×Chapter 7×

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Il cammino iniziava di nuovo, ma quella volta la ciurma si dirigeva verso casa di Ben. Dopo aver reso pubbliche piccole parti delle sue ricerche, li aveva invitati per fargli vedere il resto, tutte riguardanti Derry e loro tranne Stan, Eddie ed Amy, ne erano quasi entusiasti.

Le ragazze sperarono che gli altri avessero portato le bici, ma a quanto pare, quel giorno, non fu nei piani di nessuno portarle. Bill solo allora si maledì per non aver portato l'auto, non che suo padre glielo avesse permesso, però avendo la patente avrebbe potuto pensarci.

Durante la strada si erano divisi in piccoli gruppetti capitanati da quello composto da Ben e Megan "E così vuoi fare l'architetto?" Lui sorrise timidamente "Non mi sembra male, ti ci vedo proprio" la corvina ricambiò il sorriso e gli mise un braccio intorno al collo, entrambi guardavano il cielo limpido con gli schiamazzi degli amici in sottofondo.

"Ben..." la ragazza lo chiamò guardandolo con uno strano sorrisetto, quasi spento "Io ho un segreto, credo, ma ho bisogno di dirlo a qualcuno" si fermarono e per un secondo Ben potè leggere paura negli occhi di Megan, lei stava per continuare a parlare ma Amy li interruppe da lontano "Per destra? Ben?" Tutti lo guardarono e lui li diresse a sinistra.

I due non poterono parlare in quel momento, anche perchè in meno di un minuto arrivarono a casa dell'amico. I ragazzi erano ancora sul marciapiede quando videro Ben avviarsi in casa correndo, urlò verso sua madre "MAMMA CI SONO I MIEI AMICI" la donna fu travolta dal figlio, aveva sentito bene? Amici... era la prima volta dopo tanto tempo che sentiva quella parola uscire dalla bocca del suo Ben.

Gwen si fermò sotto la porta, guardò gli altri "È stato posseduto da Flash Gordon?" Richie rise insieme a Stan e Meg "Ehm, Signora Hanscom..." Bill chiamò la donna che sbucò dalla porta della cucina "Allora avevo sentito bene - disse tra se - è di sopra andate pure, seconda porta a sinistra" i ragazzi seguirono le indicazioni.

Appena varcarono la soglia, non notarono subito le migliaia di fogli appesi alle quattro pareti, ma l'attenzione spiccò tutta su Ben: era sudaticcio, rosso come un pomodoro e aveva il fiatone con il cuore che batteva a mille. Piano piano entrarono disperdendosi per la stanza, alzando gli occhi finalmente vennero catturati dal vero motivo per cui si trovavano lì.

Tutto era tappezzato da foto, ritagli di giornale e altri vari articoli, i ragazzi emisero un verso di stupore "Figo eh?" Ben cercò di trattenere il respiro affannato e Richie si girò con uno sguardo tra lo stupore e l'avviso di una battuta in arrivo "No diavolo, non è affatto figo, guarda qui" indicò vari articoli che nemmeno aveva letto, a dirla tutta non aveva idea di cosa parlassero e non era sicuro di volerla avere.

Tutti erano attratti verso ogni parete della stanza a guardare le ricerche dell'amico, Bill ispezionava varie foto sulla scrivania che raffiguravano piantine di Darry. "Cos'è questo?" Stan puntò il dito contro un articolo in particolare verso il quale tutti si voltarono "Quello è il trattato del comune di Darry" Ben si avvicinò di più e così anche Richie "Oh allerta nerd" "No, no in realtà è davvero interessante, 91 persone hanno firmato e quelle stesse persone sono scomparse quello stesso inverno".

Senza neanche accorgersene il resto si era raggruppato davanti a Ben prestando attenzione al muro e ascoltandolo con attenzione "C'erano tracce di indiani, ma nessun segno di un attacco... pensavano fosse un epidemia ma era più come se un giorno tutti si fossero alzati e... fossero andati via. L'unica prova erano solo dei vestiti insanguinati vicino alla casa in Neibolt Street."

I ragazzi iniziarono a parlottare, Ben li osservava preoccupato. Non era mai riuscito a farsi degli amici in nessuno dei posti in cui aveva vissuto, quella situazione era nuova e strana.

Quella giornata passò così in fretta che accorgersene era impossibile, alcuni scoprirono di abitare vicini come Bev e Gwen, anche Bill e Meg. I due continuarono in silenzio tutto il tragitto.

Una volta arrivata, Meg prese parola "Io sono a destinazione" Bill si girò di fretta verso la ragazza, ma prima che potesse parlare la porta si aprì. Il fratello di Meg aveva il sacco della spazzatura in mano, quando vide la sorella insieme ad un ragazzo, gli comparve un sorriso furbo sul viso.

