Parte 7

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Jack

"E con questo, penso di avervi detto tutto. La riunione é sciolta. Grazie a tutti per l'attenzione."

Il rumore di qualcosa di pesante che sbatte su una superficie mi strappa dai miei pensieri. Distolgo lo sguardo dalle finestre e lo riporto sul tavolo, dove i miei collaboratori si stanno alzando per andare a svolgere qualsiasi cosa sia stata decisa durante quest'ultima ora. Ma la mia testa é ancora persa là fuori, da qualche parte.

Cerco con gli occhi l'unica altra persona che so essere rimasta nella sala meeting.

"Torno nel mio ufficio." Faccio per alzarmi ed uscire, quando mio fratello mi richiama.

"Io mi farei portare una caraffa di caffè, fossi in te. Il tuo livello d'attenzione fa schifo oggi."

Josh mi lancia uno sguardo storto, di rimprovero.
Da quando i ruoli si sono invertiti? Sbaglio o il capo sono io, fino a prova contraria?

"Josh, non rompere, sai benissimo che i bilanci sono il tuo campo. Mi sono presentato solo perché me lo hai chiesto tu."

"Jack, é dalla settimana scorsa che vivi in una specie di limbo. Amelia mi ha detto di starne fuori, ma adesso inizio seriamente a preoccuparmi."

"Io seguirei i consigli della tua dolce mogliettina."

Qualcosa non torna. Solitamente fanno fronte comune questi due. Il fatto che Ami non lo spalleggi come al solito...

"Mentre passi dallo studio di registrazione, puoi dire alla tua dolce metà di venire nel mio ufficio?"

Vorrei parlarne con lui, delle sedute, di questa morsa allo stomaco che mi accompagna da giorni. Ma che dico, da anni. Il passato torna a bussare e con lui le mie colpe. Mi aspettano, trepidano oltre la soglia.

Lo spettro di mia madre mi guarda attraverso il suo viso. Così simile a lei. Unica differenza il colore degli occhi, particolare che rivela l'impronta di un uomo che per un breve momento ha fatto parte della nostra vita.
Ma le parole si incatenano alle corde vocali. Sono bloccate. Diventano macigni: impossibili da digerire, impensabile farli uscire.
La vista di mio fratello mi guarisce e mi uccide nello stesso istante. Lui é vivo, qui davanti a me. Lei é viva, dentro di me, nel mio petto, nella mia testa.

"Jack! Guardami! Lo sai che puoi contare su di me. Non sono più quel moccioso tremante che veniva pestato a scuola."

"Hai ragione, sei cresciuto. Ma rimani comunque un'acciughina in confronto a me." Scuoto la testa riordinando i pensieri. "Mandami Amelia. Giuro che la trattengo per pochi minuti e siete liberi di fare... quello che generalmente fate quando uscite da qui."

Soppesa le mie parole ed é il suo momento di lasciar perdere.

Un lieve bussare alla porta.
Apro e la figura minuta di mia cognata si palesa sotto i miei occhi.
Spalanco l'uscio per aiutarla ad accomodarsi e lei slitta sulla sua sediolina a rotelle, fino ad un palmo dalla mia scrivania.
La guerriera di casa ha perso l'uso delle gambe a causa di un brutto incidente stradale. Se penso a tutti i retroscena di quella storia malata, mi vengono i brividi.

"Josh mi ha detto che mi volevi vedere." Lei conosce il motivo.

"Witch, cosa sai della nostra amica in comune?"

"Amica? Non vorrai provarci con Laila, spero!"

Pensa di essere furba, ma con me non attacca.

"Sai benissimo che non parlo della tua migliore amica." Tentenna e poi emette uno dei suoi soliti sbuffi. "Togliti quella faccia da poker, con me non attacca più." Lascia andare un respiro e mi sorride compiaciuta.

"Perfettamente Imperfetti" Volume II "Le mie mani, i miei occhi" Where stories live. Discover now