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<<Oh eccoti qui honey>>. Adelle esce dalla cucina e mi corre incontro.
<<Pensavo fossi con Jack, ma mi ha detto che eri con Caleb, ma ero sicura di averlo visto andare verso la sala da pranzo.>>
<<Oh diciamo che mi sono un po' persa in questa casa enorme>>
<<Hai ragione, chi non si prederebbe qui dentro? Comunque dobbiamo muoverci, stanno per servire a tavola>>. Adelle inizia a camminare a passo spedito, non si volta neanche indietro per vedere se la stessi seguendo.
Finalmento svoltiamo a destra ed entriamo in questa stanza enorme: le pareti sono state dipinte di azzurro, al centro è stata allestita una tavola lunga, sono appesi in tutta la stanza dei dipinti di ninfee e un lampadario illumina l'intera camera.
Questa casa sembra un castello.
<<Samanta, vedo che ti piace molto la sala da pranzo>>dice Amelia, ma io non do molto peso a quelle parole e farfuglio qualcosa di incomprensibile pure a me.
Sbatto gli occhi e torno con i piedi sulla terra. Noto che l'unico posto rimasto libero è quello in mezzo a Caleb e Jack.
Penso che sia uno scherzo del destino!
Senza far notare la mia disapprovazione, mi siedo cautamente e rimango in silenzio.
Amelia si alza e corre verso la cucina per prendere i piatti preparati personalmente da lei: si tratta di arrosto di pollo con carote. Ne assaggio un boccone e mi complimento inmediatamente con la cuoca, la quale sembra molto soddisfatta del suo lavoro.
Mangiamo anche  il purè di patate e qualche specialità inglese, che devo dire che sono davvero deliziose.
Mentre aspettiamo che la torta, preparata da Mercedes e Caleb, si cuocia,parliamo del più o del meno: Jack, Alfred e Bill parlano di economia, Adelle e Amelia, che sono migliori amiche dal liceo, parlano della scuola e dei bambini.; invece Harry, Mia e Mercedes, appena finito di cenare, corrono tutti insieme verso la stanza dei giochi. Quindi rimaniamo io e Caleb. Potrei anche andare a parlare con Adelle e Amelia, ma mi sembra di essere di troppo, perciò mi limito a rimanere in silenzio, però ciò non poteva rimanere innorservato agli occhi di Caleb.
<<Ehi come mai ti tieni in disparte?>>
<<Non ho molta voglia di parlare stasera>>
<<Oppure ammettilo, sei una timidona>>
Sospiro ed esclamo: <<Eh già mi hai scoperta, Sherlock Holmes>>.
E mi sorride. Quel sorriso così contagioso e luminoso. Fisso le sue labbra e sembrano così soffici, mi viene voglia di baciarlo. Ma no, non sono quel tipo di ragazza che va con tutti i ragazzi che incontra, Samanta Bianchi è quella ragazza che va solo con i ragazzi che le piacciono e non con quelli che ci provano con lei. Questa sono io.
<<Senti, trovo leggermente noiosa questa cena. Che ne dici di andarcene a bordo piscina?>>
<<E cosa penseranno i tuoi? Non trovi scortese alzarsi da tavola quando la cena non è ancora finita?>>
<<Ragazzina ti fai troppe paranoie. Secondo me anche loro trovano leggermente noiosa questa cena>>
<<Uffa, va bene. Mi hai convinto>>.
Lui sembra contento del suo successo. Si alza di scatto, si avvicina alla madre e le sussurra qualcosa all'orecchio. Penso che le stia dicendo di dove abbiamo intenzione di andare, perchè lei acconsente con la testa.
Caleb fa per uscire dalla stanza, però si ferma, si gira verso di me e con la testa mi fa il cenno di seguirlo. Mi alzo, cammino verso di lui e ci allontaniamo insieme dalla sala da pranzo.
La piscina è di dimensioni modeste e sul bordo ci sono dei lettini affiancati da degli ombrelloni.
<<S vieni a sederti qui vicino a me>>
<<Arrivo>>.
Lui si sdraia su uno dei lettino, io ne prendo uno, lo affianco al suo e mi ci siedo sopra.
<<A cosa stai pensando?>>mi chiede Cal appena mi vede spensierata.
