38. Rosa in boccio

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Il primo ad avanzare oltre gli aguzzi denti di pietra della porta è Callàis e lo fa con passo deciso, privo di una qualunque esitazione. Lo stesso non si può dire per me, che mi fermo un attimo sull'uscio prima di convincermi a seguirlo, inquietata e intimorita dalla minacciosità dell'ingresso: c'è qualcosa in questo arco, in queste pietre e in queste statue che parla direttamente alla mia paura, cercando di convincermi a scappare lontano da qui. Ma io non accetto suggerimenti dalla paura, non posso permettermelo.

— Non siamo obbligati a farlo — mi sussurra Iris, affiancandomi, come se mi avesse letto nel pensiero.

— Come tu non eri obbligata a seguire Alveus all'inferno. Sai che in realtà non abbiamo nessuna scelta.

Lei mi fissa con espressione corrucciata, come se stesse cercando di risolvere un complicatissimo rompicapo, quale probabilmente io sono per la maggior parte della gente e a volte anche per me stessa.

— Ed è la stessa cosa? — mi domanda.

— Perché no? — ribatto di getto, salvo poi soffermarmi a pensare a ciò che implicano le mie parole. Ovvio che Iris si è precipitata all'inferno per salvare Alveus: ne è innamorata praticamente da sempre. Ma il rapporto tra me e Rohkeus è completamente diverso, quindi in effetti non è la stessa cosa; il motivo per cui devo trovarlo è che non posso lasciarlo all'inferno e tradirlo così, giusto? Lo chiedo a me stessa, e subito mi rispondo: giusto. Io amo Alveus.

Alveus, che ha in me una fede incrollabile e che mi sostiene sempre.

Alveus, che sto trascinando in giro per l'inferno, mettendolo in pericolo, mettendo in pericolo tutti, per salvare Rohkeus.

Se avessi accettato la proposta di Iris e noi tre e Gordost fossimo fuggiti, avrei salvato due persone e un lupo, anche se Rohkeus sarebbe stato condannato per sempre. Così invece non è detto che qualcuno di noi riesca a tornare a casa. In fin dei conti, quanto la mia decisione è stata altruistica?

Potrei cambiare idea ora, fermare tutti i miei compagni di viaggio e dire loro: "Basta, tornate a casa". Lascerei il mio posto a Callàis, anche se al mio posto lui non farebbe altrettanto, e io rimarrei qui a cercare Rohkeus, nonostante sia probabile che non voglia più parlarmi una volta saputo cosa ne è stato del suo patto.

Forse sarebbe la cosa giusta da fare. Forse. Ma non posso, non ci riesco.

Quindi faccio un passo avanti e varco l'uscio, con Iris sempre al mio fianco, ma riusciamo ad avanzare solo per la lunghezza di un paio di braccia che subito la terra comincia a tremare.

— Che succede? ­— domanda Alveus alle nostre spalle, con la voce resa stridula dalla paura.

— Callàis? — lo interpello io, e lui si volta al suono del suo nome, in viso un'espressione sorpresa e vagamente spaurita.

— E io come faccio a saperlo? — risponde in tono acido. Poi spalanca gli occhi e grida: — Attenti! Dietro di voi!

Io e Iris ci giriamo nello stesso momento, giusto in tempo per veder volare verso di noi un mostruoso essere di pietra con le ali e abbassarci di scatto, evitandolo per un soffio. La creatura vira con un poderoso colpo d'ali appena prima di schiantarsi contro le pareti grezze del tunnel, punta su di noi le sue orbite di pietra ombreggiate dalle sopracciglia sporgenti e ci attacca di nuovo.

D'istinto mi metto davanti a mia sorella, facendole scudo con il mio corpo e, raccolto un sasso dal suolo, lo scaglio con violenza contro il mostro, colpendolo in testa. L'essere sbanda, perdendo per qualche istante la traiettoria, ma essendo di pietra non può sentire male e così, con un'altra virata, si rimette in posizione d'attacco.

Fonte limpidaWhere stories live. Discover now