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«Bah, sapevo che vi avrei trovato così».

Spalancai gli occhi di scatto; essi vagarono nella stanza cercando di mettere a fuoco quando trovai la figura longilinea del mio migliore amico appoggiata allo stipite della porta.

«Ash!», esclamai sottovoce, stando attento a non svegliare Jamie mentre mi alzavo dal letto, correndo ad abbracciarlo.

Tra tutte le persone che ho lasciato a Sydney, Ashton è di sicuro quello che mi manca di più. Passare dal vedersi tutti i giorni al non vedersi quasi mai, solo qualche conversazione su Skype al mese, è dura dopotutto. Ma siamo riusciti a tenere in piedi la nostra amicizia nonostante gli impegni da parte di entrambi. E poi, passo con lui la maggior parte del mio tempo quando vengo a Sydney. E al mio compleanno lo faccio sempre venire a Los Angeles, studio permettendo - Ashton frequenta architettura, il suo sogno di una vita. Dovrebbe laurearsi tra qualche settimana, e io non ho nessuna intenzione di perdermelo. Ragion per cui sono qui, oltre a voler passare del tempo con famiglia e amici.

«Che schifo, sei tutto sudato. E sei nudo», si lamentò il ricco quando mi staccai da lui.

Roteai gli occhi. «Ma certo, ritorno a Sydney dopo otto anni - e non ci vediamo da un anno, io e te - e quando ti abbraccio ti lamenti perché sono sudato? Bell'amico che sei!», protestai imbronciato, facendo scoppiare a ridere Ashton.

«Guarda che non sono io quello che ha preferito scoparsi il suo ragazzo anziché telefonare il proprio migliore amico storico. Ho tutto il diritto di lamentarmi».

«Come hai fatto ad entrare qui? I miei non ci sono», chiesi, afferrando i boxer ed infilandomeli.

Ashton si appoggiò di nuovo allo stipite della porta, mi guardò mentre mi rivestivo. «Sono anni che ho le chiavi», confessò, facendo spallucce, «Da quando te ne sei andato passo molto tempo qui».

Alzai un sopracciglio. «Ti chiederei il motivo, ma non mi importa», dissi francamente, facendo ridere Ashton, «Allora, ho bisogno di mettermi in pari. Cosa sta succedendo ultimamente?».

Dopo che ebbi sistemato Jamie, scendemmo di sotto. Decidemmo di fare del caffè.

«Oh, beh, dall'ultima volta che ci siamo visti, Alex e Mar si sono lasciati quindici volte, Lowe ha ripreso a parlare con suo padre, Calum-».

Lo interruppi. «Lowe ha ripreso a parlare con suo padre?», chiesi, sorpreso. Ashton annuì, «Non me l'ha detto».

«È successo due settimane fa... Lowe era felicissimo. Ha pianto molto».

«Sono contento per lui», commentai sorridendo, «Allora, cosa mi stavi dicendo di Calum?».

Calum ed Ashton sono diventati amici. Seguono gli stessi corsi all'università, quindi inizialmente era stata più una convivenza forzata. In seguito, però, hanno cominciato a godersi l'uno la compagnia dell'altro. Otto anni fa mi avrebbe dato fastidio, ma al giorno d'oggi non mi tocca per niente. Il mio odio per Calum fa parte del passato. Non riesco neanche più a ricordare perché lo odiassi, probabilmente perché ero geloso... Ma Calum è un tipo a posto, alla fine.

«Calum ha finito l'università prima del tempo, si è laureato l'anno scorso», disse Ashton vago, mettendo il latte nel suo caffè, «110 e lode. Dovevi vederlo, ci mancava poco che scoppiasse a piangere quando ha sentito il suo voto... E Luke- oh. Non dovrei parlarti di lui, scusa».

Mi irrigidii sulla sedia. Erano passati otto anni e il suo nome mi faceva ancora quell'effetto; non riuscivo a crederci. Otto anni da che ho perso il mio migliore amico, otto anni che non parlo con lui. Otto anni che mi proibisco di pensare a lui e alla nostra situazione prima che lasciassi Sydney.

«Mike?».

Alzai lo sguardo. «Che c'è? È tutto a posto, tranquillo».

Ashton mi guardò di sottecchi. «Ne sei sicuro? Hai una faccia...».

«Sto bene, Ash. Sono passati otto anni in fondo», dissi sbrigativo, «È cambiato tutto».

«È stato comunque il tuo migliore amico, Mike. La prima persona per cui hai sofferto... Puoi parlarne con me, lo sai», ribatté Ashton, rassicurante.

Sbuffai. «Ti ho detto che sto bene. L'ho superato, sono passati otto anni ed era solo una cotta adolescenziale».

«Solo una cotta adolescenziale, mh?», annuii, «Allora dimmi il suo nome».

«Perché dovrei farlo?», chiesi, scettico.

«Tu fallo. Dimmi il suo nome».

Presi un respiro profondo prima di mormorare «Luke». Sentii una fitta allo stomaco, ma cercai di non darci conto.

Non potevo permettere che il ricordo mi buttasse ancora giù. Perché adesso la mia vita era perfetta, facevo ciò che avevo desiderato, giravo il mondo, avevo degli amici e un fidanzato perfetto. E Luke non ne faceva parte. Non ne avrebbe fatto mai parte.


***


[A/N] Heilà!

Ecco a voi, come promesso, il primo capitolo di Just Saying! Non vedevo l'ora di postare, ahaha (mi gaso da sola per le mie fanfiction... male male)

Ora, non penso ci sia molto da dire sul capitolo, parla da sé. Sono passati otto anni, a detta di Michael è cambiato tutto, lui è andato avanti (e nel migliore dei modi, direi). Ma ne è davvero sicuro? Aspettate che incontri di nuovo Luke, poi ne riparliamo. ahaha

Sarà anche dal punto di vista di Luke, mi andava di farla così e me la sentivo di dare spazio anche ai pensieri ed ai sentimenti di Luke. Come se la starà passando? Beh, questo lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo che posterò sabato, lol.

Non sono riuscita a scrivere dieci capitoli come mi ero promessa di fare, ci sono vicina però, quindi posterò regolarmente... almeno finchè avrò idee, già.

Spero che questo sequel vi piaccia e che continuiate a seguire le vicende di questi due disgraziati, ahha

a sabato, xoxo

Just Saying || Muke (WAYF sequel)Where stories live. Discover now