"Meg, chi è il tuo amico? Se è solo un amico, certo..." Meg sentiva il forte bisogno di sprofondare da qualche parte e non ritornare "Ehm... lui è Bill Denbrough, Bill lui è mio fratello, Tom" lanciò uno sguardo omicida al corvino che lentamente si avvicinava e porgeva la mano al ragazzo.

Bill si sentì in enorme disagio e sentiva che se avrebbe parlato, non sarebbe riuscito nemmeno a dire "piacere" senza uscirsene con mille P e altrettante C. Tirò un respiro non troppo esagerato e riuscì a dire qualcosa "B-bene, io d-devo andare" salutò entrambi e riprese la strada verso casa.

Non balbettava sempre, spesso si ma non ogni volta, però il fastidio che gli creava era enorme e soprattutto in situazioni come quella. Probabilmente anche Meg avrebbe balbettato trovandosi di fronte ad un suo parente.

La ragazza invece, in quel momento, avrebbe solo voluto far del male a Tom. "Salti fuori sempre nel momento sbagliato." Il fratello sospirò "Per te sarà sbagliato, per me era proprio perfetto, sorellina" le scompigliò i capelli ed entrarono in casa "Ad ogni modo... Bill?" Le sorrise di nuovo "Cosa? Tom, siamo amici, non iniziare." Lasciò il ragazzo da solo e se ne andò in cucina, anche se avrebbe voluto trovarsi dappertutto tranne che in casa.

Lo stesso, però, non valeva per Gwen. Finalmente era tornata a casa e avrebbe potuto starsene sul letto a farsi i beati cazzi suoi. Entrò e non trovò nessuno, "Salve solitudine, che si mangia sta sera?" Lanciò lo zaino sul divano, e con calma salì di sopra. Appena le scale finirono, si girò a destra prendendosi uno di quegli spaventi da infarto.

"CRISTO!" Sandra... si trovò faccia a faccia con quella dannatissima bambola. Era di porcellana, pallida come Gwen e dai capelli biondi arruffati, quegli occhi blu di vetro la seguivano ovunque, se tiravi una corda dietro la schiena, rideva pure. Era in quella casa già da prima che ci vivessero i suoi genitori, a sua madre era piaciuta e decise di tenerla dandole quello stupido nome, era perennemente su quel cassettone in corridoio.

"Che brutta" si avvicinò e la prese per un braccio, aprì il cassettone e la spedì lì dentro "Non oggi, Sandra" cambiò rotta dirigendosi in bagno. Poco prima di poggiare le mani sulla porta, sentì uno scricchiolio dietro di se, stava per girarsi quando un botto improvviso la fece voltare totalmente, ritrovandosi la bambola seduta al suo solito posto.

Prese le forze avvicinandosi ancora una volta, però afferrandola per la testa e lanciandola dove doveva stare, chiuse tutto e quasi corse verso il bagno ma ancora una volta, un botto. Urlò e quella volta la bambola era in piedi davanti a lei, inclinò la resta a sinistra assumendo una faccia divertita, ad un tratto prese a crescerle davanti come Alice quando beveva quello strano liquido.

Gwen non riusciva nemmeno a tremare dalla paura, era pietrificata mentre Sandra le sbatteva gli occhi dolcemente, con quelle sue ciglia lunghe. "Che c'è, Gwennie? Ora non puoi più rinchiudermi?" Aveva una voce squillante, come una registrazione "Prova a prendermi la testa adesso, Gwennie" la sua voce ora era più bassa, quasi maschile.

"Mi fai pena, sei così piccola. Dimmi, come ti senti adesso?" Le rise in faccia "Sei un pidocchio, se prendo te per la testa? Se per caso te la stacco quella testa? Eh Gwen? SE LA STACCO QUELLA TESTA DI MERDA GWEN" d'improvviso non era più una bambola, non era niente di cio che la ragazza riuscisse a capire. Le sorrideva, la prendeva in giro come facevano Henry e Greta.

La faccia era spaccata, gli occhi roteavano creando confusione.
Quella cosa tentò di afferrarla ma Gwen le scivolò sotto le gambe lanciandosi per le scale, saltando almeno 4 scalini, tentò di seguirla ma non riuscì a passare dalla porta. Ormai la ragazza era per strada e continuava a correre lasciandosi dietro una risata inquetante "PRENDERÒ TUTTI VOI MOCCIOSI" la risata rieccheggiava per tutto l'isolato, ma nessuno sembrava sentirla a parte lei.

Another Loser Club // IT //Where stories live. Discover now