×Chapter 1×

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Squillò improvvisamente il telefono, Bill non ci fece caso e tornò a starsene sotto le coperte scarabocchiando su un foglio. Qualche attimo dopo sentì la madre urlare in modo strazziante, scattò inpiedi e corse giù per le scale "Mamma?!! Mamma che succede!?" Vide la donna piegata su se stessa con la cornetta del telefono che penzolava dal mobile.

Da quel momento era passato un anno, un anno da quando Georgie non c'era più e Bill continuava a tormentarsi nella speranza di riuscire a riportarlo a casa, a tormentarsi sapendo che la colpa fosse soltanto la sua, e voleva credere che lui non fosse... non fosse morto.

...

Era l'ultimo giorno di scuola, le superiori erano diverse dalle medie e Bill per fortuna, dopo tre anni, si era abituato a questo. Henry Bowers e i suoi burattini avevano smesso di tormentarli come una volta, ma quando li vedeva per strada non si lasciava scappare insulti e stronzate varie.

Purtroppo per loro Richard Tozier con il passare del tempo aveva sviluppato quella sua linguaccia, e di conseguenza, nonostante quella testa di cazzo di Bowers avesse quasi 20 anni, riusciva sempre a mandarli a casa con qualcosa di rotto o sanguinante, ma il corvino non perdeva il vizio di far arieggiare quella sua boccaccia.

Stava pensando stranamente a questo Bill, mentre il professore di chimica spiegava qualcosa che per lui, al momento, era incomprensibile. Per fortuna vicino a lui era seduto Stanley Uris, un'altro suo migliore amico, che prendeva appunti di qualsiasi cosa, si girò vedendo l'altro che giocherellava con la penna "Bill, tutto bene?" Il ragazzo si girò a guardare l'amico "Si Stan, stavo solo pensando a quando cazzo finirà questa noia".

Quella noia finì un quarto d'ora dopo, con il suono dell'ultima campanella dell'anno, Bill e Stan uscirono fuori dalla classe parlando del fatto che il padre dell'ebreo aveva in mente di fare un viaggio in Israele. L'uomo aveva la convinzione che il figlio si stesse distaccando troppo dalla sua religione, e così voleva provare a fargli ritornare la ragione.

Da un angolo sbucò fuori Edward Kaspbrak, che frugava nel suo marsupio in cerca di chissà quale strana pillola "Ehi Eds, ma non ti faranno male tutte quelle robe che mandi giù?" Stan lo guardò corrucciato "Sta zitto. Ho toccato per sbaglio la schiena sudaticcia del choach, quello non si lava nemmeno quando piove." I due amici del ragazzo rotearono gli occhi, era un ipocondriaco senza speranze.

Camminavano lungo i corridoi come una barriera, e poco dopo li raggiunse anche Richie che usciva dall'aula di biologia "Mi hanno fatto tagliare in due una fottuta rana. L'unico che vorrei tagliare in due è quel rompi coglioni del professore, non ce la fa nemmeno a masturbarsi ormai" Eddie sbuffò "Potresti evitare di mettermi in testa queste immagini?" Richie si sistemò gli occhialoni rossi sul naso "Se lo immagini vuol dire che ti piace" i due continuarono a discutere sotto le risatine di Stan e Bill.

Furono scontrati a Greta Bowie, la copia al femminile di Bowers con cui probabilmente se la faceva, che si dirigeva verso il bagno delle ragazze come una gallina in fuga.

Nel frattempo in quel bagno c'erano tre persone. Nel gabinetto vicino alla porta era seduta Beverly Marsh, una ragazza dai capelli e l'animo di fuoco che era intenta a godersi una sigaretta. Mentre in quello accostato al muro, al lato della finestra, c'erano due sventurate: Gwenda Fisher e Megan Bennet, la prima aveva avuto una brutta esperienza con una sigaretta, ed era finita per bruciarsi il dorso della mano destra.

Si erano chiuse nel gabbinetto per evitare che qualcuno entrasse e vedesse tutto, non volevano che i loro genitori scoprissero determinate cose, oppure potevano dire addio all'aria aperta perchè sarebbero rimaste rinchiuse nelle loro camere per il resto della loro adolescenza.

Ad un tratto le tre ragazze sentirono la porta del bagno spalancarsi e sbattere contro il muro, sobbalzarono, Gwen e Meg si portarono a vicenda le mani sulle bocche per non rischiare di farsi sentire, era stato un gesto impulsivo. In quel momento Greta Bowie iniziò ad urlare contro le tre porte, non sapendo dove Beverly Marsh potesse essere "Lo so che sei qui piccola merda, non puoi nasconderti a vita." Attese per qualche secondo in cui Bev spense la sigaretta contro la parete.

