Illusione di un secondo (Silvia Woods)

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Ø Character: Silvia Woods

Ø Propmpt: Radio

Ø Song: No Rest For The Wicked (Lykke Li)


Silvia era seduta comodamente sul divano del salotto, persa tra le pagine del libro che aveva tra le mani, quando suo padre fece il suo ingresso nella stanza, trafelato ed eccitato.

Silvia era seduta comodamente sul divano del salotto, persa tra le pagine del libro che aveva tra le mani, quando suo padre fece il suo ingresso nella stanza, trafelato ed eccitato

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-Accendi la radio, Silvia! – gridò alla figlia, buttando a terra con noncuranza la valigetta ventiquattrore che usava al lavoro. Appese il cappotto, la sciarpa e il cappello all'attaccapanni e si avvicinò a grandi falcate al divano -Metti su TuttoSport –

Silvia obbedì, iniziando a maneggiare i tasti e le manovelle della radio per raggiungere la frequenza richiesta dal padre. Doveva essere successo qualcosa di speciale, altrimenti non avrebbe saputo spiegare la frenesia improvvisa dell'uomo: -Che cosa c'è di così importante, papà? Di solito non ascolti mai la radio, la sera –

-Oggi è diverso – disse lui, sbrigativo – Oggi la nazionale giovanile disputerà la prima partita delle fasi finali del campionato del mondo. Chi avrebbe mai pensato che la squadra del nostro Paese sarebbe riuscita ad arrivare così avanti? –

-In effetti... L'inizio non è stato sicuramente dei migliori – disse Silvia, ripensando alle precedenti partite disputate dalla nazionale giovanile. Era stata così presa dalla lettura che si era completamente dimenticata del campionato. Riuscì finalmente a sintonizzare la radio sulla frequenza giusta e l'aggeggio iniziò a gracchiare un qualche servizio sul prepartita.

-Contro chi giocheranno? –

-Gli avversari del Giappone saranno gli Stati Uniti d'America – rispose l'uomo, alzando il volume della radio.

"Gli Stati Uniti d'America"

Non appena sentì pronunciare quel nome, un'onda cupa travolse Silvia, gettandola in uno stato di sconforto. Il suo viso mutò immediatamente, sostituendo l'aria incuriosita di poco prima con un'espressione triste e malinconica.

Se lui fosse stato ancora lì, molto probabilmente sarebbe stato uno degli undici titolari pronti a sfidare il Giappone

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Se lui fosse stato ancora lì, molto probabilmente sarebbe stato uno degli undici titolari pronti a sfidare il Giappone. Si sarebbe premurato di chiamarla poco prima della partita, ricordandole che le voleva tanto bene e che sperava che avrebbe fatto il tifo per lui, anche se non apparteneva alla nazionale del suo Paese. Lei lo avrebbe incoraggiato per bene, dicendogli di dare il massimo in campo e di immaginare che lei, Bobby, Malcom e tutti i suoi amici fossero lì, sugli spalti dello stadio, pronti a sostenerlo.

Se lui fosse stato ancora lì, il Giappone avrebbe avuto ben poche chance di vittoria. Nessuno era in grado di contrastare "il Mago del Pallone", nessun portiere era capace di resistere ai tiri potentissimi di Erik Eagle.

A fine partita, dopo una schiacciante vittoria, lui la avrebbe richiamata, raccontandole per filo e per segno tutte le emozioni provate in campo, per renderla partecipe di quel momento magico e insieme avrebbero scherzato fino a tardi su quanto la squadra giapponese non fosse un granché e su come Erik si sentisse un vero campione anche se aveva solo dodici anni ed era un piccoletto magrolino.

Lei, quella sera, si sarebbe addormentata contenta, inebriata dalla vittoria dell'amico e impaziente di poterlo rivedere, per poter calcare nuovamente insieme un campo da calcio

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Lei, quella sera, si sarebbe addormentata contenta, inebriata dalla vittoria dell'amico e impaziente di poterlo rivedere, per poter calcare nuovamente insieme un campo da calcio.

Tuttavia, nulla di tutto ciò poteva accadere.

Erik se n'era andato, per sempre.

Nulla lo avrebbe mai riportato indietro. Gli Stati Uniti e il mondo intero non avrebbero mai conosciuto il grande potenziale celato dentro quel ragazzino talentuoso.

-Tesoro- sussurrò suo padre, svegliandola da quello stato catatonico in cui era caduta.

Silvia si scosse, tirando su con il naso e asciugandosi due lacrime solitarie che avevano raggiunto le sue guance senza che lei se ne accorgesse: -Sto bene, non preoccuparti –

Silvia si scosse, tirando su con il naso e asciugandosi due lacrime solitarie che avevano raggiunto le sue guance senza che lei se ne accorgesse: -Sto bene, non preoccuparti –

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-Ti manca molto, non è vero? – domandò l'uomo, intuendo perfettamente cosa passasse per la testa della figlia in quel momento.

-Immensamente, papà –

L'uomo la fece accoccolare sulle sue gambe, come quando era piccola, stringendola in un lungo abbraccio: -Sono sicuro che anche Erik, dovunque si trovi ora, senta moltissimo la tua mancanza -

We, Ourselves and UsWhere stories live. Discover now