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credo sia giunto il momento di mettere la parola fine a questo lungo insieme (piuttosto carino, infondo) di parole che, alla fine, è la mia storia, come potrebbe essere la storia di tante altre persone proprio come me.

volevo scrivere tredici capitoli, all'inizio, proprio come la famosissima serie tv "13 reasons why", forse perché, in un certo senso, mi sono sentita un po' hannah baker. non capita.
(e poi perché toni fa binge watching di questa serie da quando è uscita l'ultima stagione).

potrei fare un discorso filosofico, parlando anche di TREDICI, ma, alla fine, voglio solo ringraziare il grande universo intorno a me per avermi mandato toni, la mia piccola clay jensen, al momento giusto. ringrazio di avermi salvato, di non avermi fatto fare la fine di hannah (va bene, ora la smetto con i riferimenti alla serie).

alla fine, il senso di tutto è uno solo: ero (e forse sono ancora) una ragazza triste.
non si cambia da un giorno all'altro, lo so, ma io ci sto lavorando, sto provando ad essere felice. io voglio essere felice. voglio scegliere di essere felice.

forse la vita è tutta una scelta, la scelta della felicità.

non è da me parlare di certi argomenti, ma, alla fine, è vero.

vorrei poter dire di stare bene.
infondo, l'obiettivo di scrivere di me era proprio questo: tirare fuori tutto per stare bene.
mi dispiace deludere la mia terapista, amy, ma io sono ancora lungi dello stare bene.

ci sono tanti motivi.

mio fratello.
per quanto io spesso neghi, la mia famiglia, da cui, nonostante tutto, cercherò sempre, nel profondo, l'approvazione.
me stessa.

la "cheryl" bellissima e sicura di sé, ahimé, non esiste più.
la cheerleader stronza e impassibile non sono io.

non so se avete mai sentito parlare di maschere. e, no, non quelle di carnevale. patetico.
le maschere quelle vere, che indossiamo ogni giorno.
ancora niente? che pirandello mi aiuti.

forse quella mia versione precedente era una maschera.
o forse quella di adesso è una maschera: a me non è dato saperlo.
a voi non è dato saperlo.

e, visto che questa è la fine - the end - non lo saprete mai.

finire con 14 capitoli.
è proprio il 14 che mi dà fastidio: esiste qualcosa di interessante legato al 14?
giuro che se avete pensato a san valentino, l'inchiostro delle pagine di questo libro inizierà ad uscire e vi causerà una non so quale intossicazione.

davvero.

ma, passando oltre, questo libro, per quanto ironico (*coff* *coff* sarcastico *coff* *coff*), pieno di inutili ed infantili sfoghi, ha davvero significato qualcosa per me.
magari ha significato qualcosa per voi.

lo ammetto, forse la mia esperienza (nonché la narrazione) è un po' aumentata: per quanto il mondo, in generale, faccia schifo, tutti, nel bene o nel male, abbiamo qualcuno che ci aiuta, ma i miei problemi sono, fondamentalmente, i problemi di ogni adolescente.

ora mi rivolgo a voi, lettori adolescenti: vi siete mai rispecchiati in me?

quante volte avete dubitato di voi stessi, in tutto quello che credevate di essere, in tutto quello che credevate vero?
quante volte vi siete sentiti fuori luogo?
quante volte avete creduto di non essere amati?
quante volte avete pensato di non essere abbastanza?

quante volte hanno giudicato le vostre scelte?
quante volte vi hanno detto quello che dovevate essere?
quante volte ancora lo faranno?

e poi, pensateci bene, la nostra è una società di "guardoni", di fottuti ficcanaso che credono di poterci giudicare.

ragazze, mi rivolgo a voi, quante volte vi hanno chiamate "troie"?
quanti ragazzi, ma, soprattutto, quante ragazze, vi hanno etichettato così? magari solo per una vostra scelta, magari sbagliata, ma UNA VOSTRA SCELTA.
un ragazzo di troppo, un bacio di troppo, essersi spinti troppo in là,...

