×Chapter 4×

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"Amico, che cazzo hai fatto?!" Richie corse verso Ben che nel frettempo tentava di alzarsi, non lo conosceva, ma lo aiutò vedendolo evidentemente in difficoltà per il dolore. Anche gli altri corsero verso di lui chiedendogli chi gli avesse fatto una cosa del genere, intanto lo portarono all'altra sponda e lo fecero sedere sulla bici di Bill, Silver, e tutti iniziarono a pedalare verso il centro della città.

In quel momento anche qualcun'altro aveva dei problemi con il sangue: Beverly. Si era alzata dal letto semplicemente per andare in bagno, per poi scoprire che era arrivato quell'odioso momento del mese... fece per prendere un assorbente, ma si accorse che, per sua fortuna, ne aveva solo uno... allo stesso tempo si infastidì, in poche parole aveva bisogno di comprarne altri.

Dopo essere uscita dal bagno, si affrettò a guardare in soggiorno per assicurarsi che suo padre dormisse; poi si diresse in cucina e chiamò di tutta fretta a casa di Amy, le rispose la madre dicendo che la figlia non era in casa, Bev si chiese dove potesse essere finita, ma in quel momento era distratta da altro.

Non voleva assolutamente andare da sola al supermercato, il signor Keene la guardava sempre in modo strano, lo faceva con tutte donne, a prescindere dall'età, e poi non sapeva quali prendere con certezza dato che glieli presatava sempre Amy. Ci riflettè un po' su, poi ricordò che Gwen e Meg le avevano dato i loro rispettivi numeri di telefono poco prima.

Andò silenziosamente in camera a prendere il suo diario, sfogliò frettolosamente le pagine e, sospettando che Meg non fosse a casa, perchè così le aveva accennato, chiamò Gwen. Attese qualche squillo e poi una voce profonda le rispose "Pronto? Chi è?" "Ehm, salve, sono un'amica di Gwen. Lei è in casa?" Probabilmente l'uomo dall'altra parte del telefono doveva essere il padre "Un attimo e te la passo".

"Si?" Bev sentì la voce della ragazza "Gwen! Sono Bev, senti, devi farmi un favore... non è che potresti accompagnarmi a fare una cosa?" L'altra pensò alla pila di faccende, che le aveva assegnato il padre da fare in casa, così pensò che se fosse dovuta uscire, avrebbe capito e l'avrebbe lasciata farsi i beati cazzi suoi per quel giorno.

Dopo aver accettato, si fece dare l'indirizzo e si rese conto che abitavano abbastanza vicine da poter dire di vivere nella stessa strada, infilò di fretta gli scarponcini e si avviò verso la porta, il padre seduto sul divano la fermò "Oh no..." pensò la ragazza "Gwenda, chi era la ragazza al telefono?" Lei si poggiò al muro "Beverly Marsh, la conosci, è quella ragazza che abita nella palazzina vicino casa di nonna".

Il padre guardò per un attimo il vuoto cercando di individuare il soggetto "Ho capito, cerca di tornare per le 8, non fare come al solito che torni dopo cena" la ragazza annuì, salutò e poi uscì chiudendosi la porta alle spalle. Sospirò e ringraziò che il padre non le avesse visto la piccola scottatura sulla mano.

Le bastò fare una corsetta per arrivare a casa dell'amica. Riprese fiato guardando il cielo limpido e poi entrò nella palazzina, si fece tre rampe di scale a piedi e quando giunse alla meta, si ritrovò davanti la rossa seduta sul pianerottolo "Ciao B-" la ragazza si alzò tappandole la bocca e trascinandola giù per le scale che ci aveva messo così tanto a salire.

"Ho fatto qualcosa...?" Gwen la seguiva a passo svelto per la strada "No figurati, è che mio padre è stanco quindi meglio non disturbarlo, tutto qui" l'amica annuì senza intromettersi più di tanto. Fecero una lunga camminata parlando di quanto sembrasse animata Derry non appena iniziasse l'estate.

In effetti si poteva dire che di solito le persone lì, erano molto riservate ma allo stesso tempo sapevano i fatti di tutti, entrambe le due ragazze sapevano che comportandosi come facevano loro, si guadagnavano parole e nomi alle spalle.

"Se avessi un centesimo per ogni volte che mi danno della puttana, forse a quest'ora me me starei a bordo piscina in una villa, a Miami." l'altra si girò a camminare di spalle per pitre guardare l'amica "Almeno non dicono ai tuoi genitori che sei una fallita" si fermarono, guardandosi, e poi scoppiarono a ridere, ancora sconvolte dalle stronzate che sputava la gente.

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