"Sei solo una puttanella. HAI SENTITO!?" Bev non resistette più alla tentazione di risponderle "Deciditi, Greta, sono una piccola merda o una puttanella? Dimmelo, ti prego..." roteò gli occhi e sentì uno strano rumore nel cesso affianco, alzò lo sguardo e vide una busta nera ammontare da sopra la lastra che divideva i bagni.

Fu veloce a portarsi lo zaino sopra la testa, giusto in tempo per ripararsi dalla schifezza che venne giù, un miscuglio tra immondizia e acqua che si spiattellò per tutto il piccolo spazio in cui si trovava la rossa. Greta e le sue "amiche" uscirono ridendo e lanciando ancora insulti verso la ragazza ricoperta di lerciume.

"Ma vaffanculo." Lanciò lo zaino a terra e guardò in aria cercando di calmarsi per non rischiare di buttare pugni a destra e sinistra nel vuoto. Lentamente sentì la porticina aprirsi, rivelò le due ragazze con faccie preoccupate e caute "Ma che cazzo è successo qui dentro" la ragazza dai tanti (se non troppi) capelli castani spalancò gli occhi mentre osservava le buste di assorbenti appiccicate al pavimento in una pozza d'acqua marroncina.

L'altra, con i capelli più neri che avesse mai visto, aggrottò le sopracciglia "Se becco quell'oca bionda, le strappo quei quattro peli che ha in testa." Beverly le guardava ad intermittenza, le conosceva già quelle due, e dalle poche volte in cui le aveva sentite parlare in classe, poteva dire che le andavano a genio. Sembrava pensassero come lei.

Si alzò lentamente così da non schizzare le due, si passò le mani sul vestito per togliere le schifezze, per fortuna sotto portava sempre delle calze tagliate, così non avrebbe dovuto preoccuparsi di vento o cose simili. "Aspetta ti aiutiamo, ci passiamo anche noi" la corvina, Meg, la aiutò a non scivolare mentre Gwen apriva l'acqua del rubinetto e prendeva qualche fazzoletto dalla tasca dello zaino verde scuro.

Mentre le tre erano intente a cercare di asciugare la gonna, la porta si aprì di nuovo, entrò Amelie Young che sembrava avere l'asma in quel momento per quanto veloce avesse corso "Amy, sei fradicia" Bev guardò la sua migliore amica che ansimava poggiata al muro con una mano "Prova tu a correre su e giù per due piani e tre corridoi con un dannatissimo maglione a giugno."

Le tre ragazze risero contagiando anche l'altra, si spostò i capelli castano scuro dalla fronte e si presentò alle due "Piacere, Amelie Young, però chiamatemi Amy" a rispondere fu subito Gwen "Gwenda Fisher, meglio Gwen" invece la corvina, con una faccia sempre sospettosa, fu titubante. Erano migliori amiche, certo, e saltando alcuni comportamenti e il modo di pensare, erano diverse sotto molti aspetti.

Gwen era una combina guai certificata, era una ragazza tranquilla che quando non cercava di rilassarsi e starsene sulle sue, riusciva sempre a cacciarsi in qualcosa che non avrebbe dovuto fare. Nonostante questo era una tipa tosta, sapeva cavarsela infondo. Era questo che aveva in comune con Meg, che al suo contrario si cacciava nei guai per divertimento, le piaceva far incazzare suo padre solo per vedergli la vena del collo pulsare, lei intimidiva con il suo atteggiamento e il manto di mistero che le aleggiava intorno.

Dopo una brevissima scrutata alla ragazza alta più di lei di... molti centimetri, le tese la mano e con sorpresa di Amy e Bev sorrise cordialmente "Io sono Meg Bennet, e non sono cattiva come molti dicono" in effetti aveva una certa fama ma Bev e soprattutto Amy non ci avevano mai creduto.

Infatti poteva essere misteriosa quanto voleva, ma a confronto di Gwen che era tosta sotto tutti i punti, lei era un pezzo di pane, e aveva salutato parecchie volte la rossa giusto per essere gentile.

Le quattro, dopo i convenevoli, uscirono insieme dal bagno e si diressero all'uscita posteriore, per non rischiare di incontrare Bowers o Bowie che andavano sempre a braccetto.

Spazio autrice
L'altra sera ho rivisto IT dopo 3 anni. Fantastica decisione. Volevo scrivere questa storia già dalla prima volta che l'avevo visto ma non so perchè non l'ho fatto. E ora eccoci qua con questa storia che, spero, piaccia a chi decida di iniziarla a leggerla anche se il tempo in cui questo film era IL film è passato.
Grazie in anticipo a tutti voi🤍✌🏼

Another Loser Club // IT //Where stories live. Discover now