«La mia piccola rockstar», mormorò, scompigliandomi i capelli, «Diventerai calvo se continui a tingere i capelli».

Ridacchiai, stringendola nella mia stretta più che potevo. «Me lo dici tutte le volte che passo a trovarti, eppure i miei capelli sono sempre più scuri e sempre di meno».

«Questo perché non fai mai quello che ti dico», sbraitò, staccandosi da me per abbracciare Jamie, «Sono felice che sia venuto anche tu, Jamie».

I miei sono piuttosto tolleranti con il mio orientamento sessuale, essendo la famiglia di mente aperta che sono. Per me è stato un sollievo, fui felice di sapere che mi appoggiavano e che mi volevano ancora bene, nonostante non avrei più vissuto con loro. Beh, è questo che dovrebbero fare i genitori, dopotutto. Non è la stessa cosa che è successa, purtroppo, a Lowe, i cui genitori l'hanno sbattuto fuori casa a calci dopo che lui fece outing. Adesso vive da Chase, ha un lavoro che gli piace ed è felice, ma a volte gli manca parlare con suo padre. Sua madre è stata più indulgente, dopo due anni ha ricominciato a parlargli e ogni tanto si vedono anche, ma suo padre... quella è una lunga storia.

A proposito di padri, in quel momento il mio mi stava stritolando in un abbraccio. Ogni tanto dice che gli manco, specialmente quando guarda le partite di calcio e mia madre non ci capisce niente. Come se io ci capissi qualcosa, certo, ma comunque ne capisco più della mamma.

Ad ogni modo, dopo che papà ebbe abbracciato me e dato una stretta di mano piuttosto vigorosa a Jamie, entrammo in casa. Mamma aveva apparecchiato in sala da pranzo, cosa che faceva solo nelle grandi occasioni.

«Wow, hai apparecchiato in sala solo per me, mi sento importante», ridacchiai prendendo posto; Jamie mi fissò reclutante prima di sedersi accanto a me. Gli accarezzai un ginocchio tentando di calmarlo; sapevo quanto era nervoso ad incontrare i miei. Questa era la prima volta che lo portavo a casa- beh, non ho avuto modo in tre anni.

Mamma rise e si sedette di fronte a me, mio padre a capo tavola. «Il mio unico figlio torna a casa dopo otto anni di assenza in cui ha seguito i suoi sogni», disse, guardandomi con occhi che luccicavano, «Direi che questa è un'occasione importante».

Sorrisi a trentadue denti. «Beh, grazie mamma».

Il pranzo andò meglio di quanto avessi previsto, non fu tanto imbarazzante nonostante i miei ci fecero delle domande un po'... Private. Non ebbi problemi a rispondere, ad ogni modo, e Jamie sembrò trovarsi subito a suo agio con mia madre e mio padre; i due sembravano approvare il mio ragazzo, anzi, potrei dire che sembravano innamorati di lui. Come lo era chiunque, d'altronde: un ragazzo come Jamie è impossibile non amarlo. A volte mi chiedo ancora come abbia fatto a scegliere me, tra tutte le persone che poteva avere. Sono stato fortunato, credo. È un po' di tempo che la ruota gira a mio favore dopotutto...

«Secondo te sono piaciuto ai tuoi?», mi chiese Jamie, un po' nervoso, qualche ora dopo nel silenzio di camera mia.

Feci spallucce. «A me è sembrato di sì. A chi non piaceresti, insomma», sorrisi sornione, stampando un bacio sulle sue labbra. Dopo quel bacio ce ne fu un altro, un altro ed un altro ancora, tanto che per dieci minuti l'unico rumore presente nella stanza fu quello delle nostre labbra che si univano.

«Stavo pensando... È un bene che i tuoi genitori vanno a lavoro di pomeriggio, mh mh», disse vago Jamie, facendo scorrere la mano sul mio petto.

Sorrisi malizioso, ribaltando le nostre posizioni cosicché io potessi stare sopra di lui. «Già, davvero utile», concordai, incollando le mie labbra alle sue febbrilmente. Qualche minuto dopo i nostri vestiti erano sul pavimento e i nostri gemiti e i respiri pesanti riempivano la stanza.

Just Saying || Muke (WAYF sequel)Where stories live. Discover now