𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 6 「Ti fidi di me?」

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Finalmente lo stava chiamando proprio la persona che stava aspettando.

"Scusate, devo rispondere." Disse, sorridendo gentilmente alle persone accanto a lui.

"Chi è? La tua ragazza?"

Si era sempre chiesto perché per prima cosa pensassero sempre a quello.

"Mi avete beccato!" Disse in fare scherzoso, mentre si allontanava e accettava la chiamata.

"Hey amore!" Rispose al telefono.

"Cosa ti salta in mente adesso?" Rispose la voce scocciata dall'altro capo del telefono, dal suo tono si capiva che se avesse potuto, lo avrebbe ucciso all'istante.

"Lascia stare, perché mi hai chiamato?" Dall'altro capo del telefono Dabi si appoggiò, sbuffando, al muro di fianco al telefono pubblico da cui stava chiamando.

"Hanno dato l'ok. Riesci a venire al fronte entro cinque minuti?"

"Ce ne metto la metà." Disse, per poi riattaccare.

Poi alzò il braccio per salutare le persone che erano ancora dove le aveva lasciate.

"Dove stai andando?" Chiese Endeavor, fermandolo appena prima che spiccasse il volo.

"Ho ricevuto una chiamata, devo tornare in agenzia." Mentì.

Detto questo si alzò in volo e si diresse verso il fronte, senza dargli il tempo di replicare.

Appena arrivò davanti alla porta trovò Dabi che, evidentemente, lo stava aspettando.

Hawks aveva sempre provato un po' di inquietudine nel guardare Dabi.

Ma non era per il suo aspetto, per quelle bruciature che portava su tutto il corpo, era qualcos'altro ma Hawks non riusciva a spiegarselo.

Non ancora.

"Hey" lo salutò l'Hero atterrando esattamente davanti a lui.

Dabi non rispose, si limitò a guardarlo per poi dire di seguirlo.

Entrarono nella struttura che non aveva per niente a che fare con il bar dove si trovavano prima, questa era molto più spaziosa.

E c'erano anche più persone.

Arrivarono in una stanza dove erano presenti tutti i membri della vecchia Unione dei Villain.

Toga, Spinner, Twice e Mr. Compress erano seduti su un divano.

"Quindi è lui, che ci dovevi fare incontrare, Dabi?" Chiese Toga, mentre Dabi annuiva.

"Quindi siamo sicuri che non stia facendo il doppio gioco?" Chiese subito dopo Spinner.

"Non vi dovete preoccupare, io credo nei vostri stessi ideali." Disse Hawks, sempre sicuro che lo stessero ascoltando dai microfoni.

Le domande continuarono per un po' e da quelle Hawks capì che ancora non si fidavano completamente di lui.

Doveva fare qualcosa per convincerli.

"Ora basta sono stanco, noi andiamo." Disse Dabi, azzittendo tutti i presenti e portando Hawks fuori dalla stanza, ignorando gli altri che avevano incominciato a lamentarsi.

I due entrarono in una stanza non troppo lontana dall'altra e si sedettero ad un tavolo.

Fu ancora una volta Hawks a rompere il silenzio che si era formato.

"Shigaraki?" Chiese.

"Non è qui. Tornerà tra qualche mese."

Hawks sorrise, quattro mesi, aveva azzeccato.

"Quindi l'attacco è previsto per quel momento?"

"Questo non te lo posso dire." Rispose Dabi.

"Non si fidano ancora di me?"

"Non tutti, diciamo."

Hawks annuì, non sapeva più come fare per avere delle risposte.

"Invece, tu?" Chiese Hawks.

Dabi lo guardò confuso.

"Ti fidi di me?" Continuò Hawks.

Dabi sorrise.

"Non del tutto, ma diciamo di sì."

"Bene, allora puoi rassicurare gli altri."

"Vedrò se mi conviene farlo, non voglio rimanere bruciato."

Dabi subito dopo si girò verso di lui e si fermò un attimo a guardarlo, possibile che sembrava non essere cambiato di una virgola?

"Io ora devo andare" continuò poi Dabi. "Non fare casini in mia assenza."

"Agli ordini!" Disse Hawks, ridacchiando.

Dabi lasciò la stanza, non poteva rimanere un attimo in più in quella stanza con lui.

Era da quando, un anno prima, lo aveva visto apparire in un telegiornale alla tv che lo aveva riconosciuto.

Dabi era rimasto contento di vederlo lì, era diventato capace di volare senza problemi, allora.

Almeno lui il suo sogno lo aveva realizzato.

Aveva anche provato il desiderio di volerlo rivedere, dopo tutti quegli anni.

Non si ricordava molto degli anni in cui andavano a scuola, ma si ricordava nitidamente di Hawks e dei suoi sorrisi e di quei momenti passati insieme.

Ma non poteva dirgli chi era, sarebbe stata una mossa troppo azzardata.

Ma si accorse che gli mancava passare il tempo con lui, anche se non lo dava a vedere, non voleva far capire all'altro che Tōya era ancora lì, di fianco a lui.

Allo stesso tempo, però, una piccola parte di lui sperava che lui lo riconoscesse.

Ma si era sbagliato, non sapeva dire però se era stato sfortunato o meno.

Alla fine, Hawks era ancora convinto che Tōya fosse morto, quindi era pressoché impossibile che avrebbe mai capito chi fosse.

Tornò in camera sua e guardò nelle poche cose che si era portato dietro.

Ben nascoste c'erano una foto di lui con i suoi fratelli da bambini e un'altra, con Hawks, seduti sul muretto dove si trovavano sempre quando andavano a scuola.

La prese in mano e la guardò per un po', non sarebbero mai tornati ad essere così, era inutile sperarci.

Era stato lui ad infrangere quella promessa per primo, chissà se l'altro se la ricordava ancora o se con la sua morte, avesse dimenticato tutto.

Quasi non si accorse nemmeno di aver acceso le sue fiamme e di aver bruciato la foto che teneva tra le mani.

Ti Ricordi Di Quella Promessa?Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu