17. Piano alternativo

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Chiudo la porta della stanza con un rumore secco e mi precipito davanti all'armadio per cercare la mia tuta nera dell'allenamento. Sbottono la camicetta con forza eccessiva, così tanto che l'ultimo bottone si stacca e precipita sul pavimento in legno lucido.

Sbuffo e lancio l'indumento dentro la cassapanca vicino alla porta di ingresso. Non ho ancora capito chi entri nella stanza per ritirare la biancheria sporca, ma ogni volta che ritorno dalla seduta di addestramento trovo il baule svuotato e i vestiti puliti ripiegati con cura sul letto.

Sfilo i pantaloni stretti e li sostituisco con quelli della tuta decisamente più comodi, prima di allacciare i miei anfibi. Devo ammettere che da quando mi alleno tutti i giorni la pelle dello stivale destro si sta lacerando sempre più, tanto che al tatto sento lo strato sottile e fragile, a un passo dalla lacerazione.

Non ho mai trovato il coraggio di separarmi da loro perché li considero il mio portafortuna. Li ho trovati sul viale di casa il giorno del mio sedicesimo compleanno e nessuno della mia famiglia sapeva da dove provenissero. L'ho considerato un segno del destino che fossero lì proprio quel giorno.

Esco dalla stanza con le parole di Glad che mi rimbombano nella testa, ma sono più tranquilla: ho elaborato un piano alternativo. Se verrò eliminata durante la prima fase della competizione dovrà fare in modo che Dalia venga via con me.

Salgo le scale fino al piano in cui alloggiano le diciottenni, anche se non sto cercando nessuna di loro. Vedo Narcisio camminare di spalle lungo il corridoio con i suoi riccioli biondi perfettamente domati.

Quando si gira incrocia subito il mio sguardo e non riesco a decifrare bene la sua reazione. Viene verso di me con un sorrisino sulle labbra dai duplici significati e mi fissa intensamente con i suoi occhi cristallini. «Iris Sartini, come posso esserle utile? Ha bisogno di parlare con sua sorella?»

«No, in realtà le volevo chiedere dove posso trovare il principe Loto.»

Mi osserva in silenzio per qualche istante e noto un guizzo sulle iridi chiare. «Il principe sta riposando nella sua stanza, ma a breve avrà la seduta di allenamento.»

«La ringrazio, Narcisio.» Gli rivolgo un saluto con il capo e scendo le scale fino a giungere al primo piano dove si trovano le camere reali.

Percorro il corridoio luminoso con passo sostenuto e svolto l'angolo per arrivare nel giardino interno. La vista del grande ulivo mi lascia ancora una volta senza parole e mi prometto di ritornarci presto per godermi un po' di quiete. Supero l'ampia finestra dove ho visto Ashton di spalle il giorno in cui ero con Hollins.

«Dove va così di fretta?»

La voce di Lars mi fa arrestare di colpo e volto il capo verso il centro del giardino, dove vedo il ragazzo seduto con la schiena appoggiata alla corteccia del grande albero.

«Sto cercando suo fratello Loto, principe.»

Un sorriso amareggiato compare sulle sue labbra prima di alzarsi. Cammina verso di me con le mani dentro i suoi jeans sbiaditi, con alcune macchie verdi causate dal prato. Osservo i suoi piedi scalzi immergersi negli steli e una sensazione di invidia si propaga nel mio stomaco. Anche io vorrei lasciarmi andare qualche secondo, non pensare più a niente se non al battito ritmico del mio cuore e alla terra umida sulla pelle.

«Mi sento un po' offeso, Iris. Ho notato come dal giorno in cui siamo stati in giardino il suo atteggiamento è cambiato. Mi evita e non riesco a capirne la ragione. Ho fatto qualcosa che non ha gradito?»

Mi scruta con intensità e il senso di colpa mi investe perché so di essermi comportata in maniera meschina. Non è da me fuggire dai problemi.

Prendo un profondo respiro e raddrizzo la schiena. «Sarò sincera con lei. Voglio mettere in chiaro le cose così da non creare nessun fraintendimento. I suoi sguardi e le sue attenzioni mi creano disagio.»

Iris - Il regno di FloraWhere stories live. Discover now