2. Non puoi salvarli

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Il vento mi scompiglia i capelli e mi provoca dei brividi lungo le braccia scoperte. Le stelle splendono nel cielo e illuminano le acque chete che si aprono al nostro passaggio. Non so precisamente da quanto tempo navighiamo, ma le coste del nostro regno sono scomparse alle nostre spalle da diverse ore.

Solo alcuni componenti della ciurma si muovono tra le postazioni per controllare che tutto sia a posto; gli altri sono scesi in coperta appena il capitano, che non ha lasciato il timone nemmeno una volta da quando siamo partiti, gli ha orinato di andare a riposare.

Sospiro e appoggio la fronte sulle funi perimetrali, chiudendo gli occhi per rilassarmi. Nonostante abbia provato a dormire, il mio cervello non ha smesso di arrovellarsi. Il viso della donna che mi ha cresciuta non smette di tormentarmi. Se davvero lei ha partecipato alla Messe e allo Zama, come ha potuto permettere che lo affrontassimo anche noi? Probabilmente di me non le è mai importato nulla, ma almeno doveva proteggere Dalia. La sua vera figlia. Anche se la casa è sorvegliata, avrebbe dovuto trovare un modo per farlo.

Penso a Lien e al suo destino che è stato sostituito con il mio e mi chiedo cosa abbia provato lui scoprendo tutta la verità.

Il suono delle assi che si incrinano attira la mia attenzione e, seppur percepisco qualcuno camminare con passo felpato dietro di me, rimango immobile con tutti i sensi in allerta. Appena l'odore pungente di stella alpina entra nelle mie narici, mi volto, giusto in tempo per placcare il polso di Diamond in una morsa ferrea.

«Notevole.»

«Ha rischiato che le staccassi il braccio.»

Ride. «Questo era tutto da vedere.» Apre il palmo, rilevando una mela verde. «Le ho portato qualcosa da mangiare. Ho notato che non ha toccato cibo a cena.»

Fisso il frutto prima di scrutare il suo viso sereno. Anche se non vorrei farmi influenzare, i sospetti di Glad mi rendono diffidente. Sto per rifiutare quando il mio stomaco brontola, protestando contro la mia scelta. Diamond sorride e io borbotto un ringraziamento prima di lasciare la presa sul suo arto per afferrare la mela.

La porto alla bocca e la annuso, nonostante sappia che anche se fosse avvelenata non sentirei nessun odore.

«Non sono così meschino da ucciderla in questo modo, se volessi.»

Affondo i denti nella polpa prima di sogghignare. «E come mi ucciderebbe?»

Si avvicina per portare il suo viso all'altezza del mio, mentre i suoi occhi chiari brillano grazie alla luce delle stelle. «Non le posso rivelare i miei segreti.»

Scuoto la testa e mi siedo sul bordo della nave con le gambe a penzoloni. Nonostante l'oscurità delle acque mi metta a disagio, memorizzo ogni singola sfumatura di colore, l'odore di salsedine e la luce che riflette per imprimere tutto nella memoria. Per ricordarmi che non è un incubo. È tutto reale.

Diamond si siede silenziosamente accanto a me e, nonostante non mi fidi di lui, averlo qui tiene la mia mente ancorata a terra. Scruto i suoi pantaloni neri leggermente sbiaditi per gli eccessivi lavaggi e la camicia bianca un po' troppo grande per il suo fisico asciutto.

«Ha sempre fatto il marinaio?»

Solleva gli angoli della bocca. «È uno dei diversi compiti che svolgo.»

Mordo la mela e non insisto. Capisco perfettamente quando qualcuno svia le domande.

«Ha sempre voluto essere una principessa?»

«Certo, era proprio in cima alla lista dei miei desideri.» Sfoggio il sorriso più finto della storia e la sua risata gutturale, come se ridesse di rado, mi fa capire che ho raggiunto il mio scopo. «Lei è del regno di Onice, giusto?»

Iris - Il regno di FloraWhere stories live. Discover now