Forse, un giorno... (Erik Eagle)

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La settimana prima, nascondendosi dietro ad un muro dei corridoi, aveva assistito non visto alla conversazione tra i medici, suo padre e i suoi amici. Aveva visto il viso di Silvia deformarsi in una maschera di puro terrore -un volto che avrebbe sognato per molti anni, ne era certo -per poi crollare a terra in un pianto incontrollato. Bobby aveva cercato di mostrarsi forte, per dare sostegno a Silvia, ma alla fine anche lui era finito a terra a suon di singhiozzi e singulti. Per Erik, vedere i suoi amici in quello stato era stato un vero colpo al cuore, ma infondo sapeva di aver preso la decisione giusta.

 Per Erik, vedere i suoi amici in quello stato era stato un vero colpo al cuore, ma infondo sapeva di aver preso la decisione giusta

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Il flusso dei pensieri del ragazzo fu interrotto dal ticchettio di una mano sulla porta della sua stanza.

-Erik, sei sveglio? – domandò retoricamente suo padre.

Erik annuì atono, tirandosi su con la schiena e sistemandosi meglio sul lettino.

-Come stai oggi, figliolo? – domandò il signor Eagle, prendendo posto su una seggiola sistemata vicino al letto

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-Come stai oggi, figliolo? – domandò il signor Eagle, prendendo posto su una seggiola sistemata vicino al letto.

Il ragazzo gli lanciò un'occhiata assassina: -Come vuoi che mi senta? –

Suo padre fece roteare gli occhi, riflettendo che forse avrebbe potuto scegliere altre parole. Non avrebbe augurato a nessuno di ritrovarsi nella stessa situazione di suo figlio, nemmeno al suo peggior nemico. Non poteva nemmeno lontanamente immaginare quale battaglia stesse combattendo internamente il suo bambino.

-Ti ho portato una cosa – disse l'uomo, tirando fuori da un sacchetto di plastica un pacchetto regalo, perfettamente incartato in una carta da pacchi bianca e con un fiocco blu in centro.

-Ti ho portato una cosa – disse l'uomo, tirando fuori da un sacchetto di plastica un pacchetto regalo, perfettamente incartato in una carta da pacchi bianca e con un fiocco blu in centro

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