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amore.
avreste mai pensato di poter trovare questa parole qui?
avreste mai pensato che questa potesse provenire dalle mie labbra (se non per le mie solite prese in giro)?
beh, stento anche io a crederci.
e poi, lo ammetto (con un po' di spocchia, ammetto anche questo), sono capace di parlare di tante cose, non scherzo, davvero di tantissime.
ma dell'amore proprio no.
non riesco.
forse è la parola più complicata che esista.
non so se è davvero la più bella.
esistono tante cose più belle di un "ti amo", fidatevi.
rientrano sempre nel campo dell'amore, certo.
l'amore è affidarsi.
affidarsi completamente all'altro.
un bene? 
un male?
chi sono io per dirvelo.
forse non è l'amore la cosa più bella che esista.
è il vero amore.

per quanto questo capitolo, lo so, è dedicato all'amore, credo che, anche velatamente, di amore io ne abbia già parlato. e ne parlerò ancora. esatto, anche se non ne sono capace.

comunque, torniamo al "vero amore".

e, no, non parlo, neanche questa volta, delle favole.
con i principi azzurri e le principesse rosa.

ah, breve e poco in linea con l'argomento ma molto interessante parentesi: sapete perché, per credo la quasi intera totalità del mondo, il rosa viene visto come un colore prettamente femminile e l'azzurro maschile?
sapevate che, fino a non troppo tempo fa, era il contrario?
diciamo che, fino alla salita al potere di hitler nella germania nazista era così.
anzi, fino all'inizio dell'orrore dei campi di concentramento.
i più studiati (o interessati) sapranno che il "fazzoletto" rosa era quello per i prigionieri gay, considerati "effemminati".
e da lì i fiocchetti rosa per le "femminucce" e l'azzurro per i "maschietti".
bello il mondo.

ma non stiamo parlando di fiocchi rosa e azzurri, neanche di lager e olocausto (anche se avrei potuto spendere molte più parole a riguardo), stiamo parlando di amore.
anzi, della mia personale (e un po' malata) concezione dell'amore.

superando quindi la mia divagazione, che, lo so, avrei potuto tranquillamente mettere nel capitolo dell'omosessualità, ma tanto, visto che quella che scrive sono io e non voi, credo di dover iniziare.
scusate se ho, in questo modo, disturbato la fluidità del racconto.

per capire l'amore dal mio punto di vista, credo bisogni fare un bel passo indietro, tornando alla più tenera infanzia e, quindi, alla mia famiglia.

l'amore, per la famiglia blossom, è un concetto troppo astratto, troppo alto, che viene concretizzato senza alcun successo, rendendolo malato.
diciamocelo, il classico "bianco-o-nero", amore, anzi, ossessione, senza alcun limite, una continua adorazione verso che, si crede, abbia il potere, o il disprezzo più totale.
nessuna via di mezzo.

io sono stata educata così.

"sii buona, così papà ti vorrà bene".
"prendi buoni voti, così mamma sarà fiera di te".
"assomiglia un po' più a tuo fratello".
(so che non dovrei scherzarci sopra, ma, come al mio caro fratello defunto, a me piacciono le ragazze. beccati questo, mamma).

semplici frasi, di poca importanza, che hanno segnato la mia infanzia, come quella, ne sono sicura, di molti altri.

l'amore condizionato.
il mio pane quotidiano.

forse, lo devo ammettere, anche l'amore che ho sempre provato (e sempre proverò) per jason, era mera ossessione, ammirazione e glorificazione delle sue qualità allo stato puro.
e, no, non credo che, anche rendendomene conto, possa cambiare qualcosa.
mi sopravvalutate così.

ma, cara gente, non è a causa della mia malata idea dell'amore, che io non sono in grado di amare.
e non è neanche colpa dell'amore che (non) ho ricevuto.
non posso dare, per quanto io lo voglia, la colpa agli schiaffi di mammina, ai silenzi del mio amato paparino e alla mancanza di jason. non sarebbe vero.

