28. Danza macabra

145 17 63
                                    

La consapevolezza che Alveus è effettivamente passato da qui prima di noi mi risveglia da quello stato di trance in cui ero caduta, rendendo il mio cervello attivo, anche troppo, tanto che quasi non riesco a stare dietro ai miei stessi pensieri. Lo stesso non si può dire per Rohkeus, che invece rimane congelato sul posto, probabilmente non riuscendo a credere a quello che ha appena sentito.

— Per tutti i fiumi, Alveus è stato qui! — dico nuovamente, come se ripeterlo possa renderlo più vero. Intanto mi volto verso il mezzelfo per vedere dal vivo, e non riflessa nello specchio, la sua espressione spiazzata.

Accenno un paio di passi in direzione del letto, salvo poi cambiare idea e tornare verso Rohkeus, ma arrivo a malapena davanti al suo volto prima di fare nuovamente marcia indietro, con il cuore che mi batte veloce in petto. Non so cosa fare, cioè, lo so, ma non posso: la cosa più giusta e logica sarebbe interpellare l'anello e seguire la direzione da esso indicata, ma purtroppo siamo chiusi qui, in questa stanza fredda e asettica, prigionieri della regina inquietante di un popolo altrettanto inquietante.

— Come fai a esserne sicura? — mi chiede il mezzelfo, seguendo con lo sguardo il mio vagare. Alla sua domanda mi fermo, ma solo per voltarmi nuovamente e tornare davanti allo specchio.

— Lo vedi questo? — domando, indicando l'oggetto. Rohkeus annuisce una volta, aggrottando le sopracciglia, perché è ovvio che lo vede, come potrebbe essere altrimenti? — È il potere di Alveus.

Il mezzelfo resta un attimo in silenzio, pensieroso, prima di decidersi a parlare: — Creare specchi?

— Sì, cioè, no. Non proprio. Lui manipola l'acqua, vedi? — gli spiego toccando la superficie riflettente e creando così piccole onde concentriche che vanno a morire dove il liquido incontra la cornice.

Vorrei spiegarmi meglio, ma non riesco a fare uscire dalla mia bocca frasi di senso compiuto: il mio cervello va troppo veloce per poter tradurre i pensieri in parole da infilare una dietro l'altra, come le perle di una collana, fino ad ottenere un discorso con un capo e una coda. Pare però che Rohkeus abbia capito perché annuisce un'altra volta e si avvicina anche lui allo specchio. Solleva il braccio destro per toccarlo come ho fatto io, ma blocca il gesto a metà non appena si rende conto che lì non c'è più nessun dito con cui toccare alcunché. Cambia in fretta il braccio, forse sperando che io non abbia notato la sua esitazione, e poi sfiora con le sue dita tozze il pelo dell'acqua.

— Non ci posso credere — sussurra, e non so se si riferisce alla magia di Alveus o al fatto che non siamo mai stati così vicini a trovare per davvero il mio promesso sposo. Per quanto mi riguarda non posso fare a meno di ripetermi, nella mia testa: Alveus è stato qui. È stato realmente qui. E, per quanto ne sappiamo, potrebbe trovarsi ancora all'interno di questo edificio, magari addirittura nella stanza accanto alla nostra.

Guardo l'anello che ci ha guidati fino a qui e che, ovviamente, ora indica la porta. Come vorrei seguirlo, e come vorrei farlo subito, ma siamo chiusi qui dentro senza possibilità di scelta.

— Secondo te quanto è difficile scappare senza essere beccati? — chiedo, mentre un'idea malsana si fa strada nella mia testa. Rohkeus si guarda intorno, affacciandosi anche all'unica finestra della stanza e scrutando fuori con aria assorta e meditativa, prima di rispondermi: — Penso che sia un suicidio.

Ha ragione, lo so, e ne ero consapevole anche prima di porre la domanda, ma, per tutti i fiumi!, Alveus è a due passi da noi e siamo costretti ad accontentare una regina pazza che ci vuole come ospiti a una sua stupida festa? La cosa è così irritante e ridicola che, nonostante la frustrazione, o forse propria per quella, non posso fare a meno di ridacchiare come un'isterica.

— Mantieni la calma — interviene Rohkeus, con voce tranquilla, prima che la situazione degeneri. — Da come ne parlava la bhanrigh, non dovrebbe mancare molto a quell'inutile festa: accontentiamola e poi ce ne andiamo, senza essere inseguiti da un manipolo di guardie e senza la maledizione di quella donna a pendere sul nostro capo.

Fonte limpidaWhere stories live. Discover now