<<In questo momento niente di particolare. Mi limito ad osservare il cielo. Ho sempre adorato osservare le stelle>>
<<Senti la nostalgia delle tue gemelle?>>
<<Oddio, per quanto ancora devi andare avanti a flirtare? Per caso ti stai esercitando per qualche nuovo sport olimpico chiamato "Flirt"?>>
<<Calma ragazzina.>> e mi sorride<<Non mi fermerò fino a quando tu non sarai caduta ai miei piedi>>
<<Mi dispiace capitano, ma questa sarà un'impresa molto difficile>>
<<Io invece ti dico che sarà un gioco da bambini>>
<<E io ti dico di continuare a sperarci>>.
Rimaniamo tutte e due per cinque minuti abbondanti ad osservare le stelle.
<<Non mi hai mai parlato di te. Abbiamo sempre parlato del fatto che flirti con tutte>>
<<Come mai ci tieni così tanto a sapere la mia storia?>>
<<Mi piace conoscere bene le persone>>
<<Poca fiducia nella gente vero?>>
<<Già>>
<<Ho 18 anni, sono uno dei ragazzi più belli del college e studio criminologia>>
<<Avrei detto che eri il tipico ragazzo da " Borsa di studio per il football e ragazzo più popolare della scuola">>
<<Beh al liceo lo ero e avevo anche la borsa di studio per il football, ma io puntavo di più sullo studio, perchè penso che mi avrebbe garantito un futuro>>
<<Anche io avrei fatto lo stesso>>
<<Invece parlami di te>>
<<Oh...sono minorenne, quindi ora hai una scusa per non provarci con me, a me no che tu voglia finire in carcere. Mi definisco carina>>
<<Invece io penso che tu sia bellissima>>.
Divento rossa in faccia, cerco di riprendere il discorso ma balbetto un po'. Così decido di solvolare sopra a quelle parole.
<<Ho molti amici, ma stanno incominciando pian piano ad abbandonarmi tutti.>>
<<Mi dispiace Samanta>>
<<Non dispiacerti, si sapeva già come sarebbe andata a finire>>
<<Cosa intendi?>>. Quando mi rendo conto del mio errore è troppo tardi per tornare indietro.
<<Cal devi sapere che la mia migliore amica è morta investita>>
<<Oddio, mi dispiace tanto>>
<<Anche a me dispiace tanto, non se lo meritava. Era l'unica persona che mi capiva, era l'unica che sapeva sempre come aiutarmi. Poi appena morì, mi chiusi in me stessa, inziarono a girare voci che fossi depressa e che volessi suicidarmi. Arrivarono anche ad accusarmi dell'omicidio, perchè hanno sempre creduto che io fossi invidiosa di lei, ma io invece la adoravo. Da lì ho incominciato a perdere la fiducia nelle persone e non voletti parlare più con nessuno. Così mi allontanai leggermente dai miei amici>>. Solo quando mi cadde una lacrima sulla mano, mi resi conto di aver pianto tutto quel tempo. Caleb, si avvina lentamente   e con il pollice mi asciuga le lacrime.
<<Mi dispiace tanto per la tua amica anche se non la conoscevo. So che per te è stato difficile passare quel momento e sappi che per qualunque cosa tu abbia bisogno io ci sono per te>>.
Lo fisso negli occhi e in essi leggo la sincerità.
<<Ora basta piangere, non vorrai rovinare il tuo trucco stupendo vero?>>. Con quella semplice frase riesce a farmi sorridere.
Lo abbraccio spontaneamente, lui sembra sorpreso,ma poi ricambia l'abbraccio tenendomi salda a sè.
<<Ehy ragazzi, non so cosa stiate facendo, ma io e Samy dobbiamo andare>>
<<Ok, arrivo subito J>> dico io senza neanche voltarmi verso di lui. Non voglio mica fargli vedere il mio volto distrutto.
<<Ti accompagno all'entrata>>esclama Caleb.
Io annuisco e ci incamminiamo.
<<E adesso dobbiamo salutarci e non so quando ci rivedremo>>dico io.
<<Ho un'idea. Dammi il tuo cellulare>>. Glielo porgo, ma non capisco il motivo per cui lui lo voglia, però appena compone un numero capisco quale era la sua intenzione.
<<Sentiti libera di chiamarmi tutte le volte che vuoi, anche se ti serve aiuto>>. Si avvicina e mi dà un bacio sulla guancia. Io non dico nulla, ma continuo a guardarlo dritto negli occhi.
<<Stammi bene ragazzina>>
<<Stammi bene playboy>>.
Apro la porta e mi dirigo verso la macchina.

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