3. Il palazzo di Onice

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Rimango con lo sguardo puntato a terra e i pugni stretti in una morsa ferrea per tutto il resto del tragitto. Non riesco a guardare la sofferenza delle persone. Non riesco a pensare a quanto la mia vita sia stata così frivola. Qui la gente combatte per sopravvivere, mentre io ho vissuto dentro una bolla fino al giorno della Messe.

Persa nei miei pensieri, non mi accorgo quando Glad si ferma e sbatto la fronte contro la sua schiena.

«Tutto bene?»

Annuisco mentre massaggio un punto dolorante. Le sue labbra si piegano verso l'alto e lo fulmino con lo sguardo. «Perché sta sogghignando?»

«Perché lei è...»

Un cigolio stridulo mi impedisce di sentire le sue parole e sollevo gli occhi in direzione della fonte del rumore. Un ponte levatoio si sta abbassando lentamente per collegare le sponde opposte del terreno, separate da una fossa profonda di cui non riesco a vedere il fondo. Aguzzo la vista mentre attraversiamo sulla pietra liscia e scivolosa a causa dell'umidità. Una nebbia densa ci accompagna lungo la strada, ma pian piano che procediamo si dirada, lasciandomi senza fiato.

Reclino il capo all'indietro il più possibile, ma, nonostante ciò, non riesco a scorgere la sommità del palazzo che si erge davanti a noi. La superficie di onice nera brilla grazie ai raggi del sole che oltrepassano le nuvole. Le guglie, che delimitano in alto gli spazi, slanciano la struttura verso il cielo, conferendogli un aspetto elegante ma anche sinistro.

«Pazzesco» mormoro senza riuscire a distogliere lo sguardo.

«Già.»

Una donna ci aspetta all'ingresso, con una postura rigida e le mani unite dietro la schiena. I suoi lunghi capelli neri sciolti si confondono con lo sfondo e la sua pelle diafana evidenzia gli zigomi marcati. Quando i consiglieri la raggiungono, inarca leggermente gli angoli delle labbra verso l'alto, tuttavia l'atteggiamento distaccato è evidente. Anche Glaser, che fino a pochi minuti prima conversava con serenità, adesso è formale mentre le stringe la mano.

Si scambiano delle battute di circostanza prima che la donna ci inviti a seguirla all'interno. Osservo gli altri superare l'uscio, mentre io rimango immobile con una morsa che mi stritola le viscere. L'ultima volta che ho superato la soglia di un palazzo il mio mondo si è capovolto e l'idea che questo possa accadere di nuovo mi terrorizza.

«Iris?» Glad mi sfiora il polso con le dita per attirare la mia attenzione, ma rimango pietrificata.

Fa scorrere il suo palmo nel mio e il calore del contatto riesce a poco a poco a diminuire il mio battito accelerato. Chiudo le palpebre per un breve istante e ispiro mentre porto lo sguardo sul suo. I suoi occhi seri, stranamente, sono rassicuranti e mi danno forza. Gli stringo le dita per un ringraziamento silenzioso prima di lasciarlo andare.

Non posso entrare lì dentro con la paura che mi dimora nel cuore, altrimenti posso già darmi per spacciata. Devo ricordarmi il motivo per cui sono qui. Sfioro la cinghia dello zaino attorno al busto ed entro nel palazzo con l'espressione impassibile che mi contraddistingue. Sono preparata al grande atrio che mi accoglie, ma non alle imponenti colonne d'onice disposte a cerchio che svettano verso l'alto. Un cono di luce illumina la zona centrale dove ci stanno aspettando e, appena mi fermo accanto a loro, capisco che l'illuminazione proviene da un lucernario nel soffitto alto almeno venti metri.

«Voi consiglieri potete seguirmi,» afferma la donna prima di rivolgere la sua attenzione a me e a Glad, «I selezionati possono raggiungere le zona notte per sistemarsi. Agata vi indicherà dove si trova.»

Come apparsa dal nulla, una ragazza dalla chioma dorata, quasi bianca, compare accanto a noi. Tiene lo sguardo basso mentre ci invita a seguirla lungo un corridoio al piano terra. Tutto è rivestito di onice e riesco a distinguere le porte delle varie stanze solo dal colore argentato delle maniglie in rilievo. Una finestra nell'estremità opposta illumina il nostro cammino e, quando ci fermiamo davanti a una delle camere, una parte di me vorrebbe proseguire solo per vedere cosa si cela dietro la superficie vetrata.

Iris - Il regno di FloraWhere stories live. Discover now