epilogo

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8 anni dopo

«Luka perché mi hai portato qui?» chiese quasi sottovoce rendendosi conto di essere in piazza San Marco a Venezia. Cioè a Venezia! Era in Italia!

Lui la guardò sbuffando e sollevando gli occhi al cielo subito dopo «Chi lo sa»

«Brutto!» ringhiò dandogli dei pugnetti sul torace. Sapeva che gli stava nascondendo qualcosa, ma non era mai riuscita ad incastrarlo, e ora erano lì, in una delle città più belle al mondo. Ok, aveva fatto una piccola cosa egoista per se stessa, aveva permesso a Luka di usare il kwami del cavallo per poterli portare lì. Cominciò a guardarsi in giro continuando a rimanere affascinata da qualsiasi cosa il suo sguardo incontrasse.

«Ti sta scendendo un po' di bava»

«No- non è vero!» in risposta lui alzò un sopracciglio appoggiandole un pollice sull'angolo destro della bocca. «Andiamo?»

Le vie sembravano piccole, misteriose, illuminate dai vari locali e negozi. Alcuni canali color turchese scuro, inframezzati dai piccoli ponti ricamati, facevano contrasto con i palazzi in pietre a vista e decisamente vissuti. Era una città antica ed elegante anche nello stucco rovinato e nel velato odore di salsedine.

La sera beh aveva il suo fascino. I palazzi intorno al campo principale, erano ricoperti da tantissime piccole lucine dorate. Un pianista stava suonando sulle note de “la vita è bella” accompagnando la cena di qualche turista. Si presero la mano, iniziando ad avvicinarsi alla sponda parzialmente illuminata. Il parlottare delle persone era coperto dalle piccole onde che si infrangevano sulle scalinate di marmo, facendo smuovere le gondole. L'aria era calda e umida. Il mare era blu, scuro come i suoi occhi vivacizzato soltanto dal riflesso dei grossi lampioni ricamati e dai piccoli vaporetti che continuavano a passare da una sponda all'altra.
Era tutto così intimo e rilassante. C'era vita, movimento, sicurezza.
La stretta di mano divenne improvvisamente più forte. La mano di Luka era calda e rassicurante. Marinette si voltò specchiandosi nei suoi occhi. Ancora quel luccichio, quello sguardo che riusciva sempre a scioglierla e legarla completamente a lui.

«Lasciati andare» soffiò lui piano aumentando il passo per imboccare la prima via che gli si era parata davanti. Iniziarono a correre svoltando a destra e a sinistra seguendo solamente il loro istinto, il loro cuore. Ridevano, respiravano affannosamente, il vento sbatteva sui loro volti accaldati dolcemente. Salivano sui piccoli ponticelli in marmo. Era tutto così tranquillo, la vita sembrava essersi fermata. L'acqua si muoveva lentamente riflettendo sulle pareti i pochi lampioni che cercavano di illuminarla, aleggiava un leggero sentore di salsedine e umido che smuoveva i fiori attaccati ai balconi e i panni stesi ad asciugare. Si scambiarono un fugace bacio ricominciando a perdersi in quel labirinto. Gli unici rumori presenti erano i loro passi e una leggera melodia di un saxofono che arrivava da una delle tante piazzette.

«Da dove comincio?» chiese a se stesso mentre accarezzava con il pollice il dorso della mano della sua ragazza.
Continuavano a camminare osservando i negozi di maschere e vetro.
«Marinette, in questi anni ne abbiamo passate tante insieme e non parlo solo dei combattimenti» già quattro anni prima si erano lasciati ed era stato un periodo orribile per entrambi.

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«Basta Luka! Io non posso combattere se ho la continua paura di perderti! Quel cazzo di proiettile avrebbe potuto ucciderti!!»

«Si da il caso che avrebbe potuto uccidere te! Sarei dovuto rimanere lì a guardarti mentre morivi davanti ai miei occhi?!»

«Non ci saresti neanche dovuto essere e si dà il caso, che ci sia Chat noir con me! È.tutto.sotto.controllo!»

Rainy song#LukanetteWhere stories live. Discover now