Parte 20

507 33 61
                                    

"Angel, ciao! A cosa devo la chiamata?"

"Ciao, Josh."

"Judy? Tutto bene? È successo qualcosa?"

"Tutto bene, tranquillo. Scusa se mi sono permessa di usare il tuo numero, ma avevo urgenza di parlarti... Ho bisogno di un favore, Josh."

Il taxi mi lascia all'indirizzo richiesto, prego sia effettivamente quello corretto.
Pago la corsa, respiro l'aria fredda che mi circonda e mi faccio coraggio.
In una mano un piccolo trolley e una busta calda dalla quale mi sopraggiungono odori italiani, nell'altra il mio navigatore che ticchetta a destra e a sinistra.
Giungo alla porta, appoggio il bastone e afferro il cellulare.

"Ehi! A cosa devo questa piacevole telefonata?"

La sua voce mi destabilizza; lo fa sempre.

"Potresti aprire il portoncino? Mi sa che tra poco inizierà a nevicare!"

"Sei qui? Aspetta, arrivo in un lampo!" La chiamata interrotta mi strappa un sorriso.

Forza, Judy, andrà tutto bene!

Un click e una ventata di aria calda, mista al suo profumo, sopraggiunge, mi sfiora il volto, invade le mie narici.

"Dimmi che non hai ancora cenato, perché ho svaligiato una gastronomia." Mostro il bottino.

Nulla in risposta.

"Jack?"

"Scusa, sto cercando di capire se sei un miraggio. Ahi! No, sei davvero qui."

"Ti sei dato un pizzicotto?"

Mormora un assenso.

"Visto che hai appurato che sono vera, potresti aiutarmi? Vorrei che la nostra cena arrivasse sana e salva fino al tuo appartamento!"

"Certo, certo."

"Il grande Jack è rimasto senza parole!" Rido di gusto al suo stupore. Per una volta sono stata io a lasciarlo basito.

Saliamo sull'ascensore, un din e parte la risalita.

"Rispondo a tutte le domande che ti stanno frullando in testa: Angel passa due giorni da Alex, per scontare la sua pena, Josh mi ha dato il tuo indirizzo e sì, sono venuta in taxi; mi sono portata un cambio, perché ho voglia di spaghetti da una vita, ma faccio sempre dei disastri quando li mangio e non mi sentirei a mio agio a restare con le medaglie al valore sulla maglietta."

Finisco l'elenco che siamo ormai giunti sul pianerottolo.
Un altro din e le porte si spalancano.

Un passo avanti e mi sento afferrare.
Un passo indietro e le sue labbra sono sulle mie.
Calde, morbide, esigenti.

Si stacca a corto di fiato. Lo siamo entrambi.

"Andiamo dentro, mangiamo e dopo risponderai all'unica domanda a cui non hai accennato, la più importante."

Annuisco, mentre il 'perché sei qui?' aleggia tra noi.

Gli spaghetti!
Appena fatti, magari saltati con aglio, olio e peperoncino... sarebbero stati ancora più buoni. Ma chi si accontenta gode e le mie papille gustative stanno ancora cantando.

"Posso?"

"Cosa?"

In risposta, una salvietta si scontra piano con il mio viso.
Jack ridacchia divertito.

"Non prendermi in giro, te lo avevo detto che faccio disastri." Rispondo leggermente risentita al suo palese divertimento.

"Anche così conciata, con il sugo spalmato sulla faccia, sei sempre bellissima." Scosta il tovagliolo e le sue dita prendono il posto lasciato vacante per un breve istante.

"Perfettamente Imperfetti" Volume II "Le mie mani, i miei occhi" Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt