17| until the end

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✍︎ 𝒏𝒐 𝒐𝒏𝒆'𝒔 𝒑𝒐𝒗

Mentre si dirigevano verso la porta, la suoneria di un cellullare fece bloccare tutti, e la sicurezza e la determinazione dei ragazzi vacillò.
Akaashi prese in mano il telefono e rispose.
Le mani gli tremavano come se sentisse freddo e i suoi occhi erano talmente lucidi che sembravano fatti di vetro.

"Hi-hinata?"

I tre ragazzi corsero più veloce possibile verso la metropolitana che ormai li conosceva bene. Dovevano arrivare lì più in fretta che potevano, Kenma non aveva tempo da perdere.
Hinata avrebbe dovuto chiamare solo se fosse successo qualcosa durante la loro assenza. E non appena il telefono di Keiji squillò, il cuore di tutti perse qualche battito.

Arrivati davanti all'ospedale, trovarono Tobio Kageyama e Lev Haiba ad aspettarli, quest'ultimo facendo avanti e indietro con le mani sulle tempie, intento a prendere fiato. Yaku appena lo vide gli corse incontro preoccupato, cercando di calmarlo e di farsi raccontare passo alla volta cosa era successo. Lev era a tanto così da un attacco di panico. Kageyama si era offerto di accompagnarlo fuori dall'ospedale per prendere una boccata d'aria, prima che il ragazzo potesse dare di matto. Tutto questo prima della chiamata di Shoyou.
"Non sappiamo esattamente cosa sia successo. A quanto pare, d'un tratto Kenma-san non riusciva più a respirare e i macchinari hanno iniziato a dare di matto" intervenne Kageyama, spiegando ai tre arrivati l'accaduto.
"Ma lui è...?" gli occhi di Akaashi si fecero di nuovo lucidi per un istante, ma Tobio scosse la testa.
"È ancora vivo, non sanno per quanto. Sicuramente non molto. Hinata è rimasto con lui. Akaashi-san, cercava te." disse il primino della Karasuno.
Akaashi e Kuroo si lanciarono un occhiata a vicenda e insieme iniziarono a correre per i corridoi dell'ospedale, lasciando Yaku insieme al suo ragazzo.

Corsero per diverse corsie e diversi corridoi, prendendo scale, ascensori, facendosi largo tra la folla e travolgendo quei poveri infermieri che si trovavano in mezzo alla loro strada. Finché non arrivarono davanti alla porta giusta. La porta di legno con un vetro opaco laterale era accuratamente chiusa e sopra stava appesa una cartellina con il nome del paziente scritto a lettere maiuscole. KENMA KOZUME.
Kuroo fece qualche passo avanti verso la porta, quando si accorse che Akaashi era rimasto alle sue spalle.
"Che fai fermo là, entriamo!" esclamò il più grande, poggiando una mano sulla maniglia fredda. Akaashi teneva la testa bassa e sembrava tremare. Stringeva forte i pugni e gli occhi sbarrati, cercando di non far trapassare alcuna emozione.
"N-no. Non posso venire dentro con te" disse con un filo di voce, senza accennare movimenti.
"Cosa? Perché?" chiese confuso Kuroo. Kageyama aveva apertamente detto che Kenma lo stava cercando. Allora perché non poteva entrare?
"I-io... non lo posso vedere. E-ero c-con lui prima, e-e non riuscivo a f-fare niente. Se dovessi entrare ora... c-crollerei. K-kenma è il mio migliore amico, i-io..." Akaashi tremava come una foglia. I suoi occhi sembravano lontani e arrossati per le lacrime. Tutto questo lo stava distruggendo piano piano. Un pezzo alla volta, Akaashi si stava sgretolando. Kuroo lo capiva bene. Dopotutto, Keiji era il primo ad essere stato a conoscenza di tutto. La consapevolezza che ora tutto quello che aveva contruito con il piccolo alzatore biondo stesse per andare a rotoli lo devastava.
Kuroo si girò verso la porta guardando la maniglia. Se la situazione aveva distrutto Akaashi a quel punto, chissà come avrebbe reagito lui. In fin dei conti tutto questo era accaduto a causa sua. E se Kenma non lo avrebbe voluto vedere? E se invece fosse realmente troppo tardi?
"Tetsurou." lo chiamò Akaashi. Kuroo si girò. Keiji aveva alzato il viso verso il ragazzo del terzo anno. I suoi occhi sembravano scintillare illunimati dalla luce del corridoio.
"T-ti prego, rendilo felice anche per me" sussurrò, mordendosi le labbra. Kuroo fece un debole sorriso.
"Te lo prometto, Keiji" rispose, per poi girarsi e abbassare la maniglia della porta di legno.

Entrato nella piccola stanza, Kuroo fu investito da un forte odore di antibiotici. Il sole sembrava non voler sorgere, continuava perennemente a nascondersi dietro le nuvole. Alla sua sinistra c'era un grosso lettino bianco. Hinata Shoyou era seduto su una sedia affianco e il suo sguardo era puntato sul ragazzo del secondo anno. Kenma sembrava stanco, faticava persino a tenere gli occhi aperti. A malapena si notava il movimento del suo petto che si alzava e abbassava a ogni respiro. Il battito cardiaco si faceva più lento ogni minuto che passava. Kuroo sapeva che non avrebbe retto tutto questo. Non appena Hinata vide entrare il moro, capì che il suo tempo lì era concluso. Prese la mano del biondo e, con le lacrime agli occhi, si sporse e lo strinse in un abbraccio.
"T-ti voglio bene, Kenma" gli sussurrò l'arancione, intento a trattenere le lacrimi davanti all'amico.
"Anch'io, Shoyou" rispose quest'ultimo, sfonzando un sorriso, cercando di non far preoccupare il giovane middle blocker, inutilmente. Poi Hinata si alzò, andando verso la porta della stanza. Non appena fu fuori, non riuscendo più a trattenersi, scoppiò cercando di soffocare i singhiozzi. Chiuse la porta alle sue spalle e fu accompagnato fuori da Akaashi, dove Kageyama lo stava aspettando.

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