertita oltre la sua spalla
-buona notte (Y/N), facci sapere se hai bisogno di qualcosa- risponde lei con tono divertito. Saluto mio fratello con un bacio sulla guancia e cammino verso la stanza che mi hanno indicato. L'appartamento di Ethan e April è molto carino e se dovessi fermarmi in un posto e comprare una casa ne sceglierei sicuramente una molto simile.
Sbadigliando prendo il mio pigiama e mi preparo per andare a letto più in fretta che posso. Il materasso è morbido e le coperte caldissime. Molto meglio di dove ho dormito negli ultimi anni di missione. Sospiro appoggiando la testa sul cuscino e in pochi attimi mi addormento.
***
Un rumore assordate, polvere che riempie l'aria, sento le grida degli altri soldati del mio gruppo giungermi ovattate mentre me ne sto rannicchiata per terra in posizione fetale coprendomi le orecchie dal rumore forte della bomba. La spalla mi fa male perché buttandomi giù ho battuto con forza. Qualcuno mi chiama ma non riesco a collegare la voce a nessuno dei miei compagni al momento. Provo ad aprire gli occhi lentamente e a tirarmi in piedi ma poi decido di limitarmi a gattonare in avanti, verso la persona che continua a chiamarmi. La voce è sempre più debole, interrotta da gemiti.
Il corpo di uno dei miei compagni è poco più distante, alla mia destra, privo di vita. Mi giro verso quello davanti a me, è ferito ma sembra ancora vivo. Provo ad avvicinarmi ma un'altra esplosione mi costringe a fermarmi e mettermi di nuovo giù. Per un attimo credo davvero di morire.
Mi tiro a sedere sul letto con la fronte madida di sudore e il pigiama appiccicato al corpo. Respiro a fatica mentre con gli occhi spalancati cerco di orientarmi nel buio. Tremo senza riuscire a fermarmi. Ho bisogno di bere. Subito.
Mi alzo e, più silenziosamente che posso, cammino verso la cucina. Prendo un bicchiere e lo riempio d'acqua per poi trangugiare tutto come se non bevessi da una vita. Quando poso il bicchiere nel lavello mi appoggio con forza al ripiano, stringo le dita talmente forte da far diventare le nocche bianche e respiro profondamente per calmare i battiti.
-Va tutto bene?- sussurra una voce, sobbalzo girandomi a guardare dietro di me. Ethan è appoggiato alla porta e mi osserva preoccupato. Annuisco, forse con troppa foga, per non farlo preoccupare e lui avanza verso di me.
-Da quanto hai gli incubi?- mi chiede circondandomi con le braccia, seppellisco il viso contro il suo collo trattenendo le lacrime
-da qualche annetto, ma con il mio lavoro è normale. Lo sai anche tu- mormoro con voce spezzata, ho perso il conto delle notti interrotte dagli incubi. Speravo che prendermi una pausa mi potesse aiutare ma forse non è così.
-Lo so, è normale, ma non per questo non è importante. Forse è giunto il momento che tu smetta- propone gentilmente accarezzandomi la schiena, rimango aggrappata a lui come se fossi una bambina ma lui non me lo fa pesare.
-Non lo so... ho preso una pausa anche per questo. Voglio capire cosa voglio fare- spiego sottovoce e tiro su col naso rumorosamente, come quando avevo otto anni. Ethan mi allontana un po' da sé e mi guarda negli occhi.
-Andrà meglio, fidati di me. Ti aiuterò io- sussurra dolcemente, io annuisco asciugandomi le guance e respiro profondamente per calmarmi
-puoi rimanere con me fin quando non mi addormento?- domando poi a voce bassa, non voglio svegliare April. Ethan annuisce e mi segue fino alla stanza degli ospiti. Mi infilo sotto le coperte e lui si mette al mio fianco. Mi lascia appoggiare la testa sulla sua spalla
-magari potresti prendere in considerazione l'idea di rimanere qui. Io e April ti potremmo ospitare mentre tu cerchi un lavoro e un appartamento tuo- propone Ethan dopo qualche attimo di silenzio, sospiro aggiustandomi su un fianco e mi sposto una ciocca di capelli che mi è scivolata sul viso.
-Potrei farlo, suppongo- rispondo poi, sussurrando. Ethan annuisce con la testa ma non aggiunge altro. Rimane al mio fianco, accarezzandomi la schiena
-grazie Ethan, di tutto- sussurro prima di addormentarmi di nuovo senza sentire la sua risposta.
Quando il mattino seguente il sole mi sveglia mi stiracchio sbattendo contro un altro corpo, mi giro ritrovandomi faccia a faccia con il mio fratellastro addormentato. Un rumore mi fa scattare verso la porta, April ci guarda sorridendo intenerita
-buongiorno- sussurra per non svegliare Ethan e mi viene vicino porgendomi una tazza di caffè. L'afferro ringraziandola.
-Non volevo rubarti Ethan ma...- provo a spiegarmi ma April scuote la testa poggiandomi una mano sulla spalla sorridendomi con dolcezza mentre si siede al mio lato del letto. È già vestita.
-Va tutto bene, non sono arrabbiata. Anzi potrei avervi scattato qualche foto. Eravate così carini addormentati una addosso all'altro- risponde divertita ed io rido più piano che posso lanciando un'occhiata al mio fratellastro alle mie spalle.
-Sono felice che abbia trovato una donna come te- confesso poi, dopo aver bevuto un sorso di caffè. April mi sorride raggiante e si sporge ad abbracciarmi mentre mi ringrazia. Il borbottio di Ethan ci interrompe, entrambe ci giriamo a guardarlo e lui si strofina gli occhi confuso
-che succede?- domanda con voce roca e assonnata, io scrollo le spalle bevendo del caffè mentre April gli mostra le foto che ci ha scattato mentre dormivamo. Ethan geme imbarazzato mentre si copre il viso
-siete tremende- borbotta facendoci scoppiare a ridere, April rimette il telefono in tasca e si alza dal letto.
-Eravate troppo carini perché io mi trattenessi. Prova a dire qualcosa in contrario dottor Choi- finge di minacciarlo e il mio fratellastro sbuffa sorridendo divertito.
-Sono venuta ad avvisarvi che sto andando a lavoro, c'è una bella giornata di sole magari voi due potreste fare qualcosa insieme visto che Ethan ha il giorno libero- propone April che poi bacia svelta Ethan, mi abbraccia ed esce borbottando che è in ritardo. Ethan si tira in piedi e mi lancia un'occhiata
-cosa fai ancora nel letto? Preparati, oggi sarà una di quelle giornate tremendamente imbarazzanti tra fratello e sorella come si vede nei film- scherza sorridendo, è di buon umore e questo mi fa sorridere. Schizzo fuori dal letto e mi preparo per passare una bella giornata con il mio fratellastro. Forse, dopotutto, potrei davvero pensare di rimanere qui e non tornare più in missione.