per quanto possa sembrare un controsenso rispetto a tutto quello che ho detto prima, l'amore o la sua mancanza non sono, passatemi l'espressione, un mio handicap: io, anche se, lo ammetto, non lo avrei mai detto, so perfettamente amare.

e ora già io mi immagino le vostre facce, tra lo sconcertato e lo stupito andante, magari anche stufe di sentirmi parlare di una ed una sola persona.
scusatemi se è quella che mi ha cambiato la vita.

e poi, non per paragonarmi a lui, ma anche si, nessuno, o quasi, ha mai criticato dante per il suo grande amore (*coff* *coff* ossessione *coff* *coff*) per beatrice.

quindi chi siete voi per fare diversamente con me?

comunque credo di dover davvero andare dritta al dunque: dopo 642 parole non ho ancora davvero iniziato: sono tra l'ammirato e il perplesso.

avendo già appurato nei capitoli precedenti (peccato che i libri non abbiano, come nelle serie tv, un bel "nelle puntate precedenti") quanto io mi fidassi (e mi fidi tutt'ora) di toni, credo sia meglio mettere in chiaro un paio di concetti base.

partiamo dal un fatto molto strano, che mi ha particolarmente colpita e per cui, ogni tanto, mi capita di ridacchiarci da sola come un'idiota.

io non avevo la minima idea del fatto che toni fosse bisessuale.
davvero.
credevo che fosse etero. 
e che stesse facendo felicemente le corna a betty cooper con jughead.
errore mio.

e, ah, per chi non lo avesse capito (e spiegatemi, vi prego, come avete fatto) sono lesbica.
non etero curiosa. non bisessuale. non bisex con preferenza alle ragazze.
una pura e semplice lesbica.
perfetto, come tutto deve essere.

ricordo di averlo scoperto per caso, mentre pranzavamo da pop's e ho notato lo sguardo della ragazza palesemente fisso sul, per carità, ammirevole, lo ametto, didietro di midge klump.

ah, buffa anche la storia di midge: il suo ex ragazzo, ora gay dichiarato, la tradiva con kevin (si, keller, il supremo presidente di rivergay).
che dire, la comunità lgbt+ presente nel resto del mondo non può che essere fiera di noi.

sinceramente io mi ero accorta di provare qualcosa per toni prima di quella interessante scoperta che, a dirla tutta, mi ha solo spianato la strada verso il suo cuore (la poeticità di questa frase è impressionante).

mi sono resa conto di amarla.
provavo un sentimento nuovo, diverso da tutti gli altri.
diverso dal rispetto che avevo (ora non più) portato per un sacco di anni ai miei genitori.
diverso, mio malgrado, dal quello che provavo per mio fratello, che, forse, era troppo tendente all'ossessione.
diverso da quell'attrazione fisica che ho sempre provato prima d'ora.
diverso anche da quello che credevo l'amore per veronica.
un sentimento più forte.

sapevo di avere bisogno di lei.
sapevo che anche lei aveva bisogno di me.
e volevo restarle accanto.

non ci sono state stupide farfalle nello stomaco, né sguardi rimbambiti.

sono una persona un po' possessiva, me ne accorgo anche io (ed è anche il centro, molto spesso, dei nostri litigi), ma io volevo che toni fosse mia.
e volevo essere sua.

dopo tutto, ma proprio tutto, quello che è successo, non avrei mai pensato di potermi innamorare.

non sono mai stata una normale adolescente, né ho mai avuto la pretesa di esserlo.

l'amore non era nei miei piani.
l'amore non è mai nei piani di nessuno, lo so.
ma nei miei non c'è mai stato neanche lontanamente.

ma sapete cosa vi dico?

fanculo il resto.
vivete per l'amore.
fatelo per voi stessi.

cheryl - (im)perfectWhere stories live. Discover now