quante volte, ditemi, ne avete sofferto?
quante volte avete pianto in silenzio, di nascosto?
e quante volte ancora lo farete?

quante volte avete sofferto?
quante?
e quante volte siete stati ignorati?
quante?

siamo la "generazione z".
la cosiddetta "generazione bruciata".

abbiamo grandi progetti, grandi sogni.
e veniamo ignorati alla grande.

quello che facciamo non è MAI abbastanza.

non abbiamo "patito e sofferto" come le generazioni prima di noi.
non abbiamo lavorato nei campi.
non patiamo la fame.

siamo fottutamente soli in un universo troppo grande per noi.
siamo stelle, vogliamo splendere in alto nel cielo, ma senza aiuto ci riduciamo solo in una inutile massa di atomi di elio (che, se può consolare, almeno è un gas nobile).

vogliamo essere liberi, ma vogliamo, allo stesso tempo, essere amati.
abbiamo bisogno di sentirci dire che andrà tutto bene.
abbiamo bisogno di un abbraccio, a volte.
altre vogliamo solo stare da soli.

siamo infinitamente caotici, spesso non capiamo neanche noi la nostra logica.
spesso sbagliamo.

siamo anche noi esseri umani, no?
possiamo sbagliare, no?

siamo quelli che parlano di tutto, davvero di tutto, ma poi, se stiamo male, rispondiamo solo con "sto bene".

non ci capirete mai, mi spiace.
e la verità è che non ci capiamo neanche noi.

magari non vi rispecchiate in me, nella mia storia.
magari mi considerate infantile, viziata: infondo io, materialmente, ho sempre avuto una casa, i soldi, da mangiare.
avete ragione: nel mondo c'è gente che sta molto peggio di quanto io non potrei umanamente concepire.

ma, ragazzi miei, citandovi, quasi sicuramente, il testo di una canzone (ormai tutte le parole sono già state dette, fatevene una ragione), è proprio chi ha avuto il pane, che desidera qualcos'altro.

e noi vogliamo solo amare. ed essere amati.
siamo imperfetti, un po' come tutti, ma vogliamo solo essere felici.

non ci basta un tetto sopra alla testa per sentirci completi: abbiamo bisogno di una famiglia e famiglia è sinonimo di amore incondizionato.

siamo fatti così: lontani dalla perfezione, con tanti sogni e speranze, spesso scontrosi, insopportabili, stupidi, piccoli, goffi, spersi, impauriti, soli, confusi e immersi in una società frustrata, che vuole che diventiamo una loro fotocopia.

forse questa storia è nata come la mia storia e, anzi, lo è ancora adesso: quello che ho scritto in questo quattordicesimo ed ultimo capitolo è quello che io penso, non obbligatoriamente condivisibile da voi.

poi, però, sono uscita dal mio gigantesco ego, l'ho un po' rimpicciolito e mi sono accorta di non essere sola nell'universo.

forse non sono una normale adolescente e probabilmente non lo sarò mai.

sono imperfetta, come tutti voi.
ma questa sono io.

e questa è la fine, la fine di una parte della mia vita (e non necessariamente l'inizio di un'altra), una a cui voi siete stati partecipi.

grazie.

e, sì, ora è finito per davvero, anche perché io non voglio farvi la morale: cosa potreste mai imparare da me?
o, meglio, cosa potreste imparare di nuovo, che non vi ho ancora detto?

semplicemente grazie a tutti voi.

//spazio autrice//

questo è davvero l'ultimo capitolo e io non so davvero come ringraziarvi.
ci sono state alcune persone che hanno supportato il mio lavoro in maniera fantastica (sì, @Carla_Topaz, parlo di te).

spero che questo libro vi sia piaciuto, che abbia significato qualcosa per voi, come lo è stato per me.

ho letteralmente adorato scrivere questa storia, parlare di una realtà che, spesso in modo meno eclatante, riguarda tutti gli adolescenti.

grazie, grazie davvero a tutti voi, che avete letto questo libro.
grazie mille :)

(umilmente qui per voi lettori, io, al secolo maria :))))

cheryl - (im)perfectDove le storie prendono vita. Scoprilo ora